ATTO XII- Occhi - Rosso come il sangue, azzurro come il cielo

Firenze 1548, Boschi di Volta Stellata

Ludovico

Stavo tornando verso Volta Stellata stringendo le briglie di Bella. Mia madre, madonna Elena era viva. Non riuscivo a crederci, ma era così.

Quando arrivai alla tenuta trovai Dafne seduta su una panchina con il viso tra le mani che piangeva.

Smontai da cavallo e mi avvicinai mentre Roberto si occupava di Bella io mi avvicinai a Dafne.

-Dafne - la chiamai.

La ragazza alzò lo sguardo incontrando il mio.

-Mio signore - furono le sue uniche parole.

-Cosa succede?

-È successa una cosa terribile - affermò la ragazza nascondendo di nuovo il viso con le mani.

-Non capisco, cosa è successo?

-Sono incinta mio signore! Incinta di quell'uomo orribile! -

Sussultai. Erano passati due mesi da quando Dafne era arrivata a Volta Stellata.

Ma non pensavo che si fosse già accorta di essere incinta, ma se era così sarebbe stato un vero disastro. Rimasi letteralmente basito, non sapevo cosa dire. Eppure dovevo fare qualcosa. Mi inginocchiai davanti a lei e la abbracciai. Dafne sussultó mentre circondava la mia ampia schiena con le braccia senza smettere di singhiozzare.

-Calmati Dafne. Tu lo vuoi questo bambino?

-Si, non m'importa chi sia suo padre. Però come farò. Isidoro mi odierá per sempre -

Mi staccai da lei e la osservai. Sapevo bene cosa pensavano gli altri uomini delle donne che non arrivavano pure al matrimonio. In teoria avrei dovuto pensarle anche io quelle cose ma in realtà li trovavo tutti molto retrogradi.

Non capivo il motivo per cui noi uomini potevamo avere tutte le amanti che volevamo, moglie compresa, e le nostre mogli no. Scossi la testa tornando a guardare Dafne.

-Se fosse per me ti sposerei seduta stante senza preoccuparmi se sei incinta oppure no. E se Isidoro non lo capisce, non ti merita.-

Dopo aver detto quelle parole mi morsi la lingua facendola quasi sanguinare. Non avrei dovuto sbandierare i miei sentimenti in quel modo.

-Mio signore - mi guardò stupita, e un leggero sorriso le apparve in viso. Mi ero tradito certo ma almeno adesso lei stava meglio.

-Coraggio, vieni - mi alzai tendendole la mano.

Lei sorrise afferrandola e io la aiutai ad alzarsi.

-Ma dove mi portate?

-È un segreto - fu la mia risposta.

Dafne

Non so cosa avesse in mente messer Ludovico, tuttavia mi fidavo ciecamente di lui.

Mi aiutò a salire a cavallo e fece schioccare le redini.
Ci inoltrammo nella foresta fino ad un punto che non avevo mai visto. Gli alberi erano grandi come se vivessero lì da secoli, l'erba era di un verde smeraldo meraviglioso, sulle foglie e sui giovani germogli di rose selvatiche che spuntavano da alcuni rovi non lontano da dove ci trovavamo noi erano accarezzati dal sole del mattino che faceva brillare le gocce di rugiada posate su di essi.

Dietro ad un cespuglio di more potei notare gli occhi curiosi di alcuni animali tipici dei boschi.

-Non sapevo che ci fosse questo posto- affermai mentre mi avvicinavo ad una grande quercia.

-Di solito nessuno viene qui, è uno dei pochi posti in cui sto da solo- affermò Ludovico mentre legava il cavallo ad un ramo lì vicino.

-Perché vi nascondete mio signore? Non ne avete bisogno, siete un bellissimo ragazzo- mi morsi la lingua.

Come potevo dire una cosa del genere? Io ero fidanzata con Isidoro, non avrei dovuto desiderare un altro uomo se non lui e invece...

Guardando Ludovico mi chiedevo come fosse possibile che un giovane così bello più simile ad un angelo che ad una creatura mortale, potesse non essersi mai sposato.

Solo per un secondo desiderai poter essere di più che una semplice serva, per di più incinta di un uomo terribile.

