59.


«Il tuo posto? Intendi come produttore di armi per i mostri, non come dio, vero?», sondai.
«La seconda, perché?», domandò lui all'apparenza stupito.

«Sei stato con me fin dalla nascita, avrai sentito tutti i miei pensieri. Dovresti saperlo», risposi semplicemente, come per metterlo alla prova.

«Voi umani siete sempre così imprevedibili. Passerei qui l'esistenza con voi e comunque non riuscirei a capirci niente.», affermò.
«E dicevi di annoiarti su questo pianeta, no?», lo canzonai.

«Beh, è un'altra cosa vedere per la prima volta la vita di qualcuno iniziare e finire. Dopo il secondo centinaio iniziare a dare noia.», sbuffò Lazy.

«È questo che intendevo. Tu vivi nelle menti degli altri, non hai una forma fisica e sei immortale. Come potrei vivere così?», diedi la risposta che aspettava.

Nonostante Lazy non avesse un corpo giurai di averlo sentito sospirare dietro di me.
«Non sarebbe esattamente come con me.», espose, facendo sparire sia la mela che il tavolo. «Tu non sei nata divinità, quindi dovrai fare una specie di accordo con me per poterlo diventare.»

«Il punto è che facendolo finirei per fare la tua stessa esistenza.», cercai di spiegare mentre mi rimettevo in piedi. «Se ottenessi i poteri e il tuo posto, prima o poi finirei per annoiarmi anch'io.»

«Un po' di noia non ha mai fatto male a nessuno.», si lamentò.
«Detto da te fa quasi ridere.», ribattei.

«Io mi annoio ormai da un'eternità!», sottolineò lui cercando di difendersi. «Ho diritto ad avere una pausa anch'io da questa monotonia.»

«Ok allora, questo patto... di cosa si tratta?», indagai.
«Avrai la possibilità di ottenere i poteri di una divinità solo se risponderai "" a una domanda che si avvererà subito dopo la risposta, come una sorta di prima azione divina.», spiegò.

Mi ricordai vagamente di ciò che alcuni mostri mi avevano detto negli ultimi giorni, facevano riferimento a un'importante domanda.

«Sappi però che se risponderai di no morirai entro pochi giorni.», si affrettò ad aggiungere. «Non sei ovviamente tenuta a sentire la domanda. Se vuoi puoi semplicemente andartene, ma così facendo la tua vita verrà dimezzata.»

«Quindi se domani io dovessi morire, morirei oggi, giusto?», cercai chiarimenti.
«Esatto! E non provarci, non ti dirò mai quando dovrai morire. Andrebbe contro i miei principi di pigro essere onnipotente.», decretò.

Se quella, che si era data tanto la briga di seguire la mia vita e portarmi viva fino a lì, era una divinità pigra, allora non volevo affatto conoscere una vera divinità.

«Anch'io sono un vero dio!», sbottò lui arrabbiato. «È solo che gli altri mi chiamano "Divinità Addormentata" perché una volta durante un'importante consiglio di guerra mi sono appisolato e ho iniziato a russare.»

Si fermò a pensare, come se si stesse ricordando qualcosa che da molto tempo non era stato costretto a rivivere. «Comunque, questo non vuol dire che io valga meno di loro. No, io ho creato cose che loro non riuscirebbero mai a fare. Ho sentito cose di cui loro ignorano l'esistenza. Io sono migliore di loro.»

«E se ti stessero ascoltando adesso non finiresti nei guai?», lo ammonii.
«Non mi hanno fatto fuori tempo fa e non lo faranno certo adesso.», rispose beffardo. «Tornando al discorso di prima, cosa stavamo dicendo? Ah, sì, certo... La domanda... La vuoi sentire?»

Questa sì che era una domanda difficile, pensai. Prima o poi sarei dovuta morire, ma accelerare il processo non era nei miei piani. D'altro canto, diventare divinità avrebbe significato non dover mai morire e questo sarebbe stato terribile, ma non impossibile.
Vivere sapendo che da un momento all'altro sarei potuta morire sarebbe stato più simile alla vita quotidiana.

«Nel caso in cui io decidessi di andarmene e la mia vita venisse dimezzata, come morirei?», investigai.

«Nel peggiore dei modi, penso. I precedenti Protagonisti che si sono rifiutati di sentirla sono morti lentamente con atroci sofferenze e perdendo un po' alla volta tutto ciò a cui tenevano. La loro è stata una vita piena di sofferenze e tormenti che ha avuto fine solo con la morte. Proprio come il Protagonista che ti ha preceduto. Ha perso prima il figlio e poi è impazzita perdendo il controllo sull'arma che le avevo dato.», narrò.

«Che fine ha fatto suo figlio?», chiesi incuriosita.
«L'hanno preso gli alieni, ma magari in futuro potrebbe anche riuscire a tornare qui. Sempre che lui lo voglia davvero.», concluse ridacchiando.

