ATTO XXVII- Prigioniero - Attacco a sorpresa

Firenze 1548, Boschi di Volta Stellata

Ludovico

Merito di essere felice fu questo il mio pensiero mentre firmavo il registro di matrimonio, insieme a Dafne. Eravamo sposati ora nessuno poteva più mettersi tra di noi.
Il mio sguardo si soffermó proprio su di lei. Aveva tante cose da chiederle, volevo stare con lei e non solo nel letto. Purtroppo la legge sanciva che lei era una mia proprietà quindi avrei potuto farle qualsiasi cosa senza essere punito da nessuno poiché ora era mia moglie. Tuttavia Dafne non era un oggetto ma una persona e come tale doveva essere trattata.

-Stai bene?

La voce di Dafne mi distolse dai miei pensieri. Le sorrisi notando che era riuscita a darmi del tu.

-Ora sì.

Accennai un sorriso, quando si sentì un rumore come se la porta della cappella fosse stata sfondata.

-Fermi in nome del Granduca Cosimo De Medici! - affermò il capitano della guardia del granduca.

-Ma cosa succede? - domandò Dafne preoccupata.

Mi feci largo tra gli invitati e mi trovai davanti il corpo di guardia completo.

Le guardie accerchiarono tutti e uno di loro puntò il pugnale al collo di Dafne.

-Fermi! Cosa state facendo?!- urlai sguainando la spada che portavo al fianco.

-Abbassa la spada Ludovico se non vuoi che la tua sposa muoia qui e ora - dichiarò il capitano con aria di superiorità.

Mi guardai intorno notando che tutti i soldati avevano puntato le armi contro i presenti. Non potevo permettere che facessero loro del male, erano innocenti. Teresa tremava da capo a piedi ed Elia non smetteva di piangere per lo spavento.

-Cosa volete? O meglio cosa vuole il granduca Cosimo?

Sicuramente erano venuti per i debiti che mio padre aveva con il granduca anche se ero quasi certo.

-Sei in arresto per insolvenza, se verrai con noi senza obiettare risparmieremo tua moglie e tutti i membri del tuo entourage.

Era un ricatto bello e buono, ma non potevo certamente rischiare la loro vita per salvare la mia.

-Verrò con voi, ma risparmiateli.

-Ludovico! No!-

Dafne cercava di liberarsi dalla presa del soldato, ma l'unico risultato che ottenne fu una ferita sul collo. Mi si strinse il cuore, l'amavo troppo per sopportare quella vista.

-Dafne, ti prego.

Lei mi guardò un secondo e vide nel mio sguardo disperazione certo, ma anche coraggio. Non mi sarei arreso facilmente e il granduca Cosimo avrebbe sudato sette camice se voleva ottenere una mia confessione. Le torture non mi spaventavano, volevo solo che le persone a cui tenevo di più stessero bene.

-Liberateli e portate via il ragazzo.

Venni strattonato con forza.

-Ludovico!!!!

La voce di Dafne fu l'ultima cosa che sentii.

Avrei voluto stare con lei quella sera, ma volevo salvarla, impedire che le succedesse qualcosa era il minimo che potessi fare.

Dafne

Non potevo permettere che finisse in quel modo. Lo avevo appena sposato e ora rischiavo di perderlo per sempre.

-No!!!

Ero disperata avrei voluto strapparlo dalle grinfie di quel soldato, essere forte abbastanza da metterli fuori gioco tutti. Invece non avevo fatto niente ero rimasta a guardare mentre trascinavano via l'uomo che mi aveva salvata e che mi aveva fatto tornare la voglia di vivere.

-Dafne.

Carlotta mi poggiò una mano sulla spalla.

-Perchè anche questa volta sono rimasta a guardare?- chiesi voltandomi verso di lei.

La donna mi guardò senza parole, volevo reagire.

-Carlotta, dimmi dove vive l'eremita delle montagne. - dichiarai seria.

-Aspetta come fai a sapere dell'eremita?

-Me ne ha parlato Ludovico, una notte che abbiamo passato insieme.

Mi resi conto di aver appena rivelato che avevo passato più di una notte con Ludovico prima del matrimonio.

