ATTO V - Doveri - La decisione giusta da prendere
Firenze 1548, Volta Stellata nove mesi prima
Ludovico
Ero uscito in fretta e furia da Palazzo Vecchio, con la testa piena di dubbi. Vi era la remota possibilità che mia madre fosse ancora viva. Ma se davvero Elena era sopravvissuta al parto perché mi aveva abbandonato?
Non lo sapevo e probabilmente avrei continuato a pensare che lei fosse morta se il granduca non mi avesse messo in testa il dubbio che forse non era così. Avevo la sensazione di aver vissuto nella menzogna fino a quel momento. Sospirai stringendo le redini di Bella che sembrava più tranquilla di me.
Alzai lo sguardo verso il cielo e mi si pararono davanti agli occhi l'immagine di una ragazza dai lunghi capelli biondi splendenti come l'oro più prezioso, con due grandi occhi color del cielo notturno e la pelle che sembrava splendere alla luce lunare. Era Dafne quella giovane. Il cuore aveva accelerato di qualche battito e sentivo le gote scottare, dovevo essere arrossito.
Oltre ai dubbi avevo anche il mio cuore che aveva iniziato a fare le capriole nel petto mentre pensavo a quella ragazza che, se davvero mi fossi innamorato di lei, non avrei mai potuto sposare per via dei nostri natali completamente differenti, sbuffai passandomi una mano tra i capelli.
Cosa mi stava succedendo?
-Ludovico attento!- la voce di Teresa mi distrasse dai miei pensieri e mi resi conto che stavo per andare addosso a lei e a Dafne.
-Oh cielo non vi è successo niente vero? - domandai scendendo in fretta da cavallo.
-Stiamo bene state tranquillo- la bambina mi sorrise.
-Come mai siete in giro a piedi?
-Roberto non poteva accompagnarci con la carrozza e Carlotta mi ha chiesto di andare a prendere il pane a Firenze così Dafne può andare dalla sarta che l'ha cresciuta per dirle che sta bene.- mi spiegò la piccola, ma io ero restio a lasciare due ragazze da sole nel bosco, non si poteva mai sapere cosa sarebbe potuto succedere.
-Vi accompagno io fino in città, torniamo a Volta Stellata prendiamo la carrozza e farete prima che a piedi-
-Non dovreste disturbarvi mio signore- intervenne Dafne con un po' di tremore nella voce.
-Nessun disturbo-
Avevo notato che la ragazza pareva spaventata, forse per via di quello che le era successo, ma io non ero come Arrighetti, non le avrei mai fatto del male.
-Se no vi cedo il cavallo e torno a piedi- proposi.
-Meglio la carrozza- rise Teresa e anche Dafne accennò un sorriso.
Tornammo in fretta a Volta Stellata e Roberto mi chiese dove ero stato tutto quel tempo, risposi che il Granduca aveva voluto parlarmi ancora. Lo stalliere non indagó oltre mi chiese cosa poteva fare per me.
-Volevo usare la carrozza così accompagno Dafne e Teresa in città.
-Va bene, siete sicuro di voler andare voi?
-Si, non ho problemi a sporcarmi le mani lo sai - sorrisi e lui scoppiò a ridere
-Vado a portare questo in casa e torno -
Lasciai Roberto a occuparsi della carrozza e corsi in camera mia. Nascosi il diario di mia madre in un cassetto del mio scrittoio e, quando tornai dalle ragazze.
-Ecco fatto. La carrozza è pronta - sorrise Roberto quando mi vide arrivare.
-Bene - feci segno loro di salire mentre io mi sedevo sul posto del cocchiere.
-Pronte?
-Certo - affermò Teresa.
Feci schioccare le redini e partimmo verso Firenze.
Dafne
Non mi aspettavo che Ludovico si offrisse di accompagnarci in città. Avevo ancora un po' di soggezione nei suoi confronti, ma, dalla naturalezza con cui gli parlava Teresa, mi fece capire che non doveva essere un tipo molto avvezzo alle formalità.
