Capitolo 31
Jessie
Jack mi ha appena accompagnata a casa sono nervosa, triste, arrabbiata.
Come avrei voluto che sua madre non venisse.
Come avrei voluto scappare con lui ma non si può, nulla di tutto ciò è fattibile.
Mi dirigo in cucina, ho bisogno di una camomilla e costato per fortuna di essere sola a casa.
Non ho proprio voglia di parlare, soprattutto con mia madre poi.
Una volta pronta la camomilla salgo in camera, mi spoglio velocemente e vado in doccia ho bisogno di ... di cosa? Mi chiede la mia coscienza. Davvero vorresti cancellare questa giornata?
Scuoto la testa mentre mi appoggio alle piastrelle, non posso e non voglio cancellare i suoi baci, le sue mani su di me.
Vorrei solo non facesse così male il saperlo con un'altra, ho cercato di essere forte perché alla fine è solo una settimana, una cazzo di settimana e poi sarà mio.
Sì, perché è questa la cosa importante che ho capito oggi lui mi ama, mi sembra assurdo ho passato così tanti anni a credere che fossi solo stata un errore per lui e invece, sospiro.
Chiudo l'acqua e mi avvolgo nell'accappatoio, passo una mano sullo specchio per togliere il vapore e vedo una ragazza fissarmi, con grandi occhi tristi, in realtà non mi riconosco, non so bene cosa sento dentro è stata una giornata molto intensa con molte emozioni contrastanti, amore, odio, paura.
Vado in camera mi siedo sul letto e compongo il numero dell'unica persona che può aiutarmi a fare chiarezza in questo momento.
Il telefono squilla ma niente allora gli invio un messaggio appena puoi chiama e premo invio. Poso il telefono ritorno in bagno, mi asciugo i capelli per poi tornare in camera per vestirmi.
Prendo i miei leggings neri e la maxi-maglia anch'essa nera e sono pronta. Prendo il telefono e scendo nuovamente in cucina credo di aver bisogno di un'altra camomilla, ho ancora i nervi a fior di pelle, tra poco saranno insieme, mi prendo la testa fra le mani, mi fa impazzire, ma non mi potevo innamorare di uno normale no il più complicato sulla terra dovevo scegliere.
Mentre verso l'acqua calda nella tazza mi chiama mia madre.
"Ciao tesoro."
"Ciao mamma" cerco di sembrare serena.
"Arriviamo per cena, in frigo trovi qualcosa da preparare."
"Va bene, a dopo" le rispondo e chiudo, non voglio che capisca che c'è qualcosa che non va. Finisco di prepararmi la camomilla, prendo tazza e telefono e mi avvio in salotto, accendo la tv e mi rannicchio sul divano, mi copro con la coperta che mia madre tiene sempre vicino al divano, e comincio a torturare il televisore.
Ad un certo punto credo di essermi addormentata, mi sveglio con la carezza di mia madre.
"È pronto."
"Oh scusa mamma, credo di essere crollata."
Mi dispiace veramente volevo fare qualcosa per lei, visto che sono stata sempre fuori.
"Tranquilla, andiamo."
Abbraccio mia madre e poi tenendola a braccietto mi avvio con lei a tavola. Cerco di ascoltare il racconto della loro giornata, ma la mente va a lui.
Eric perché non mi chiami, penso, sento la paura di perderlo aumentare solo lui riuscirebbe a farmi stare tranquilla.
Aiuto mia madre a sistemare la cucina.
"Allora come va?"
Mi fermo un attimo avrà capito qualcosa mi chiedo, la osservo e sembra tranquilla, "bene, Mia ha quasi tutto pronto, è molto felice e io con lei."
"Chissà se un giorno toccherà a te..."
"Mamma, ma che dici. Sono un caso così disperato?" Sono offesa.
"Certo, se continui a perdere tempo dietro a quello."
Questo discorso comincia ad innervosirmi.
"Ti prego mamma, parliamo di altro."
Lei scuote la testa e per farmi contenta torna a parlare del matrimonio di Mia. Rispondo a qualche altra domanda e finalmente sono libera di salire in camera. Mi butto sul letto, avrà ragione mia madre? Nascondo la testa nel cuscino. Sento suonare il telefono, tempismo perfetto, dico guardando il nome sul display stavo per cadere nello sconforto.
"Pronto."
"Pronto piccoletta."
"Ma che fine hai fatto?" Gli chiedo petulante.
"Scusa piccoletta, ho avuto una serie di riunioni, ma ti ho chiamato subito uscito dall'ufficio. Sono ancora in auto e sto cercando di tornare a casa",
"Okay, scusa."
