ATTO IX - Feste- La ragazza misteriosa
Firenze 1548, Tenuta di Amalia Bagnoli
Ludovico
Arrivai con qualche minuto di ritardo, ma nessuno ebbe da ridire, forse perché ero io.
-Benvenuto messer Ludovico - mi salutò una delle inservienti
Annuii facendo un cenno di saluto ed entrai.
L'atrio era enorme con decorazioni d'oro, a terra vi era un tappeto rosso riccamente decorato, le colonne erano in marmo rosso e alle pareti vi erano dei quadri che non mi fermai a osservare. Non ero l'unico ospite, ma la cosa che mi indispettí fu il fatto che Amalia avesse fatto apposta ad invitarmi per tentare di ricattarmi.
Nel salotto di Amalia vi erano numerose dame con i consorti, erano tutti più grandi di me, tanti che mi sentivo un po' in imbarazzo, il problema è che non vi era traccia della padrona di casa. I miei sensi erano all'erta mi sentivo come se fossi in una tana di lupi, poiché avevo tutti gli occhi puntati addosso.
Sentivo dei sussurri nella mia direzione alcuni più offensivi di altri, una donna mi guardò passandosi la lingua sulle labbra carnose.
Mi avvicinai ad un tavolo imbandoto e rimasi lì a guardare tutti gli ospiti. Avevo una strana sensazione, come un presentimento. Mi sentivo un lupo in mezzo agli sciacalli.
-Bene vedo che siete tutti arrivati - la voce, a mio parere sgradevole, di Amalia arrivò alle mie orecchie infastidite come un'unghia su un vetro. La donna era comparsa da una porta che non avevo notato con indosso un abito blu notte che la faceva sembrare ancora più grossa. Al suo fianco vi era una ragazza di due anni più grande di me, dai capelli castani lisci, occhi color della notte, pelle diafana, sembrava un angelo a dire la verità. Portava un vestito verde foresta che faceva esaltare le sue curve, indossava numerosi gioielli che davano alla sua figura una regalità che Amalia se la sognava. Tuttavia decisi di non lasciarmi ingannare dal suo aspetto apparentemente angelico, perché si sa, dietro ad un angelo potrebbe esserci un demone. Non mi stupì il fatto che Amalia cercò immediatamente il mio sguardo. Mi sentii attraversare da un brivido di disgusto e voltai gli occhi verso la finestra.
-La festa non è di vostro gradimento mio signore? - domandò la ragazza avvicinandosi.
-Mentirei se dicessi che è così - a differenza degli altri uomini non ero uno che mentiva.
-Potrei sapere il perché? - Si avvicinò ancora di più facendo in modo che uno dei suoi seni spuntasse dalla scollatura un po' troppo provocante
-No, mi dispiace - fu la mia risposta cercando di non far cadere gli occhi sul suo petto.
-Siete sempre così freddo quando una donna vi si avvicina?
La guardai. Il mio risentimento verso Amalia si rifletteva anche su chi le stava intorno, servitù compresa. Anche se mi sembrava che lei non fosse esattamente una serva.
-Sono freddo perché non mi fido di nessuno- appoggiai il bicchiere sul tavolo e mi congedai
Isabella
La mia padrona aveva ragione, era davvero un osso duro quel Ludovico Eynard Lullin. Un osso duro certo, ma restava comunque un uomo e io sapevo come prendere per la gola un uomo.
-Come ti sembra? - domandò in quel momento la mia padrona avvicinandosi
-È un bel fanciullo devo dire la verità. Avevate ragione, sarà difficile farlo cedere
-Lo so, ma so anche che tu ci riuscirai
-Potrete starne certa
Sorrisi maliziosa guardando la schiena del ragazzo che ora stava uscendo dalla porta, decisi di seguirlo.
Nel cortile vi era un bellissimo cavallo e il ragazzo lo stava accarezzando
-Si Bella sono frustrato anche io, torniamo a casa che dici?
Il cavallo nitrì come a dargli ragione.
-Scappate?
Lui si irrigidì sentendo la mia voce e lo vidi girarsi verso di me
-Non scappo, semplicemente non amo rimanere dove non sono gradito -
Mi guardò con quegli occhi bellissimi tanto diversi da quelli di tutti gli altri uomini che avevo incontrato nella mia vita.
