capitolo venti
Siamo tutti
La proiezione
Dei nostri errori,
E i rimpianti
Dei nostri sogni.
MARY
Da qualche parte una volta ho letto che siamo ciò che diciamo.
In un libro che che possedeva mia zia c'era scritto che siamo l'affetto che proviamo per le persone che amiamo. Una frase tumblr dice che siamo ciò che nascondiamo. Mia nonna dice che siamo quello che mangiamo.
Io penso che, siamo ciò che non vogliamo, ciò che detestiamo, siamo i nostri segreti più oscuri, siamo le persone che evitiamo, quelle di cui non parliamo, siamo ciò che non abbiamo, siamo ciò che decidiamo di tenere, ciò che non lasciamo, siamo i nostri bisogni non i nostri desideri.
Io che cosa sono?
Chi sono?
Mi chiedo se io sia davvero qualcuno. Non perché sono io, ma per il semplice fatto che sono umana.
Ma poi essere umani che vuol dire? Cosa significa? Le persone affibbiano a queste due parole significati immensi, diversi e contrari fra loro, ma per me non vogliono dire nulla; non conosco il loro significato, non ne hanno uno per me, sono solo lettere casuali che formano due parole casuali che per ognuno di noi hanno un significato casule.
Su questo mondo siamo tutti dei creduloni.
Crediamo a tutto; se ci dicono che esiste un uomo alto e biondo lì in cielo che ha creato il modo in sette giorni, facendo nascere per primi un uomo e una donna che ci hanno fatto arrivare ad avere la sovrappopolazione di oggi, ci crediamo.
Se ci dicono che c'è un uomo grasso e barbuto che una notte all'anno porta dei regali a tutti i bambini del mondo, per un certo periodo ci crediamo.
Se ci dicono che una persona, di cui non si ha prova di esistenza alcuna, ha fatto qualcosa di importante nella storia, ci crediamo.
Se ci dicono che quando cade una stella dobbiamo esprimere un desiderio, ed esso si avvererà, crediamo anche a questo.
Se ci dicono che ogni cosa torna indietro, che esiste il karma, e che le persone ripugnanti, che hanno fatto cose indicibili, avranno indietro solo fatti orribili, che dobbiamo essere gentili, fedeli, e obbedienti così gli altri lo saranno con noi? Ci crediamo, ancora, e ancora.
Se ci dicono che troveremo il nostro principe azzurro, o la nostra principessina rosa, che saremo per sempre felici e la prima persona con cui staremo sarà la nostra anima gemella, e ci darà il futuro migliore nel mondo, noi ci crediamo. Perché vogliamo crederci.
Crediamo a tutto ciò che vogliamo sentirci dire, crediamo di essere speciali e straordinari ma non lo siamo, nessuno di noi lo è più di altri, ed è incredibile che ci siano davvero persone al mondo che credano di essere migliori di qualcuno.
«Tesoro tutto bene?» Chiede mio padre costringendomi a svegliarmi dai miei pensieri.
«Si papà, tutto bene» Fico sorridendo.
«Perfetto. Il pranzo è pronto, la mamma ci aspetta di sotto» Sorride a sua volta e mi raggiunge sul letto, si siede e mi bacia la fronte, aspettando qualche secondo prima di staccarsi.
«Ti voglio bene meme» Mi abbraccia calorosamente, riuscendo a stringere completamente tra le sue due braccia forti, il mio esile corpicino.
«Te ne voglio anch'io... Dai papà scendiamo» Mi alzo velocemente e raggiungo le scale sicura che lui sia dietro di me.
*******
«Oggi uscirai con le tue amiche tesoro?» Chiede mia madre.
«Penso di si, Luca ci ha invitati di nuovo tutti a casa sua, posso?» Entrambi i miei genitori si guardano, parlando con gli occhi e in contemporanea scuotono la testa e dicono:
«No»
«Perché?» Chiedo mostruosamente delusa di non poter accettare ciò che ha scritto Luca sul gruppo del team.
«Perché in questo periodo succede troppo spesso che qualcuno del tuo gruppo abbia casa libera ed inviti il resto di voi a dormire; cosa fate quando venite invitati lì eh?» Chiede mia madre, con un tono accusatorio.
«Nulla mamma, davvero, anzi l'ultima volta Francesco se n'è anche andato e Anna e Alessia hanno litigato, ora si evitano»
«Davvero? Non è mai successo nulla?» Chiede questa volta mio padre.
«No mamma nulla! Dai posso andarci? Per favore» Dico speranzosa.
«D'accordo» So che non è del tutto convinta, né lei né papà, ma mi lasceranno andare lo so.
*******
Sono le otto, e Anna mi ha appena scritto che è qui sotto ad aspettarmi, prendo la giacca di pelle nera che ho abbinato con una maglia bianca e dei pantaloni dello stesso colore, avverto i miei genitori che la mia amica è arrivata, scendo le scale, apro la porta e la raggiungo.
«Ehi Mary ciao!» Dice con entusiasmo abbracciandomi, per poi continuare a parlare «Dai andiamo, la casa di David è qui vicino»
Sono io che ho capito male o cosa? Chi è David? Non dovevamo andare a casa di Luca?
«Anna.. Chi è David? Non dovevamo andare da...? »
Prima di poter finire il discorso, mi interrompe spiegandomi la situazione.
«Ma che hai capito?! Era dolo una scusa per i genitori! Andiamo alla festa di David, dai» Un po' stranita, la seguo ancora confusa.
Pochi minuti dopo siamo già dentro l'enorme casa, molto simile a quei generi di ville in cui tutti gli adolescenti delle serie TV casualmente si ritrovano a vivere; questo David dev'essere davvero stra pieno di soldi per permettersi una casa così. Immersa nei miei pensieri non mi accorgo dell'improvvisa assenza di Anna accanto a me, che ormai sarà finita chissà dove, mi volto da tutte le parti per cercarla, ma le stanze sono così piene, che a malapena riesco a muovermi.
«Maryluis?» Sobbalzo immediatamente a quel nome in lontananza. Chi mi sta chiamando con il mio nome per intero? Come lo conosce? Nessuno lo sa, neppure gli insegnanti ne sono a conoscenza, da sempre mi chiamano tutti Mary.
«Maryluis? Maryluisssss? MARYLUIS maledizione sei tu o no?» Ma chi è?
Mi volto, e dinnanzi a me trovo un ragazzo dai capelli castano chiaro e gli occhi blu cristallo, da parere trasparente, qualche piccola lentiggine qua e là e il nasino all'insù, il tutto parecchio contrastante con l'aspetto alto e muscoloso; ma a parte questa casa anche lui è uscito da una serie TV?
«Mi rispondi? » Dice concludendo la frase con una risatina apparentemente innocua.
«Eh? Si! Scusami, sono io. Tu chi sei? Che ci fai qui? Come sai il mio nome completo? Non chiamarmi mai più così!»
«Come ti pare Marilù. Fa attenzione: non ti ho chiamato con il tuo nome per esteso, ma nemmeno come fanno tutti gli altri, non mi trovi...originale?»
Scoppio in una risata che riesco a nascondere in fretta, quindi rispondo.
«Perché mi cercavi? Ti serve qualcosa? Io non ti conosco»
«Vedi...è un po' imbarazzante, ma mi servirebbe un appuntamento con te. Se ti fai offrire da bere ti spiego» Il ragazzo attualmente, almeno per me, senza nome, sorride, io arrossisco, e quando mi rendo realmente conto di cosa ha detto sgrano gli occhi.
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