Capitolo 9
Jessie
La domenica vola via velocemente così come anche il resto della settimana, cerco di tenermi impegnata ed è anche facile visto tutto quello che ho da fare.
Per poter partire, tranquillamente, per due settimane devo ripianificare la mia agenda, ora che ci penso credo di non essere mai mancata per così tanto tempo da quando ho aperto la mia società, non perché non mi fidassi dei miei collaboratori ma no ne ho mai avuto la necessità.
Solo Mia potevo farmelo fare.
Mia, povera amica, ha provato più volte a farsi spiegare cosa fosse successo quella sera, ma senza ricevere risposta da parte mia, non me la sono sentita di dirle niente, non volevo pensasse che fosse colpa sua rattristandola in questo momento speciale per lei, quindi ho continuato a mantenermi vaga e a cambiare discorso quando mi sembrava troppo insistente.
Alla fine all'ennesima telefonata le ho detto chiaramente che non mi sentivo di parlarne e allora lei non ha più chiesto.
So di averla ferita e so che ha capito, ma non voglio che guardi suo fratello in modo diverso, è giusto così per me, per lei e per lui.
Sembrerà strano ma nonostante tutto sono felice di tornare a casa per passare con lei questi giorni, siamo sempre state come sorelle e non voglio perdermi neanche un attimo di questo momento, voglio condividere con lei la sua felicità.
Sara e Eric mi raggiungeranno direttamente per il matrimonio, avrei voluto venissero prima per confortarmi ma non potevano allontanarsi per così tanto tempo dal lavoro.
Questo significa che per due settimane sarò sola ad affrontare la famiglia Miller, devo cercare in tutti i modi di non combinare guai e di stare calma.
Due giorni prima del volo sono nel panico, ho deciso di preparare in anticipo la valigia per essere certa di non dimenticare nulla.
"Saraaaa"
"Ehi che ti prende?"
Mi dice una Sara in affanno, è corsa subito da me.
"Non ho niente da mettere."
"Davvero?" Mi guarda arrabbiata. "Mi hai fatto venire un infarto perché non hai nulla da mettere. Io ti ammazzo."
Mi salta al collo facendomi cadere sul letto, ridiamo ma subito divento seria.
"Veramente Sara, non ho niente da mettere."
"Fai vedere."
Mi dice Sara tirandosi su, si posiziona davanti il mio armadio a tre ante bianco e dopo poco comincia a scuotere il capo e guardandomi sconsolata ammette la palese verità.
"Hai ragione non hai nulla da mettere."
Mi ributto sul letto.
"E ora?"
"Domani andiamo a fare shopping, così impari a non darmi retta quando ti chiedo di venire con me per negozi."
Acconsento con la testa, arresa, devo proprio andare.
L'indomani di prima mattina Sara mi porta in giro per negozi, è una tortura. Lo so, sono l'unica donna a cui non piace, ma non mi sono mai vista particolarmente bella e quindi non ho mai apprezzato lo shopping, mi vedo sempre "normale" ad ogni cambio e quindi non mi diverto. Quando, ormai pensavo di essere in procinto di scappare, Sara fresca come una rosa mi annuncia, battendo le mani, che finalmente abbiamo finito.
Per premio visto che sono stata brava, mi accontenta portandomi al ristorante in centro che mi piace tanto.
Guardandomi attorno mi accorgo di essere immersa da buste colorate di vari negozi.
"Ma quante cose mi hai fatto comprare?"
"Fidati amica ne avevi bisogno."
"Dici?" Resto perplessa alla vista di così tanti abiti.
"Ma non avrò neanche il tempo di mettere tutte queste cose."
"L'avrai, ho detto fidati" insiste Sara molto convinta e allora mi arrendo, anche perché è appena arrivato il cameriere e non vedo l'ora di mangiare.
Finalmente a stomaco pieno mi sento meglio, ma poi Sara rovina tutto.
"Ora dobbiamo andare a comprare l'intimo."
Credo di avere gli occhi fuori dalle orbite.
"Cosa?"
"Senti cara" inizia Sara con calma, sembra parlare con un bambino dell'asilo "hai bisogno di comprare dell'intimo nuovo."
"Non penso proprio" sono offesa.
"Io invece credo proprio di si" insiste Sara con uno sguardo a cui non puoi dire di no.
"Ma perché?" mi lamento.
"Perché in questi giorni che abbiamo vissuto insieme ho visto che indossi l'intimo di nonna papera e non va bene ragazza, devi curare anche quell'aspetto, capisco che non vuoi mostrarlo ma se ti capitasse scapperebbe."
"Non scapperebbe se tenesse realmente a me." Dico ovvia.
"Okay, non scapperebbe." Mi da ragione Sara. "ma penso valga, comunque, la pena stuzzicarlo" aggiunge ammiccando.
"Okay" mi arrendo ancora una volta. Forse ha ragione e poi dicono che indossare dell'intimo appropriato renda più sicuri.
