Venerdì 20 febbraio 1998
Le due ragazze arrivarono al cimitero con una gran ansia addosso, un'ansia che si era accumulata nei giorni, e si palesava in maniera diversa, con la Vale che quasi si trascinava sulla ghiaia dei vialetti, e la Cinzia che si teneva nelle spalle, sentendo la strana stoffa sulla pelle.
Angelo aspettava, masticando nervosamente il chewing gum, il solito zaino leggero, in una notte estremamente lugubre, un febbraio freddo. Una notte che solo nei peggiori film di genere poteva essere scelta per fare un rito di esorcismo.
La Vale, visto il suo coinvolgimento precedente, era colei che doveva agevolare Angelo nella possessione. Quest'ultimo lo ribadì mentre ripassavano tutti i passaggi:
«Faremo le pratiche di evocazione dell'anima malefica, anche se sappiamo che lei ci guarda e ci ascolta già. Poi passerò alla pratica del Maleficio: accenderò la candela e reciterò la chiamata finché non succederà qualcosa. A quel punto l'Idolatria, e qui entrate in campo voi. Te Vale per prima. Te Cinzia sai che devi... intervenire recitando questa» disse Angelo, indicandole l'orazione di esorcismo che lei doveva imparare a memoria, ma che lui, per sicurezza, le aveva scritto su un foglio.
La rilesse un'ultima volta.
liberaci da ogni potere,
inganno e perversità degli spiriti infernali,
e conservaci incolumi da ogni male...
Vattene, Satana, padre della menzogna,
nemico della salvezza degli uomini...
Sentiva il panno a contatto con la pelle, era a disagio, non potete immaginare quanto. Si misero in cerchio, con la solita tavoletta invocarono l'anima che la candela verificò essere presente.
VOGLIO SANGUE
comparve al muro. Angelo, che quasi tremava, appoggiò la candela a terra e la fissò intensamente. Poi con una voce tremante, recitò:
«Ave, Astaroth... cercatore di saggezza e custode del tempo, potente duca, ti invoco umilmente dalle profondità dell'Inferno... nel Regno dell'Uomo. Ascolta la preghiera del tuo servitore e amico, prestami i tuoi poteri in questo momento, rivelati nelle fiamme davanti a me... Ave, Astaroth».
Non avvenne nulla, il cimitero rimaneva immerso nel suo freddo silenzio. Nemmeno il vento muoveva gli aghi dei pini. il ragazzo prese un respiro e ripeté l'invocazione, con voce più ferma, più sicura, per quanto gli occhi tradissero paura.
«Ave, Astaroth! Cercatore di saggezza e custode del tempo! Potente duca, ti invoco umilmente dalle profondità dell'Inferno nel Regno dell'Uomo. Ascolta la preghiera del tuo servitore e amico! Prestami i tuoi poteri in questo momento! Rivelati nelle fiamme davanti a me! Ave, Astaroth!».
La fiamma della candela si mosse, tremolò. Infine si spense di colpo come travolta da un soffio. Angelo, con mano malferma prese l'accendino, ridiede vigore alla fiamma, avvicinandola al muro per leggere una nuova scritta:
NESCIS POTENTIAM MEAM
Si girò verso le due ragazze, con uno sguardo che mescolava terrore ma anche eccitazione. Stava funzionando! Anche se nessuna di loro due sapeva il significato. Lui attraverso il labiale fece capire che era più o meno "Tu non conosci la mia potenza", e con lo sguardo chiese alla Vale di raggiungerlo.
Questa, con fare arrendevole, si abbassò appena i pantaloni della tuta, mise la mano esile nelle mutandine e ne estrasse due dita imbrattate del suo ciclo. Alla luce della candela erano di un rosso incredibilmente brillante. Le appoggiò alla lapide fredda, rabbrividendo anch'essa. Poi, rassegnata, si inginocchiò davanti ad Angelo che, fissando la lapide, disse:
«Ripudio Dio e i suoi sacramenti, l'unica mia guida è la carne, l'unico mio obbiettivo è la soddisfazione. Anelo alla corruzione della carne, desidero corrompere le anime».
Così dicendo, fissò la Cinzia che si tolse il giubbotto e rimase con una tunica da comunione completamente candida, già benedetta probabilmente, che le copriva a malapena le intimità e le conferiva un aspetto decisamente virginale mentre si stringeva nelle spalle per il freddo e la vergogna. Poi il ragazzo abbassò a sua volta i pantaloni della tuta e gli slip, mostrando una erezione piuttosto evidente.
«La carne e la sua soddisfazione. La carne e la sua soddisfazione Astaroth! Guardami!» quasi gridò, avvicinando il membro alla bocca della Vale.