«Se Hester riusciva a controllare l'arma allora perché quella cosa l'ha divorata, proprio come Marte?», proseguii.
«Ah, per quello, vedi, è un effetto collaterale di tutte le armi di quel tipo. Finiscono spesso per rivoltare il proprio potere contro il possessore. Prima o poi riescono sempre ad ammazzarti. A meno che tu non sia un essere immortale come me, questo è chiaro.», raccontò.

«Quindi vuol dire che quello era il potere dell'arma?», insistetti.
«Tu non mi stai proprio ascoltando, vero? Ho già detto che la collana ti permette di entrare nelle menti degli altri. Quella cosa nera esce solo quando la mente dell'utilizzatore non è più in grado di usarla. Lo capisci quando compaiono dei segni neri sul cristallo.», rimarcò esasperata la divinità.

«Quante armi di questo tipo ci sono? Cioè, prima hai detto che oltre alla collana c'è anche lo specchio, ma poco fa hai accennato al fatto che ce ne siano altre, quindi, quali sono e che poteri hanno?», chiesi sperando di riuscire a guadagnare più tempo possibile in attesa dell'arrivo di qualcuno che potesse tirarmi fuori dalla situazione dove mi ero infilata.

«Non mi pare che questo sia il luogo e il momento adatto per questa domanda, e non penso che ti cambierebbe molto saperlo. Ora, se hai altre questioni inerenti alla grande domanda sarò lieto di risponderti.», disse e poi continuò con voce molto più scocciata. «E mi infastidisce il fatto che io debba informarti che non ci sia più nessun essere vivo disposto a salvarti dai guai questa volta.»

«Almeno ci ho provato. Da quanto continui a fare questa domanda?», cercai ancora una volta di rimandare l'inevitabile.
«Da quando ho creato questo mondo.», rispose secco.

«Hai creato tu questo inferno?!», esclamai.
«Inferno», disse pensieroso. «Dipende dai punti di vista.»
Aveva ragione, per i mostri questo non è un posto orribile, anche se noi umani li uccidiamo molto spesso per difenderci.

«Nessuno dei precedenti Protagonisti ha risposto "" alla domanda?», chiesi dubitando io stessa di questa cosa.
«Già, aspetto di lasciare questo posto da moltissimi secoli.», sbuffò.

«Dove te ne andrai poi?», tirai avanti.
«Non lo so, forse finalmente morirò. Dove vanno le divinità quando muoiono?», domandò in cerca di risposte.
«Rinascono?», risposi esitando.
«Forse. Se rispondi "" alla domanda lo scoprirò.», insistette speranzoso Lazy.

«Perché non trasformare qualcuno in divinità o andartene semplicemente da qui?», cercai di non demordere.
«Non saprei dove altro andare. L'universo non è poi così vasto quanto si crede e se hai molto tempo a disposizione finisci per pensare che sparire semplicemente nel nulla senza un minimo di preparazione non sia poi così divertente.», delucidò.

«Quindi preferisci aspettare che qualcuno arrivi a darti la risposta che vuoi sentire, piuttosto che ottenere ciò che hai sempre voluto?», chiesi conferma.
«Esattamente.», rispose risoluto. «Facendo così mi sono tenuto occupato per un bel po' di tempo. Nessuno ha voluto rispondere in modo affermativo alla domanda.»

«Questa domanda... Sarebbe?», dissi con una punta di curiosità.
«Vuoi davvero sentirla?!», esclamò sorpreso.

Annuii al vuoto davanti a me. Piuttosto che morire in modi tremendi preferivo di sicuro tentare di rispondere e dare sfogo alla mia curiosità umana.
«Ok, preparati perché il modo in cui risponderai alla domanda determinerà le sorti di questo intero pianeta.», mi ammonì lui.

Lazy prese un respiro profondo prima di parlare. Era da anni, secoli, che ripeteva sempre le stesse parole e otteneva sempre la stessa risposta. Ancora una volta si ritrovò a dire: «Se avessi il potere di uccidere immediatamente tutti i mostri del pianeta, compresi quelli che ancora devono nascere, li uccideresti?»

Il silenzio tra noi due sembrò durare interi minuti.
«Sarebbe questa la domanda?», chiesi con un misto di delusione nella voce.
«Sì», affermò lui.

«Ma non è neanche una vera domanda.», mi lamentai.
«Sì che lo è!», sbottò indignato.

«Mi aspettavo più qualcosa di...», iniziai.
«Di?», mi incitò.
«Boh, non so cosa mi aspettassi.», conclusi.
«Cosa rispondi?», mi puntellò.
«Non so.», mormorai.

«Non puoi rispondere così, o è sì o è no!», urlò.
«D'accordo, ho capito.», dissi nella speranza di calmarlo.

«Quindi?», insistette lui.
«Dammi il tempo per pensare, non è così facile!», riflettei rigirando l'appuntito ciondolo tra le mani.

«È molto semplice in realtà, se rispondi "no" muori e se rispondi "" vivrai per sempre.», si ostinò a ricordarmi.
«E se decidessi di non risponderti e andarmene semplicemente via?», domandai sicura di me.

«Prova anche solo a farlo e giuro su tutte le mele di questo pianeta che ti farò pentire di essere venuta al mondo ancora più di quanto tu non lo faccia già da sola.», minacciò la divinità pigra.

