ATTO XXXIII- Ace - L'Arciere Nero

Firenze 1548, Piano nobile di Palazzo Vecchio 05 marzo

Ludovico

Le ferite stavano guarendo ma non velocemente come avrei voluto. Almeno la febbre era scesa ed ero in grado di stare in piedi e seduto da solo.

Le uniche persone che incontravo erano la duchessa Eleonora, il medico che veniva a cambiarmi le fasciature e alcune serve. Su una cosa la duchessa era stato coerente, mi aveva praticamente segregato in quella stanza.

Per me, che ero abituato a essere libero di muovermi come volevo, era una vera tortura. Peggio di quelle che mi aveva inferto il boia.

Il pensiero correva a Dafne e alla triste sorte che sarebbe toccata a Isabella.
Nessuno meritava di morire in quel modo.

Nonostante non nutrissi molta simpatia per quella ragazza non potevo certo dire che fossi d'accordo.

In quel momento sentii bussare alla finestra. Fuori vidi il falco dell'eremita.

-Napoleone - affermai alzandomi velocemente dal letto.

Il mio gesto sconsiderato però mi fece cedere le gambe e dovetti sorreggermi al sostegno del baldacchino.

Maledissi la mia imprudenza, mi ero ristabilito, certo, ma non completamente, non potevo permettermi colpi di testa.

Aprii la finestra e Napoleone entrò elegantemente per poi poggiarsi sul tavolo. Al collo portava un tubo.

Un messaggio?

Già, ma da parte di chi?

-Cosa mi porti Napoleone?

Ovviamente non poteva rispondermi ma io afferrai il tubo, togliendolo dal collo del falco e lo aprii.

Dentro vi era uno stiletto, e un foglietto stropicciato con su scritte poche parole.

Fanne buon uso figlio mio. D.

Era firmato solo con un iniziale. La D.

Ero ancora più confuso, perché Napoleone mi aveva portato uno stiletto?

Chi me lo mandava?

Non avevo tempo di pensare perché sentii bussare alla porta.

Nascosi lo stiletto e feci uscire Napoleone che volò via verso le montagne. Sperai che l'eremita e gli altri stessero bene.

Chiunque ci fosse dietro la porta doveva essere molto impaziente perché non feci in tempo a dire niente che si aprì rivelando il granduca Cosimo armato di spada.

-Voi!- ruggì lui.

Non gli andava proprio giù che gli fossi sfuggito da sotto il naso.

-Siete venuto fin qui per uccidermi? - domandai come se non sapessi già la risposta.

Lui si limitò a scattare verso di me con la spada sguainata, ma io estrassi lo stiletto parando il colpo, non ero al massimo delle forze questo è vero, ma avevo ancora i riflessi buoni.

Abbastanza per fare lo sgambetto al granduca e uscire di corsa dalla stanza.

-Non stati lì fermi imbecilli! Prendetelo! - ruggì Cosimo.

In quel momento una freccia mi colpì alla schiena. Cadde rovinosamente a terra, e cercai di strapparmi il dardo piumato di rosso dalla ferita sanguinante, ma non ci riuscivo ero troppo debole.

Le guardie erano terribilmente vicine, se non fossi riuscito a tirarmi in piedi mi avrebbero ucciso.

Riuscii a strappare il dardo ma ero davvero debolissimo. Fu la forza di volontà a spingermi ad alzarmi e a correre via.

Ma le guardie mi raggiunsero e mi afferrarono per le spalle bloccandomi.

-Siete fortunato che mia moglie garantisce per voi. Non posso toccarvi, peccato. Riportatelo in quella stanza e chiudete a chiave la porta.- ordinò il granduca.

Le guardie mi trascinarono in quella stanza che era diventata la mia prigione. Mi buttarono a terra e uscirono chiudendo la porta a chiave.

Tirai un pugno per terra. Il mio tentativo di fuga era miseramente fallito.

Dafne

Ero immersa nell'acqua bollente da un po'. Avevo mille pensieri per la testa la maggior parte dei quali riguardavano Ludovico.

Erano passati cinque giorni da quando era stato portato via, non riuscivo più ad aspettare. Ormai avevo imparato a difendermi, volevo andare da lui. Non m'importava nulla di quello che avrei rischiato, volevo solo averlo di nuovo al mio fianco.

Uscii dalla vasca e mi avvolsi in un asciugamano dirigendomi nella mia stanza.

-State bene signora?- domandò Maria entrando nella mia camera con un vestito verde sul braccio.

-Sì, sto bene.

-Vi ho portato un abito. Volete una mano a vestirvi?

Annuii mentre la donna mi aiutava a indossare quell'abito color foresta.

