17 - Bene, mi sa che diventerò Christian Grey.
Matt deve odiarmi profondamente. E pensare che oggi avevo un appuntamento con Alanis! Invece mi ritrovo bloccata in questo stupido caffè con Mr. Simpatia. Sarebbe anche un posto carino: tavoli e sedie sono bianchi e splendenti, alle pareti sono appesi allegri quadri floreali e l'ambiente profuma. Sì, è il classico posto per coppiette. Avrei voluto portarci Alanis, non questo qui. Non riesco a godermi questo posto se la compagnia è pessima.
«Perché hai deciso di seguirmi in questo modo? Sei diventato un cagnolino?» domando contrariata, sorseggiando il mio cappuccino.
Sono consapevole di essere io quella in torto. Insomma, mi sono messa a gridare il suo nome appena l'ho visto. Devo essere impazzita! E perché devo sopportare tutto questo per Matt?
«Mi hai chiamato tu, Camille.» mi rinfaccia lui, gongolando mentre giocherella con la cannuccia arancione della sua bibita.
Cos'è un bambino? Perché ha ordinato una lattina di coca-cola, se poi ha chiesto una cannuccia? Inquinano.
«Zitto.» borbotto, ricordandomi delle parole del mio amico e del tono che ha usato per chiedermi un simile favore: irresistibile e accompagnato da un paio di occhioni da cucciolo. Ha usato il mio punto debole contro di me, stupida Jennifer.
«Matt mi ha obbligata.» ammetto controvoglia.
«Il tuo amico ti ha obbligato a uscire con me?»
In un certo senso...
«Per favore! Se mai dovessi rivedere quel punk, chiedigli il numero del suo amico per me! Sembrava così carino! Mi divertirei a giocare con lui!»
«Tu giochi con tutti, tesoro.»
«Se te lo chiedo per favore? Ti ho mai detto che assomigli a Selena Gomez?»
Come ho fatto a cascarci? Con lei non ho in comune nemmeno il colore dei capelli! Sono davvero a un livello così basso? Dove sono finite la mia autostima e la mia dignità? O meglio sono mai esistite?
Fatto sta che quando ho visto Wilbur camminare dall'altra parte della strada, ricordandomi di Matt, l'ho chiamato per istinto. E ora eccomi qui. Lo so, insultatemi pure: sono un'idiota, non ci posso fare nulla.
«Ci stiamo solo prendendo un caffè, Salvatore. Non tirare la corda.» sbotto, mordendomi la lingua l'attimo dopo.
È una bestemmia chiamare Salvatore una persona del genere, anche se effettivamente è il suo cognome. Non potrebbe nemmeno competere con i Salvatore originali. Loro sono da orgasmo, lui da bleah. Anche se la cameriera che continua a passare e a lanciargli occhiate la pensa diversamente. Dannazione, siamo già arrivati a quel momento?
Regola numero quattro delle fanfiction con bad boy: se siete in pubblico e soprattutto se state mangiando, ci sarà sempre qualcuno che ci proverà con uno dei due. Solitamente con il bad boy e in quel caso la ragazza viene logorata dalla gelosia, ma non fa scenate sul momento – in seguito sì! È sempre l'ora del dramma! In caso contrario, allora il bad boy impazzisce – diventando una specie di Hulk ma sexy e non verde – e picchia il malcapitato di turno. E ricorda, se non gli rompe almeno il naso, allora non è un bad boy doc e certificato.
«Sei eccitante anche quando mi dai ordini.» sussurra Wilbur languido, riportando la mia attenzione su di lui.
«Ma saresti ancora più sexy tra le mie braccia.»
Oddio no, ti prego. Le frasi da rimorchio no. Tutto ma non questo. Risparmiatemi!
Ci mancava solo "Ti sei fatta male? Intendo quando sei caduta dal cielo, mio angelo!" come contorno per portarmi al vomito – e all'esasperazione.
«Riesci a ragionare con il cervello e non con altro per più di un secondo?» chiedo composta, anche se vorrei tirargli un ceffone.
«Altro?» alza un sopracciglio, divertito.
