28 - Dio, sono davvero pessimo.
Ci sono dei momenti in cui la mente vaga e diventi improvvisamente un filosofo. Ti fai tutte le domande più assurde come: Qual è l'origine del mondo? Chi siamo? Perché la gente si ostina a chiedersi se sia nato prima l'uovo o la gallina?
Direi che mi sta succedendo una cosa simile, non faccio che pensare e pensare. La cosa triste è che ho solo un dubbio e non dovrebbe essere così difficile trovare la risposta. Ma non ci riesco comunque.
Perché deve essere tutto così complicato, anche se adesso io e Alanis abbiamo ammesso che ci amiamo?
La porta di casa mia si spalanca improvvisamente, mandandomi una scarica di brividi lungo la schiena. La sento sbattere contro il muro e alzo gli occhi al cielo, prima di girarmi verso l'entrata della cucina.
«Che significa che non vuoi sposarti?»
Joshua, con il telefono in mano e uno sguardo assassino in volto, mi viene incontro come una furia, senza nemmeno preoccuparsi di chiudere la porta. Ne sono certo, perché non ho sentito alcun rumore che testimoni che l'abbia fatto.
Sto per farglielo notare, ma qualcun altro entra, chiudendola al posto suo. Lo so perché sento un clack. Ha pure usato la chiave ed esiste solo una persona al mondo che si comporterebbe così. Il detto fa come se fossi a casa tua è sottovalutato. L'ho usato una sola volta con lui e da quel momento non si preoccupa nemmeno della mia privacy.
«Bro, era da un botto che non venivo qui!» esclama Marshall, togliendosi gli occhiali da sole.
Ma tutta questa gente che si auto-invita a casa mia ed entra senza nemmeno chiedermi il permesso? E che cosa cavolo ci fa con gli occhiali da sole? È notte!
Sospiro, ma non dico nulla al riguardo - anche se ne avrei pienamente diritto - perché sapevo che sarebbe successo.
Dopo aver inviato sul gruppo Scapoli yey - preciso che il nome l'ha scelto Josh - un messaggio assurdo, parole loro, i miei amici hanno deciso bene di venirmi a rompere l'anima.
Era scontato che sarebbero piombati qui, visto che l'ultimo messaggio di Josh è: Ma ti sei bevuto il cervello? Adesso facciamo un bel discorsetto, signorino!
Secondo me vuole solo torturarmi. Lo sa benissimo perché faccio così e lui non ha alcun motivo di venirmi a fare la morale.
Quello di Marshall invece è una gif con un orsetto che spalanca gli occhi e la scritta assurdo! bianca in basso. Sinceramente non ho idea di cosa voglia dire e non ci tengo a saperlo. So solo che è una cosa strana e che farebbe Marshall. È già tanto che non mi abbia inviato qualcosa a tema Rick and Morty. Per qualche motivo adora Jerry - chi diamine lo sceglierebbe come personaggio preferito?
Io non ho risposto così, dopo esattamente venti minuti, me li ritrovo davanti, con delle espressioni che quasi vorrebbero incenerirmi. Glielo leggo negli occhi. Marshall però probabilmente sta solo scansionando la stanza alla ricerca di patatine.
Abbasso lo sguardo sul cellulare che avevo già in mano. Stavo per inviargli un altro messaggio, ma loro hanno deciso di precipitarsi qui, sapendo che non chiudo la porta, se non quando vado a dormire.
E io che ho solo scritto: Non credo di voler più sposare Ana.
«Lei ti piace, no?» sbotta Joshua, guardandomi furente.
«Ovvio che sì.» alzo gli occhi al cielo.
«È per questo che non posso portarla all'altare.»
O almeno non ora.
Prima devo scacciare i miei demoni, per così dire. O togliere il mio scheletro dall'armadio. Certo, se stessi parlando di Skinny e la mia vita fosse il sequel di The Wardrobe le cose sarebbero migliori. Anche perché il cinismo migliora ogni cosa. Ma la verità è che se Ana scoprisse ciò che nascondo, probabilmente mi sputerebbe in un occhio, accusandomi di averla intrappolata in un matrimonio che non voleva nemmeno. E io non ci tengo a dirle addio.
«Posso farlo io?» si intromette Marshall, sempre con quel suo atteggiamento invasivo.
