Capitolo 47

Jack

Non ho praticamente chiuso occhio nemmeno stanotte.

Cazzo, non mi ha risposto, neanche un fottuto messaggio della buonanotte, niente.

Sono furioso, preoccupato, vorrei mandare tutto al diavolo e correre da lei per chiederle che cosa è successo?

E' quello che continuo a ripetermi, da un fottuto giorno, non posso credere che lei abbia davvero pensato che io l'abbia tradita con Mary.

Okay mi ha visto con lei, okay non ho risposto alle sue chiamate, ma se mi avesse dato modo le avrei spiegato cosa era davvero successo.

Scosto le coperte, mi alzo e mi dirigo subito in doccia, l'acqua calda non sortisce nessun effetto sono come un leone ferito arrabbiato e impaurito.

Di mala voglia mi vesto e mi reco in ufficio, vista la mia imminente partenza e l'apertura della nuova filiale, fortunatamente ci sono molte cose da fare, almeno posso distrarmi.

Indosso il mio classico vestito da ufficio, prendo il telefono e prima di uscire passo dalla cucina per un caffè.

"Ciao Anna."

"Buongiorno, signore" mi risponde lei sorridente, come a solito.

"Anna, oggi non ci sarò: né a pranzo né a cena, quindi non preparare nulla."

"Va bene, va tutto bene?"

La guardo e non rispondendo.

"È per la signorina Jessie?" Mi chiede dolcemente.

"Già." Mi lascio sfuggire piano.

"Sono certa, che andrà tutto bene, signore."

Cerca di rassicurarmi lei, le faccio cenno con la testa e scappo via.

Non so se andrà bene, mi dico, ma lo spero con tutto il cuore.

Afferro il manubrio, ho le mani che mi tremano, mi manca così tanto che non riesco a respirare.

Una volta in ufficio inizio subito a lavorare, la mia segretaria mi elenca gli impegni della mattinata, e sono davvero tanti, spero di mantenere la concentrazione.

Lo spero perché da quando mi sono seduto alla mia scrivania ho il telefono in mano con il suo whatsapp aperto.

Sono indeciso se mandare un altro messaggio o se lasciare a lei la prima mossa della giornata, fisso la sua immagine del profilo e alla fine decido di resistere.
Poso tutto e comincio a lavorare.

Alle tredici mi fermo per mangiare qualcosa, non mi va di scendere al ristorante e quindi chiamo per farmi portare l'ordinazione. Mentre aspetto la consegna mi chiama Mia.

"Ciao Mia."

"Ciao fratello, senti stasera abbiamo anticipato alle otto, okay?"

"Okay" le rispondo e mi mordo la lingua, per non chiederle di Jessie.

"Le ho detto di chiamarti, ieri." Mi dice Mia.

"Grazie."

"Ma non lo ha fatto vero?" Mi chiede lei preoccupata.

"No, non lo ha fatto."

"Dalle tempo Jack" mi suggerisce Mia.

Tempo, non voglio darle tempo, ne abbiamo sprecato fin troppo, io la voglio ora.
Mi passo la mano fra i capelli.

"Va bene, le darò tempo."

"Mi dispiace."

"Lo so Mia."

Mi spiace non poterle spiegare, ma devo resistere altri due giorni.

"Ci vediamo stasera."

"Si, a stasera" cerco di dirle con tono felice, ma non credo di essere stato molto convincente.

Finalmente arriva il mio pranzo, comincio a mangiare mentre guardo le notizie su internet.

Non ho voglia di pensare ancora.

Io non ho dubbi su cosa voglio, ora sta a lei.

Il pomeriggio è ancora più pieno della mattinata e quindi riesco appena a liberarmi per le sette. Corro a casa, ho giusto il tempo per prepararmi per questa sera.

Filo in stanza e in poco tempo sono già pronto, mentre infilo la giacca chiudo la porta di casa, ed eccomi nuovamente in auto.

Le strade sono molto piene a quest'ora e mentre aspetto in fila, tiro fuori il telefono.

Non lo guardo da pranzo, sblocco la schermata e noto la notifica di un messaggio.

Trepidante lo apro ed è lei, trattengo il fiato mentre leggo:

"dobbiamo parlare, potresti darmi un passaggio dopo la festa?"

Due giorni che aspetto una risposta da parte sua e ora queste poche righe scritte non so come interpretarle. Digito la risposta.

"Sì."

Premo invio e sento il gelo impossessarsi del mio corpo.
Stringo il volante e prego con tutto me stesso che non mi voglia portare via tutto.

