capitolo undici

Il dolore di una persona
Non si quantifica
Dall'età.
Nonostante
dovrebbe essere così
Ci sono bambini
Con incidenti dentro.
Io ero una di quei bambini,
Avevo un incidente dentro e nemmeno lo sapevo.

ANNA

La nottata a casa di Luca si poteva definire pressoché divertente, escludendo ovviamente il bacio con Ale, che continuava a guardarmi, e dopo aver notato che la vedevo abbassava subito lo sguardo, i suoi occhi ieri sera, mi ricordavano molto quelli di una bambola bionda che aveva mia zia da bambina, e che un giorno mi fece vedere, morbida di pezza, semplice con un vestitino a quadri rossi e bianchi e i codini legati da due fiocchetti gialli, ma cosa più importante, due occhioni blu enormi, con la medesima espressione di Alessia ieri sera, aveva lo sguardo spaesato di chi avendo già staccato la spina dal mondo, ha deciso di romperla definitivamente, tirata fino a spezzare ognuno dei fili elettrici.
Ma la serata era stata tranquilla, non come qui a casa, ho i brividi per la schiena, mio zio è qui ormai da tre giorni e non la smette di...beh di essere sé stesso, ricordo che quando avevo 14 anni e successe quella cosa, mio zio c'era, era proprio lì quando presi la decisione di sprofondare, avevo un universo dentro, ma lo feci scomparire con una leggera devidione, non so come ne sono realmente uscita fuori, ma ricordo che il giorno che ho smesso di stare così male, di essere così vuota, avevo trovato una foto di quando ero bambina, avevo questi capelli biondissimi, sembravo quasi una ragazza albina, indossavo un vestitino bianco e delle scarpine di stoffa, potevo ricordare una bambola di porcellana, con quel visino così pulito, angelico, e privo di ogni reale conoscenza umana, la bambina nella foto non avrebbe nemmeno potuto immaginare di arrivare quasi a morire, a causa di questa scatola vuota che è il mondo. Ricordo di essere andata in bagno di aver chiuso la porta girando la chiave nella toppa tre volte, e provando a farlo una quarta, senza risultato, di essere andata allo specchio, con ancora la foto in mano e le lacrime che incorniciavano il viso, e aver guardato, no anzi, fissato, profondamente la mia immagine riflessa ed aver detto:
-basta Anna-
-Basta-
-Fermati-
-Resisti-
-Sorridi-
-Non lo stai facendo per te, lo stai facendo per la bambina nella foto, del tutto inconsapevole dell'incomprensibilità dell'animo umano-
Quello fu il giorno in cui compresi la differenza tra il vedere ed il guardare, il giorno in cui capii che nonostante la società ce li mostri quasi come sinonimi, è una galassia intera a dividerli, il guardare ha una tale profondità, una tale attenzione e accuratezza che il vedere, proprio non riuscirà mai a possedere.

-ANNAAAAAA- Sento urlare da mio padre al piano di sotto -C'È UN POSTINO CHE DEVE CONSEGNARTI UN PACCOOO- mi chiedo se sia così rilevante da dover urlare così.
Scendo velocemente le scale e arrivo alla porta, vedo un uomo abbastanza alto con un berretto verde che schiaccia i folti capelli castani chiari, e che nasconde quasi l'intero viso, lasciando trasparire solo le labbra rosse e carnose, la figura tiene nelle mani dalla carnagione olivastra un pacchetto, e appena mi vede accenna ad un sorriso, mostrando i denti dritti e bianchi.
È Alec.
Ne sono sicura.

-E tu che ci fai qui?- chiedo nascondendo un sorriso.
Si stringe nelle spalle e alza il pacchetto porgendolo verso di me, io lo prendo e lo guardo come per dirgli: -Allora?-
-Passavo da queste parti e...-
-Vestito da postino e con un falso pacchetto tra le mani?- dico allargando impercettibilmente il mio sorriso, che da lieve stava diventando più che evidente, quasi ad incorniciare una persona gioiosa e solare.
-No d'accordo, ma non ci vedevamo da due giorni e ho pensato di passare a fare un salutino...sai, per vedere come stavi-
Il mio sorriso si allarga, ancora e ancora, ma che mi succede, il mio "amico di letto" passa a farmi un salutino e faccio un sorriso del genere, che di solito non riservo a nessun amico? Ma lui è un amico speciale...si perché facciamo sesso! Punto!
Il sorriso si spegne.
-Grazie per il regalo-
-Ci vediamo sta sera?-
-Mmh...-
-Casa mia?-
-D'accordo-

GIACOMO

-Allora figliolo, come va la scuola?- mi chiede mio padre infilandosi rudemente in bocca una fettina di pollo.
-Tutto bene papà-
-Voti?-
-Come sempre, tutti perfetti, calano leggermente in italiano ma per il resto tutto okay-
-Bene...gli amici? Stai ancora sempre con quel gruppo di matti?- chiede facendosi serio.
-Loro non sono matti papà sono i miei amici-
-Non sono normali Giacomo-
-Meno male, se fossero normali sai che noia, mio dio, che orrore davvero papà-
-Non sto scherzando! Bevono, fumano, vanno nelle discoteche, tu non sei così! Non sei come Francesco!-
-Non tirare in gioco Francesco- dico cercando di rimanere calmo, ma sentendo la rabbia crescere in me, non può parlare di lui così, in passato lo aveva già fatto, e non deve permettersi.
-Quel Francesco...è un amico di merda, gli è morta la madre okay? E allora? La gente muore continuamente i parenti piangono e poi vanno avanti, è successo circa due anni fa giusto? Lui la usa come scusa per comportarsi così, ma non ha dei principi morali? È il peggiore del gruppo ora che ci penso dovresti proprio stargli lontano, si stagli lontano figliolo-
-Tu sei fuori papà-
-No, loro lo sono, sono così...-
Non so come mi salta in mente, non ci avevo neppure mai pensato ma mi esce improvvisamente dalla bocca questa frase: -Sono gay papà-
-Cosa?- esattamente la reazione che immaginavo -tutti? Sono tutti gay in quel gruppo?-
O-H M-I-O D-I-O.
Ma che cazzo ha capito?
-No papà- dico facendo un lungo respiro -io lo sono, sono gay-
Lo vedo restare impassibile per qualche secondo, poi sgranare gli occhi per un periodo maggiormente breve ed alzarsi da tavola sussurrando un "no".
Che cazzo mi è passato per la testa, non lo avevo mai detto a nessuno, nemmeno a me stesso, e avrei dovuto farlo, e comunque dirlo a mio padre contemporaneamente con mia madre, perché il guaio adesso è, che dopo che mio padre farà una delle sue sfuriate, perché la farà, dovrò dirlo anche alla mamma, e lì si, che se ne vedranno delle belle.
Adesso avrei bisogno del mio migliore amico.

Avvicino le gambe al corpo e abbasso la testa, mi metto le mani nei capelli e piango, procurando nella stanza vuota qualche impercettibile rumore di singhiozzi.

Spazio autrice

Sono stata molto inattiva, ma oggi doppio aggiornamento, fatemi sapere se ci sono errori, dato che non ho ricorretto, buona immacolata a tutti, spero vi siate divertiti più di me, fatemi sapere che ne pensate dei nuovi capitoli.

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