#6 - Quotidiana costruzione

Cara che ore sono?

- Le 12:30 caro.

A che ora mangiamo, io avrei fame e penso che anche i nostri figli ne abbiano. Sai, sabato e domenica sono gli unici giorni in cui possiamo pranzare insieme ed anche decentemente per me. Tutta la settimana è un lavoro frenetico e stressante, inseguire le notizie, verificarle, approfondirle e poi stendere l'articolo da tenere sempre aggiornato per ogni edizione.

Poi la cronaca è, e sta diventando, un ginepraio di accadimenti, dei più disparati, ogni giorno ... ma che dico, ogni ora succede sempre qualcosa, non si può più vivere in pace, tutto è troppo esasperato, troppo tesi i rapporti umani che dovrebbero essere più normali. Eh, cara mia, che te lo dico a fare! Poi lo sai anche tu come me, hai sposato un giornalista che lavora in una grande città, per di più è impegnato nella cronaca cittadina.

Ti prometto che non appena posso cambio settore giornalistico, uno più tranquillo come quello della società e dei gossip eh? Che ne dici?

- Ah beh! Allora faresti meglio a passare nel campo dello sport! Li si che starai tranquillo per sempre!

Eh si, la fai facile tu, ma in un giornale ci sono i settori già presidiati e non è facile metterci un piede soltanto. Comunque proverò a ...

DRINNNN! DRINNN!

Ma chi è che mi chiama al telefono di sabato all'ora di pranzo? Dai qua vah ...!

<< Pronto chi parla? ... Ah è lei Direttore, si mi dica, ... no sono libero, già terminato di pranzare, si si sicuro. Ah, ... ahhh!, va bene andrò subito a vedere sul posto, grazie della sua fiducia. A presto! >>

Ecco cara, un altro esempio di impegni estemporanei che la cronaca non può permettersi di ignorare, neanche il sabato o la domenica oppure i festivi, non si può fermare la realtà, la vita o la morte, nulla può aspettare, tutto deve andare avanti inevitabilmente.

Ed io non posso permettermi il lusso di perdere tempo a mangiare un pasto quando là fuori è successo un altro fatto tragico. Ho perso il conto ma è oramai diventato uno stillicidio quotidiano. E cosa più tragica non c'è in tempo di pace: morire sul posto di lavoro, o se preferisci, morire a causa del lavoro.

Dai ora vado, voi mangiate tranquilli, casomai mi lasci qualcosa per quando torno, ma non so bene quando, ti farò saper amore. Ciao. Ciao bambini, papà esce poi torna, non vi preoccupate!

(Un bacio sulla porta di casa alla moglie.)

Mentre vado mi assalgono i soliti spettri dei pensieri che si arrovellano in questi casi. Era giovane o non era giovane? Era sposato o non sposato? Aveva figli o non ne aveva? ...

Domande tanto importanti per la cronaca quanto inutili. Umanamente sempre di una persona si parla, e sempre qualcuno ne soffrirà, sempre ci sarà una mancanza, un di meno, una povertà ed un dolore sul volto di qualcuno che lo accompagnerà nel suo ultimo viaggio.

Arrivo con molta difficoltà in quanto il traffico, anche se è sabato, è impazzito. Sono davanti ad un grosso cantiere edile, si sta costruendo un grande edificio ancora per metà realizzato, ci sono le impalcature all'esterno. Mi faccio largo tra un capannello di gente accorsa sul luogo dell'incidente. In lontananza un telo bianco copre il corpo disteso a terra. C'è la polizia, mi qualifico e mi lasciano passare. Inizio il mio lavoro di indagine e di ricerca delle informazioni su come possono essere accaduti i fatti, oltre a valutare tutte le misure di sicurezza etc.

Ma tutte queste cose sono cibo da consumare, bruciare e dimenticare per i lettori di domani, mentre io no, io voglio capire oltre, entrare nella storia, anzi nella vita di questo operaio edile. Torno indietro ad intervistare la gente, sperando di trovare qualcuno che ne sappia di più sulla vita lavorativa o su quella privata.

(Più tardi a casa)

Ciao cara. Ecco ho finito. Si mi sono esaurito io questa volta, non ho esaurito le parole o i pensieri, di quelli ne ho fin troppi...! Ho accumulato una tale quantità di informazioni ed impressioni miste ad emozioni forti che non riesco ad esternarne più una decente...

