Capitolo 53

- Ho fatto quello che mi hai chiesto - Mi rispose.
- Non vedo l'ora di essere di ritorno per togliertelo di dosso - Dissi guardando la sua scollatura notando che non portava il reggiseno.
Mi cambiai velocemente e scendemmo le scale mano nella mano.
La portai in un ristorante appena fuori Firenze, il proprietario era un mio caro amico, corsi ad aprirle lo sportello come un vero gentiluomo e mi prese a braccetto.
- Andrea! - Mi disse Vincenzo venendomi incontro per salutarmi.
- Ciao Vince. Lei è Clara, la mia ragazza - Dissi presentandogliela.
Clara sorrise stringendo la sua mano, e Vincenzo ci fece accomodare a un tavolo su una terrazza dove si poteva ammirare Firenze.
- È bellissimo qui! - Mi disse Clara sedendosi.
Le nostre mani si incontrarono a metà strada sul tavolo, strinsi forte la sua sorridendogli.
Avevo chiesto a Vincenzo di pensare lui personalmente alla nostra cena, ci portò del vino bianco che ci versò nei bicchieri, mi strizzò l'occhio e andò via.
Presi il cellulare dalla tasca e feci una foto a Clara mentre era impegnata a guardare il panorama, dopo il flash si girò di scatto.
- Cosa stai facendo? - Mi chiese gesticolando con le mani.
- Ho fatto una foto per il mio screenshot - Risposi soddisfatto impostandola.
- Potevi dirlo! -
- Meglio così, sei più naturale - Risposi.
Vincenzo cominciò a portarci le portate, guardavo Clara mangiare di gusto, ogni tanto le riempivo il bicchiere di vino, parlava di come avrebbe voluto arredare la casa nuova, non voleva le pareti bianche ma colorate con colori pastello, ogni stanza la desiderava con un colore diverso, poi avrebbe voluto una foto nostra da ingrandire per appendere sopra al nostro letto, a quelle parole presi il cellulare e cercai la foto che mi aveva inviato Vale dopo la cena con i miei amici, tra l'altro l'unica che avevo salvato da quando avevo cambiato numero.
- Che ne dici di questa? Te la ricordi? - Chiesi mostrandogliela.
Le sue guance si colorirono di un leggero rosso mentre guardava la foto.
- Mi sembra perfetta.... - Mi disse con gli occhi che gli brillavano.
- Ok, almeno una cosa pronta per la nostra nuova casa l'abbiamo! - Dissi ridendo.
Quando Vincenzo ci portò il dolce, presi dalla tasca della mia giacca la scatolina di velluto rosso.
- So che mi hai già detto di sì, ma mi sembrava doveroso regalarti l'anello e rinnovarti la mia proposta di matrimonio - Dissi.
Vincenzo mi guardava a bocca aperta e a Clara gli brillarono gli occhi mentre cercava di sostenere il mio sguardo.
Mi schiarii la voce, al momento era difficile anche per me parlare tant'ero emozionato.
Aprii la scatolina e il diamante brillò, presi la sua mano.
- Clara mi vuoi sposare? - Chiesi con un filo di voce mentre Vincenzo posava gli occhi sulla mia compagna.
Clara si alzò dalla sedia e io feci lo stesso, mi abbracciò baciandomi.
- Si Andrea! Si che lo voglio! - Disse iniziando a commuoversi.
La tenni stretta a me per un po' mentre Vincenzo aveva cominciato ad applaudire facendo sapere a tutti i tavoli intorno che ci saremmo sposati, coinvolgendo anche loro in un caloroso applauso.
- Basta piangere amore, o farai piangere anche me! - Dissi passando un dito sotto i suoi occhi.
Dopo una breve passeggiata mano nella mano tornammo alla macchina, prima di montare vidi nei suoi occhi una luce nuova, il suo sguardo era malizioso e mi sorrideva in modo strano.
- Ho voglia di te - Gli sussurrai avvicinandomi fino a posare le mie labbra sul suo collo.
- Stavo pensando la stessa cosa..... - Rispose allungando la sua mano sulla patta dei miei pantaloni.
Rimasi fermo sperando che la sua mano continuasse a muoversi, si voltò a baciarmi e sganciò i miei pantaloni insinuando una mano dentro i boxer. Gemetti sentendolo pulsare ad ogni suo movimento.
- Pensi di partire? - Mi chiese.
Accesi la macchina mentre la sua mano continuava a muoversi lentamente.
Quando partii lasciando il parcheggio semi vuoto si chinò su di me, leccò il mio pene in tutta la sua lunghezza e d'istinto appoggiai una mano sulla sua testa accarezzandola.
Quando le sue labbra lo circondarono un brivido mi percorse la schiena, provai a rilassarmi ma era impossibile.
- Amore se non la smetti sarò costretto a fermarmi - Dissi cercando di seguire la strada alberata. Ma lei non smise, continuava a provocarmi passando la lingua sulla punta facendomi impazzire.
Guardai lo specchietto retrovisore, non c'erano macchine dietro a noi, avevo scelto un ristorante perfetto in un posto un po' sperduto, anche se non immaginavo minimamente quale fosse la sua idea,sterzai sulla destra infilando la macchina tra due alberi, e spensi il motore.
Tirai indietro lo schienale del sedile e alzò il suo viso, mi guardò passandosi la lingua sulle labbra mentre mi tirava giù i pantaloni e i boxer, riprese il suo lavoro, l'istinto mi diceva di farla scendere e di prenderla sul cofano della macchina, ma il rischio che qualcuno di passaggio ci avesse visto era reale.

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