2.


Mi ha sempre divertito il modo in cui le persone ignorano la terribile situazione in cui ci troviamo. In ogni angolo si nasconde un pericolo per l'essere umano, ma nonostante questo la società continua imperterrita a negare l'evidenza e a lasciare che i cittadini vivano nella loro incerta routine.

Se fosse per me staremmo tutti rinchiusi in qualche bunker a vivere in solitudine la nostra esistenza, o quanto meno impedirei alle persone di andare troppo spesso in luoghi pubblici potenzialmente presi di mira dagli attacchi. Invece mi ritrovo costretta ad andare a scuola e interagire con possibili mostri che non vedono l'ora di uccidermi. Il tutto a causa di questa società che ormai dopo secoli di guerre contro quelle crudeli creature si è arresa e ha deciso di creare un'illusione dove vivere in finta pace con sé stessi.

La mia è una scuola pubblica, ciò significa che non abbiamo abbastanza fondi per delle protezioni anti-mostro e quelle che ci vengono date dallo Stato non sempre funzionano.
Fin dall'asilo ci hanno insegnato a scappare e nasconderci dai mostri, e aspettare l'arrivo dei soccorsi, ma non sempre quelli giungono in tempo. Il più delle volte le persone si paralizzano dalla paura e secondo la legge della Costituzione, articolo 2 paragrafo 22, tocca a me trascinarle via.

Sono sempre stata una persona speciale, quando gli altri si chiedevano perché i mostri ci volessero uccidere, io mi domandavo il perché della loro esistenza. Cioè, è chiaro perché i mostri ci vogliano uccidere, o per nutrirsi o per divertimento. Il punto è: Da dove vengono, chi li crea e li manda qui, e soprattutto, perché lo fa?
Nessuno sa la risposta, e se anche la conoscesse non la andrebbe certo a dire a una ragazzina-calamita per mostri.
Difatti, secondo i test a cui mi hanno sottoposto alla nascita, io sono il Protagonista.

Questo titolo è attribuito a una sola persona e passa a un'altra solo se la precedente incontra la morte. È un titolo importante quanto pericoloso, i guai ti inseguono sempre e non hai mai un attimo di pace. Le persone che vengono a saperlo, al posto di allontanarsi da questo soggetto, cercano di farci amicizia, pensando che possa essere divertente. Per questo motivo muoiono molto in fretta.

Esistono molte altre categorie per classificare le persone che abitano questo mondo, ed è essenzialmente questo che ho scelto di studiare. Vado al liceo delle Scienze umane di Lipton, dove indaghiamo tutto ciò che riguarda la mente umana e non solo.

Oggi è venerdì, il che vuol dire che ho Educazione Fisica in prima ora.
Mi affrettai a entrare nello spogliatoio per cambiare gli stivali con delle scarpe più sportive. Gli altri indumenti invece li tengo già addosso per evitare di sprecare tanto tempo in questo sudicio luogo. Gli spogliatoi femminili sono sempre sporchi di ogni sostanza immaginabile.

Una leggenda narra che il colore originale di quelle pareti fosse il bianco, ma nessuno ci metterebbe mai la mano sul fuoco.
Le porte dei gabinetti erano state scardinate e rimosse da certi ragazzi più grandi. La porta unta della stanza non si poteva più chiudere a chiave, a causa di alcuni rituali carnali svolti regolarmente all'interno del camerino dagli studenti.

Nel piccolo specchietto rotto sul lavandino vidi il mio distorto riflesso guardarmi. A fatica mi legai i lunghi capelli neri con il nastrino che tenevo al polso.
Una volta mi avevano raccontato che per risolvere tutti i problemi che ti affliggono basta tingersi i capelli. Io l'avevo fatto, ma l'unica cosa ottenuta era stata la perdita della loro morbidezza e degli strani riflessi blu sulle punte, rimasti dopo la ricrescita.

Sulla maglietta che portavo era impresso il disegno di un simpatico gattino bianco che mangiava il braccio di qualcuno. La indossavo solo perché me l'aveva regalata mia nonna tempo fa, e non avevo molti soldi da sprecare comprando vestiti nuovi.

Uscii dallo spogliatoio ed entrai nella grande e verde palestra della scuola.
«Secondo i miei calcoli la mole della professoressa le impedirà di arrivare in orario», borbottai a bassa voce. «Perciò posso pure starmene un po' in disparte finché non entra.»

