Martedì 20 gennaio 1998
«Ok, benvenuti. Cinzia, lui è Simone, gli do ripetizioni. Ma siccome è molto indietro, praticamente state facendo le stesse cose. Simone, lei è Cinzia, mia sorella, è in una fase molto calante, ha bisogno di essere aiutata».
Si salutarono rapidamente e con lieve imbarazzo. Si conoscevano di vista, le volte in cui prendevano i tram alla stessa ora per tornare a Cervia. Simone la guardò un po' sostenuto: non voleva intrusi nel suo magico mondo, specialmente se si trattava della suorina di turno.
Forse occorre fare un passo indietro e spiegare la situazione.
Lui era un po' ormonale. Con la scusa degli speciali sulla Champions League, passava ore a guardare canali minori imbottendosi di pubblicità di numeri porno, facendosi i film di quanto sarebbe stato bravo nella parte del pornoattore, soprattutto con segretarie e tipe in camicia e occhiali che ogni tanto spuntavano tra gli 199.
L'Erica aveva gli occhiali, e anche le camicine, e aveva vent'anni.
In più, nella vita di Simone, era successo un altro evento particolare: era tornato il Biscia.
Eros Fusconi, detto il Biscia, era un suo amico di vecchia data ed ex compagno di squadra, dato il suo talento, era stato dapprima acquistato dal Venezia e poi si era trasferito al Cesena, ma le ingloriose pagelle rimediate in quell'anno e mezzo avevano costretto la società del cavalluccio a scaricarlo, girandolo al Cervia fino alla fine della stagione.
Il Biscia, un po' perculato dai suoi amici per il fallimento da calciatore serio, aveva trovato in Simone uno che parlava poco di calcio, preferendo le tette. Il Biscia ci andava a nozze, lo usava come amico antistress.
Simone, mentre giocava alla play con il ritrovato amico, faceva il resoconto dei suoi pensieri porno con l'insegnante di recupero e, siccome erano quasi sempre da soli quando giocavano, ci metteva su pure qualche scena mimata.
Il Biscia si spanciava e lo aizzava con alcune considerazioni prese direttamente dai film hard più incandescenti. E Simone si caricava e il gioco continuava fino a che il ragazzo non ce la faceva praticamente più e doveva correre in bagno a concludere.
Prima e dopo la doccia passava il tempo a guardarsi allo specchio, trastullandosi soprattutto sulla sua insegnante di recupero, che puntualmente bersagliava di battute più o meno a doppio senso quando si vedevano per le ripetizioni. Simone non trascurava nemmeno il look, che in quel periodo era aiutato dalla moda corrente: si presentava sempre smanicato e con pantaloni "a mezzo culo" come erano soliti dire i vecchi del circondario che commentavano sempre acidamente le mode giovanili. E se le prime due volte l'Erica aveva anche sorriso alle sue scimmiottate, al suo continuo toccarla con ginocchia e gomiti, al suo prenderla per il polso per comunicarle che aveva finito (male) un esercizio, poi era diventata una cosa un po' troppo sopra le righe.
Ma questo non sarebbe stato poi un problema, se non fosse che Simone non stava dando segni di progresso, continuando a fare il cretino, e la sua insegnante di recupero aveva paura di perdere il cliente, così pensò bene di inserire sua sorella nelle lezioni di recupero, con l'intento di calmierare il ragazzo o, per lo meno, di diluirlo nella devozione della sorella. E magari far uscire un po' la sorella da quel guscio di religiosità che le stava chiudendo tutte le relazioni.
La prima lezione di "recupero" del Fara fu strana, il ragazzo rimase bloccato dalla presenza di quella ospite inaspettata, dal suo occhio indagatore. Si comportò quasi a modo, pur dando sfoggio della sua terrificante ignoranza. Terrificante e quasi disperata.
Lunedi 2 febbraio 1998
La Cinzia ebbe paura che fosse arrivato il suo turno, quando la chiamò la Vale.
Un paio di giorni prima era stata fermata dalla Stefy, con cui non parlava da mesi, sentendosi chiedere se sapeva perché la Vale era in quelle condizioni così pietose. Lei, tra mille impacci, aveva detto che non si vedevano così spesso ultimamente e non sapeva cosa stesse succedendo.