Finalmente usciamo anche dall'ultimo negozio, sono distrutta.
"Ti prego, Sara, torniamo a casa."
Mi guarda come se non mi avesse torturata per tutto il giorno.
"Okay, andiamo".
Arrivata a casa lancio i sacchetti in camera e corro in doccia, ho davvero bisogno di acqua calda per rilassare i muscoli del mio collo. La doccia ha l'effetto sperato, indosso il mio pigiama preferito e mi sento rigenerata, non mi serve altro.
Torno in cucina e vedo Eric e Sara parlare. "Che carini penso." Mi soffermo un attimo, per poi interrompere il loro momento.
"Ehi ragazzi, che mangiamo?"
"Ho ordinato la pizza." Io amo questo ragazzo. Eric è il mio salvatore.
"Grazie."
Gli dico guardandolo con occhi pieni di amore.
"Piantala, sembri tornata da una guerra."
"E' così, sei tremenda." Il mio sguardo da vittima accompagna le mie parole.
"Piantala, andiamo a mettere tutto in valigia mentre aspettiamo la pizza."
"No, non voglio. Sono esausta" mi lamento.
"Ci penso io" Sara pimpante si dirige in camera mia.
"E' stata così dura?" Eric mi guarda stranito.
"Non hai idea. Non accettare mai se ti chiedesse di andare per negozi" lo guardo complice e lui annuisce, ha capito il ragazzo, lo dico che è intelligente.
Una volta arrivata la pizza il resto della serata per me non conta. È la mia cura, mi dimentico della sofferenza, dello shopping ma, soprattutto, mi dimentico che domani sarò a casa con lui a pochi metri da me.
La mattina mi sveglio prestissimo, ho prenotato in modo di arrivare a casa in mattinata. Mi preparo e Sara con Eric mi accompagnano in aeroporto.
"Mi raccomando Jessie, fai le scelte giuste" mi sussurra Eric durante l'abbraccio.
"In bocca al lupo" mi dice invece Sara.
In poco tempo sono sul volo che mi porterà a casa, non passavo tanto tempo a casa dall'ultimo anno di liceo, i miei genitori ne sono felicissimi.
Volevano venire loro a prendermi ma Mia ha insistito talmente tanto che anche mia madre si è arresa, spero mi porti subito a casa come avevamo concordato. Le ho chiesto un giorno libero per riprendermi dal volo e per stare con i miei, perché da quello che mi ha detto ci sono un mare di cosa da fare per il matrimonio e vorrebbe la mia compagnia mentre se ne occupa.
Mia è davvero eccitatissima, come darle torto finalmente coronerà il sogno di sposare l'uomo che ama.
Una sera al telefono mi ha confessato che era un po' preoccupata per il poco tempo a disposizione l'ho rincuorata dicendole che insieme ce l'avremmo fatta, e ne ero certa, farei di tutto per lei.
L'aereo è ormai in volo e decido di dormire un po', non appena chiudo gli occhi il suo viso fa capolino nella mia mente, da quando l'ho sentito lo penso ancora di più e in maniera diversa, non sento più il rancore nei suoi riguardi per avermi abbandonata, e come se il risentirlo avesse cambiato i miei sentimenti, mi sento eccitata e impaurita all'idea di trovarmi davanti a lui cosa che vorrei non succedesse mai ma allo stesso tempo una parte di me vorrebbe trovarselo davanti scesa dall'aereo.
Mille sono le emozioni che mi pervadono facendomi sentire strana, e come se non avessi il pieno controllo del mio corpo, che già freme nell'attesa di rivedere il suo padrone.
E se Eric avesse ragione e rivedendolo capissi che è stata solo un'infatuazione?
Ho quasi paura davanti a questa possibilità sono così abituata a sentirlo parte di me, anche se a chilometri di distanza, non saprei che fare libera da questo sentimento.
Magari ti innamoreresti mi suggerisce la mia mente, sospiro, già mi innamorerei.
Non essere triste ragazza questo è impossibile, vedrai che rivedendolo quello che succederà è che lo amerai ancora di più di quanto tu non abbia fatto in questi anni, questo mi dovrebbe rincuorare? Sì, almeno non hai sprecato tempo.
Cerco di zittire la mia coscienza ho mal di testa, basta e stavolta mi addormento.
Appena atterrata mi sento meglio, prendo il mio bagaglio e raggiungo Mia agli arrivi sono quattro mesi che non ci vediamo e quindi quando la individuò le corro incontro abbracciandola.
Ovviamente lei fa lo stesso, con diversi gridolini di felicità, mi è mancata e come una sorella per me e glielo dico, lei sorride ma vedo qualcosa che la turba passarle negli occhi, scrollando la testa la fa andare via, il suo sorriso diventa ancora più splendente e mi riabbraccia sussurrandomi.
"Anche tu."