Mi portai le mani alla testa e la sfregai con forza in un gesto eccessivo di esasperazione. In quel momento avrei solo voluto tornare a casa, mangiare e infilarmi sotto le coperte per poter dormire fino allo sfinimento, o almeno finché la sveglia non avrebbe iniziato a suonare.

«Ho prima una domanda da farti.», dissi recuperando tutti i pensieri.
«Sentiamo», mi incitò.

«I mostri da dove vengono?»
«Pensavo che ormai tu avessi capito la risposta.», mormorò confuso.
«Lo voglio sentire dalla bocca di un altro.», confermai.

La voce di Lazy si fece più comprensiva mentre proseguiva a parlare. «I mostri, come gli umani, possono riprodursi e avviene grazie all...»
«Non è questo che intendevo!», esclamai, fermando la sua lezione di biologia.

«Sì, ho capito cosa vuoi sapere.», sospirò. «I mostri non sono altro che umani.»
Lasciò correre una lunga pausa per lasciarmi assimilare bene il concetto appena udito. «Devi sapere che in potenza tutti gli esseri viventi sono da considerarsi mostri. All'interno di ogni umano o animale risiede una parte mostruosa, che si rivela solo in determinate circostanze.», proseguì il discorso. «In poche parole, tutti quelli che vivono su questo pianeta sono mostri. Eccetto ovviamente me e, in caso di una risposta positiva a questa domanda, anche te.»

Rimasi per un po' a riflettere su questo fatto difficile da digerire e che in fondo avevo sempre saputo.
«Cosa hai intenzione di rispondere ora?», domandò Lazy.
Avrei rinunciato alla mia vita per quella degli altri o avrei vissuto per sempre?

Entrai in casa sbattendo la porta dietro di me. Tutto era proprio come lo avevo lasciato prima di uscire quel giorno a fare la spesa.
Sullo zerbino c'era una busta con i soldi che mi avevano inviato i miei genitori. La raccolsi e la posai poi sull'alto comodino vicino allo specchio. Lì c'era anche un'altra lettera lasciatami dallo psichiatra, dove probabilmente mi diagnosticava una nuova sindrome o un disturbo che non avevo mai letto da nessuna parte.

Levai gli stivali sporchi e li riposi nella scarpiera, infilandomi poi le nere ciabatte da casa.
Avevo sonno, ero molto stanca dopo tutto quello che mi era successo in quei giorni. Ne erano passati pochi, mi dissi guardando il calendario. Erano passati quattro giorni, e oggi era l'alba del quinto da quando avevo visto il cielo rosso fuoco.

Salii gli scalini e mi diressi verso la mia stanza. Per terra c'erano le orme scheletriche del mio gatto. Ancora una volta era entrato in casa. Avrei tanto desiderato essere quel gatto. Sarebbe stato bello passare indisturbati tra i mostri e le persone senza che nessuno decidesse di fermarti o dirti cosa fare.

Sciolsi il filo che teneva su l'armatura di pelle che indossavo e mi levai anche il cristallo dal collo, appoggiando il tutto su una sedia.
Sentii dietro di me uno strano rumore. Le assi del pavimento si piegavano sotto il peso di un grande e sottile corpo.

Mi girai e vidi un enorme serpente che scivolava fuori dall'ombra della mia stanza. Squame e piccoli occhietti neri da rettile con degli occhiali dalla montatura dorata. Non era un serpente, era una vipera. Avevo dimenticato la signora Russel.

Con uno scatto mi fu addosso e circondò il mio corpo con il suo ruvido e rugoso. Xeròbio era troppo lontana da me e neanche il saperla usare avrebbe potuto salvarmi.
Mentre venivo divorata e mi avvicinavo verso la morte mi ritrovai a pensare a che cosa sarebbe successo se solo avessi scelto di cambiare tutto, di rispondere "" a quella domanda.

Voglio vivere.

Di colpo mi svegliai. Ero sul mio letto, madida di sudore.
L'avevo fatto, avevo risposto "".

Fine

Angolo autore

Ciao a tutti ☆

Dopo tante fatiche siete finalmente giunti alla fine di questo libro. Sono felice che qualcuno abbia letto fino all'ultima parola una delle mie storie.
Probabilmente non avrete capito molte cose, nel caso sto scrivendo un manuale qui su wattpad per spiegarvele nel modo più semplice possibile.

Arrivati a questo punto non saprei bene cosa dire.
Vi piace come scrivo o quello che scrivo?
Sto sviluppando altri libri, se vi va passate a dare un'occhiata.

Un'attività interessante sarebbe quella di fare delle fan art dei personaggi delle mie storie e taggarmi, sia qui che su instagram, così che io possa vederle e magari raggrupparle in una raccolta.

Certo, questa è un po' un'idea folle da proporre da parte di qualcuno che sa quanti effettivamente sono interessati a quello che scrive, ma è un modo col quale potete mandarmi il vostro supporto.

Grazie per l'attenzione☆

Vi voglio bene ♡

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top