Non posso credere che mi voglia lasciare, non riesco a tollerare nemmeno l'idea di questa ipotesi. La sensazione di soffocamento di due settimane fa torna a farmi compagnia.

Cerco di scacciare questi pensieri negativi, mentre scendo dall'auto e mi reco al ristornate.

Arrivo al locale e vorrei già andare via, il mio sguardo cerca lei, ma non la vedo da nessuna parte, vedo invece mia madre venire verso di me furiosa.
Mi passo una mano tra i capelli e cerco qualcuno che possa salvarmi da questa donna.

Vedo William al bar e mi catapulto verso di lui, gli rubo il bicchiere che ha in mano e lo bevo tutto in un fiato.

"Ma che ca..." esclama William bloccandosi quando si accorge che sono io.

"Ma che ti è preso?"

"Altri due" ordino al barman. Lo guardo senza girarmi, visto che sono certo della presenza di mia madre proprio dietro di lui.

"Scappo da mia madre e da due giornate, diciamo elegantemente, da schifo."

Appoggio i gomiti sul bancone mentre aspetto i drink, William non parla, il che è preoccupante.

"Ecco a voi" dice il ragazzo del bar. Gli faccio cenno di grazie e prendo il bicchiere di William e il mio.

Mi giro verso William e gli porgo il suo drink, così facendo incrocio i suoi occhi preoccupati. Sta per dire qualcosa, ma muovo impercettibilmente la testa, facendo cenno di no, allora si blocca e dice solamente.

"Al più incasinato dei miei amici, sei snervante con tutti questi alti e bassi."

Lo guardo e brindo.

"Cin."

Lascio che il liquore mi bruci la gola, mentre rifletto che da quando è tornata il mio mondo si è capovolto, ho la sensazione che sia passato molto più tempo che due semplici settimane. Ma non cambierei niente, non almeno la parte con lei.

Chiedo altri due drink, mentre passo nuovamente la mano nervosamente nei miei capelli.

"Credo che non arriverai a fine serata continuando così" mi fa notare William.

"E' due giorni che non mi risponde" gli confesso.

"E ora mi ha mandato un messaggio in cui vuole parlarmi."

Bevo nuovamente tutto il mio drink, mentre fisso il bicchiere vuoto gli sussurro "ho una paura tremenda, William. Ho paura che mi voglia lasciare e preferirei andare via, piuttosto che sentirmi dire che non mi vuole più."

All'improvviso sento un brivido lungo la schiena, e capisco che è arrivata. Prendo il terzo bicchiere, che il gentile barman mi ha posato davanti, e mi giro lentamente.

Cerco nella sala ed eccola, davanti a me splendida nel suo vestito rosso. Il mio corpo reagisce subito alla sua vista, vorrei correre da lei prenderla in spalla e portarla via.

Sento il mio desiderio crescere, mentre la immagino sotto di me come pochi giorni fa, che mi chiede di farla mia.

Perché, cazzo, lei è mia.

La vedo sorridere a mia sorella, e mentre resto incantato a guardarla il buco nel mio petto cresce.

Come può essere così tranquilla mentre io mi sento affogare.

Porto il bicchiere alle labbra senza staccare i miei occhi da lei. La vedo girarsi lentamente verso di me e non appena i suoi occhi incrociano i miei il sorriso le muore sulle labbra e forse muoio un po' anche io, avevo ragione, sarebbe stato meglio andare via, anziché aspettare fine serata per sentirmi dire che non mi vuole più.

Non resisto e alzo il bicchiere in segno di saluto, per tutta risposta lei inclina leggermente la testa.

"Wow, amico è sempre stata bella, ma ora..."

"Già" sospiro.

"Non fare quella faccia, altrimenti ti prendo a pugni."

Mi minaccia William.

"Ma che hai stasera?"

Gli dico indispettito.

"Ho... che se ti vedo ancora con la faccia di uno che si è arreso, ti prendo a calci nel didietro."

Mi giro a guardarlo.

"Devi lottare Jack, non lasciartela scappare, cazzo."

"Ma come fai?"

"Sbaglio o ti conosco da una vita. E non riesco proprio a capire perché solo con lei la tua forza di volontà se ne va a farsi benedire. Sei insopportabilmente insistente solitamente, ma con lei."

Allarga le braccia sconfitto.

"Basta un suo gesto e già fuggi impaurito come una femminuccia."

Mi dice arrabbiato.