Mi sorpassa e si precipita verso il frigo, tirando fuori una birra. Ah, cercava quello. Ma cos'ha? Gli occhi laser?
Marshall va poi verso il cassetto, prende il cavatappi e - poco dopo - inizia a ingurgitare la bibita come se non ci fosse un domani, mentre io gli dico: «Non puoi. È la mia ragazza.»
Lui si scompiglia i capelli mori e poi, allontanando le labbra dalla bottiglia, schiocca la lingua e il suo sguardo si fissa nuovamente su di me.
«Lo so, ma se penso alla tua faccia irritata mi viene una voglia matta di fare qualcosa!» dichiara, con tanto di occhiolino allegato.
«Secondo me basterebbe che le facessi un complimento per farti impazzire di gelosia.»
Non esageriamo. La parte del bad boy possessivo - come direbbe Ana - non mi si addice per niente.
Mi vengono i brividi, ma decido di lasciar perdere, mentre lui riporta la sua attenzione alla birra.
Per sua fortuna, so per certo che sta solo scherzando e che il suo unico interesse è essere un vero sadico. Marshall è il tipo di persona che scatenerebbe una rissa tra due sconosciuti solo per vedere cosa succederebbe. E lo farebbe con un gran sorriso in volto, il che non mi rassicura.
«Ace!» mi chiama Joshua, forse è stufo di essere ignorato.
Ha le braccia incrociate al petto e batte furiosamente il piede a terra, impaziente.
Sta cercando di imitare un cartone animato? Basta che non si metta a sbaciucchiarmi come nei Looney Tunes. L'unica persona al mondo che vorrei sbaciucchiare l'ho portata a casa un'ora fa. Dopo la scenata di Emily non mi sentivo in diritto di tenerla per me tutta la notte.
«Non c'è bisogno che urli.» gli faccio notare, ma lui non prende minimamente in considerazione le mie parole.
«Perché non vuoi sposare Alanis? Che hai che non va?» mi domanda con un tono accusatorio che non mi piace affatto.
«Nulla.» faccio spallucce.
«Solo che mi sono sempre comportato male con lei da quando l'ho rivista e voglio fare le cose nel migliore dei modi.»
Non è una cosa ovvia?
Beh, è solo metà della verità. Un po' lo faccio per questo, un po' perché...
No. Basta così.
«Ma smettila!» urla.
Ma sta sempre a gridare?
«Adesso non venirmi a recitare la parte del gentiluomo, perché non la reggo! Cos'è che ti frena?»
«Magari deve fare la cacca.» ridacchia Marshall, sedendosi sull'isola al centro della cucina con del... Dove diamine le ha trovate le cosce di pollo fritto? E quel secchio? Sono quasi certo di non aver comprato nulla di tutto ciò.
Joshua alza un sopracciglio - mi ha praticamente rubato la mossa! - e decide saggiamente di ignorarlo. Già, nemmeno io ho capito che cosa Marshall voglia dire, a volte è fin troppo strano. Ma gli si vuole bene perché... Non lo so. So solo che non riesco a liberarmene e ci ho fatto l'abitudine ad averlo intorno, quindi va bene così.
«Posso sapere cosa c'è, Ace?» continua a insistere Josh e io - sbuffando per mostrare tutta la mia disapprovazione per il suo atteggiamento - cedo.
«Ho accettato di sposare Alanis solo per riprendermi il mio lavoro e avere l'eredità.» ammetto.
«Non voglio guardare i nostri futuri figli negli occhi e rispondere alla domanda "Come vi siete innamorati tu e mamma?" con "Volevo tenermi dei soldi e da lì le cose sono precipitate".»
«Pensi già ai figli? Non corri troppo, amico?» sbuffa Marshall, addentando la carne.
«Dal mio punto di vista ci sto andando piano.» sospiro.
«Anche perché non ho mai detto che dobbiamo averli subito. Dico solo che in futuro vorrei poterli guardare negli occhi senza sentirmi un verme.»
«Quindi è per Emily che sei così sconvolto?» mi chiede cautamente Joshua, con uno sguardo che quasi mi scruta l'anima.
«O è per Pepper?»
Sobbalzo. Quel nome... Da quando non sentivo il suo nome?
Il mio cuore fa un salto e il volto fanciullesco di una dolce bambina di soli due anni compiuti mi torna alla mente. E con lei tutto ciò che comporta.
