Capitolo 15
Jack
Esco dall'ufficio velocemente, i miei mi aspettano per pranzo e mia madre ha insistito affinchè non arrivassi in ritardo. Chissà cosa avrà organizzato quella donna, prima o poi mi farà impazzire.
Sinceramente non ho proprio voglia di questo pranzo, ma difficilmente riesco a dire di no a mia madre.
Vedo nel vialetto un'auto che non conosco, chi ci sarà?
Mi avvio dentro casa e noto subito mia madre in sala da pranzo e mi dirigo verso di lei.
"Sono arrivato" le dico avvicinandomi per darle un bacio sulla guancia e lei mi accoglie allegramente oserei dire esageratamente allegra e non è da lei, però ok. Mi avvicino e la saluto.
"Ciao mamma."
"Ciao caro, come ti sembra la tavola?"
Mi volto a guardare la tavolo, è molto formale per un pranzo in famiglia, una tovaglia di lino bianca fa da base ad un servizi di piatti bianco con bordo oro così come anche i bicchieri di cristallo, i fiori bianchi al centro del tavolo completano il tutto.
"Molto elegante" le rispondo.
"Bene, ci tenevo" dice lei. Solo ora mi accorgo dei posti in più.
"Chi pranzerà con noi?"
Non mi guarda neanche così intenta ad osservare la tavola.
"Tua sorella ha invita quella sua amica"
mi dice distrattamente e poi si illumina
"e allora ho pensato di invitare Mary, mi sembrava l'occasione perfetta per farla stare un po' con te."
Già alla prima parte della sua affermazione ero innervosito, non sopporto il modo in cui si rivolge a Jessie, ma con l'invito a Mary sono furioso.
"Cosa?" Non mi trattengo dall'urlare.
"Tranquillo caro, quella si siederà vicino a tua sorella, quindi non potrà infastidirti."
Mi precisa mia madre e io penso di avere il fumo che mi esce dalle orecchie.
"Non è questo il punto mamma. Ascolta ti dirò due cose e voglio che le capisci bene."
La vedo girarsi verso di me con le sopracciglia corrucciate.
"Primo non ti permettere mai più di parlare a Jessie in quel modo, lei è importante per Mia e lo è anche per me. Secondo ..."
Mia madre mi interrompe guardandomi con disapprovazione.
"Ora basta figlio mio, te la devi togliere dalla testa."
Non la lascio continuare io, questa volta.
"Piantala mamma."
"Non è giusta per te. Come te lo devo dire" mia madre sta diventando particolarmente insistente e fastidiosa su questo argomento.
Mi allontano da lei scuotendo il capo, ma lei non molla.
"Io so bene chi è giusta per te e poi non vorrai deludere tuo padre potrebbe peggiorare se sapesse che sei ancora interessato a quella."
"Basta mamma! Basta, con questa storia di papà. Sono stufo. Ho fatto tutto quello che ho potuto per accontentare lui e te. Lavoro nell'azienda, come avete voluto e l'ho anche fatta crescere facendola diventare la prima nel settore, partecipo a tutti gli eventi che mi ripeti essere importanti per il mio status anche se non vorrei. Mi comporto sempre con discrezione. Ma non ho nessuna intenzione di permetterti di decidere quale sia la donna giusta per me, ho già sbagliato una volta e dopo questa ennesima discussione sono sempre più convinto che tu debba lasciarmi libero di essere felice."
"Ma è quello che voglio anche io Jack, per questo ho invitato Mary."
Sono esasperato, non riesco proprio a farle capire il mio punto di vista.
"Mamma, Mary non è quello che voglio".
Mia madre mi fissa pronta ad aggiungere altro ma sentiamo un rumore ed entrambi ci voltiamo, vedo Mary venire verso di noi con qualcosa in mano.
"Grazie Mary, come sei gentile."
Dice mia madre prendendo lo scialle che Mary le passa, "avevo freddo e Mary è stata così gentile da prendermi lo scialle in stanza."
Aggiunge mia madre rivolta a me. Guardo la ragazza e cerco di ricompormi.
"Ciao Mary."
Cerco di essere gentile.
"Ciao Jack."
"Scusatemi un attimo devo prendere una cosa nello studio di mio padre."
Così dicendo esco dalla stanza, e anche se non era vero che dovessi prendere qualcosa decido di andare comunque in studio per togliermi mia madre e Mary dai piedi.
