ATTO XLV -Ace - Maschera di un assassino
Firenze 1548, Volta Stellata, 13 marzo.
Ludovico
La missiva che avevo inviato tre giorni prima del ritrovamento di mia figlia al granduca per sfidarlo a duello aveva ottenuto una risposta positiva.
Cosimo si sarebbe presentato tra due giorni nel bel mezzo dei boschi.
Non immaginavo che fosse così semplice attirarlo fuori dalla città, forse proprio perché era stato così facile ero ancora più determinato a scoprire cosa ci fosse sotto a tutta quella storia.
Ma in quel momento non avevo tempo di pensare al duello imminente poiché davanti a me c'era Ace e io avevo un bel po' di domande da porgli.
-Ditemi, signore, cosa volete sapere?
Presi un profondo respiro prima di dare voce ai vari dubbi che mi affollavano la mente.
-Sei veramente chi dici di essere?
Lui sorrise appena, come se si fosse aspettato quella domanda.
-Sapevo che prima o poi me lo avreste chiesto. Siete veramente un uomo acuto.
-Comunque sì. Sono chi dico di essere ovvero Ace di Castel Gandolfo, anche se sono nato a Siena.
Cercai dentro di me qualcosa che mi aiutasse a porgere la seconda domanda che mi ronzava in testa, ma non ci riuscivo c'era qualcosa che mi impediva di parlare.
Paura forse?
No, non era paura.
Non riuscivo a dare un nome a quelle sensazioni.
-Ehi state tranquillo per me voi siete intoccabile, non vi farei mai del male.
Da una parte sapevo benissimo che non avrebbe mai alzato l'arco contro di me, eppure dall'altra sapevo che non avrebbe avuto scrupoli a uccidere se gli fosse stato ordinato.
-Come sapevi che avrei risparmiato Marina?
Ace si sedette davanti a me senza smettere di guardarmi negli occhi.
-Perchè siete un uomo buono e mai, anche se la furia della rabbia in quel momento aveva obliato il vostro giudizio, sareste riuscito a ucciderla. Avete molto rispetto per la vita umana.
Non ero a conoscenza che Ace pensasse questo di me.
-Per questo quando ho scoperto che il granduca ce l'aveva con voi ho chiesto a messer Gregorio di permettermi di mettermi al vostro servizio.
-Per questo sei venuto qui?
-Sì, ma anche perché sono praticamente certo che in tutta questa storia ci sia un dettaglio apparentemente superficiale che tutti noi abbiamo trascurato.- le sue parole ebbero il potere di farmi sobbalzare.
-Cosa vuoi dire?
-Che sullo sfondo di questa tela che io, voi, madonna Dafne, e tutti coloro che intervengono in questa storia, ci sono due ombre, due ombre che in tutto questo tempo hanno fatto finta di essere soltanto delle comparse.
Avevo capito!
Eravamo tutti burattini! Burattini manovrati da uno stesso burattinaio e questo era un gioco che non avevo intenzione di perdere, la mia famiglia contava su di me.
-Avete appena ritrovato vostra figlia e state per diventare padre per la seconda volta, voi non dovete affrontare Cosimo. Le mie fonti dicono che non ha intenzione di rispettare le condizioni che avete posto.
Ne ero praticamente certo. Sapevo che Cosimo non avrebbe rispettato le condizioni.
-Sospetti che centrino madonna Amalia e Arrighetti?
-Io ne sono sicuro.
-Ma Arrighetti non è così intelligente da creare un piano così articolato - dichiarai guardando Ace serio.
-Arrighetti non ne sarebbe capace, ma Amalia sì. È una donna tremendamente piena di risorse.
Potevo dire di essere preoccupato. Anche se avevo avuto modo di rendermi conto di quanto fosse forte.
-Posso dire che non sono d'accordo.
-Potete dirlo, ma non ho intenzione di stare a guardare mentre due maledetti tentano di uccidervi.
Annuii. Non avrei potuto ordinargli di stare lontano, non mi avrebbe ascoltato.
In quel momento bussarono alla porta.
-Avanti.
Entrarono tre figure che ben conoscevo. Anna, Teresa ed Elia.
-Cosa state combinando voi tre? - domandai inginocchiandomi per essere all'altezza dei bambini.
-Stavo facendo fare ad Anna un giro per Volta Stellata quando abbiamo sorpreso Elia che cercava di uscire.
-È vero Elia?- chiesi ridendo.
Il bambino, troppo piccolo per rispondere, si limitò a sorridere.
Guardai Anna che continuava a guardarmi senza dire una parola, mi chiesi cosa poteva esserle successo in questi due anni, ma non mi era concesso saperlo.
La bambina mi osservò un secondo per poi sorridere.
-Andiamo Anna, madonna Dafne ci sta cercando. - dichiarò Teresa riprendendo Anna per mano e uscendo.
-Conoscete da poco quella bambina e già le volete bene.
Mi ero quasi dimenticato della presenza di Ace.
-È così sbagliato?
-No, non lo è. Vi invidio per questo.
Lo guardai un secondo senza capire.
-Voi siete un uomo fortunato, ed è per questo che mai alzerò un dito su di voi o su chi vi sta vicino e se mai accadrà uccidetemi.
-Non potrei mai farlo Ace.
-Ma dovrete perché la bestia che è in me non si fermerà. Mi conosco molto bene.
Sospirai. Sperai di non dover mai arrivare a tanto.
-Quindi il vero burattinaio di tutta questa storia è Amalia e non Cosimo come pensavo.
-Sì messer.
Immaginavo di essere totalmente impreparato di fronte a una minaccia simile.
-Siete un guerriero molto forte, ma sappiate che a volte non sono le armi che cambiano l'indole di una persona. Avete davanti uno dei peggiori assassini di tutta Siena, eppure grazie a una persona che per me conta molto sono riuscito a cambiare.
Sorrisi.
-La tua promessa sposa?
-Maria sì. Da assassino a guerriero. Ora se permettete, signore. - affermò il ragazzo chinandosi appena.
-Prego. Sei congedato.
Rimasto solo mi lasciai sprofondare sullo scranno con la mano sulla fronte. Mi sentivo stanco e affaticato come non mai.
Era un duello difficile, non per via della forza del mio avversario, ma per via degli intrighi che vi erano stati tessuti intorno.
Dal cortile provenivano delle voci allegre. Mi alzai per andare a vedere.
Anna e Teresa stavano giocando. Era bello vederle serene e Anna sorrideva.
Poggiai una mano sul vetro e poi guardai oltre i boschi, verso Firenze.
Avrei difeso Volta Stellata e tutte le persone che mi erano care anche a costo della vita.
Angolo autrice: Lo so non è esattamente un bell'epilogo, ma ci ho provato:) cosa ne pensate? :)
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