Nel mentre si aggiunsero alcune mie compagne del gruppetto delle Vip Super Montate, meglio classificate come Antipatiche.

L'Antipatica è quella persona che si comporta male con il Protagonista e che il più delle volte muore per non avergli dato retta. Altre volte perché era troppo impegnata a limonarsi con lo Stupido.

Lo Stupido è il tipo che si crede figo e ci prova con tutti. Solitamente è fidanzato con l'Antipatica di turno. Muore sempre per aver fatto qualcosa di stupido come non credere che il mostro ci sia veramente e far spaventare tutti per scherzo.

Ovviamente ognuno è cosciente della propria situazione e sa anche come morirà, ma al posto di cambiare subito carattere o evitare azioni che possano portarlo alla morte, continua sulla sua strada pensando di essere diverso dagli altri della sua categoria... e poi muore.
Questo è un altro aspetto che mi porta a credere che questo mondo non sia poi tanto reale.

Dalla grande porta entrò anche la Professoressa Lians, che ormai insegna in questa scuola da più di quanto dovrebbero concederle.
Lei è un Ingenuo.

L'Ingenuo è il tipo di persona che incontra il mostro e cerca di farci amicizia pensando che possa essere buono. Ovviamente muore subito per questo motivo.

Poveri sciocchi, i mostri non provano pietà, i film mentono. Non esistono mostri buoni o cattivi, loro agiscono solo come gli conviene.
La professoressa questo non può capirlo, non ci riesce proprio. Ogni volta che un mostro attacca bisogna tenerla lontana da esso perché potrebbe provare ad abbracciarlo o, come accaduto la settimana scorsa, convincerlo a iscriversi a un corso di yoga.

La donna si sedette alla cattedra, iniziando a fare l'appello a bassa voce e con la sua solita lentezza. Una delle cose che mi ha sempre stupito è che nessuno direbbe mai che insegni Educazione fisica.
La professoressa Lians è una grande massa di carne rosa con tonde guance cicciottelle. I suoi capelli vengono regolarmente tinti di rosso per nascondere i segni della vecchiaia. Sempre vestita con tuta verde e scarpe gialle, dando così la parvenza di trovarsi di fronte a un semaforo. La sua lentezza è ormai nota a tutti in questo mondo, quasi quanto l'appestante odore di peperonata che emana.

«Ester Nientaltro?», chiamò leggendo dal registro.
«Presente», risposi con tono annoiato.
«Prendete i palloni e giocate pure a pallavolo.», sbuffò, rinunciando a segnare le altre presenze e accingendosi ad aprire una supercalorica barretta energetica.

I miei compagni corsero a prendere un pallone bianco, mettendosi a giocare in mezzo alla palestra. Io mi sedetti sulla panchina di legno che si trovava di fianco alla cattedra e rimasi a guardarli.
Questa è più o meno una normale lezione di ginnastica qui alla Pervinca.

Mi si sedette a fianco Lisa Carlinface, con il suo solito sorriso da orecchio a orecchio. Che avesse poi da ridere lo sapeva solo lei.
Vestita con una magliettina gialla scollata e un pantaloncino arancione che ero pronta a scommettere le arrivasse alle ascelle, talmente era stato tirato su per evidenziare il possesso di un organo genitale femminile. Aveva i capelli castano chiaro, gli occhi marroni e gli zigomi alti.

«Senti, stasera do una festa. Ti dico subito che sei invitata, perché altrimenti non capisci. Ti aspetto alle nove a casa mia, non arrivare troppo in anticipo.»
Se ne andò senza neanche darmi la possibilità di rifiutare, tale era la sua maleducazione.

Lei è una Falsa Amica, o almeno, io l'avevo soprannominata così. In realtà è un: Amico di quarto grado, cioè quell'amico che ti sfrutta per arrivare al successo e che finge di interessarsi a te. Solitamente muore perché cerca di salvarsi buttando il Protagonista addosso al mostro che invece, per qualche strano mistero, mangia lui.

Rimasi lì in silenzio a guardarli giocare, mentre pensavo guardando intensamente il vuoto. La mia voce nella testa notò come questo sarebbe proprio un pessimo momento per attaccare la scuola, perché proprio due minuti fa i sistemi di allarme si sono bloccati e il custode si sta prendendo un caffè con l'addetta alle pulizie nella sala professori, ma questo i mostri lo sanno già.

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