~capitolo uno~

Lasciarsi andare
Non fa sempre male,
A volte
Ti fa sentire vivo.

ANNA

Credo che a 16 anni non si possa essere seri.
Tutte le stronzate, o gli errori che sono raccontati nei libri o nelle serie TV vanno fatte. I professori vanno presi in giro, la scuola va saltata, tornare a casa tardi è la routine, dormire fuori dagli amici, bere, anche fumare se si sente bisogno di sparire nell'aria con quella nuvola grigiastra che ognuno di noi può far uscire dalla propria bocca.
I baci vanno dati, le corse vanno fatte, i treni per chissà quale destinazione vanno presi, le bugie vanno dette... O forse no ma tanto le diciamo comunque, ai genitori si deve urlare contro, all'amore anche se non è vero amore si deve correre dietro, le litigate vanno fatte. Si deve avere un ragazzo che sia anche il tuo migliore amico, perché rapporto migliore non c'è, le porte vanno sbattute, la pizza troppe sere di fila va mangiata, la musica va ascoltata tutto il giorno a pieno volume, le ballate sotto la pioggia sono di dovere, alle feste ci si deve andare, le scemenze vanno dette, si deve essere stronzi almeno una volta, le figure di merda? sono anche loro di dovere. Le mancanze vanno urlate, ci devono essere le risate, i soldi rubati, gli abbracci troppo lunghi le amicizie a distanza, i baci sbagliati, i sorrisi solo nelle foto, i pianti sotto le coperte, i pianti per amore, i "mi manchi" a mezzanotte, le scenate di gelosia, i "Voglio dimagrire" e poi? Pacco di biscotti.
Si deve essere incoerenti, bipolari, lunatici, sbagliati, tutti uguali e tutti diversi, mascherati, dolci, teneri, arrabbiati, incazzati, stupidi, scemi, stronzi, ma se stessi, ed esserlo va bene, anche se non si sta bene.

Ecco si io ho 16 anni e sono stufa di chi mi dice di essere seria.
No.
Questo è l'unico periodo in cui si può evitare e di essere seri e io voglio avere esattamente questo comportamento, e lo voglio fottutamente tanto, perciò oggi le ultime tre ore di scuola credo che le salterò, come di fatto ho appena detto ai miei 5 amici di cui Mary, Luca e Francesco sembrano d'accordo, mentre Alessia e Giacomo non sono ancora dalla nostra parte.
«Dai ragazzi! La scuola è appena iniziata e chiuderanno un occhio» Dice Luca sostenendomi come al solito.
«Mh forse per una volta si potrebbe anche fare...» Dice Alessia titubante ma Giacomo annuisce e capisco subito che accetteranno.

Dieci minuti dopo siamo fuori dalla scuola tutti tranquilli e spensierati tranne Mary, lei ha sempre quella sua aria cupa e stanca, non stanca di una persona che la sera prima è andata ad una fessa troppo chiassosa e sta mattina avrebbe preferito dormire, ma stanca di vivere.

Mary ha quegli occhi verdi e spenti che conosco bene e rispecchiano perfettamente gli occhi della donna che mi ha messo al mondo ma che di certo non posso chiamare madre, anche se tante cose mi ha insegnato, il suo insegnamento migliore è stato quello di starle lontana. Ma Mary è un po diversa, la guardo: si sta torturando i lembi delle maniche ed ha freddo, non la biasimo, dovrebbe essere estate eppure il vento che tira oggi potrebbe spazzare via velocemente il suo corpicino esile e minuto, ma non è ancora successo, purtroppo o per fortuna però sembra che il cuore, invece, qualcuno glielo abbia spazzato via o spezzato in mille pezzi.

«Mary» La vedo alzare lo sguardo lentamente, e come tutti mi vede, con i suoi occhioni verdi lucidi, ma non mi guarda, perché nel guardare c'è qualcosa di più profondo e forse intimo, o unico che il vedere non possiede.
«Tutto bene?» Le chiedo.
«Eh? Oh, si tutto bene. T-tu come stai?»
Anche un paio di occhi incapaci di guardare capirebbero che c'è qualcosa che non vuole dire, qualcosa che si nasconde dietro ai suoi di occhi, perché in fondo è tutto un gioco di occhi di qualsiasi persona si parli, solo che molte persone non sanno guardare, spesso anche le persone più profonde vedono e basta, perché nemmeno sanno ci sia una differenza.