Mi sta solo prendendo in giro: è evidente. Ma crede di essere divertente? È solo scemo! Oltre che antipatico e insopportabile. Ancora non capisco come Matt abbia potuto pensare che saremmo potuti essere una bella coppia. Si è bevuto il cervello?
«Sai ciò che intendo.» dico.
«No, non lo so.» ghigna.
«Avanti, dimmi. Con cosa ragiono?»
Provoca pure? Cavolo, lui è il male fatto e finito! Non ho alcun dubbio al riguardo. Meriterebbe di finire sotto la suola delle mie scarpe tacco dodici.
«Idiota.» lo insulto.
«Oddio, siete adorabile, padrona.»
Ma perché deve rispondere sempre così? Pervertito, oltre che scemo! Ma che bella accoppiata!
«Ok, mettiamo in chiaro le cose! Uno, sono qui solo perché Matt vuole il numero del tuo amico Dick-»
«Rick.» mi corregge, interrompendomi con un sorrisetto.
«Rick.» ripeto, sicura di essere rossa di vergogna per il mio errore. Chiedo una cosa del genere e non so nemmeno il nome di quel povero ragazzo – che ben presto sarà una vittima di Matt, tra l'altro – inoltre mi è sfuggita proprio quella parola... Ho già toccato il fondo, giusto?
«Due, ho già qualcuno di speciale e-»
«La ragazza del blockbuster, vero?»
Sbarro gli occhi, mollando la mia tazzina, per fortuna quasi vuota, di colpo, facendola ricadere sul suo piattino con un rumore secco. Lo guardo scioccata, mentre Wilbur allunga tranquillamente il braccio per alzarla, così da non far versare altro cappuccino.
«Come?» chiedo.
Come diavolo l'ha capito? Qualcuno l'ha mandato sulla Terra per torturarmi psicologicamente? È davvero una specie di punizione divina, allora!
«Ieri sono rimasto a osservarti tutto il tempo. Credevi davvero che non me ne fossi reso conto?» sbuffa.
«Quando le parli hai un certo luccichio negli occhi.» aggiunge, con il tono di chi è geloso.
«Se glielo dici-» inizio a minacciarlo – anche se non saprei che dire – ma lui mi frena.
«Non è mia intenzione.»
«Se vuoi ricattarmi-»
Afferro il cucchiaino a mo' di arma. Una mossa falsa e glielo do sulle nocche!
«Abbassa quel povero cucchiaio. E poi si può sapere per che razza di persona mi hai preso?» socchiude gli occhi, un po' offeso.
«La pianti con quel coso?»
«No.» dico decisa e con uno scatto del polso lui me lo leva semplicemente dalle mani, portandolo dalla sua parte, continuando a studiarmi con lo sguardo.
«Beh, adesso sai chi mi piace. Esatto.» sospiro, lasciandomi sprofondare sulla sedia.
Già, sventolo bandiera bianca questa volta.
«Almeno adesso ti arrenderai e-»
«Certo che no.»
E io che cercavo di vedere il lato positivo di questa assurda faccenda. Vuole farmi arrabbiare?
«Scusa?» chiedo.
Forse non ho capito bene.
«La situazione è ottima per me.» sorride.
«Ti piace una tipa che sembra presa da tutt'altra persona, quindi posso farmi avanti come spalla su cui piangere.» detto ciò, si indica la parte citata, come per dimostrarmelo concretamente.
«Scherzi? E poi Alanis è una donna e tu sei un uomo.» ribatto, ignorando volutamente la parte "presa da tutt'altra persona".
«Che fai? Discrimini?»
Sembra parecchio divertito. E io lo odio.
«Cosa? No! Solo che non mi piaci.»
Devo rifargli quel discorso sul pane?
«Hai detto di essere bisex.» specifica.
«Sei tu che non mi piaci, Will e-»
«Will...» ripete sorridendo ancora, facendosi scivolare quel soprannome sulla lingua.
Cavolo, mi è sfuggito. Non volevo dargli un nomignolo. Dannazione! La situazione continua a peggiorare.
«La smetti di interrompermi? Sei fastidioso.»
