31 - Alla faccia del family friendly.
In questo capitolo è presente una scena di sesso. Visto che nelle fanfiction sono un must, non potevo non metterla.
Dopo molte indecisioni al riguardo, l'ho scritta e inserita. Sarà "separata" dal resto del capitolo da un asterisco, così se volete saltarla, potete farlo. Anche perché non è che io sia poi così brava in queste cose, me la cavo meglio con il trash... In effetti, la scena per certi versi lo è. Anzi, togliete per certi versi.
Passo e chiudo!
-LoveHateBlood
Non so bene come ci siamo trovati in questa situazione. Un attimo prima io e Ace eravamo al Blockbuster e stavo cercando di rallegrarlo in qualche modo, il secondo dopo mi ha proposto di andare a casa sua.
Ha detto che la mia presenza lo calma e che ha bisogno di compagnia. Già, mi sono fatta convincere.
Capisco come si sente, davvero, ma cavoletti!
Non può tornare dal bagno dopo una "doccia rilassante" - l'ha chiamata lui così - con solo un asciugamano, fin troppo piccolo, stretto in vita.
Dovrebbe essere illegale questa cosa! Lo sanno tutti che è un infarto assicurato per tutte le Hope e - guarda un po'! - io rientro nella categoria.
«Va meglio?» domando, tanto per distrarmi da quell'ammasso di muscoli e sexaggine di nome Ace Young.
Ace si gratta la nuca, un po' imbarazzato, e adocchia il mestolo che ho in mano. Assume subito un cipiglio sorpreso e punta il suo sguardo dritto su di me.
Oh, buon Dio...
Davvero? L'amore ti rende così rincoglionito da mandarti il cervello in pappa con una sola occhiata? Non ho firmato per questo! Non c'è il tasto di rewind per tornare indietro nel tempo?
Al momento la mia materia grigia potrebbe essere scambiata per un omogeneizzato, santo cielo!
«Mm... Sì.» risponde, dopo una pausa degna del miglior film drammatico anni novanta del mondo.
Finto Harry sta sulle sue, sembra che qualcosa gli impedisca di comportarsi come al solito. Beh, è comprensibile che sia preoccupato, visto quello che è successo prima. Il vero problema qui sono i miei ormoni, che sembrano voler ballare God is a woman sulla sua pelle. E Ariana Grande mi perdoni per questo.
«Alanis.» mi chiama, senza alcun preavviso, il mio bad boy, facendomi sobbalzare - quasi il mestolo mi sfugge di mano.
Perché le Hope, me compresa a questo punto, devono essere tutte così stupide?
Ace ha il tono serio e composto di un uomo d'affari. Ok, ciò non preannuncia niente di buono e la sento arrivare. Chi? La signora del dramma: Sua Maestà Ansia!
«So che ti ho tormentato per giorni con la storia del matrimonio.» continua lui, senza nemmeno aspettare la mia risposta - non si rende neanche conto che i miei due neuroni sono troppo impegnati a giocare a ping pong, per restare lucidi.
«Ma Emily mi ha sconvolto. Il modo in cui ti ha trattata è-» si interrompe solo per imprecare - ma non riporterò la parolaccia perché vorrei che questo capitolo della mia vita rimanesse family friendly.
«Ace, non preoccuparti.» gli dico.
«Mi preoccupo invece!» ribatte lui, spalancando gli occhi.
«Mi ha riportato alla mente certi ricordi e temo che mi abbia influenzato. Non voglio perderti, quindi quello che sto cercando di dirti è che voglio sposarti, ma non così... Insomma, la situazione è cambiata rispetto a prima e il matrimonio-» sbuffa, forse è a corto di parole.
Credo che stia cercando di dirmi che vuole posticipare le nozze, ma il fatto che continui a mordersi il labbro e che sia nudo mi distrae.
Va bene, devo concentrarmi. Non è che, solo perché mi ha conquistata e ho il via libera per toccarlo, devo diventare una pervertita.
«Ho intenzione di spiegarti ogni cosa: perché ho iniziato a cercare moglie e anche perché fra tutte ho scelto proprio te.» sospira.