«Io tutto bene grazie, sono solo un po stanca» E queste sono le parole che escono dalla mia bocca, ma chissà cosa dicono i miei occhi in questo momento, chissà se dicono qualcosa che io non direi mai.

Lascio perdere Mary per ora, capisco che ha bisogno di starsene un pò per sé adesso, ma forse sta sera la porterò ad una festa, dovrebbe imparare a divertirsi, quando guardo i suoi occhi mi sembrano vuoti, ma il vuoto può essere riempito, e io voglio aiutarla, lei mi piace, è una persona fedele la conosco da tre anni ormai e c'è sempre stata per tutti noi, perfino per Francesco quando stava male.

Osservo gli altri miei amici.
Luca fuma.
Ma non fuma come gli altri, ha sempre un modo suo di fare tutto, un modo diverso di fumare: fa entrare il fumo nei polmoni con delicatezza, poi lo fa riuscire e inizialmente chiude gli occhi, ma li riapre di colpo e lo guarda, guarda il fumo dissolversi nell'aria e noto una speranza nei suoi occhi, la speranza di poter presto essere come quel fumo e dissolversi dopo pochi secondi.
Poi inspira ancora e compie lo stesso movimento tante di quelle volte che devo smettere di guardarlo perché mi incanto nel mare che sono i suoi occhi azzurri, e ormai siamo seduti su un muretto e riesco a vederlo bene, vedo perfettamente la sua voglia di sparire, vedo che ha voglia di cambiare e di non concedersi realmente più a nessuno.
E poi ride.
Ride a una battuta di Giacomo che non ho nemmeno ascoltato.
Ride con tanta semplicità da far venire voglia di sorridere a chiunque lo guardi, e così sorrido.
Sorrido perché ne ho voglia.
Sorrido per il mio amico.
Sorrido perché ne ho bisogno fino alle ossa di essere felice.

«Oggi non fumi?» Per un istante credo di essere stata io a parlare rivolta a non so quale dei miei amici, ma poi mi volto e vedo lo sguardo rilassato di Alessia che mi fissa con i suoi enormi occhioni marroni.
«No oggi no» Ma perché no?
Oggi preferisco guardare.
Lei sorride, ma non è un sorriso vero, è un sorriso di una ragazza che in fondo sotto pelle senza tutti quei vestiti costosi o senza tutte le paure è vera ma non se ne rende conto, con gli occhi non sorride, vorrei che lo facesse, sono sicura che un sorriso reale starebbe benissimo sul suo visino paffutello.
Lei è viva, lo vedo da come i suoi occhi scrutano ma non guardano, per paura di scoprire qualcosa che non vogliono sapere.
Mi stringe la mano e sorride ancora, intreccia le dita alle mie a appoggia la sua testa sulla mia spalla.
Le voglio bene.
Gliel'ho mai detto?

Francesco ci vede, ma ha uno sguardo puro.
Lui non è come noi, ha qualcosa che lo distingue, di certo non è serio a lui piace lasciarsi andare, gli piace bere e gli piacciono le ragazze ma ha qualcosa di diverso nello sguardo, i suoi occhi però non parlano anche se potrebbero, si sforzano di stare zitti e di non rivelare nulla.

Giacomo guarda proprio lui, Francesco, lo guarda come si guarda qualcuno che potrebbe darti tanto e da cui pretendi tanto ma non ti guarda, e a volte non ti vede nemmeno.
Si Giacomo lo guarda.
Lui sa guardare, e vede nelle persone quello che molti non sono capaci di vedere nemmeno in se stessi.

Oggi è una giornata da non dimenticare, è semplice: stiamo saltando la scuola come abbiamo fatto molte altre volte, siamo su questo muretto come molte altre volte, e sto osservando i miei amici che svolgono le loro piccole azioni quotidiane, eppure è diversa, c'è un'umidità nell'aria che cambia i nostri respiri e i nostri sguardi.
Giacomo fa un'altra battuta che sta volta ascolto, ridiamo tutti nonostante fosse una battuta pesante su cui gli adulti ci avrebbero ripreso, e ci avrebbero detto che dovremmo essere più seri, ma a 16 anni non si può essere seri giusto?

«Sta sera dove andiamo?» Chiede improvvisamente Luca, tutti lo guardano e Alessia aumenta la stretta sulla mia mano.

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