«No. Adoro la tua espressione corrucciata.» ammette senza pensarci e il mio cuore perde un battito.
Ok, frena Cam! Senza pensarci? Probabilmente l'ha detto proprio perché sperava in una mia reazione! Non c'è nulla in lui di genuino, niente! Si vede che cerca solo di provocarmi, quindi non posso arrossire in questo modo. No io-
«Cavolo... Più diventi rossa, più sei sexy.» mormora, mordendosi il labbro.
Non è colpa mia! Difficilmente ricevo complimenti così diretti, non ho difese contro questa cosa!
«Porco che non sei altro!» esclamo, sicura di essere diventata bordeaux adesso, sbattendo i pugni sul tavolo.
Lui ride. Voleva che urlassi. È ovvio. Ho pure attirato l'attenzione delle altre coppiette – e di quella dannata cameriera, cavolo! Lei infatti arriva subito al mio fianco, tutta trafelata, con un falso sorriso in volto e lo sguardo puntato su Wilbur. Perché questa situazione mi irrita tanto?
«Tutto bene?» domanda – ovviamente rivolgendosi a Wilbur – gettando un'occhiata al tavolo solo per aggiungere: «È caduto il cappuccino alla vostra amica?»
Bel modo per chiedere se stiamo insieme o no. Non c'è che dire. È una buona tattica, lo ammetto, ma la sua voce pacata risulta così fastidiosa alle mie orecchie!
«Sì, ma non si preoccupi.» le risponde Wilbur con un tono fin troppo gentile. Beh, almeno non ha detto nulla di strano e...
«Comunque siamo nel bel mezzo di un appuntamento, quindi non direi che è una mia amica. Devo solo convincerla, lei sa come posso fare?»
...ho parlato troppo presto.
La cameriera, che dal nome appeso sulla maglietta con il logo del locale pare chiamarsi Cassidy, cambia espressione e anche oggetto delle sue attenzioni. Si gira verso di me e mi trucida con lo sguardo. Beh, scusami tanto! Guarda che nemmeno io vorrei essere qui!
«Tranquilla, se lo vuoi te lo regalo. Ti consiglio di tenerlo al guinzaglio e di comprare dei croccantini.» dico, ricambiando quel suo sguardo ostile, prima anche solo che possa pensare all'effetto che avrebbero avuto le mie parole.
Lei sbianca, poi diventa più rossa di me – incredibile! – infine posa le mani sui fianchi e dice: «Gentile cliente, non mi pare una cosa molto carina da dire al suo fidanzato.»
Che? Adesso sta chiedendo conferma sulla nostra relazione pure a me? Ma che problemi ha questa tizia? Giuro che raserei a zero quei suoi capelli mogano solo per farglieli ingoiare uno a uno. Anzi, quasi quasi chiamo il suo datore di lavoro. Il cliente ha sempre ragione del resto, no? Forse potrei minacciarla... A questo pensiero, mi sorge spontaneo un ghigno, ma vengo distratta dalle parole di Wilbur.
«Sta insinuando che la mia padrona non sia carina?» chiede sconvolto, mentre Cassidy gli rivolge uno sguardo stranito.
«Piuttosto lei mi sta guardando come un pezzo di carne da quando sono entrato.» sbuffa.
Allora se ne era accorto!
«Solitamente apprezzerei, ma al momento sono interessato a servire una sola donna.» detto questo mi indica.
«Ha ancora intenzione di parlare male della mia padrona o se ne va? No, perché potrei anche chiamare il suo capo.» la minaccia con un tono di voce talmente dolce e gentile che stento a crederci.
Lei si congeda con un flebile «Scusatemi» andandosene. Wow, l'ha placata con poche parole, mica male.
«Sai, io sono un masochista.»
Sbarro gli occhi, guardandolo di sbieco. Davvero mi sta dicendo una cosa del genere, mentre siamo in un caffè e dopo aver minacciato una cameriera di farla licenziare? Ma perché? Come gli è venuto in mente? E chi glielo ha chiesto?
«È colpa tua se mi piaci.» continua, lanciandomi la sua occhiata da ho ragione, bella.