«Ma non ora. Sono troppo stanco per metterti al corrente dei miei drammi famigliari.» ridacchia.
«Ace, non devi giustificarti. Lo capisco.»
Lui inclina la testa. Nei suoi occhi leggo un affetto e una tristezza infiniti.
«Dovremmo aspettare per il matrimonio. Immagino che ti vada bene, visti i tuoi innumerevoli rifiuti, ma vorrei chiedertelo comunque.»
Mantiene un tono pacato, nonostante il suo orgoglio sia ancora ferito da tutti i miei no.
«Ti va bene, Ana?»
Incrocio le braccia al petto e distolgo lo sguardo - ma solo perché la vista del suo petto nudo non mi rende lucida. Tipo per niente.
Quando ha detto di non volermi sposare, prima dell'incontro con Emily, una parte di me c'era rimasta male. Anzi, sarebbe più corretto dire che non capivo la ragione dietro quelle parole. Insomma, mi ha stressato con il matrimonio fino alla sfinimento: credevo che avrebbe rincarrato la dose, non che facesse marcia indietro.
Però ora lo comprendo. Non ho la minima idea di come tutta questa faccenda sia cominciata - non è che Emily sia comparsa così di punto in bianco, visto che tecnicamente è la sua matrigna, quindi perché vuole annullare tutto proprio adesso? - ma attenderò fino a quando non me lo dirà lui.
«Non sono pronta per il matrimonio.» rispondo, tornando a guardarlo.
«Ma lo sono per stare insieme a un certo ragazzo ricco, bello e intelligente.» scherzo, ma non posso far a meno di alzare gli occhi al cielo.
Lui abbozza un sorriso e mi viene incontro. Ha un passo tranquillo, sicuro di sé, e a coprire il suo corpo c'è solo un misero asciugamano di cotone blu - che non fa bene il suo lavoro, visto che qualcosa lo riesco comunque a intravedere.
Da quando è diventato così sexy?
«Hai dimenticato umile.» mi dice.
«Io non dimentico.»
«E vuoi comunque essere la mia fidanzata, nonostante i nostri trascorsi...» fa una pausa solo per passarsi la lingua sulle labbra - immagine cringe check.
«Turbolenti.»
«Esatto.»
Forse dovrei cambiare il titolo del libro della mia vita, a questo punto. Prima l'avrei chiamato Storia di una zitella amante dei gatti, poi sono passata a Voglio rimanere Single - con la s maiuscola per evidenziare l'importanza di quest'ultima parola.
Quello definitivo sarà Evidentemente mi hanno drogata, visto che mi sono innamorata del mio nemico.
Troppo lungo?
«Ti sei bevuta il cervello?»
«Forse.»
«Era buono?»
«Non lo so, probabilmente mi sono ubriacata.» ironizzo.
«Tu sei davvero...» scuote la testa, soffocando una risata.
Ora che lo guardo meglio - e ne ho la possibilità perché si è avvicinato - i suoi occhi non sono più così rossi, ma domattina saranno sicuramente gonfi. Però almeno ora sta bene, più o meno. Ne sono felice - anche se sta letteralmente ridendo di me.
«Stai gocciolando sul pavimento.» gli faccio notare, osservando disgustata - ma a chi voglio darla a bere? - le gocce d'acqua che dai suoi capelli corrono fino alle piastrelle.
«Vuoi venire tu ad asciugarmi?»
Ma ha sempre la risposta pronta, questo qui?
«No, grazie.»
«Prego.»
Ma che-?
«Ok, torniamo seri per un attimo.» dice prima che io risponda - di nuovo. Ma è un vizio il suo o mi ha presa in antipatia?
E comunque non è che la cosa del "rimanere seri" ci riesca benissimo...
«Davvero vuoi stare con me?» mi chiede. Ha pure la voce roca.
Quante conferme vuole?
«Sai che questo vuol dire che io sarò tutto tuo.» fa una pausa - Dio, quant'è teatrale!