-Si comporta sempre così? - domandai a Teresa.
-Chi? Ludovico? Si è sempre così -
Mi sembrava davvero strano che un nobile si comportasse come lui, quei pochi nobili con cui avevo avuto a che fare erano molto diversi, mai si sarebbero abbassati ad accompagnare due serve a fare spese.
-Ci siamo- annunciò Ludovico e solo allora mi resi conto che eravamo arrivate in città davanti al panificio.
-Grazie Ludovico- Teresa scese velocemente ma inciampò.
Il ragazzo la prese al volo evitando che si facesse male.
-Stai bene?
-Sì-
-Quante volte ti devo dire che non devi scendere così velocemente- la rimproverò lui.
La bambina arrossì mentre Ludovico si girava verso di me aiutandomi a scendere dalla carrozza.
-La sartoria di madonna Laura de Luca non è lontana da qui, se vorrete andare da lei potete non fatevi problemi, io vi aspetto qui-
Annuii mentre Teresa camminava verso la panetteria.
-Io vado da madonna Laura-
Mi allontanai da Ludovico e camminai fino alla sartoria.
Era esattamente come la ricordavo. Scaffali pieni di stoffe, manichini vestiti con abiti degni di una regina, il grande bancone si trovava al centro della sala, che era illuminata dalle numerose finestre presenti. Il lucernario era semplice e funzionale.
In fondo ad un corridoio vi era una porta che conduceva al laboratorio dove madonna Laura e io confezionavamo i vestiti.
-Madonna Laura? - Chiesi con voce titubante ma nessuno rispose.
-Madonna Laura? - Provai a voce più alta.
-Chi è? - Una donna dalla voce calda e rassicurante uscì dal laboratorio. Aveva i capelli ricci di un biondo cenere quasi bianco, occhi verdi materni, fisico robusto e mani grandi e paffute.
-Dafne! - Appena mi riconobbe corse verso di me abbracciandomi forte.
-Cosa ti è successo bambina mia? Perché non sei tornata? - Era visibilmente preoccupata e io non sapevo se raccontarle tutto oppure no. Presi fiato e le chiesi di poter andare a parlare nel laboratorio lontane da orecchie indiscrete.
-Siediti cara -
Le presi le mani e iniziai a raccontarle di quello che mi era successo la notte prima, le lacrime tornarono a inondarmi gli occhi, ma tentai di cacciarle indietro riuscendoci almeno in parte.
Quando arrivai alla parte in cui Ludovico aveva messo in fuga l'uomo che mi stava stuprando lei mi guardò con degli occhi strani.
-Dafne, sai cosa dovresti fare vero? Dovresti andare da quell'uomo e fare in modo che ti prenda in sposa, così non sarai sporca davanti al giudizio di Dio - affermò madonna Laura.
Mi venne un colpo. Speravo che non me lo dicesse, sapevo che quella sarebbe stata la decisione giusta, quell'uomo aveva preso la mia verginità quindi ero sua di diritto. Ma io non volevo diventare l'oggetto del piacere di quell'uomo.
-Lo so, madonna Laura.
-Adesso cosa farai? Continuerai a vivere in quella tenuta? - domandò lei.
-Penso di si, chiederò a messer Ludovico se posso tornare a lavorare qui, se per voi va bene -
-Certo,che puoi tornare a lavorare - affermò lei.
Sorrisi appena, ma l'eco delle parole che mi aveva detto continuava a rimbombarmi nella mente.
-Adesso devo andare, Ludovico mi starà cercando.
-Certo vai pure -
Uscii dalla sartoria con il cuore gonfio di dolore, ancora una volta mi era stato ricordato che senza la mia virtù non ero nulla e che avrei dovuto strisciare ai piedi di quell'uomo come la più misera delle serve.
Ma io non volevo essere la sua serva, io volevo essere libera di scegliere chi sposare. Ma i miei desideri non erano importanti purtroppo.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top