- Adesso riposati e rifocillati un po', avrai tempo per scrivere più tardi.

Un pover'uomo capisci, ancora giovane, sposato con figli ... proprio come noi, capisci? Con un lavoro una famiglia ... proprio come noi, capisci? Con tanta voglia di vivere, con tanta energia da impiegare, sogni da realizzare o da inseguire. Una persona riservata, timida ma simpatica e solare nello stesso tempo.

Il fatto è che noi non ci pensiamo che abbiamo tutto, e facciamo conto che tutto ci sia anche subito dopo, nel nostro futuro più immediato, nel continuo delle ore e dei giorni, ... sembra tutto scontato, uguale, monotono, quasi dovuto, ripetitivo...

E invece no!

Basta che cambi qualcosa che può cambiare tutto. Oppure che dal niente tutto cambia lasciando niente. Niente di noi, dei nostri amori, dei nostri affetti, dei nostri sogni, dei nostri impegni ...

Ma la cronaca vuole il suo cibo pronto da sfornare ad ogni occasione, non importa tanto il contenuto dell'articolo ma il titolo, la notizia, impressionare il lettore ... Per un momento di attenzione o distrazione che dir si voglia, secondo come lo si vive.

Non sembra cambiato nulla: si muore sul lavoro come e di più di ieri, sembra che si lavora non per vivere ma per morire. La fine di un operaio edile, come quotidianamente succede più e più volte in Italia, è la stessa di come anche avviene in tutto il mondo, basta moltiplicare per decine o centinaia.

Lavorare e morire nonostante la crescente attenzione sulla "sicurezza", tema caro sia economicamente che umanamente. La sicurezza è costosa e non sempre si pone la dovuta attenzione di mezzi, di procedure attuate in campo. Incide nella produzione e nel profitto. Per cui si muore lo stesso. Ma nell'indifferenza più totale, nonostante i nostri titoloni, nonostante anche le lacrime istituzionali.