«E tu tutta mia?» ghigna.
E sappiamo tutti che quando un bad boy ghigna...
Niente, ghigna e basta. È l'hobby di ogni cattivo ragazzo, è risaputo.
«Sì, anche se la parte del "tu sei mia, io sono tuo" potevi risparmiarmela.» confermo.
«Credevo che le citazioni trash ti piacessero.»
Chissà in quale perla wattpadiana l'ha pescata questa, allora!
«Ma ormai hai deciso di stare con me, quindi dovrai sopportarmi, anche se adesso le odi.»
Mai detto che le odio. Non bestemmiare.
«Finché non ti strangolo.» aggiungo, divertita.
«Dovrò dormire con un occhio aperto, se partiamo già così.» ridacchia.
Finalmente è tornato l'Ace sfrontato e ammiccante di sempre! Non credevo che mi sarebbe mai mancato, ma lo preferisco così.
In realtà, scorgo ancora un po' di rassegnazione e rabbia in lui, ma si vede che sta cercando di non pensarci. E non ho alcuna intenzione di dirgli qualcosa che potrebbe far riemergere altri ricordi, visto che ha appena finito di piangere. Ha bisogno di rimanere in questa bolla di calma per qualche ora e poi ne potremmo discutere pacamente. Spero.
«Cucini?» domanda, stiracchiandosi come un gatto.
Tanto per mettere in mostra la tartaruga, vero? Che razza di montato!
Sbuffo. Ormai mi sono abituata ai suoi strani modi per cambiare argomento.
«È ora di cena.» mi limito a rispondere, facendo spallucce, voltandomi verso la pentola. Ho solo messo a bollire l'acqua, comunque.
«Ma che mogliettina premurosa.» mi prende in giro, ridendo leggermente. Almeno pare che sia più allegro, meglio così.
Immediatamente percepisco la sua presenza più vicina. Non oso girarmi. Sento il calore del suo petto sulla mia schiena. Le sue mani sono entrate nella mia visuale, sono ai lati del mio corpo, appoggiate sul bancone della cucina. Il suo respiro, calmo e regolare, mi solletica la spalla.
«Non devi cucinare per me.» sussurra, spegnendo il fuoco.
«E cosa mangeremo? Aria?» chiedo, sbuffando, nonostante la mia salivazione stia notevolmente aumentando.
Altro che calma! Sta facendo di tutto per provocarmi e scatenarmi delle reazioni!
«Pensavo di ordinare del sushi e farci le coccole sul divano.» suggerisce.
Peccato che la parola più innocente di quella frase l'abbia detta con un sorrisino, che di angelico non ha nulla, sul volto - ne sono sicura, lo conosco troppo bene - e il tono malizioso di chi promette molto di più di un paio di baci.
«Cocco- cosa?» sbotto, presa in contropiede.
«Mi piacerebbe stringerti a me.» ridacchia e sono certa che abbia alzato un sopracciglio - tanto per rimarcare il concetto "quanto conosci Ace Young?"
«Che hai? Non sei mai stato così-» mi interrompo.
Dicendo quella frase mi sono voltata verso di lui, sbattendo il naso sul suo mento per lo slancio.
Ahia...
«Tutto bene?» mi chiede, abbassandomi la mano, che tenevo davanti alla botta, per poterla guardare bene.
E niente, il suo viso è a un palmo dal mio, il suo fiato - sa pure di fragola, mannaggia! - mi solletica la faccia e io rischio l'arresto cardiaco. Tutto normale.
«Sì, certo. Sto magnificamente. Perché non dovrei star bene?» ribatto con tutta l'acidità e il sarcasmo di cui dispongo, così magari si allontana.
Lui si limita a sorridere, ma non si sposta. Mi porta all'orecchio una ciocca di capelli, che avevo davanti al volto, con una carezza. E lo fa delicatamente, manco fossi fatta di cristallo.
Perché mi sento così nervosa? Se dovesse succedere qualcosa, non sarebbe nemmeno la prima volta che noi... Noi...