Mi affaccio alla finestra e noto una macchina posteggiare davanti casa, vedo scendere Mia e subito dopo Jessie, non riesco a distogliere lo sguardo è così sexy con quei jeans aderenti e la camicia trasparente.
Il mio corpo reagisce subito alla sua vista, ripenso a ieri sera quando era a pochi centimetri da me, come avrei voluto baciarla, chiudo per un attimo gli occhi immaginando la scena quando sento alzare la voce a Mia.
Mi passo la mano tra i capelli scompigliandoli, come mio solito, e sospiro frustrato, sicuramente mia madre avrà fatto arrabbiare anche lei.
Esco dallo studio per raggiungerle e sento qualcosa sbattermi contro, mi giro e vedo che è Jessie e mi sembra sconvolta.
Vedo che si morde il labbro per trattenere le lacrime, cosa avrà combinato quella donna, mi dico spazientito.
"Ehi Jessie" la guardo dolcemente nella speranza che mi dica qualcosa, ma niente, non mi guarda neanche in faccia,
"Tutto bene? Perché sei così arrabbiata?"
Insisto e vedo che finalmente alza gli occhi nei miei, ma quello che vedo non mi piace.
"Non sono più affari tuoi."
Mi blocco, lei si libera della presa chiudendosi in bagno.
Sento un forte dolore al petto, come quella volta al telefono, ma stavolta è ancora peggio perché me lo ha detto guardandomi negli occhi.
Cerco di riprendermi ho la testa che mi scoppia, mi gratto la nuca e mi avvio in sala pranzo. Sono appena arrivato e vorrei già tornare in ufficio.
Sto per entrare quando Mia mi viene incontro anche lei arrabbiata, che bel pranzo di famiglia penso.
"Questa volta ha superato se stessa invitando quella oggi."
"Shhh parla piano, infondo Mary non c'entra."
"C'entra, c'entra quella è peggio di lei te lo dico io" mi dice mia sorella.
"Hai visto Jessie?" mi chiede
"Sì, è andata in bagno."
"Ragazzi forza accomodatevi" interviene mia madre. L'accontento sedendomi vicino a Mary la quale cerca di iniziare una conversazione con me, non mi va di essere scortese e quindi le rispondo nonostante sia ancora sconvolto dallo sguardo di Jessie.
Cosa mi fai piccola Logan.
Mary continua a parlare ma non la sto seguendo da un pezzo, vengo salvato dall'arrivo di Jessie che si siede vicino Mia ancora una volta non mi guarda, ma almeno possiamo iniziare a mangiare e concludere questa tortura.
In realtà il vero incubo sta per iniziare visto che mia madre continua a tessera le lodi di Mary, mettendo in imbarazzo me, mi giro verso Mary e noto che invece è compiaciuta. Forse Mia non ha tutti i torti su di lei.
Mi giro verso Jessie e finalmente la vedo guardarmi negli occhi, noto che è dispiaciuta e divertita allo stesso tempo.
Le sorrido e torno a concentrarmi su Mia che ci racconta del suo catering.
Quando penso di essere arrivato al limite il pranzo finisce. Tiro un sospiro di sollievo.
Jessie si alza e saluta Mia, mi alzo, anche io, per andarle incontro non voglio che se ne vada così, ma non appena mi metto in piedi mi ritrovo Mary attaccata al braccio.
Vedo Jessie scappare via e allora senza pensarci due volte mi libero dalla presa di Mary e corro fuori. Jessie sta aprendo l'auto e le afferro un braccio prima che entri.
La faccio girare verso di me, voglio guardarla negli occhi, spero con tutto il cuore di non rivedere lo sguardo di quando mi ha risposto male e per fortuna non c'è. Davanti a me c'è la mia Jessie, i suoi occhi sono verdi e brillanti e in questo momento mi guardano straniti e lì cedo.
Ho bisogno di sentirla e vorrei che lei sentisse cosa provo e allora alzo una mano e poso il mio palmo sulla sua guancia liscia.
Sento una scossa passare da me a lei, il dolore che sento al cuore scivola in lei e ben presto mi sento bene.
Avevo bisogno di lei.
Vorrei avvicinarla e stringerla in un abbraccio ma so che non posso esagerare, anche se vorrei.
Ieri mi ha chiesto di tenere le distanze e voglio accontentarla, almeno per ora, e quindi a grande fatica mi stacco e vado via.
Mentre cammino verso casa mi rendo conto che le sarò sembrato pazzo ma avevo bisogno di conforto, dopo quelle parole orribili ma vere.
