ATTO XVI- Inviti - Presa di posizione

Firenze 1548 , Volta Stellata 24 gennaio ore 16.00 del pomeriggio

Dafne

Dopo quella nostra chiacchierata messer Ludovico era tornato nella studio e mi aveva raccontato dell'odio profondo che provava verso il suo defunto padre. Nella sua voce c'era rabbia e anche dolore, mi sveló che madonna Elena era ancora viva, ma viveva nascosta sulle montagne con il misterioso eremita di cui a volte avevo sentito parlare nell'atelier di madonna Laura de Luca. Io allora gli raccontai che non avevo ricordi di mio padre e nemmeno di mia madre poiché non li avevo mai conosciuti. Ero stata adottata da Madama Laura De Luca quando avevo solo un anno.

-Ludovico è arrivato un messaggio dal granduca Cosimo - Carlotta entrò nello studio con in mano quello che sembrava un invito.

-Cosa vuole? - Lo sguardo del mio signore si era indurito.

-Ci sarà un ballo stasera a Palazzo Vecchio, il granduca vuole che voi siate presente e secondo me, signore, dovreste andare.- consigliò la donna mentre tendeva il messaggio a Ludovico che lo afferrava leggendo le poche righe velocemente.

-Non posso andarci Carlotta- affermò Ludovico dopo qualche minuto.

-Perché no, signore?

-Perché so bene cosa ha in mente di fare Cosimo , e comunque non ho voglia di andarci da solo- scosse le spalle tornando a sedersi dietro la scrivania con fare serio.

-Forse madonna Amalia ...-iniziò a dire Carlotta

-No, con lei non ci vado nemmeno da morto- il ragazzo sbatté violentemente un pugno sulla scrivania fissando la sua governante con rabbia e risentimento. Quanto odio provava nei confronti di madonna Amalia?

Molto visto i suoi occhi, lo vidi passarsi la lingua sulle labbra sottili inumidendole. Stava pensando a un modo per declinare lofferta del granduca, ma purtroppo non cerano scappatoie. Se non si presentava a quel ballo Cosimo avrebbe colto loccasione per vendicarsi e Messer Ludovico non era abbastanza potente per poter contrastare il signore di Firenze.

-Se qualcuno vi accompagnasse voi ci andreste?- chiesi con titubanza

-Chi ballerebbe con un uomo in bancarotta?

Il tono era sarcastico, un ghigno gli deformò il bel viso, forse perché conosceva già la risposta. Nessuna delle signore che sarebbero intervenute alla festa si sarebbero avvicinate a lui, nemmeno quelle che ancora cercavano marito. Ludovico non portava una dote se non una cospicua somma di debiti che le grandi famiglie fiorentine non erano disposte a saldare con la dote della loro figlia.

-Io ci ballerei- nascosi subito la bocca dietro ad una mano. Avevo dato voce ad un pensiero che mi era balzato in testa e vidi gli occhi di Carlotta e Messer Ludovico puntarsi su di me.

-Carlotta puoi lasciarci soli?

La governante annuì per poi sparire oltre la porta dello studio. Mandai giù della saliva, , inumidendo le labbra, lansia era tornata.

Non dovevo dirlo, ero certa che si fosse arrabbiato e questa volta mi avrebbe picchiata di sicuro. Invece mi soprese di nuovo alzandosi dalla sedia e portandosi a pochi centimetri da me.

-Lo faresti davvero?- quella domanda tradiva incertezza

-Si, lo farei davvero- sorrisi sincera e lo baciai, sicura che nessuno ci avrebbe visti. Lui ricambiò mentre mi attirava a sé stringendomi forte.

-Verrei con voi anche se non me lo chiedeste, signore.-

-Allora andremo a quel maledetto ballo-

-Ho solo un problema- arrossii mentre ci staccavamo

-Quale?-

Indicai i miei abiti. Erano tipici della servitù, un vestito marrone molto semplice che mi fasciava il corpo senza esaltarlo, un grembiule un tempo bianco ora leggermente sporco della fuliggine del camino, scarpe talmente consumate da stare unite per miracolo. Insomma ero in tutto e per tutto una serva.