"Ora basta che mi stritoli" le dico. Ci allontaniamo ridendo, la seguo fuori dall'aeroporto. Fortunatamente ha posteggiato vicino, poso il bagaglio in auto per poi sedermi accanto a Mia.
"Allora vuoi davvero andare a casa?"
Mi chiede Mia, annuisco convinta.
"Sì Mia, se non vuoi che mia madre ti picchi" la guardo preoccupata.
"Non lo farebbe mai, mi adora e infatti mi ha invitata a pranzo" la guardo contrariata.
"Certo a me fa mille problemi e con te tutta rose e fiori. Confessa è un complotto contro di me da parte tua e sua mi devo preoccupare?"
"Sì sorella, mi ha chiesto di trovarti l'uomo perfetto da portare al mio matrimonio, testuali parole Mia pensaci tu continuando così non avrò mai dei nipoti."
"Non posso credere te l'abbia detto."
Mia ride e con le lacrime "dovresti vedere la tua faccia."
Le faccio una smorfia e poi inizio a ridere anche io. Sono contenta di essere qui con lei, sono decisamente più tranquilla, avevo molto timore delle mie reazioni una volta atterrato l'aereo, ma evidentemente il panico arriverà dopo.
Durante il viaggio parliamo di quello che mi aspetta in questi giorni e sarà una vera maratona, sono già stanca ma anche emozionata sono felice di vedere Mia così radiosa se lo merita e pure Tom sono una coppia perfetta.
Arrivata dai miei sono travolta dai loro abbracci, domande che sembrano non finire mai, poi finalmente l'euforia si placa e lascio Mia e mia madre in cucina e salgo in camera per una doccia prima di pranzo ne ho proprio bisogno, mi sento uno schifo.
Tornare qui è sempre un salto indietro nel tempo la mia vecchia stanza è come l'avevo lasciata prima dell'università, libri, medaglie, pupazzi e poi come ogni ragazza ho appeso alla parete un quadro con quante più foto possibili, di me, dei miei amici, della famiglia e poi ce né una tra tutte che amo e odio allo stesso tempo, siamo io e lui seduti intorno al fuoco.
Stranamente in quella foto siamo abbracciati: ce l'ha scattata Mia, stiamo ridendo occhi negli occhi siamo così in sintonia, la accarezzo, in quella foto riesco a vedere quel filo invisibile che ci ha uniti in qualcosa di unico, ci guardiamo come se fossimo soli al mondo, sembriamo così innamorati.
Mi volto arrabbiata. Certo sicuramente io lo ero e lo sei mi suggerisce la mia coscienza.
"Senti amica" parlo ad alta voce, rivolgendomi alla mia coscienza.
"Saranno giorni duri vedi di collaborare, okay?"
Lo farò purché tu sia sincera con te stessa, la felicità è anche la mia.
Sbuffo e mi dirigo in bagno, guarda tu se non devo lottare anche con me stessa, mi dico, entro in doccia, mi lavo velocemente, non voglio lasciare troppo tempo Mia con mia madre, chissà cosa potrebbero organizzare alle mie spalle.
Il pranzo passa velocemente e Mia mi dice che deve andare via subito. Saluta i miei e ci avviamo insieme alla sua auto a braccetto, sentiamo suonare il suo telefono, "devo rispondere scusa."
"Tranquilla."
Si stacca da me e la sento rispondere, strano che si sia allontanata da me.
"Pronto, si sto tornando, si ho fatto tutto e sono con lei, appena arrivo ti dico ora non posso parlare. Ho detto che non posso parlare sto arrivando, senti Jack preferisco parlarne di presenza. Ciao."
Chiude lamentandosi di quanto sia pesante "beate te che non hai fratelli" è esasperata.
"Già" mormoro e per la prima volta, da quando sono a casa, realizzo che siamo a pochi metri di distanza e che presto lo incontrerò.
"Ciao amore" Mia sale in auto
"ti aspetto domani alle dieci da me che viene la parrucchiera per alcune prove e poi dobbiamo andare per il vestito, vorrei il tuo parere."
"Certo a domani" la saluto con la mano e vedo la sua auto divenire sempre più piccola chissà cosa gli ha chiesto Jack penso.
Ritorno dentro casa, varco la porta e vedo mia madre guardarmi un pò strana e già tremo.
Conosco quello sguardo e lo sguardo da inquisizione. Che cavolo si saranno dette, penso, sei nei guai Jessie mi incoraggio.
"Jessie potresti fare due thè e venire a sederti qui nel salone con la tua amata madre."
Amata madre? Non ho via di scampo e poi mi ha anche chiesto il thè questo vuol dire che il discorso è serio.
"Certo mamma, arrivo" e a testa bassa mi preparo al patibolo. Vedo scappare mio padre dalla porta della cucina fifone, penso, anche lui sa che quel tono associato a mia madre non porta nulla di buono. Povera me.
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