Merda... E dire che prima ero riuscito a fermarmi in tempo. Un uomo deve porsi dei limiti a volte, per questo se li supera diventa un casino. Il passato a volte non fortifica, è più facile che distrugga la gente. A me i ricordi danno più mazzate che altro. Era da due mesi circa che non ripensavo più ai suoi occhi blu... Mi sento male.
«Joshua, se non la finisci ti do un pugno. E non scherzo.» non sono stato io a parlare.
Marshall ha preso le mie difese, mollando il pollo sulla cucina, andando contro il nostro amico, furioso. Quando fa sul serio diventa spaventoso. I suoi occhi marroni si incupiscono, divenendo quasi neri.
Lo prende per il colletto della polo e lo stringe, fregandosene del fatto che io possa vedere ogni cosa.
Abbasso lo sguardo. Non ho le forze per emettere un solo suono. Mi sento svuotato di tutto.
Pepper. La mia Pepper...
Avevo fatto di tutto per non pensare a lei. Perché mi devono scaricare questa bomba addosso senza ragione?
È ovvio che non voglio stare con Alanis solo per soldi ed è per questo che voglio rimandare le nozze. Ma è anche vero che sono terrorizzato all'idea di commettere un altro errore.
«Marshall, se non gli apriamo gli occhi lui-»
«Chi o cosa ti dà il diritto di fare il fottuto stronzo?» lo interrompe.
«Non sei tu a dovergli ricordare certe cose, idiota.»
«Smettila, insultarmi non risolverà la situazione ed è meglio che Ace apra gli occhi ora prima che-»
Sento dei passi, probabilmente si sono allontanati.
«E chi lo decide cosa è meglio per Ace?» sbotta Marshall, mettendomi una mano sulla spalla. Credo.
Ho gli occhi fissi a terra e le uniche cose che riesco a percepire chiaramente sono le loro voci e qualcosa di caldo appoggiato alla mia maglietta. Penso sia la mano, ma in fondo che ne so? Non sono nemmeno stato abbastanza maturo per...
«Mi viene da vomitare.» sussurro, scappando - letteralmente - in bagno, tenendomi le mani serrate alla bocca per non scaricare tutta la bile che ho nello stomaco in corridoio.
I miei amici non mi raggiungono per fortuna e non riesco più a sentire le loro voci, ma so per certo che stanno ancora litigando.
Dio, sono davvero pessimo.
È mattina e cammino per le strade della mia città senza una chiara destinazione in mente. Questo dovrebbe farvi capire il caos che ho nel cervello al momento, visto che faccio cose sconsiderate, come non essermi presa nemmeno la briga di cambiarmi.
Ho ancora la maglia del pigiama, anche ho indossato dei jeans - più per amor proprio che per altro. In testa mi sono messa un orribile berretto azzurro con un delfino che vomita pasticcini, per non dovermi pettinare. Senza contare che il mio giubbotto è così grande da coprirmi dal collo a metà sedere, quindi sembro la classica protagonista di quei film natalizi che mandano in onda anche a luglio, giusto per non farsi mancare nulla. In pratica la mia giacca scura mi ingrassa di almeno cinque chili. Non che mi importi. Ho altro a cui pensare.
In mezzo alla folla ricevo ben più di qualche spallata, ma non intendo fermarmi. Perché camminare mi rilassa, anche se le macchine sono rumorose, la gente urla e l'odore nell'aria non è dei migliori.
Sospiro, tenendo lo sguardo fisso al cielo. Non so perché su Wattpad le protagoniste tendono a guardare a terra, io al momento preferisco tenere il naso all'insù. La vista del pallore di questa giornata forse potrebbe scuotermi in qualche modo. E se un piccione decidesse improvvisamente di porre fine alle mie sofferenze piombandomi in testa, farei in tempo a prevederlo e schivarlo. E se non ci riuscissi avrei una storiella con cui far divertire Matt - e la sua risata mi contagerebbe. In pratica è un win win.
«Scusa!» urla una voce all'improvviso.
«Spostati!» grida ancora e, abbassando lo sguardo, la figura di una ragazza con un paio di pattini rosa ai piedi è l'ultima cosa che vedo prima di essere buttata a terra.