So di aver perso qualunque diritto su di lei dieci anni fa, ma il mio cuore non lo vuole accettare.
Torno dentro dalla cucina per non farmi vedere e trovo Mia intenta a bere un caffè.
La guardo interrogativo.
"Non ne potevo più" acconsento con la testa e mi verso un caffè anche io.
Mi siedo accanto a lei e per un attimo siamo entrambi persi nei nostri pensieri.
La prima a parlare è Mia, e quello che mi dice mi paralizza.
"Ti prego Jack, lotta per lei" lo ha appena sussurrato ma io ho sentito, ho sentito chiaramente cosa mi chiede.
"Ho paura." Le confesso.
"Lo so" mi dice lei "anche lei."
Così dicendo finisce il suo caffè e si alza, mi dà un bacio sulla guancia e va via.
Rimango seduto con il caffè fumante in mano e mi rendo conto di dover fare chiarezza in me. Lo devo a Jessie e lo devo a me.
Mi alzo e senza salutare nessuno riesco dalla cucina per andare a lavoro, non ho proprio voglia di salutare mia madre e Mary.
In ufficio ho molte cose da fare e questo mi permette per un attimo di accantonare i miei problemi.
Sono immerso nelle carte quando sento suonare il telefono, rispondo senza guardare chi sia.
"Senti fratellone, che ne dici di dimenticare il pranzo andando al cinema stasera?"
Il cinema? Rifletto un attimo, non è male come idea, amo i film.
"Va bene" le rispondo.
"Perfetto ti aspettiamo per le otto."
Mi aspettano?
"Chi saremo?"
"Oltre noi, Tom e i testimoni. Ciao devo andare" e così chiude il telefono. Mi prendo la testa fra le mani, sarebbe stato meglio restare a casa.
La giornata lavorativa finisce e mi ritrovo ben presto a casa. Mi infilo in doccia nella speranza che l'acqua calda possa aiutarmi, sono teso, sono stanco, mi appoggio con la fronte alle mattonelle della doccia mentre l'acqua mi scorre sopra.
Non so quanto resto li immobile ma devo sbrigare o farò tardi.
Chiudo l'acqua, torno in stanza e decido di vestirmi comodo, indosso un jeans blu e una felpa nera, prendo il giubbotto di pelle ed esco dalla stanza.
Passando dal salotto noto che Anna mi ha preparato due coperte e qualcosa da mangiare per la serata.
"Santa donna!"
Afferro il tutto e mi avvio al cinema.
Accendo l'auto e sento il telefono suonare, attivo il vivavoce
"Pronto."
"Jack, sei già in auto?"
"Sì, perché? Non si fa più niente?"
In cuor mio non so se sperare che la serata vada in fumo, perché in realtà ho voglia di vederla,
"No, no solo che io e Tom dobbiamo passare un attimo dai suoi, e visto che dovevamo passare a prendere Jessie, ti chiederei di passare tu. E' un problema?"
Un problema? da come sta reagendo il mio corpo credo proprio di no.
"No tranquilla, vado subito, l'hai avvertita?"
"Lo faccio subito, grazie a dopo."
"Ehi Mia, non starai complottando qualcosa?"
Dopo le discussioni di oggi mi sembra strana questa proposta, la sento esitare un attimo.
"Ma che ti viene in mente, certo che no. Ora ti saluto ciao."
Hmmm non mi convince per niente questa risposta.
Faccio inversione per raggiungere casa di Jessie, sento il mio cuore battere forte, oggi è stato molto intenso il nostro saluto e forse sono un po' nervoso nel rivederla.
Credo sia arrivato il momento di chiamare il mio amico William, ho bisogno di fare chiarezza su cosa provo e cosa voglio.
Posteggio finalmente davanti casa sua e la chiamo, mentre suona il telefono, la mia eccitazione aumenta.
"Pronto."
Sento la sua voce melodiosa rispondere ed è un po' incerta.
"Jessie sono fuori e..."
"Arrivo!"
Detto questo mi chiude il telefono.
Guardo la porta aprirsi e la mia splendida Jessie entrare velocemente entra in auto.
"Ciao." Le dico.
"Ciao, potresti partire?"
Accendo l'auto e parto come mi chiede.
La vedo rilassarsi, non mi ha ancora guardato, io invece si ed è bellissima.
Indossa un vestito lungo a fiori blu, che si è aperto sulle sue splendide gambe nel momento in cui si è seduta, per non parlare della visuale che mi danno i primi tre bottoni lasciati aperti sui suoi seni.