-Dov'è Elia?- domandai quando mi resi conto che mio figlio non era dove sarebbe dovuto essere, nella mia stanza.

-È qui. - affermò la voce di Rosetta.

-Rosetta?

Non credevo che fosse arrivata a Volta Stellata.

In braccio teneva Elia che tendeva le braccia verso di me. Mi avvicinai e lo presi in braccio.

-Quando sei arrivata?

-Pochi minuti fa. Volevo vedere come stavi.

Sorrisi. Anche quella ragazza aspettava un bambino e sapevo che non vedeva l'ora di essere madre.

-Elia sta imparando a gattonare l'ho recuperato mentre usciva dalle cucine, e ho calmato la povera Carlotta che era disperata.

Elia sorrise birichino e io mi misi a ridere quando vidi arrivare Carlotta con aria preoccupata.

-Dafne c'è un ragazzo che chiede di te, l'ho fatto accomodare nello studio di messer Ludovico.

Guardai Rosetta che scosse la testa.

-Ha detto come si chiama?

-Sì, si è presentato come Ace di Castel Gandolfo, ma non so altro.

Annuii e decisi di incontrare questo ragazzo.

Quando entrai nello studio di Ludovico notai che non c'era nessuno, almeno nessuno seduto su uno degli scranni.

Mi vennero i brividi, quella stanza non mi era mai sembrata così fredda.

-Non temete mia signora non ho intenzione di farvi del male - la voce era quella di un ragazzo giovane.

Notai in un angolo della stanza vidi un giovane uomo. Vestiva stivali lucidi scuri che arrivavano fino al ginocchio e stringevano due pantaloni legati in vita da una cintura di bronzo con la fibbia a forma di iris. Sopra una camicia grigia e una giacca nera dall'ampio bavero e dai bottoni dorati.

I capelli erano castani dai riflessi ramati, appeso alla schiena portava un arco e al fianco una faretra piena di frecce piumate di nero.

Mi sentivo nervosa, forse perché non era un bel po' che non mi trovavo da sola con un uomo.

-Mia signora calmatevi, non intendo ferirvi, le mie frecce sono destinati ad altri non a voi.

Lo guardai. Avrà avuto sedici/diciassette anni non di più, ma i lineamenti duri lo facevano sembrare più uomo di quanto in realtà fosse.

Gli occhi erano di un verde smeraldo che sembravano due pietre preziose da quanto brillavano alla luce delle candele.

-Voi chi siete chi vi manda? - domandai sospettosa sedendomi sullo scranno che era di Ludovico.

-Mi manda messer Gregorio, io sono Ace di Castel Gandolfo, e faccio parte dei Cavalieri dell'Iris.

-Ace, il vostro nome non mi è nuovo...

L'espressione sul suo viso era indecifrabile.

- Sono tristemente noto per le mie passate imprese al servizio del signore di Castel Gandolfo. Sono venuto a Firenze dopo aver incontrato messer Gregorio che mi ha fatto entrare nell'ordine dopo la morte dei miei genitori. Non so come fosse possibile ma sembra che messer Gregorio sappia sempre dove vivono dei ragazzi promettenti.

Ora capivo era stato l'eremita a mandarmi quel ragazzo.

Tuttavia vi erano delle domande che ancora mi assillavano prima fra tutte era la seguente :

Chi erano i Cavalieri Dell'Iris?

-So cosa state per chiedermi. I Cavalieri Dell'Iris sono un ordine di guerrieri creato dalla madre di messer Federico atto a proteggere le donne della famiglia Eynard Lullin. Messer Ludovico non ve ne ha mai parlato perché non lo sapeva.

Rimasi un po' sconvolta quante cose non sapeva Ludovico della sua famiglia?

Troppe.

-Io sono qui per proteggervi. Vi aiuteró a salvare messer Ludovico.

-Io non riesco più ad aspettare Ace, in cinque giorni potrebbero avergli fatto di tutto.

Strinsi il vestito con aria frustrata.

-Vi capisco ma ora non è il momento di essere avventati. Aspettate ancora un po'.

-Vi do due giorni non un secondo di più. - affermai risoluta.

Lui rimase spiazzato.

-Mia signora ...

-Queste sono le mie condizioni.

-Come volete. Mi presenterò da voi tra due giorni a mezzanotte.

Annuii mentre faceva per uscire.

-Se andrete da messer Gregorio in questi due giorni dite che Ace l'Arciere Nero non ha dimenticato la promessa fatta tempo fa.

Detto questo se ne andò e io mi lasciai cadere sulla sedia.

-Sto arrivando, mio signore - affermai guardando fuori.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top