«Perché sei arrossita, Ana?» mi chiede, con un tono di chi la sa lunga e uno sguardo alla "so che ti faccio un certo effetto".
«Ho solo caldo.» mi difendo.
«Hai ragione, fa caldo qui.»
Cosa sono queste frasi fatte da due soldi? Potrei prendere un romanzo trash a caso dalla mia biblioteca di Wattpad e trovare queste esatte parole, prima della scena di sesso - puntuale come un orologio svizzero.
Aspetta... Prima della scena di sesso? Oh, melograno! Non dirmi che anche questa è una citazione!
«Wattpad?» domando, più per esserne sicura che per altro. Diciamo che voglio la conferma definitiva.
«Wattpad.» afferma lui, facendomi un occhiolino che di serio ha ben poco, ma compensa con il fattore cringe.
Come siamo passati da una scena drammatica a una così ridicola? Qualcuno me lo vuole spiegare?
«Razza di pervertito!» esclamo - e sto urlando perché spero che almeno un tono di voce alto serva ad allontanarlo.
È inutile che ve lo dica, che è tutto inutile - giochi di parole, evvai... Sembro mio padre quando faccio queste battute squallide.
Ace rimane immobile e rigido - non pensate male! - come una statua. Una statua di marmo di un Dio greco, con solo un miserabile pezzo di tessuto in vita. Dannazione!
«Beh, posso essere un pervertito con la mia ragazza, giusto?»
È così ovvio che mi stia prendendo in giro! Ma è altrettanto vero che quando fa così la temperatura nella stanza si alza notevolmente.
«Ho voglia di baciarti.» confessa poi, spiazzandomi.
«Posso o preferisci giocare a Cooking Mama?» aggiunge, accennando al mestolo che ho ancora in mano.
Lo mollo sul piano della cucina e metto su il broncio, perché mi pare giusto che lui percepisca perfettamente quanto non sia divertente.
«Non volevi ordinare del sushi?» chiedo.
«Cosa ti fa credere che non l'abbia già fatto, prima di andare in bagno?»
Quindi è per questo che ha spento il fornello: aveva già organizzato tutto. E poi, tanto per mettere i puntini sulle i - per il solo gusto di farlo, sia chiaro - mi aspettavo una cucina con un piano cottura a induzione. Perché ne ha uno a gas?
Ok, ammetto che sto solo cercando di placare i miei ormoni - che al momento stanno ballando Waka Waka di Shakira - distraendomi con dettagli inutili.
«Astuto. L'avevi programmato?»
«Tu che dici?» ribatte, prendendomi per la vita per portarmi più vicina a lui.
«Dico che sei pazzo.»
«Vuoi farmene una colpa?» sorride sulle mie labbra e - sarà che ho letto decisamente troppi romanzi - ma le sento: le fottute farfalle nello stomaco. E al diavolo il family friendly!
«Abbiamo un'ora di tempo, prima che arrivi la cena.» aggiunge, prima di baciarmi.
*
Le sue labbra si scontrano con le mie con uno schiocco. Percepisco perfettamente che le sue sono screpolate e bollenti. Sfiorano la mia bocca con gentilezza. Mi stregano.
Senza nemmeno pensarci, gli porto le braccia al collo, corcondandolo, e mi sporgo verso di lui, per approfondire quel contatto tanto agognato.
Una scarica d'eccitazione mi corre lungo la spina dorsale, donandomi dei brividi caldi. Ace ha ancora le mani ancorate alla mia vita e da esse sento scaturire un bruciore piacevole.
Quella che mi scorre nelle vene è pura adrenalina.
Con una delicatezza che non gli appartiene, Ace mi morde le labbra e le tira a sé, come se desiderasse di più. Le succhia, le lambisce, gioca con loro, fino a quando non mi decido e gli lascio una via d'accesso alla mia bocca.
La sua lingua si scontra con la mia e quella che inizia non è una danza, ma un brutale gioco di sottomissione. Così come io cerco di prendere in mano le redini della situazione, così fa lui.
Le sue mani esperte iniziano ad accarezzarmi la pelle, insinuandosi sotto la maglietta scura che indosso: la mia unica protezione. Non che serva a molto.