-E comunque la vostra padrona mi ha invitato solo per tentare di ricattarmi - montó in sella con fare altero e fece schioccare le redini sul collo del cavallo. Partí al galoppo sollevando della polvere che mi fece coprire gli occhi
Quando li riaprii lui non c'era più.
Ludovico
Stavo tornando verso Volta Stellata con il pensiero che odiavo ancora di più Amalia. Quella ragazza si era avvicinata un po' troppo e io non volevo avere vicino nessuno.
Decisi di fare una deviazione, mi diressi di nuovo verso le montagne. Non avevo la forza di tornare a casa. Avevo bisogno di parlare con qualcuno di schietto come l'eremita. Spronai ancora di più Bella come a chiederle di andare più veloce. Un tuono mi fece sobbalzare. Presto sarebbe arrivato un temporale e dal colore plumbeo dei nuvoloni doveva essere molto forte. Una goccia mi cadde sulla testa e sapevo di non avere molto tempo.
Il paesaggio era cambiato, dal bosco di latifoglie alle conifere. Bella nitrì come ad avvertimi che non mancava molto alla nostra meta. Nel frattempo la pioggia aveva cominciato a scendere copiosa inzuppando sia me sia Bella.
Quando giunsi alla modesta capanna dell'eremita non avevo più un angolo asciutto, ma la cosa non m'importava. Bussai alla porta e mi venne ad aprire proprio lui.
-Cosa ci fai qui figlio?
Starnutii cercando di rispondere, ma ovviamente non ci riuscii.
-Oh cielo vieni dentro rischi di prenderti un malanno qui fuori - Si spostò per farmi entrare mentre lui usciva a mettere al riparo la povera Bella.
L'eremita rientró dopo qualche minuto
-Ho asciugato Bella e le ho messo una coperta, ma ora vedo di occuparmi di te - Mi mise una coperta sulle spalle mentre io rabbrividivo poi versava una tisana calda per entrambi per poi sedersi di fronte a me.
La capanna dell'eremita era piccola, con un camino nel quale scoppiettava un allegro fuocherello, una piccola cucina, un tavolino al quale ci si poteva sedere solo stando per terra, vi era una libreria piena di ogni genere di libro, erbe aromatiche appese un po' ovunque ad essiccare e un piccolo giaciglio dove l'eremita era solito dormire.
Quando ebbi finito di guardarmi intorno rendendomi conto che nulla era cambiato da quando ero bambino, tornai a guardare l'uomo di fronte a me.
-Capitemi mio signore non potevo tornare a Volta Stellata -
-È successo qualcosa di grave?
-No, nulla di grave, solo che non sarei riuscito a rispondere alle domande di Carlotta su come era andata da madonna Amalia.
-Immaginavo che c'entrava Amalia dietro al tuo malessere, ma c'è dell'altro vero?
-Sì.
L'eremita mi guardò. Solo allora mi resi conto che non aveva addosso il cappuccio. Il volto scavato dal tempo e dalle intemperie, due grandi occhi blu seri e molto saggi, la barba bionda ordinata e i capelli color paglia perennemente spettinati. Indossava un una maglia a maniche lunghe fermata ai fianchi da una cintura, pantaloni color ruggine, buttato sulle spalle aveva un mantello color argilla.
-Cosa ti preoccupa figlio?
-Una ragazza mi ha avvicinato mentre ero alla festa.
-E cosa c'è di male?
-C'è di male che era al fianco di Amalia e pareva essere molto in confidenza con lei
Lo vidi annuire poi si alzò e si avvicinò alla finestra. La aprì facendo entrare il rumore della pioggia battente che non aveva smesso un secondo di cadere. Fischió e una bellissima aquila si poggiò sul davanzale.
-Ok Napoleone porta questo messaggio a Volta Stellata -
Legò un tubo contenente un messaggio al collo del volatile che spiccó il volo sparendo nell'acquazzone.
-Ho scritto a Carlotta di non preoccuparsi, che passi la notte qui, anche perché non è sicuro scendere con questo tempo.
Annuii facendo perdere lo sguardo nella tazza ormai vuota.
-Ho delle cose importanti da raccontarti figliolo, ma non stasera.
-Cosa intendete?
-Lo saprai a tempo debito ora riposati domani ne riparleremo con calma.
Sapevo che era inutile insistere così annuii mentre le palpebre mi si chiudevano.
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