"Femminuccia?" Ripeto alzando un sopracciglio.

"Sì, femminuccia."

"Okay, hai ragione, ma lei è il mio punto debole non so che fare. Il mio desiderio di averla è talmente forte che ho costantemente paura."

"E sbagli, prenditela amico, scommetterei qualunque cosa che lei vuole te, solo ed esclusivamente te."

Ripenso alla sera in cui abbiamo fatto l'amore, a come si è donata a me.

"Sai che hai ragione. Sei sempre più bravo, penso che mi farai da testimone presto" gli dico più convinto.

"Ora sì, che ti riconosco."

Mi da un colpo alla spalla.

"Ora però, fai attenzione, tua madre è a qualche metro da te e ti sta incenerendo con lo sguardo, sarà meglio che io vada. Ci vediamo dopo."

Mi dice e lo vedo scappare tra la folla. Cerco di seguirlo urlando.

"No William, non mi..." ma vengo interrotto.

"Jack Miller, mi stai evitando per caso?"

Mi blocco tra la folla ed ecco che anche il terzo o quarto bicchiere, non ricordo, va giù nel mio stomaco. Mi giro controvoglia.

"Ciao, mamma." Dico rassegnato.

"Ti rendi conto che è due giorni che non rispondi alle chiamate di Mary"
mi rimprovera, e mentre la guardo capisco che non so se riuscirò a trattenermi questa sera.

"Si mamma, mi rendo conto."

"E cosa hai da dire. Avevamo un patto o sbaglio?"

Il suo tono mi innervosisce non faccio in tempo a risponderle che vedo un uomo abbracciare da dietro la mia Jessie.
La stringe a se per poi baciarla sul collo mentre lei sorride tranquilla.

Cosa significa questo?

Li vedo mano nella mano avvicinarsi a mia sorella, la quale parla con una ragazza che non conosco. Il sangue mi va al cervello, stringo i pugni per non correre da loro e allontanare quel tipo poco gentilmente da lei.
In lontananza sento ancora mia madre parlare

"Jack, rispondi."

Alza il tono gelida, odia essere ignorata. Decido di risponderle, nella speranza di liberarmi presto e a malincuore distolgono lo sguardo da Jessie, lo poso su mia madre che continua a rimproverarmi.

"Non ti sei comportato bene con quella povera ragazza. E' pazza di te e tu la tratti mala, non è corretto."

Mi passo la mano tra i capelli, ho i nervi a fior di pelle, e la voce di mia madre non mi ha mai dato tanto fastidio.

"Okay mamma, rimedierò" dico e vado via. So che mia madre me la farà pagare, per come l'ho piantata in asso, ma ora ho una cosa più importante da fare.
Uccidere quel tipo che continua a toccare Jessie. Arrivo come un treno da loro.

"Ciao Jessie" le dico, fissando quel tipo che, devo ammettere, non è niente male. La vedo sussultare al suono della mia voce per poi girarsi sorpresa.

"Ciao" mi risponde titubante. Mi perdo un attimo nei suoi meravigliosi occhi, ma mi riprendo presto non appena vedo il tipo passarle il braccio intorno alla vita.

"Non ci presenti?"

Le dice guardandomi dritto negli occhi. Sostengo il suo sguardo.

"Ce- certo" balbetta Jessie.

"Jack ti presento..."

"Jack che fai qui, presto andiamo Mary è da quella parte"

Irrompe mia madre trascinandomi via. Vedo Jessie pietrificarsi e guardarmi triste, mentre il tipo mi guarda sorridendo, e sento il desiderio di picchiarlo crescere irrefrenabile.
Ma purtroppo sono già davanti a Mary, che subito si butta tra le mie braccia. Guardo mia madre che con un sorriso compiaciuto in viso esclama.

"Bravi ragazzi andate a ballare" ci spinge verso la pista e di malavoglia mi ritrovo Mary fra le braccia mentre inizio a muovermi a tempo di musica.

Non dedico molte attenzioni alla mia compagna di ballo, perché continuo a cercare tra la folla Jessie, la individuo mentre parla con Mia e l'altra ragazza.

Giro la testa sentendomi osservato e trovo il tipo che mi guarda sempre più sorridente. Ma chi diavolo è questo? Mi chiedo mentre, involontariamente, stringo il fianco a Mary.
Lei lo prendo come un invito e senza rendermene conto mi ritrovo le sue labbra sulle mie.

Cazzo, penso, e la allontano subito.

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