-Ascoltami, non sono i vestiti a fare di te una nobildonna, ma le tue idee -

Ancora una volta furono le sue parole a incantarmi, come potevano solo poche frasi mandare in tilt il mio cervello?

Mi era ignoto, ma questo era un pregio del mio signore.

-Purtroppo dovremmo partire tra poche ore- sospirò lui mentre il suo sguardo indugiava su di me

-Non voglio che ti senta costretta va bene?

A quel punto misi le mani a coppa intorno al suo viso ammirando la sua bellezza quasi soprannaturale.

-Non dovete preoccuparvi, nessuno mi ha costretta, lo faccio per voi. Perché vi amo- dichiarai abbassando di colpo gli occhi.

-E il fidanzamento?

-Non m'importa più nulla. Isidoro se n'è andato abbandonandomi qui con false promesse. A lui non importava nulla di me, mi voleva nel suo letto e basta, ero un oggetto per lui- mi faceva male ammettere quelle cose, ma era la verità.

Nonostante tutte le buone intenzioni di madama Laura, non era riuscita a capire che razza di uomo fosse Isidoro.

Quando se ne era andato avevo tirato un sospiro di sollievo, almeno non mi aveva picchiata quella volta. Ma sapevo che quando fossi stata sua moglie niente mi avrebbe salvato dalla sua gelosia, adesso però era tutto diverso. Avevo imparato cosa voleva dire amare qualcuno.

-Se è questo che desideri allora sia così -

Ludovico mi baciò titubante, sentivo il suo corpo scosso da alcuni brividi, ma non dette impressione di essersi offeso per le mie parole.

-Signore? Oh scusate - Carlotta era rientrata in quel momento e con lei c'era Teresa che sorrideva birichina, in braccio la donna teneva Elia e io ne fui felice.

-Non fa niente entrate pure- Ludovico fece un ampio cenno con il braccio e le due entrarono.

Appena Elia mi vide allungó le braccia verso di me e io lo presi in braccio.

-Ha mangiato?

-Ancora no- affermò la governante

-Allora vado subito - mi congedai con un inchino.

Ludovico

Rimasi solo con Carlotta e Teresa. La bimba pareva felice, ma non potevo dire la stessa cosa della mia governante.

-Signore non dovreste illuderla così - mi rimproverò subito Carlotta

-Non la sto illudendo

-Si certo, anche vostro padre diceva così

Quelle parole mi ferirono nel profondo. Sapevo bene che fama avesse mio padre, ma non pensavo che Carlotta pensasse che io fossi come lui, comunque sia le sue parole ebbero il potere di zittirmi.

-Portarla al ballo non sarebbe altro che una presa in giro, da voi non me lo sarei mai aspettato!

-Carlotta! Smettila! - A parlare con la sua vocetta infantile era stata Teresa che ora guardava la donna con fare arrabbiato.

-Teresa - Provai a dire, ma la bambina non mi dette retta.

-Non vedi che Ludovico sta male? Non hai visto che soffre?

La mia governante a quel punto iniziò a osservarmi, notando gli occhi lucidi e lo sguardo fisso su un punto oltre le sue spalle verso la porta dove Dafne era uscita con il piccolo Elia.

-Mi dispiace signore

-Lo so, ma non accusarmi mai più di essere come mio padre. Io non sono lui. È così sbagliato innamorarsi? Cecilia avrebbe voluto così - era la prima volta che la nominavo.

-Avete ragione - sorrise a quel punto la donna abbracciandomi con fare materno.

-Renderò Dafne più bella di chiunque altra vedrete, non la riconoscete nemmeno voi - dichiarò poi Carlotta facendo segno a Teresa di seguirla.

Abbandonai la schiena contro lo schienale della sedia e guardai fuori dalla finestra. Il cielo minacciava neve e io non avevo più notizie del Cavaliere di Cristallo che era partito qualche giorno prima. Chissà dove era andato?

Scossi il capo e andai nella mia stanza per prepararmi.

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