La sconosciuta ora è sopra di me e mi fissa attraverso i suoi occhiali con un luccichio colpevole negli occhi. Si mette immediatamente seduta, arrossendo vistosamente. Si toglie il casco di Hello Kitty che aveva in testa e continua a scrutarmi.
«Scusa.» ripete mortificata, mentre io mi rimetto velocemente in piedi, anche se mi fa male la schiena.
«Non preoccuparti. Sono io che guardavo in giro.» le rispondo, porgendole una mano per aiutarla.
Cerco di essere amichevole perché è ovvio che non l'abbia fatto apposta, ma la verità è che mi chiedo perché, fra tutte queste persone che non si sono degnate nemmeno di aiutarci, doveva piombare proprio sulla sottoscritta. Altro che piccione!
«Ho perso il controllo.» mi dice afferrando la mia mano. La sua sta tremando.
Ma dai? Non l'avevo notato che avessi perso il controllo! Mi sei solo piombata addosso come un macigno e la mia giornata non era già delle migliori prima che tu intervenissi!
Questo evito di dirlo però.
La aiuto, ma per un attimo si sbilancia, venendomi per la seconda volta addosso. Riesco a restare in piedi e il nostro risulta più una specie di abbraccio che altro. Subito un profumo ai frutti di bosco - credo che sia il suo shampoo - mi arriva alle narici, ma si allontana in fretta e resto per un attimo interdetta.
Mi sono improvvisamente ricordata della puntata in cui Gumball e il ragazzo hot-dog, di cui non ricordo mai il nome, si abbracciano e ballano perché imbarazzati. Dovrei smetterla di guardare i cartoni prima di andare a dormire. Soprattutto The Amazing World Of Gumball e Adventure Time.
Mi sa che mi rimbambiscono.
Comunque sia, ora capisco benissimo l'imbarazzo di quel gatto blu.
«Scusami.» ripete, mordendosi il labbro inferiore.
Ma non sa fare altro? Se fosse bionda e io fossi una bulletta da quattro soldi e scopiazzata male, crederei di aver appena ceduto il mio ruolo di Hope a questa tizia.
«Non preoccuparti.»
La ragazza si spettina i capelli ricci e castani con un gesto della mano, credo che sia sudata. Dovrebbe legarli. Prendo l'elastico che mi porto sempre dietro per ogni eventualità e glielo porgo. Lei si irrigidisce, ma lo afferra senza pensarci troppo. Si fa una coda non troppo alta e mi ringrazia.
«Tanto ne ho un altro al polso.» le dico, alzando il braccio per farglielo vedere.
Lei sorride, ma non vedo proprio cosa ci sia da ridere. Vorrei chiederglielo, sembra che mi stia prendendo per il culo.
Ma resto in silenzio.
Magari per me questo è solo un giorno nero e non mi va bene nulla. Voglio dire, stamattina mi sono trovata un messaggio di Wilbur su Facebook e mi ha sconvolto più del dovuto.
Spero che tu sia la Camille giusta, visto che è la terza persona che contatto con il tuo nome. Ma cos'hai? Un fanclub? Sono il Salvatore tarocco e se sei chi penso che tu sia dovresti capirmi. Mi dispiace, d'accordo? Ho bisogno di parlarti. È urgente.
Già, non dovrei prendermela con gli sconosciuti solo perché uno stalker si è dimostrato... Beh, uno stalker.
«Ecco, io sono Samantha.» si presenta la tizia, risvegliandomi dai miei pensieri. Dio, sembro Alanis quando faccio così.
«Sam, per gli amici.»
Perché fra tutti i nomi doveva chiamarsi proprio Sam? È un complotto contro di me o cosa?
Rabbrividisco. Questo nome l'ho già sentito uscire dalle labbra di Wilbur ma è altamente improbabile che sia la stessa persona. Per questo allungo una mano e mi presento, con un sorriso amichevole sul volto per non metterla ancora più a disagio.
«Camille.»
«Io-» fa per dire qualcosa, ma la suoneria del suo cellulare la interrompe e i suoi occhi verdi corrono verso il suo smartphone.
«Fa pure, io devo andare. È stato un piacere.» la saluto, sperando di non essere sembrata così maleducata come penso.
La lascio lì e me ne vado.
Del resto è solo una sconosciuta e non ha nulla a che fare con me.
Non la vedrò mai più.
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