-La mia vita è una lunga storia Dafne, quando sarai più tranquilla te la racconterò se vorrai ascoltarmi- sospirò lui passandosi una mano tra i capelli leggermente umidi di sudore. Solo in quel momento notai il rosso vivo dell'occhio destro. Mi chiesi se quel colore così insolito non gli avesse mai causato problemi con la Chiesa.

-Ti stai chiedendo se il mio occhio destro mi ha mai creato problemi vero? Beh all'inizio si. Ho rischiato più volte di essere bruciato sul rogo, ma sono sempre riuscito a cavarmela-

-Voi leggete il pensiero?- chiesi quasi costernata.

-No assolutamente. Ho semplicemente osservato il tuo viso e ho capito cosa pensavi. Non sono così egoista da voler conoscere i pensieri degli altri- mi sorrise.

Da una parte era meglio che non potesse sapere cosa stessi pensando. Più lo guardavo e più mi sembrava angelico.

Mi sedetti su un tronco caduto e lui si mise a poca distanza da me.

-Mia madre aveva gli occhi azzurri tutti e due. Quando nacqui io tutti si stupirono che ne avessi uno rosso. Mio padre ha sempre pensato che io fossi mezzo demone, ma non è così. Inoltre credo che il granduca Cosimo sospetti che sia stato io a uccidere mio padre-

Quelle parole mi caddero addosso con tutto il loro peso. Non riuscivo a credere che potesse avere sulle spalle un'accusa del genere, ma io non lo credevo possibile. Scossi la testa violentemente come per cacciare via i cattivi pensieri che stavano nascendo nella mia mente.

-Nonostante io lo odiassi non sarei mai riuscito ad arrivare a tanto. In più non è morto solo lui, ma anche Cassandra, la meretrice che era con lui quella notte. Qualcuno voleva toglierlo di mezzo. Ma non so chi-

Per un secondo mi sembrò che l'occhio rosso brillasse di una luce sinistra quasi inquietante, scossi il capo. Probabilmente me lo ero immaginato.

-Scusami io...non dovevo dirle queste cose-

Mi riscossi un secondo e mi avvicinai prendendogli le mani.

-Non importa, avevate bisogno di sfogarvi. Io sono una brava ascoltatrice- sorrisi.

-Si- fu il suo unico commento, non aggiunse altro.

Probabilmente era frenato dal fatto che il mio promesso sposo sarebbe tornato da Mantova e avrebbe potuto vantare ogni diritto su di me. Gli appartenevo dal momento in cui era stato annunciato il nostro fidanzamento. Ovvero da quando avevo dodici anni. Madama Laura aveva voluto trovarmi a tutti i costi un buon marito e lo aveva trovato in Isidoro. Io mi ero innamorata subito, ma ora che avevo conosciuto Ludovico, che non mi aveva giudicata nemmeno una volta né mi aveva mortificata, aveva fatto mettere in discussione tutto quello che provavo per Isidoro.

Ricordo che prima di partire per Mantova, mi disse che avrei dovuto aspettarlo, che non vedeva l'ora di avermi nel suo letto la prima notte di nozze. Era la cosa che più gli interessava. Ottenere la mia purezza per potersene vantare con i suoi amici. Avevo annuito mestamente, come facevo sempre poi mi aveva baciato dicendomi che avrebbe sentito la mia mancanza ed era partito.

Da allora erano passati quasi cinque mesi e non avevo più avuto sue notizie. All'inizio ci soffrivo, ma ora no. Avevo una terribile confusione dentro di me, non sapevo più quale fosse la via giusta da prendere. Sospirai e tornai a guardare Ludovico.

-Secondo voi è giusto che una donna debba obbedire sempre e comunque a suo marito?- chiesi per rompere il silenzio che si era insinuato tra di noi.

-Vuoi la verità?

-Si-

-No, secondo me no.

Rimasi stupita. Mi aspettavo un "sì" convinto, invece, come ormai avevo capito, Ludovico mi aveva dato una risposta completamente controcorrente.

-Penso che una donna debba essere libera di decidere se obbedire oppure no. Non trovo giusto che un marito alzi le mani sulla propria moglie solo perché ella non aveva ritenuto opportuno obbedirgli. E' sbagliato.-

Sorrisi. Questo era Ludovico, il mio signore.

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