«Fisicamente intendo.» chiarisce, facendomi emettere un sospiro di sollievo.
Almeno questo! Non avrei sopportato dei sentimenti d'amore da parte di uno come lui, sapere che è solo attrazione fisica mi rassicura un pochino. Ma solo un pochino. Insomma, mi ha appena detto i suoi gusti sessuali senza nessun motivo. Come se stesse parlando del tempo. Una cosa del tipo: «Ehi, ciao, mi piace farmi legare.»
È questo ciò che intende, giusto? Deve essere questo, visto che l'ha detto con un tono di voce così serio.
«Pensi troppo.» mi dice, riconquistando la mia piena attenzione.
«Sei tu che dici cose strane.» ribatto, incrociando le braccia al seno per guardarlo male.
«Dico solo la verità.» sospira.
«Stavo cercando una padrona e ti ho trovata.»
«Oh, certo! Mancava solo la storia d'amore daddy!» mi lamento.
«Abbiamo il matrimonio combinato, dovevamo avere anche la daddy, sicuro!»
Ok, credo di aver appena raggiunto l'apice della mia sopportazione.
«Chi è che dice cose strane?» sghignazza lui.
«Non è un mio problema se non hai Wattpad.» ribatto.
«Farò finta di capire ciò che intendi.» ride.
«Comunque sia, ti voglio come mia padrona.»
«Ci tieni proprio a rimarcarlo?» domando, più stufa che altro.
«Già.» annuisce.
«Quindi se te lo ordino mi dai il numero? Così me ne posso andare da qui.» chiedo, adocchiando già l'uscita.
Se continuo con questa sceneggiata, non ne esco più. Meglio assecondarlo. Ma solo per questa volta. Non ho alcuna intenzione di rivederlo.
«Certo, passa qua.» dice lui e gli porgo il mio telefono, a malincuore.
Solitamente mi sarei rifiutata, ma questa situazione è imbarazzante e non mi piace per niente, voglio porre fine a questo strano gioco che si sta creando fra noi. Siamo solo due sconosciuti. Nient'altro che questo.
«Ecco a lei, padrona.» sorride, ridandomi il cellulare dopo aver salvato il contatto.
Do un'occhiata alla rubrica e sento la rabbia prendere il sopravvento su di me, prima anche solo che possa metabolizzare pienamente la cosa. Ok. Ora ha superato il limite della mia pazienza! Ma che problemi ha questo tizio?
Salvato come contatto infatti non c'è nessun Rick, ma un certo schiavo.
Wilbur deve essere completamente fuori di testa!
«Mi prendi in giro?»
«Fin da quando ti ho vista in quel negozio di musica.» ride per poi alzarsi, prima che il mio pensiero di lanciargli il telefono in testa diventi un'azione.
«Ehi! Dove vai?» lo chiamo, alzandomi a mia volta.
Solo che lui è già sulla soglia – abbiamo preso un tavolo vicino all'entrata – e nessuno dei due ha ancora pagato il conto. Se se ne dovesse andare non solo dovrei pagare il suo, ma non potrei nemmeno seguirlo e obbligarlo a fare come voglio. O forse vorrebbe che gli ordinassi qualcosa? Non lo capisco! Ma che ha nel cervello? Barbabietole da zucchero? Immagino di sì, visto che di solito sono la risposta giusta a ogni domanda.
«Aspetto un tuo messaggio, Camille. Non vedo l'ora di poter uscire di nuovo con te.» mi saluta, mentre io lo guardo scioccata.
«Eh?»
«Scrivimi, così posso inviarti il numero di Rick.» sogghigna, mettendo un piede fuori e sventolando la mano a mo' di saluto.
«Potresti darmi direttamente il suo, perché devi fare da intermediario?» urlo.
«Non è ovvio?» ridacchia ancora. Lo fa spesso in effetti. Non fa che sorridere da quando lo "conosco".
«Se ti irrito abbastanza, continuerai a pensare a me.» detto questo, se ne va, lasciandomi sola.
Bene, mi sa che diventerò Christian Grey.
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