"Ho sentito, scusa?" È sbalordito "Che è successo stavolta di così sconvolgente da meritare unobscusa?"
"Primo: non è poi così strano che ti chiedo scusa; e secondo: di tutto, Eric."
Il mio tono è talmente sconsolato che mi faccio pena da sola.
"Ho bisogno di te."
"A tua disposizione, con tutta la mia saggezza. Dimmi."
"Che borioso!" Osservo con affetto.
"Shhh, non perdere tempo, ti ascolto."
Lascio cadere il discorso, ma sto già sorridendo, questo è l'effetto che mi fa Eric.
"Allora..." inizio il racconto con Jack ubriaco alla mia porta, la lettera ed infine Mia che mi invita al locale.
"...anche se non mi andava l'ho accontentata, pensavo mi avrebbe fatto bene, ma dopo una mezz'ora vedo arrivare Jack con una tipa, Mary. Mi è crollato il mondo addosso."
"Che stronzo." Non ha torto Eric.
"Già l'ho pensato anche io, comunque per farla breve stamattina mi ha raccontato tutto, proprio tutto da quella partenza di dieci anni fa all'uscita di ieri, purtroppo il motivo è sempre sua madre che non approva me come compagnia per lui."
"Che arpia."
"Jack ha deciso che vuole me, capisci? Mi ha anche detto che mi ha sempre amata, ma per evitare discussioni, con la sua famiglia, deve passare del tempo con questa Mary, fino al matrimonio."
Una lacrima mi scivola sul viso al ricordo di noi due felici questa mattina. Lo sento posteggiare e spegnere l'auto.
"Cazzo, Jessie. Siete proprio incasinati."
"Lo penso anche io." Gli confesso.
Eric rimane un attimo in silenzio, e io mi torturo i capelli, poi finalmente mi chiede "cosa dovrà fare in questa settimana?"
"Solo uscire con lei, farla contenta e non parlare con nessuno di questa promessa assurda."
"Capisco, cosa hai intenzione di fare?"
"Oggi è stato fantastico stare con lui, poterlo toccare, baciare, io lo voglio Eric, l'ho sempre voluto!"
Glielo dico nonostante so che per lui non è un segreto.
"Gli ho detto che avrei appoggiato questa follia, purché fosse sincero con me."
"Ma...?"
"Ma poi è venuta sua madre, io mi sono dovuta nascondere, ho comunque ascoltato quello che dicevano però."
Gli confesso un po' colpevole.
"Lei insisteva nel dirgli che sono sbagliata" sospiro triste.
"Il che non fa bene alla mia autostima, poi ho dovuto pure sopportare la chiamata alla tipa e quindi il mio umore è al momento sotto terra."
Dico tutto d'un fiato.
"E poi, quando mi ha riaccompagnata a casa, era scostante, come se si fosse pentito."
Mi premo la mano sugli occhi.
"Eric, ho sbagliato tutto? Mentre io parlo con te, lui è insieme a lei e io sono qui a piangermi addosso." La mia voce è ora un sussurro.
"Ora basta piccoletta, una cosa mi è chiara lui ama te. Capito? Ama te e hai fatto bene a fidarti di lui."
Il suo tono convinto mi è di aiuto, mi da il coraggio di combattere.
"Una settimana è niente, siete stati lontani dieci anni, senza che cambiasse nulla, che vuoi che siano sette giorni. Io sono veramente convinto che ti ami, come non potrebbe piccoletta." Mi dice con affetto.
"Tra tre giorni arriveremo noi e ti daremo coraggio, okay?"
"Quindi ho fatto bene?" Piagnucolo.
"Dimmelo tu. Preferisci rinunciare a lui per sempre?"
"No!" Le due lettere escono subito, non ho bisogno di pensarci.
"Oggi ero così felice" sospiro.
"Te lo meriti, anzi ve lo meritate. Certe persone non dovrebbero essere madri, come si può essere così ciechi davanti alla felicità del figlio? Non capisco proprio."
"Semplicemente perché mi odia, e io non so proprio il perché."
"Forse perché daresti a suo figlio quello che lei non ha avuto dal marito."
Ci penso un attimo e potrebbe essere, ma non ho abbastanza informazioni per esserne certa.
"Ti senti meglio?" Mi chiede dolcemente il mio migliore amico.
"Sei sempre il migliore, se fossi qui di sbaciucchierei."
"Lo so piccoletta." Sento la sua finta modestia e sorrido.
Poi però sento unannotifica arrivare al mio telefono, allontano lo schermo e vedo che è lui.