La scena fu illuminata a giorno da una vampata. Un cerchio di fuoco comparve sulla ghiaia e avvolse la tomba, le fiamme giravano completamente attorno ai tre. Angelo balzò indietro, le due ragazze strozzarono a malapena un urlo.
Era un cerchio perfetto che si sprigionava dai piccoli sassi lisci, illuminava tutto lì attorno, racchiudendo la scena e i tre ragazzi dagli sguardi terrorizzati.
«Io sono la morte, distruttrice di mondi».
Una lugubre figura si stagliava appena sopra la lapide, la sua falce fiammeggiava come il cerchio attorno alla tomba, il suo volto era scheletrico.
«Ti attende il nono cerchio, traditore di chi si fida» continuò, allungando il dito ossuto contro il ragazzo, che scalciò nell'indietreggiare, «invocare demoni fittizi non ti salverà».
L'entità sporse la falce fiammeggiante verso Angelo che, terrorizzato, fuggì tirandosi su la tuta in fretta e furia. Ma la Morte ricomparve davanti a lui appena più avanti, e lui fu costretto a cambiare repentinamente strada.
Il terrore, l'ansia e il disperato tentativo di vedere chi lo inseguiva lo fece precipitare in una fossa appena scavata. La Morte fiammeggiante lo osservò dall'apertura, ghignando rumorosamente.
«Mi stai agevolando il lavoro».
La terra iniziò a cadere nel buco a piccole frane, finché una fitta serie di passi e dei comandi secchi fecero voltare la Morte che fuggì urlando «Oh, cazzo gli sbirri!».
Qualche ora dopo, Angelo, con la terra ancora nel colletto del giubbotto, la Cinzia rivestita alla bell'e meglio, la Vale con le dita ancora imbrattate di ciclo, oltre al Fara, al Biscia e a Bertozzi tutti e tre vestiti da Morte, erano alla centrale della polizia municipale. Tutti i loro giochi erano stati sequestrati e attendevano l'arrivo dei rispettivi genitori, dopo aver spiegato, ognuno alla sua maniera, perché erano al cimitero a bivaccare su una tomba di famiglia e dentro una fossa scavata per una tumulazione che doveva avvenire l'indomani.
Bertozzi, appena fuori dalla centrale, iniziò a essere picchiato a sangue dal padre per la figura miserrima rimediata con le forze dell'ordine, prese il primo ceffone nel montare in macchina e continuò a prenderle a casa fino a far preoccupare la madre per le sue condizioni fisiche.
Il Fara non ne parliamo, era stato l'ideatore dello scherzo della morte per spaventare più che altro Angelo, fu scorticato vivo dal padre, che per la seconda volta nel giro di pochi mesi aveva dovuto porre le più sentite scuse al comandante della Municipale. Si vendicò sul figlio fracassandogli praticamente tutto il materiale elettronico, i giochi doppiati e anche qualche film porno che stava astutamente nascosto tra i videogames.
Il Biscia, quando raccontò al padre l'accaduto, si preparò ad un tremendo papagnone sui denti, ma Fusconi senior disse «Madonna che spasso, li hai presi tutti per il culo 'sti chiesaroli!» e si mise a ridere talmente forte che tutti quelli nei paraggi lo guardarono male, specialmente i genitori della Cinzia, consapevoli di essere devoti ma non certo felici di farsi chiamare "chiesaroli".
Angelo confessò di aver organizzato le sedute e i trucchi per spaventare le ragazze e "ammorbidirle" data la loro rigida morale cattolica, pensava di meritarsi un po' di attenzioni, e quello gli era sembrato il modo migliore per averle. Fu spedito praticamente il giorno dopo da parenti in un paesino sperduto dell'altopiano di Asiago, e a Cervia rimise piede a patente acquisita.
La Vale rimase tremendamente scossa per diverso tempo, smise di guardare i film horror, e di frequentare la parrocchia, perché la storia arrivò anche da quelle parti e le risatine le erano intollerabili. La Stefy si incazzò di brutto con lei, dicendole che glielo aveva detto in lungo e in largo che dei maschi non ci si può fidare. Su quelle due ci sarebbe da dire molto, ma ve lo dico un'altra volta.
La Cinzia, sentitasi presa in giro fino al midollo per la sua ingenuità legata alla religione, ancora mentre venivano scortati via dal cimitero per essere condotti alla centrale, sbroccò completamente ed aggredì Angelo a calci e pugni, con la tunica virginale che svolazzava lasciandola in mutandine e colpi di kung-fu. Scoperta la sua natura di visionatrice di horror, mentitrice e membra di una pseudosetta spiritista, fu messa in punizione per un tempo indefinito, portata a scuola e ritirata dalla madre stessa, o tutt'al più dalla sorella, per il resto dell'anno scolastico.
A proposito, l'Erica fu costretta a rifiutare altre lezioni di recupero al Fara. Se ne ebbe a male per quei mancati introiti.
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