Sento che si fa largo fino al reggiseno lentamente, si prende il suo tempo per sfiorarmi e farmi perdere il controllo. Arriva al gancetto e lo sgancia con una mossa, come se fosse abituato a farlo. Io tremo sotto il suo tocco, ogni sua mossa mi scatena un vortice di piacere.
«Lo dico io, che sei un bad boy.» mormoro, riprendendo fiato per un attimo, senza tuttavia staccarmi da lui.
«L'ho mai negato?» ghigna, ricominciando quella tortura.
Perché è davvero una tortura! Sta facendo di tutto per farmi impazzire, tuttavia non ha azzardato una sola mossa. Ho ancora la maglietta addosso, così come il reggiseno, anche se è slacciato e mi pende dalle spalle.
Così decido che ne ho abbastanza. Mi stacco da lui e mi levo la maglia da sola, proprio come mi sbarazzo del reggiseno. Li butto sul pavimento, ai nostri piedi. Lui si limita a sorridermi, squadrandomi come se volesse mangiarmi.
«Scommetto che non ti saresti mai aspettata che sarebbe finita così fra noi.» mi provoca, con tono di voce che non nasconde la sua eccitazione.
«Disse quello che non voleva andare a letto con sua moglie.» ribatto, scatenando le sue risate.
«Beh, avevo ragione. Sei perfetta, no?»
«Stucchevole.» ribatto, scendendo dalla cucina per iniziare a incamminarmi verso la camera.
Non esiste che io faccia quelle cose vicino al piano cottura. Lì ci cucinano, santo cielo!
«Però non puoi negare che tutto questo ti piace!» ribatte Ace, subito al mio fianco, appoggiando il braccio sulle mie spalle per tenermi stretta a lui.
«Non sei affatto sexy.» gli dico, spalancando la porta della stanza.
«Certo.» alza gli occhi al cielo, piuttosto divertito, mentre io mi siedo sul letto e mi libero delle scarpe e dei pantaloni.
Ace chiude la porta alle sue spalle. Io mi levo i calzini.
Viene verso di me, sempre con quella sua andatura tranquilla.
Una volta davanti al letto, si mette in ginocchio e mi sorride. Si sporge per baciarmi - solo un tocco fugace di labbra - e ferma le mie mani, corse a levare le mutandine.
«Faccio io.» si propone.
«Ok, ma non usarle per una dichiarazione.» lo stuzzico.
«Ricevuto.»
Mi fa stendere sul materasso e mi chiede di allargare le gambe. Io lo faccio.
No, non guardatemi così. Sono una donna adulta e vaccinata! Anche se in un primo momento ero parecchio imbarazzata - più che altro per l'incertezza della situazione - non potete chiedermi di interpretare Hope-timida in un momento del genere.
Ace è insopportabile, ma sexy. È normale che non veda l'ora di stare con lui, visto che mi piace - per qualche assurda ragione.
Le sue dita mi sfiorano le cosce con estrema lentezza. So che lo fa apposta! Che bastardo!
Me lo conferma il sorrisino che ha in volto, mentre le tira giù piano piano.
D'un tratto mi ritrovo a essere impaziente. Desidero che mi tocchi e bramo sfiorare il suo petto duro, scolpito dagli allenamenti che sicuramente fa in palestra.
Sto per dirgli qualcosa, ma la sua bocca mi frena. Letteralmente. Le sue labbra sono corse alla mia intimità. La lecca, la succhia, mi scuote dentro.
La sua lingua, calda e bagnata, mi stuzzica e credo che Ace abbia mandato al diavolo tutta la delicatezza mostrata prima, perché tutto ciò di delicato non ha proprio un accidente.
È rude, veloce e deciso, come se non vedesse l'ora di sentirmi gemere il suo nome. In effetti, è proprio così.
Mi mordo il labbro con forza, quando percepisco una scarica di brividi irradiarsi dalla mia Gina. Mi fanno girare la testa, mi mozzano il respiro. Ace è in grado di fare questo e ben altro.