"Mi ha mandato un messaggio: è a casa."
Sento un altro messaggio, questa volta é l'avviso si chiamata.
"E ha, anche, provato a chiamarmi."
"Che vuoi fare?"
"Cosa voglio fare?" Mi gratto la testa mentre penso, ma è facile. In questo momento vorrei tanto essere con lui fra le sue braccia.
"Vorrei andare da lui."
"E allora fallo." Mi invita contento.
"Non dovresti convincermi del contrario?"
"Allora non hai capito devi lottare e l'unico modo per vincere è stare uniti."
"Grazie, Eric" non ho altro da dirgli. Mi alzo dal letto.
"Visto che il mio lavoro è finito, tornerò a casa a occuparmi della mia donna."
Sorrido "molto interessante questa cosa." Sono divertita dal suo atteggiamento, che per me è una novità.
"Ti voglio bene!"
"Anche io, piccoletta. Ora va."
Chiude la chiamata e io mi infilo le scarpe, prendo le mie cose e corro dal mio uomo.
Abbiamo bisogno di ritrovarci dopo queste ultime orribili ore. Ignoro le chiamate e i messaggi gli farò una sorpresa.
Arrivo sotto casa sua e già mi sento meglio, ho il cuore che mi batte impazzito, ma so di aver fatto la scelta giusta.
Prendo il telefono e gli mando un primo messaggio dove gli faccio capire come mi sento: triste, arrabbiata, confusa.
Scendo dalla macchina e gliene mando un altro in cui gli dico che la mia cura è lui. Arrivo davanti il portone e gli dico di aprirmi.
Sento subito la porta aprirsi, entro in ascensore ed ho il cuore in tumulto, stringo la borsa fra le mani sono nervosa, il respiro mi si blocca in gola quando sento le porte aprirsi.
Lo vedo e tutto sparisce c'è lui con lo sguardo sconvolto che mi corre incontro, lo abbraccio e lui mi carica in spalla, rido serena mentre lui si incammina verso la sua stanza e mi deposita sul morbido letto, lo guardo felice e lui mi guarda incantato.
Lentamente scivola su di me e finalmente le nostre labbra sono unite in un bacio voglioso.
Capisco di avere fatto la scelta giusta, avevamo bisogno entrambi di ritrovarci, infondo è tutto così precario siamo solo al primo giorno.
Gli stringo le spalle è talmente bello sentirlo su di me, capisco che mi vuole già e questo mi fa impazzire.
Ribalto la situazione, mi metto a cavalcioni su di lui e lo sento sempre più duro fra le mie cosce, mi struscio leggermente e lui chiude gli occhi lasciandosi andare, mi afferra per i fianchi e io ripeto il movimento, un fremito mi scuote tutta, sono completamente bagnata e lo guardo mentre un gemito gli esce da quella peccaminose labbra.
Mi sfilo la maglia e il reggiseno, voglio che mi guardi e lui lo fa, mi sta divorando con gli occhi, i capezzoli si ergono dritti chiedendo la sua attenzione.
Inclino la testa leggermente di lato e passo la mia lingua sulle labbra, lo vedo trattenere il fiato e allora alzo una mano e con il pollice e l'indice prendo un mio capezzolo, un verso animalesco gli esce dalla bocca.
"Sei una tentatrice."
Si alza e affonda la sua testa fra i miei seni, ben presto il mio capezzolo destro e tra i suoi denti mentre con l'altra mano mi stringe quello sinistro e io inarco la schiena offrendomi a lui. Gli afferro i capelli per tenerlo stretto a me.
Mi piace da impazzire la sua bocca sui miei seni, ma non è finita mi rimette giù di schiena e mi sfila via i leggings, mentre mi guarda si spoglia anche lui, siamo nudi.
Ci stringiamo, ci tocchiamo abbiamo bisogno di sentirci.
"Ti voglio così tanto, Jessie."
"Anche io, Jack."
Ho lo sguardo appannato, sento la sua mano strusciare sul mio centro.
"Ti prego Jack, fammi tua." La mia voce è un lamento.
"Non sai quanto lo vorrei piccola e lo farò o si certo che lo farò" dice gemendo, mentre si struscia sulla mia gamba.
"Puoi starne certa, ma non oggi." Geme.
"Lo farò quando sarai tutta mia, senza limiti."
Detto questo, affonda un dito dentro di me e io esplodo in mille colori. Lui mi stringe a se, e io poso la testa sul suo petto.
"Sono felice di averti qui piccola Logan."
Alle sue parole alzo la testa e ci perdiamo in un altro bacio.
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