Capitolo 3
- Non ti arrendi mai? -
- No -
- Va bene. Andiamo! Ma ad una condizione -
- Quale -
- Che dopo sparisci dalla mia vita! -
Mi guardò sorridendo e si avviò alla macchina aprendomi lo sportello.
Non sapevo dove mi stesse portando, presi il cellulare dalla borsa e inviai un sms a Oli.
" Sono con Andrea, era sotto casa quando sono uscita, non ho potuto dire di no "
- Ti va un caffè? - Mi chiese strada facendo.
- Non mi va niente -
- Sei veramente acida ragazzina! -
- Cosa mi hai portata a fare allora! -
Arrivammo nella piazzola dietro lo stadio e rallentò fino a fermarsi, poi scese dalla macchina e venne ad aprire il mio sportello.
- Cosa facciamo qui? - Dissi scendendo.
- Vai al mio posto! -
- Vado dove? -
- Prima che ci ripensi... Vai al mio posto -
- Non ho mai guidato questo tipo di macchina Andrea -
- Adesso non lo dirai più! - Disse sedendosi al mio posto. - Tra quanto hai l'esame? - Continuò.
- Non so, ho fatto soltanto 3 guide -
Accesi la macchina e dopo vari tentativi imbarazzanti riuscii a partire senza che la macchina singhiozzasse fino a spengersi. Quando ci presi un po' di confidenza mi portò sulla strada, il mio piede tremava sopra l'acceleratore, lui appoggiò una mano sul mio ginocchio.
- Puoi anche smettere di tremare, stai andando benissimo! - Mi disse.
Mi stavo divertendo anche se mi sentivo osservata, feci il giro dello stadio e tornai al parcheggio tirando un sospiro di sollievo quando mi fermai.
- Perché hai fatto questo per me? - Domandai scendendo dalla macchina.
- Per dimostrarti che non sono quel mostro che descrivi tu -
- Non ho detto che sei un mostro -
- E cosa sono allora? -
Mi appoggiai alla macchina accanto a lui, se non lo guardavo negli occhi era molto più semplice
- Va bene, hai ragione, ho tratto delle conclusioni affrettate. Ti chiedo scusa -
- Troppo semplice così, adesso devi riuscire a farti perdonare -
Fissai le mie scarpe da ginnastica.
- Ah, e in che modo? -
- Venerdì ho una cena con degli amici. Vorrei che venissi con me e.... -
- E cosa? -
- Dovrai fingere di essere la mia ragazza -
- Cosa? Te lo puoi scordare! Non farò mai una cosa del genere! - Risposi andandogli di fronte guardandolo dritto negli occhi.
- Non sei tu che comandi in questo momento, l'hai detto ora che hai sbagliato! -
- Perché dovrei farlo? -
- Perché così i miei amici diranno a mia madre che mi sono sistemato e la smetterà di stressarmi -
Stronfiai; in fondo avrei dovuto far finta soltanto a una stupida cena poi tutto sarebbe tornato alla normalità.
- Poi però sparisci e io torno alla mia vita! -
- Potrebbe piacerti essere la mia ragazza. Tante ragazze pagherebbero per esserlo! -
- Sei un'egocentrico del cazzo! -
- Questo atteggiamento vediamo di farlo sparire prima di venerdì! -
- Fanculo! -
Mi guardò malissimo. Ma chi cazzo credeva di essere?
- Fammi pensare.... Domani ti farò avere un vestito adatto. Ah! Avvisa i tuoi che farai tardi -
- Tardi quanto? -
- Non saprei, inventagli che dormirai da Oli, non sarà la prima volta che dici una bugia -
- Non dormirò da te! Mettitelo in testa! -
- Nessuno ha detto che dormiremo! - Disse facendo il giro dell'auto montando dalla parte del guidatore con un sorriso ebete stampato sul viso.
- Mi stai irritando! - Dissi salendo chiudendo lo sportello.
- Non immagini quanto mi hai fatto irritare tu da stamani mattina! -
Rimasi in silenzio per tutto il tragitto, poi finalmente si fermò sotto casa mia. Scesi dall'auto sbattendo la portiera senza dirgli niente.
- Ci vediamo domani mattina! - Mi urlò.
Scossi la testa senza voltarmi e chiusi il portone alle mie spalle.
La mattina entrai a lavorare con il pensiero del vestito che mi avrebbe portato Andrea. Dentro di me speravo che fosse un abito adatto a una ragazza della mia età ma in fondo sapevo che non sarebbe stato così.
- Ciao Cla! - Mi disse Marco entrando dopo qualche ora.
- Ciao Marco! - Sorrisi forzatamente.
- Tutto a posto? -
- Si, benissimo! -
- Ok, mi cambio e ti mando a fumare! -
- Grazie -
Erano quasi 12:00 e di Andrea non si era visto neanche l'ombra, mi feci un caffè e lo vidi entrare. Aveva un paio di jeans sbiaditi, una camicia di Lino nera che aveva lasciato un po' aperta sul davanti e lasciava intravedere la peluria sul petto e un paio di Rayban. Tutto si poteva dire di lui tranne che fosse un brutto ragazzo. Mi sorrise strizzandomi l'occhio e appoggiò le mani al bancone.
- Sei pronta per domani tesoro? -
- Non chiamarmi tesoro! - Dissi puntandogli un dito contro.
- Avresti bisogno di qualche schiaffo! - Mi rispose ridendo.
- Ciao Andrea! - Disse Marco uscendo dal retro.
- Ciao fratello! Te l'ha detto Clara? -
- Cosa? -
Cercai di fargli un cenno con gli occhi per fargli capire di non dire niente, ma mi evitò completamente.
- Domani viene a cena con me -
Marco lo guardò un po' male poi mise gli occhi su di me.
- Mi raccomando Andrea! - Gli disse.
- Tranquillo, è in buone mani! -
Il mio ragazzo entrò nel bar, soltanto la sera prima avevamo discusso di nuovo per telefono, Andrea non si muoveva dal bancone, era una situazione imbarazzante.
- Clara, possiamo vederci domani sera? Vorrei parlare - Mi disse.
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