ATTO XLVIII- Duello - La resa dei conti

Firenze 1548, Volta Stellata

Ludovico

Dopo il confronto che avevo avuto con Carlotta devo dire che mi sentivo più sereno che mai.

Ero pronto ad affrontare il mio destino, qualunque esso fosse.

La morte non mi spaventava, non mi aveva mai spaventato.

Il sole era sorto da un pezzo presto avrei dovuto affrontare il granduca. Andai nella mia stanza e mi cambiai. Indossai delle protezioni di pelle sia alle braccia che alle gambe.

Non sapevo quali trucchi il mio avversario avrebbe preparato, dovevo essere pronto a tutto.

-Già vai?- Dafne comparve sulla soglia della mia camera con aria tesa.

-Sì...prima risolviamo la questione e meglio sarà per tutti.

-Stai attento ti prego- mia moglie mi abbracciò forte e io ricambiai.

-Non sarà solo mia signora- la voce di Ace ci fece sobbalzzare entrambi.

L'arciere nero era in piedi sulla soglia della porta finestra. I colori scuri del suo abbigliamento spiccavano prepotentemente contro il verde della foresta alle sue spalle.

Immaginavo che non mi avrebbe lasciato andare da solo. Non si fidava di Amalia e Arrighetti.

-Vedete di tornare...tutti e due.- ci tenne a precisare Dafne.

-Faremo del nostro meglio.

La speranza c'era.

Come al solito trovai Bella già sellata, ma non vi era traccia di Roberto. Ringraziai mentalmente lo stalliere mentre salivo a cavallo dirigendomi nel luogo prestabilito per il duello.

Ace era scomparso dalla mia vista. Ma sapevo che era presente e aspettava solo un passo falso del mio avversario per colpire.

La sua sete di vendetta era tremenda, tanto che da una parte lo temevo.

La radura scelta per il combattimento era un grande spazio erboso delimitato da alberi che rendevano difficile ogni via di fuga.

Gli alberi secolari coprivano il cielo con le loro alte fronde, era il posto perfetto per nascondersi.

Smontai da cavallo e solo in quell momento mi resi conto del battito accelerato del mio cuore.

I rumori del bosco mi parevano amplificati, non sapevo se sarei riuscito a mantenere la calma.

Mi stavo rendendo conto che avevo troppo da perdere.

Se fossi morto sarebbe stata la fine per le persone a cui volevo bene. Se fossi sopravvissuto il granduca avrebbe dovuto rinunciare alle sue pretese su Volta Stellata.

Di colpo i suoni del bosco si attutirono e notai solo allora che il mio avversario era arrivato.

Narratore esterno

Cosimo era comparso nel luogo prestabilito solo, armato di una lunga spada e di altre due incrociate sulla schiena.

Come da accordi Ludovico era solo, non vi era nessun altro oltre a loro.

Il granduca cercava di sembrare freddo, ma in realtà la sola presenza di quel ragazzo gli metteva i brividi.

Forse per via di quell'inquietante occhio rosso che sembrava brillare di una luce sinistra, tanto che l'uomo fu costretto a distogliere lo sguardo.

-Dubito che siate venuto fin qui solo per restare lì impalato- lo punzecchiò immediatamente Ludovico.

-Infatti!- ruggì il granduca sguainando la spada e gettandosi sul suo avversario.

Il ragazzo riuscì a malapena a schivare l'attacco snudando a sua volta la spada.

Cosimo tornò all'attacco e le due lame cozzarono provocando scintille.

I due avversari si allontanarono e inziarono a camminare a cerchio intorno ad un'immaginario centro, studiando le mosse dell'altro, aspettando un passo falso dell'avversario.

Ludovico ruppe gli indugi gettandosi sul granduca, che si preparò a ricevere il colpo, ma all'ultimo moment oil ragazzo fece una finta prendendo in contropiede il suo avversario che lasciò il fianco scoperto dando occasione a Ludovico di colpirlo proprio in quell punto.

Cosimo sentì un dolore lancinante quando la lama di Ludovico trapassò la protezione che difendeva il fianco aprendo uno squarcio nella pelle che lo fece gemere per il dolore.

Il granduca si portò una mano alla ferita cercando di arrestare il sangue che continuava a fuoriuscire ma senza successo.

Ludovico prontamente si allontanò temendo ritorsioni che non tardarono ad arrivare.

Infuriato per essere stato ferito in quel modo l'uomo scattò di nuovo verso il ragazzo tempestandolo di colpi.

Ludovico riuscì a parare parecchi di quei colpi che si facevano sempre più violenti mano a mano che la rabbia del suo avversario cresceva.

Le scintille che le spade spizzavano sembravano fuoco vivo.

Di colpo un dolore lancinante colpì il fianco del giovane. Con sgomento il ragazzo notò l'elsa di un pugnale spuntare dall'unico punto non protetto dalle protezioni in pelle.

-Ora sanguiniamo entrambi.

A quell punt il ragazzo non si fece cogliere impreparato e di nuovo colpì il suo avversario ferendolo all'altro fianco.

Le forze del granduca erano allo stremo, il sangue che colava dai tagli avevano creato una pozza scarlatta ai suoi piedi.

La spada cadde a terra.

-Mi arrendo.- le ginocchia del granduca si piegarono e Ludovico pensò che si trattasse di un trucco.

Ma non era così. Cosimo si stava veramente arrendendo.

