Capitolo 18
Chiesi a mio fratello di farmi portare due caffè, avevo una cliente importante e non potevo lasciare, dopo qualche minuto riconobbi la voce di Clara.
- Andrea! - Mi chiamò entrando.
Sorrisi alla mia cliente e mi affacciai alla porta.
- Vieni Clara! - Gli dissi facendogli segno di avvicinarsi.
Vidi la sua espressione cambiare quando vide la mia cliente. Le guardai entrambe, certo, la mia cliente era una bella donna, ma non era paragonabile a Clara, e probabilmente sembrava più bella perchè indossava un vestito che lasciava scoperte gran parte delle sue gambe.
- Ecco i caffè! - Disse lasciandoli sulla mia scrivania.
Mi fulminò con lo sguardo e uscì a passo svelto senza darmi modo di aprire bocca.
Non potevo seguirla adesso, dovevo finire il lavoro, ma il pensiero di lei furibonda mi accompagnò per tutta la mattina senza darmi modo di concentrarmi come avrei dovuto.
Alle 14:00 scesi dall'ufficio, l'avrei fermata una volta fuori. La vidi uscire dal bar e avviarsi a piedi verso casa.
- Clara! - La chiamai sbracciandomi.
Mi rivolse un breve sguardo e si voltò aumentando il passo.
Scossi la testa e iniziai a correre per raggiungerla, la afferrai per un braccio e la obbligai a voltarsi.
Era seria, si liberò dalla presa con uno strattone.
- Non mi toccare! - Mi disse.
- Qual'è il problema adesso? Che hai? -
- Devi lasciarmi in pace! Non voglio più vederti! -
- Cos'ho fatto adesso? -
- Davvero me lo stai chiedendo? Non sono ingenua come pensi! Fatti la tua vita, continua a farti tutte le donne che vuoi, ma a me devi lasciarmi in pace! Io non sono come le altre, e mai lo sarò! -
- Ma che cazzo stai dicendo? -
- Puoi smettere di corrermi dietro, non verrò a letto con te per far parte della tua collezione, puoi tornartene da dove sei venuto! -
- Pensi davvero che voglia venire a letto con te e basta? Non pensi che se ti corro dietro è perché mi piaci davvero? Se sopporto il tuo carattere di merda è perché voglio stare con te? Perché non faccio altro che pensare a te da quando ti ho conosciuta quel maledetto giorno al bar? -
- Stamani nel tuo ufficio la situazione sembrava molto diversa! -
- Non era diversa! Non era diverso un cazzo! Quella era una mia cliente, niente di più -
Vidi i suoi occhi brillare e una lacrima scese veloce finendo sul suo labbro.
- Lasciami in pace - Mi disse dandomi le spalle allontanandosi.
La afferrai di nuovo, volevo chiarire una volta per tutte, che ci teneva a me era palese, ma volevo che mi dicesse fino a che punto.
- No, non te ne vai! Adesso finiamo di parlare -
Mi passai una mano tra i capelli. - Affronta la realtà Clara! Non hai più dieci anni! -
- L'ho affrontata stamani, e non voglio più farlo. -
La abbracciai sperando che smettesse di piangere, la gente intorno passava guardandoci mentre io accarezzavo i suoi capelli cercando di calmare i suoi singhiozzi.
- Smetti di scappare da me Clara - Gli dissi afferrandogli il viso tra le mani. - Fidati di me per una volta, non farei mai niente che ti faccia stare male - Continuai.
Mi sorrise e si asciugò le lacrime con il dorso della mano.
- Davvero ho un carattere di merda? - Mi chiese.
- A volte... Ma adoro anche quello -
Si alzò in punta di piedi e mi baciò sorprendendomi, lasciandomi senza fiato, per la prima volta l'aveva fatto da sola, senza dover insistere o fare in modo che accadesse.
- E questo? Non eravamo amici io e te? -
- Si, lo siamo - Mi sorrise.
- No che non lo siamo! Adesso non più. Vieni, ti offro un caffè! -
Tornammo indietro entrando nel bar mano nella mano.
- Marco, faresti un caffè per me è uno per la mia fidanzata? -
Marco cominciò a ridere guardandoci.
- Non importa che fate finta adesso! La mamma non c'è! - Ci disse continuando a ridere.
- Non facciamo finta, l'abbiamo deciso cinque minuti fa! - Risposi.
Guardò Clara che arrossì, afferrai la sua mano e la tirai vicino a me abbracciandola.
- L'avete deciso? Mi prendi in giro? -
- È un modo di dire! È successo, mettila come vuoi, stiamo insieme! -
- Vi faccio i caffè -
Andammo a sederci a un tavolino, adesso mi guardava come se fossi l'unico uomo sulla terra a poterla rendere felice, e volevo farlo; mi avvicinai a lei con la sedia e la baciai su una tempia.
- Sei felice? - Gli chiesi.
- Penso di sì... -
- Pensi? - Dissi abbracciandola.
- Ci posso pensare? - Mi disse ridendo.
- Basta che poi mi dici che sei felice -
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