Ma in quel momento non m'importava niente, volevo imparare a lottare, diventare forte, così che quella volta fossi io a salvarlo. Glielo dovevo e non solo perché era mio marito.

-Beh ecco non so se posso dirtelo.

-Ti prego, Carlotta, devo incontrare l'eremita è l'unico che può aiutarmi.- dichiarai prendendo le mani della donna.

La stavo praticamente supplicando, lei sapeva dove viveva l'eremita ed io dovevo per forza andare da lui.

-Va bene ... ora ti spiego come arrivare da Gregorio.

Ludovico

Mi sbatterono in una cella lontano da tutte le altre, era un ambiente piccolo che puzzava di fogna, vi era una branda e i resti di un rancio ammuffito. La finestra dava sulla città rischiarata dalla luce del sole pomeridiano.

Mi avvicinai alle sbarre della finestra notando che mi avevano portato sulla torre più alta. Solo i condannati a morte venivano condotti lì. Purtroppo sapevo già cosa sarebbe successo.

Il granduca non era un uomo difficile da capire. Le sue mosse erano poco studiate, ma se pensava che gli avrei permesso di uccidermi così facilmente, beh si sbagliava di grosso.

-Bene allora non eri così inafferrabile, Ludovico Eynard Lullin.

Non ebbi bisogno di voltarmi per sapere chi avesse parlato.

-E voi non siete mai stato coraggioso granduca.

-Non sei nella posizione per fare il gradasso. Di sicuro avrai riconosciuto la cella in cui sei rinchiuso.

-Che eravate un vigliacco lo sapevo, ma che arrivaste a cercare di condannarmi a morte solo per un occhio di colore diverso non me lo aspettavo proprio. Vi faccio così paura?

Volevo saggiare i suoi nervi capire fino a che punto fosse pronto a spingersi e io avrei reagito di conseguenza.

-Come ti permetti ragazzino?!

Tirò un pugno alle sbarre, ma io non mi spaventai per niente.

-Pensi davvero che esserti sposato con la figlia illegittima di Antinori possa aiutarti a risollevare le tue finanze? Beh posso dire che non è così.

Mi avvicinai alle sbarre della cella e lo guardai con aria gelida.

-Voglio sapere il segreto di Volta Stellata!

-Io non lo so!- ruggii serio.

-Bugiardo! So che ne sei a conoscenza.

-Pensate quello che volete.

-Ora che sei rinchiuso qui non puoi fare nulla per fermarmi e poi ho visto la tua sposa è davvero molto bella, sarà un'ottima puttana per me.

Sentire quel verme schifoso chiamare così Dafne mi fece salire il sangue al cervello.
Il pugno che tirai alla porta fu talmente forte che feci tremare le sbarre.

-Non osate mai più riferirvi a Dafne in quel modo! Sono stato chiaro!

Il granduca rise alla mia reazione.

-Oh cielo Ludovico non dirmi che ti sei davvero innamorato di una sgualdrina che si dà al primo venuto.

-Voi non la conoscete, non siete degno del titolo che portate.

-Sta zitto! La tua insolenza è figlia solo della tua paura. - dichiarò l'uomo con sguardo assassino.

Colpì le sbarre della cella con un pugno, ma la cosa non mi impressionó per niente.

-Qui c'è solo una persona che ha paura Vostra Signoria, e non sono io.

Erano parole gelide, ma furono abbastanza per far infuriare il granduca che se ne andò.

Ero salvo, almeno per il momento.

Notai che la luna era già sorta, pensavo a Dafne, alla mia dolce sposa. Non potevo assolutamente permettere a Cosimo di mettere le mani su Volta Stellata e sulle persone a cui tenevo.

Aveva parlato del segreto di Volta Stellata quindi anche lui ne era a conoscenza. Dovevo uscire da quella prigione e impedire al granduca di vincere.

Guardai la luna e giurai che Cosimo non l'avrebbe avuta vinta.

Angolo autrice: E pensavate che le cose andassero bene vero? Eh purtroppo no, ecco la trappola del granduca Cosimo, spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto :)

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