Ancora restio a fidarsi il ragazzo rimase a debita distanza.

-Come sarebbe a dire vi arrendete?

-Proprio quello che ho detto.

Il granduca sembrava sincere e forse lo era davvero.

-Non siete altro che un vigliacco- dal profondo della foresta uscì Arrighetti armato di balestra.

Il granduca pareve terrorizzato.

-Sapevamo che eravate un buono a nulla ma fino a questo punto proprio non lo sospettavo. Evidentemente siete inutile e come tutte le cose inutili è meglio liberarsene il prima possibile- dichiarò gelida Amalia sbucando da dietro il suo complice.

-No, ora basta, voi non avete più alcun potere su di me. Sono stanco di essere il Vostro burattino!

Amalia rise di gusto facendo accapponare la pelle ad entrambi i ragazzi.

-Avete dimenticato quando ci dovete? È grazie ai miei sicari se Marina Cavalcante è stata zittita per sempre, oppure se messer Gregorio è morto. Se voi siete nella posizione in cui vi trovate il merito è solo mio.

Cosimo però non sembrava per niente spaventato.

-Voi siete solo una Strega.

-E voi non vivrete a sufficienza per poterlo provare!- con un cenno Arrighetti fece partire il dardo che avrebbe sicuramente ucciso Cosimo se un altro dardo piumato di nero non avesse intralciato la sua corsa facendolo impiantare a poca distanza dai quattro.

-Chi è là!- ruggì Arrighetti.

Non arrivò risposta.

Ludovico alzò lo sguardo cercando di individuare Ace, ma non ci riuscì.

L'aricere nero pareva scomparso nel nulla.

Cosimo si guardò intorno non capendo finchè un secondo fruscio non lo fece voltare. Ma non vide nessuno.

Ludovico non riusciva a capire cosa volesse fare Ace.

-Vieni fuori! Vigliacco! Vieni fuori e combatti da uomo!- lo provocò Arrighetti facendo il gradasso.

-Hai così paura da non mostrarti nemmeno in volto ver...- l'uomo non terminò mai la frase perchè una freccia lo colpì al cuore.

Precisa e letale. Scoccata da un punto imprecisato che nessuno dei presenti seppe individuare.

E Ludovico comprese, finalmente cosa Ace intendenva quando affermava di essere senza pietà.

Amalia divenne bianca come un lenzuolo alla vista del suo complice che cadeva a terra privo di vita.

-Marzio...- furono le uniche parole che riuscì a pronunciare.

-Cosa c'è Amalia, anche tu hai paura di fare la sua stessa fine?- domandò la voce dell'arciere nero.

-Vieni fuori! Fatti vedere!

-Con piacere!

Ace saltò giù da uno dei rami più alti con in man il suo fedele arco con un freccia già pronta per essere scoccata.

Quando lo vide Amalia pensò di svenire.

-Tu! Tu dovresti essere morto!

-Sono morto solo dentro, puttana! Tu e il tuo complice avete ucciso tutta la mia famiglia e io ho passato tutta la mia vita ad odiare un uomo che non c'entrava niente con il loro omicidio: il granduca Cosimo. Solo due giorni fa sono a venuto a sapere la verità. Cioè che tu e il tuo caro Marzio avete ordinato di uccidere la mia famiglia spacciandolo per un ordine di Cosimo.-ruggì il ragazzo il cui sguardo era una maschera impenetrabile.

Ludovico pensò che doveva intervenire. Doveva fermarlo, ma Cosimo gli poggiò una mano sul braccio scuotendo la testa.

Loro non potevano fare nulla.

-Chi te lo ha detto?

-È facile ottenre informazioni. Basta trovare il sicario giusto e offrirgli della birra, tanta birra.

-Loro dovevano morire! E ora tu li raggiungerai!- affermò la donna con un guizzo di rabbia afferrando la balestra dal cadavere di Arrighetti.

Fece per scoccare ma Ace fu più veloce.

Fu questione di un secondo e di Amalia Bagnoli rimase solo il cadavere.

Ludovico

Non riuscivo a credere ai miei occhi. Amalia e Arrighetti giacevano a terra privi di vita ai miei piedi. Ed era stato Ace ad ucciderli.

-Ace...

-Non dite nulla messer Cosimo, mi scuso con voi. Messer Ludovico...io torno a Volta Stellata.

Cosimo non riuscì a fermarlo. Compresi che voleva dirgli qualcosa, ma il ragazzo se ne stava già andando senza prestare attenzione a nessuno.

-La nostra Guerra interna termina qui messer Ludovico. Amalia e Arrighetti mi hanno inebetito con le loro parole, rendendomi un semplice burattino nelle loro mani, ma ora è finite, sono libero finalmente. Tutti i vostri debiti presso di me verranno considerati saldati.

-Grazie, Vostra Signoria, ma ora lasciate che tamponi le vostre ferrite, conosco dei medicamenti utilissimi.

Non ci misi molto a dire il vero. Quelle ferrite erano profonde, ma non gravi.

Quando ebbi finite il granduca mi guardò grato.

-Vi ringrazio.

Detto questo si inoltò nel bosco scomparendo alla mia vista.

Era finita. Finalmente la Guerra con il Granduca era finita. Mi incamminai verso casa e appena vidi Volta Stellata apparire all'orizzonte sorrisi.

Ero di nuovo a casa.

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