Si muore, con un funerale a seguire, due fiori, il discorso del prete, il dolore straziante dei familiari, i paroloni dei politici, le promesse dei sindacalisti di un "mai più"!
Ed invece niente, mentre quel "mai più" vuoto viene pronunciato, un altro operaio vola di sotto. Allora ci si indigna con un "basta", e un altro operaio ancora inciampa e si schianta al suolo. E così via. Sono "cifre da guerra", ma una guerra che va combattuta. Tutto il resto sono solo lacrime amare, private e quotidiane.

~~~~~~~~~~~~~~(+_+)~~~~~~~~~~~~~~

- Va bene caro hai già detto tutto quello che occorre per un bel articolo, ora riposati un po' ...

Ma io ho in mente ben altro che non scriverò per il pubblico, le sensazioni mie, lo scombussolamento lacerante che ho dentro deve rimanere tra me e te amore mio!

Immagina lui nella sua famiglia ...

Perché la notte prima con sua moglie, se sapesse del giorno dopo, come si sarebbero amati ...
"Quella volta amò come se fosse l'ultima"

E poi il giorno, prima di uscire di casa, se sapesse del dopo, come avrebbe salutato ...
"Baciò sua moglie come se fosse l'ultima
Ed ogni figlio suo come se fosse l'unico"

E poi va come al solito incontro al suo destino pensando al lavoro...
"E attraversò la via col suo passo timido "

E nonostante tutto ripete le azioni quotidiane ...
"Salì nella costruzione come fosse una macchina
Eresse nel piano quattro pareti solide
Mattone su mattone in un disegno magico"

E nonostante avvertisse la fatica ed il sacrificio del lavoro ...
"I suoi occhi pieni di cemento e lacrime "

E così, quando meno te lo aspetti, in un momento banale di una pausa ...
"Si sedette per riposare come se fosse sabato "

... era una ricchezza quel poco che aveva da mangiare ...
"Mangiò fagioli e riso come se fosse un principe "

... tracannò tutto come al solito, con poca attenzione ...
"Bevette e singhiozzò come se fosse un naufrago "

... e nel poco tempo rimasto alla pausa, ancora contento, scherzava con i colleghi ...
"Ballò e canticchiò come se ascoltasse musica "

... ma da lassù un attimo di distrazione gli fu fatale ...
"Ed inciampò nel cielo come se fosse ubriaco "

... volando giù si aggrappò all'aria come fanno gli uccelli ...
"E fluttuò in aria come se fosse un passero "

... ma si schiantò a terra con un tonfo sordo ...
"E finì a terra come un sacco flaccido "

... niente, nulla da fare, non c'è tempo e modo di poter fare nulla ...
"Agonizzò in mezzo al marciapiede pubblico "

... la fine di un povero lavoratore, un ostacolo per la società ...
"Morì contromano disturbando il traffico. "

Non è tutto qui. Si, si i fatti, ma la vita quotidiana è fatta di giorni. Di giorni in cui i giorni passano, altri seguiti da altri, con lievi variazioni uno dall'altro ...

Così ad esempio ...

"Quella volta amò come se fosse l'ultima
... e se capitasse a me, quanto amore ci metterei?

Baciò sua moglie come se fosse l'unica
... e se fossi tu, quanto struggimento ci metterei?

E ogni figlio suo come se fosse il prodigo
... e se fossero i nostri, con quanta tenerezza li stringerei?

E attraversò la via col suo passo ubriaco
... e andrei al lavoro lo stesso... farei le stesse cose di ieri ed anche gli stessi errori ...

Salì nella costruzione come se fosse solido
Eresse nel piano quattro pareti magiche
Mattone su mattone in un disegno logico
I suoi occhi pieni di cemento e traffico

Sedette per riposare come se fosse un principe
Mangiò fagioli e riso come se fosse il massimo
Bevette e singhiozzò come se fosse una macchina
Ballò e canticchiò come se fosse il prossimo

Ed inciampò nel cielo come se ascoltasse musica
E fluttuò in aria come se fosse sabato
E finì a terra come un pacco timido
Agonizzò in mezzo al marciapiede naufrago
Morì contromano disturbando il pubblico. "

Sembra una routine la vita, eppure basta poco per cambiare molto, per avere almeno la sensazione che  cambi molto. Gli stessi elementi che si mescolano tra di loro danno un senso diverso, via via magico, tragico e profondo ...

"Quella volta amò come fosse una macchina
... no non è così che ti amerei

Baciò sua moglie come fosse logico
... no non così senza sentimento

Eresse nel piano quattro pareti flaccide
... non costruirei nulla di buono

Si sedette riposando come un passero
E fluttuò in aria come un principe
E finì a terra come un pacco ubriaco
Morì contromano disturbando il sabato."

In realtà non stiamo costruendo ma distruggendo, la routine distrugge il senso della vita.

L'alienazione del lavoro segna il lavoratore come una macchina, lo priva di caratteristiche umane, serve solo a compiere azioni ripetitive.

Così la morte in orario di servizio è considerata un ostacolo al lavoro, non una tragedia umana!
La disumanizzazione del lavoratore diventa e rimane una critica al modo di produrre del capitalismo.

Ma la vita quotidiana è magica e trasforma anche l'ultimo giorno di questo lavoratore in uno smontaggio della routine. Ogni particolare della sua giornata, ogni suo gesto ha un suo senso profondo vero e vivo!

Buona notte cara, oggi sono stranamente più contento che ci sei, tu ed i nostri figli. Non cambierò lavoro ne il settore della cronaca, ... qui c'è la vita vera, anche attraverso la morte.

(Un bacio sulla fronte a sua moglie.)

NdA

1971 - (Brasile)
Album: Construção
Titolo canzone: Construção
Parole e musica: Chico Buarque de Hollanda
(Vi invito ad ascoltare la seguente versione originale o quella live nella testata in alto, dopo la foto)

Titolo canzone tradotto: Costruzione

La descrizione di una tragica giornata portata avanti con 41 versi di 14 sillabe ciascuno, tutti terminanti con parole sdrucciole che danno al canto un ritmo ripetitivo che sembra ricalcare la giornata di questo operaio edile.

Esistono varie traduzioni melodiche (Sergio Bardotti, Guido Rita, Manuel Giordani) interpretate da grandi artisti di tutto il mondo, in Italia interpretate da Anna Identici, gruppo musicale Zafra, Têtes De Bois, Lorenzo Monguzzi, e di

Enzo Iannacci (molto struggente),

e Ornella Vanoni (molto melodica)

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