Un piacere immenso mi fa stringere le gambe, ma il caro Finto Harry le blocca prontamente, tenendomi ferma.
È da prima che artiglio la coperta fra le dita, cercando di non abbandonarmi troppo presto alle sue carezze.
Ace in certe cose è davvero bravo, proprio come aveva detto.
All'improvviso non sento più la sua lingua, ma qualcos'altro si fa largo nella mia intimità.
Ace alza la testa e mi studia, mentre i miei occhi si appannano dal piacere. La sua mano si muove avanti e indietro, mentre l'unico dito che ha infilato dentro mi scuote come un uragano perché - porca carota! - trova sempre il punto giusto dove colpire.
Ne aggiunge un altro e, con il poco fiato che ho in gola, riesco a malapena a mormorare il suo nome.
Sospiro di piacere e serro gli occhi, sprofondando con la testa nel cuscino, inarcando la schiena. Sarei ipocrita a dire che non sto godendo, che Ace non mi sta regalando un piacere unico e che in questo momento non mi sento completamente in sintonia con lui.
«Ti piace, vero?» mi domanda, sempre con quel suo sorrisetto idiota a incorniciargli le labbra - ci scommetto.
E smette. Proprio quando sono sul punto di venire e lasciarmi andare, lui decide di porre fine a tutto questo.
Spalanco gli occhi, pronta a chiedere a quella testa bacata per quale assurdo motivo sia così coglione, ma lui va verso il comodino e tira fuori un pacchetto di preservativi.
«Scusa, i miei non li tengo nel portafoglio, né li strappo con i denti. Sul serio, mi chiedo come non facciano a romperli ogni volta.» ridacchia divertito, togliendosi l'asciugamano di dosso.
Se non fossi nervosa a causa dell'orgasmo mancato, probabilmente risponderei con una battuta. Però anche no.
«Ace... Non è il momento per queste cose.»
È piuttosto eccitato. Le sue dimensioni - lo ammetto - sono l'unica cosa che non posso prendere in giro di lui. Quelle e le sue capacità in certe cose.
Il suo membro è lungo e grosso: ha la combo insomma. E lo sa pure usare bene - non che mi lamenti.
Vi ho già detto che non riesco a rimanere seria? Il cringe mi segue come un'ombra.
«Cosa? Usare il preservativo? Sì che è il momento.» mi dice, fingendo di non aver capito, mentre si accinge a metterselo.
«Non è il momento di scherzare, genio.» ribatto, marcando le parole con la voce, per fargli imprimere bene il concetto nel cervello.
«Lo so, sono geniale.» risponde, mettendosi a cavalcioni sul mio corpo.
China la testa e mi dà un ultimo bacio a stampo, prima di dirmi: «Mi hai fatto diventare un rammollito. Sono completamente ai tuoi piedi, signorina White.»
«E questa da dove ti è uscita?» domando, alzando le braccia per poter accarezzare i suoi capelli morbidi e ancora bagnati dalla doccia.
«Non ne ho idea.» mormora, strusciando la sua erezione sulla mia entrata.
Mi scappa un gemito, ma lui lo cattura con le labbra.
Si fa largo in me lentamente, con gentilezza, e ogni mio sospiro viene immediatamente interrotto dalla sua bocca.
Non appena è completamente dentro, si stacca dalle mia labbra e sorride.
«Ti amo.» sussurra e - senza darmi il tempo di elaborare le sue parole, dette con così tanta dolcezza da sciogliermi - inizia a muoversi.
Altro che delicatezza... Adesso è brutale proprio come lo è stato con la lingua un attimo fa. Esce e affonda in me con forza, seguendo un ritmo che è pericolosamente simile a quello del mio battito cardiaco. Mi aggrappo alle sue spalle e incrocio le gambe dietro la sua schiena, per reggermi meglio e seguirlo con il bacino.
La sua bocca è tornata, prepotente, sulla mia. E l'unica cosa che riesco a fare è gemere, sopraffatta da tutte quelle emozioni.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top