Si pentì molto di quelle mezze bugie e, con questo ulteriore dispiacere, andò a casa di Angelo assieme alla Vale, che non era certo al massimo della sua forma. Il viso un po' scavato e le mani che continuavano a torcersi erano una presenza inquietante mentre Angelo spiegava che il sangue del ciclo della Vale stava tenendo a bada l'entità. Ma non potevano andare avanti così, tutti e due erano molto preoccupati per quello che avevano risvegliato.
«Sono pentito, Cinzia, sono pentitissimo di questo casino che abbiamo messo in moto. Di quello che sto passando io, ma soprattutto la Vale. Io... non posso continuare ad avere il suo sangue nelle mani, è orribile credimi!».
Angelo raccontò per sommi capi le ultime settimane in cui erano stati costretti a "donare" il sangue della Vale all'entità e a subirne le minacce attraverso messaggi che comparivano improvvisamente a tutti e due nelle maniere più disparate.
«Ma forse abbiamo trovato la soluzione. Forse».
La Vale guardò l'amica con uno sguardo quasi colpevole.
«Ci serve qualcuno che interrompa la catena. Definitivamente. Ci liberi di tutto questo e ci consenta di metterci tutto alle spalle» continuò Angelo.
«E sarei io?» chiese la Cinzia titubante.
«Quando eravamo al cimitero, l'entità ti ha vista, ma ti ha ignorata. Forse ti teme, non lo so perché, forse per la tua devozione».
La Cinzia ripensò a tutto quello che era successo, e al fatto che l'entità l'avesse sempre lasciata stare pur partendo da una posizione pressoché identica a quella della Vale. Si rafforzò in lei la convinzione che la Beata Vergine la stesse in qualche modo proteggendo
Forse era veramente la sua devozione a tenerla al sicuro.
«La Madonna che schiaccia la testa del serpente Satana. In Polonia la Madonna viene chiamata addirittura"la Vittoriosa". Ce lo dicono continuamente che Maria è potentissima presso Gesù a nostro favore, specialmente può tutto nella lotta contro Satana e nello sconfiggere l'intero inferno».
Angelo si infervorò in quel racconto.
«Quando avvertiamo una tentazione, subito recitiamo devotamente l'Ave Maria. La Madonna, la nemica del diavolo, lo mette in fuga. Lei è il martello che lo schiaccia; è la santificazione della nostra anima, è la gioia degli angeli. Grande devozione alla Madonna. S. Francesco d'Assisi ripeteva: "Alla recita dell'Ave Maria, tremano tutti i demoni!". E ci sono fior di esorcisti che dicono che la Madonna fa fuggire il Maligno!».
Fece una pausa, ma la voce gli tremava.
«Ora, io non so sinceramente che tipo di entità sia questa, ma è terribilmente maligna, ha ucciso venti persone e chiede continuamente sangue. Dobbiamo porre fine a tutto questo!»
Prese un bicchiere per versarsi dell'acqua, porse i bicchieri anche alle amiche, anch'esse molto infervorate dal suo discorso. L'esorcismo aveva cambiato la visione che avevano di quella storia, vedevano una sorta di spiraglio nella loro vicenda.
Riempì il proprio bicchiere, poi quello della Vale e infine quello della Cinzia, che all'istante diventò rosso sangue. I tre balzarono indietro urlando, Angelo, dopo un attimo, le prese e le portò fuori urlando di andarsene.
Quando furono in giardino, nel freddo di inizio febbraio, si guardarono atterriti. Poi il ragazzo disse che forse era il caso di andare in chiesa, sarebbero rimasti al sicuro almeno per quel pomeriggio. Il terzetto rimase davanti alla tela della Madonna della Neve, unico superstite della vecchia chiesa della città. La Cinzia continuò a pensare all'orribile scena dell'acqua che diventa sangue davanti ai suoi occhi, in un luogo che riteneva sicuro come la casa di un suo amico. Concentrò i suoi pensieri sulla Madonna, volle fortissimamente ricevere un segnale da lei, ma mentre rimasero dentro la chiesa, non successe nulla.
Nel tragitto verso casa, la Vale la abbracciò a lungo e pianse confidando di non riuscire più a resistere in quel casino. Voleva uscirne, voleva fortissimamente uscirne, ma nello stesso tempo non voleva mettere l'amica nella condizione di rimanere anch'essa invischiata in quella orrenda vicenda. Era la prima volta da un tempo lontanissimo che si abbracciavano, in mezzo c'erano state forse più occhiate di sufficienza che vera amicizia tra le due.
A casa, la Cinzia pregò con fervore, ma non ricevette nessun segnale.
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