capitolo 12

Me ne vado a casa disgustato e deluso, non la credevo capace di fare una cosa del genere. Devo pensare a come far allontanare Andrea da loro, anche se andrei da lei a dirle la verità non mi crederebbe, perché dovrebbe?

Passo la maggior parte della notte in bianco e verso mattina mi prende il sonno. Sento suonare alla porta guardo l'ora e sono le otto di mattina, non ho voglia di andare ad aprire e mi giro dall'altra parte, ma la persona dell'altra parte della porta non è d'accordo e inizia a suonare all'impazzata. Mi alzo contro voglia e come apro la porta mi arriva un ceffone.

Emily "sei un cafone! che razza di uomo sei? abbandonare una donna incinta".

Ecco qua ci risiamo le hanno raccontato altre frottole, ma adesso basta devo fare qualcosa o la perderò per sempre. Vedo un mazzo di chiavi e senza pensarci troppo le prendo e poi carico Andrea di peso e mentre lei grida di lasciarla stare la chiudo in macchina, poi giro dal lato guida metto di nuovo le sicure e parto.
Lei grida mi prende a pugni ma niente mi può fermare.

Dopo circa un'ora di viaggio arriviamo alla casa nel bosco della mia famiglia mi piace venire qui, si può stare in tranquillità e il rumore dell'acqua che scorre e il fruscio degli alberi mi rilassa. Durante tutto il viaggio Andrea non ha fatto altro che insultarmi urlare e prendermi a pugni il braccio.

Emily "dove mi hai portato? Riportami subito indietro".

Angelo "non ci penso minimamente dovrai parlarmi e ascoltarmi".

Emily "oh non credo proprio", prende il telefono dalla tasca "cavolo non c'è campo", mi guarda male e poi entra in casa e si chiude in una stanza "non uscirò di qui finché non mi riporti indietro".

Sono passate tre ore e Andrea è rimasta per tutto il tempo chiusa in quella stanza, quando sento la serratura della porta aprirsi e lei sbucare da dietro quella porta con il broncio.

Emily "ho fame e ho freddo" e incrocia le braccia come una bambina arrabbiata, faccio un sorriso e le rispondo "vediamo cosa possiamo preparare".

Lei mi segue in cucina apro qualche mobile e tiro fuori un po' di roba, e inizio a preparare qualcosa.

Emily "ti sai muovere bene in questa casa".

Angelo "bhe si è della mia famiglia, quando ero piccolo venivamo tutti insieme, adesso vengo per lo più da solo".

Mentre aspetto che la pasta cucini vado ad accendere il camino e apparecchio li vicino. Quando è tutto pronto ci sediamo e mangiamo Andrea evita anche di guardarmi e alla fine decido di rompere il silenzio.

Angelo "non è mio il bambino è non siamo mai stati insieme", lei mi guarda sconcertata poi ribatte "non sono fatti miei, e poi per quale motivo dovrei crederti", si alza e si allontana.

Ecco come al solito ho sbagliato "ti prego aspetta".

Lei mi fulmina con lo sguardo carico di rabbia "voglio tornare a casa mia, questo è un sequestro di persona, non puoi tenermi qui, o mi riporti indietro o me ne vado a piedi".

Angelo "ti prego, domani mattina ti porto in un posto e poi ti riporto indietro okay?".

Emily "non mi fido di te, ma se prometti di lasciarmi andare va bene, anche perché tra un po'inizia a fare buio".

E si torna a chiudere nella stanza, vorrei gridare che la amo, che è l'unica ragione della mia vita, abbracciarla e baciarla, ma non posso fare niente di tutto ciò.

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Nulla è come sembra
Scritta da me e @mattryandrogo

Poi passate a leggere tutte le storie di YingOrtega93 e di mattryandrogo ne rimanere estasiati

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