Mi sento fissato e infatti è così, non mi ero accorto che si era girata.
Beccato.
Mi volto verso la strada in maniera disinvolta e la vedo stringere il cardigan blu che indossa.
"Come mai tutta questa fretta nel partire?"
Le chiedo.
"Scusa, ma mia madre mi sta un po' addosso su questa storia di noi due"dice mimando le virgolette con le dita. "E se avesse visto che eri tu, mi avrebbe assillata sullo stare attenta."
La vedo stringere le labbra, forse si è lasciata sfuggire più di quanto volesse.
Questa sera ha i capelli sciolti, sono un pò più corti di come li ricordavo, le incorniciano perfettamente il viso le stanno molto bene.
"Ti stanno bene i capelli più corti."
Lei si porta una mano ai capelli e abbassando leggermente gli occhi mormora.
"Grazie, li porto così da un paio di anni."
"Ti stanno bene, sei molto bella."
La vedo arrossire
"Grazie" mi risponde guardandomi sottecchi.
"Non sei cambiata molto eri bella da piccola sei bellissima ora" mi osserva mentre cerca di capire se dico la verità e pare convincersi di sì.
"Anche tu non sei cambiato molto, sei solo più grosso."
"Più grosso?" Rido divertito.
"Sì, hai capito." È imbarazzata e io rido ancora più forte.
"Sì, ho capito, vado a correre e in palestra regolarmente." La vedo fare una smorfia.
"Io dovrei farlo, ma odio il movimento, lo sai?" Mi guarda sorpresa per quello che ha detto.
"Sì lo so, sei sempre stata una pigrona." Cerco di alleggerire la tensione.
"Non sono pigrona... non amo sudare senza motivo." Mi risponde piccata.
"Beh hai ragione, esistono altri modi per sudare più piacevoli." La provoco.
Le vedo stringere le gambe. Mia piccola Logan il tuo corpo non mi mente mai.
"Sempre pervertito."
Scoppio in una risata, non ridevo così da molto tempo.
"A vedere cose belle..." faccio il gesto che la mente va. Lei scuote la testa, ed eccoci tornati indietro nel tempo siamo noi, noi che ci pizzichiamo.
All'improvviso sento il bisogno di scusarmi per quello che è stato.
"Scusa, Jessie." Sono serio. Lei si irrigidisce, si prende il labbro inferiore tra i denti e non dice una parola, ha capito, lei mi capisce sempre.
"Sono stato uno stupido e lo sono ancora" mi schiarisco la gola "sai quanto amo i miei genitori e purtroppo mi sono lasciato condizionare in molte scelte della mia vita, ma quella di cui mi pento di più sei tu."
Stringo il volante e la vedo chinare la testa, "ho lasciato che mia madre si intromettesse in quello che provavo per te..." resto un attimo in silenzio "io non sono mai stato lasciato libero di scegliere. A loro modo di vedere io sono il figlio maschio e deve soddisfare le loro aspettative."
Mi passo la ma frustrato tra i capelli.
"In realtà solo una volta ho scelto per me ed è stato il momento più bello della mia vita..."
La guardo un attimo sperando capisca.
"Ma purtroppo non sono riuscito ad oppormi ai loro desideri... da allora non sono più riuscito ad essere felice. Hai idea di cosa si prova a lasciar andare la cosa più importante per te a causa della tua famiglia."
Continuo a tormentarmi i capelli con la mano sinistra.
"Sono stanco di tutto questo."
Lei non parla, con la coda dell'occhio vedo che ha lo sguardo perso e le labbra leggermente aperte, la vedo coprirsi la bocca e la sua mano trema leggermente.
La vorrei prendere tra le braccia ma da codardo non lo faccio. Posteggio, spengo la macchina e scendo.
Non posso credere di averle detto tutto, mi appoggio un attimo all'auto per raccogliere i pensieri e le emozioni.
Non appena sento Jessie scendere mi riprendo in fretta.
Faccio il giro dell'auto, apro il portabagagli, per prendere i plaid e la cesta. Mi avvio verso Jessie.
"Andiamo dovrebbero essere da questa parte." Le afferro una mano e la trascino con me verso il luogo dell'appuntamento.
Lei mi sorprende, ricambia la mia stretta anziché scansarla, il mio cuore batte impazzito e in pace con me stesso continuo a tenerla, e una bella sensazione poter stringere nuovamente la sua mano.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top