capitolo diciotto
E lo so
Che litighiamo sempre
Ci odiamo
Ci detestiamo
Ci urliamo
Ma sai?
Sei comunque una delle persone
A cui tengo di più.
ALEC
Dopo aver fatto ciò che mi ero ripromesso, busso alla porta della ragazza per cui sono venuto qui, e non ricevendo nessuna risposta, riprovo mettendo un po più enfasi nel mio gesto, e sforzandomi di farmi sentire, sono sicuro che sia in casa, magari a leggere un buon libro, o a scrivere qualcosa sul suo diario; sorrido all'idea di Anna rannicchiata sulla poltrona con un libro grande come un mattone nelle manine esili, e una matita fra le dita, per sottolineare ogni frase a cui vorrà ripensare in futuro.
Per qualche strano motivo, -Forse ho un brutto presentimento e non me ne rendo conto- appoggio un orecchio sul portone di casa e...TA TAN! Sento forte e chiara della musica stile discoteca, risuonare nella stanza di ingresso dove in questi mesi eravamo stati svariate volte.
Non avevo pensato a quest'ipotesi: Anna è a casa, sì, ma è con i suoi amici, quindi non posso parlare con lei, né baciarla o abbracciarla, o fare dolcemente l'amore con lei. Ed è proprio con questi pensieri, che in un men che non si dica il mio umore precipita.
Dopo qualche minuto passato a dirmi: "Le scrivo o no?" oppure "La chiamo o no?" il mio sguardo cade sulla finestra che da appunto sul soggiorno, da cui moltr volte, trovandomi all'interno dell'edificio, ho potuto osservare la strada che in questo punto della città, di sera è talmente bella, e piacevole da osservare; mi avvicino di più a quell'apertura e osservo lo spettacolo che ho davanti: Anna con dei vestiti semplici, chiari che le mettono in risalto gli occhi, ed il viso ricoperto di gioia, pura oserei dire, la felicità di questo attimo, è ritratta talmente bene sul suo volto, che probabilmente farebbe sorridere chiunque avesse la possibilità di vederla anche solo per un istante; Anna balla, come tanto le piace fare, muove perfettamente i fianchi a ritmo della musica che da qui non posso udire, porta improvvisamente le braccia intorno al collo di un ragazzo della sua età che le si trova davanti, lui le sorride e si attorciglia una ciocca dei suoi bei capelli chiari tra le dita; intorno a loro altri quattro amici ballano, ma non mi soffermo ad osservarli, guardò solo Anna e quel ragazzo ricoperto di una giovinezza che io non avrò più la possibilità di avere, mi soffermò a guardare i suoi suoi occhi, che a questa distanza mi paiono marroni scuri, vedo come guarda Anna, la guarda come la guarderebbe chiunque d'altronde, come si guarda un angelo caduto in terra, e per un attimo mi chiedo se lei conceda a molti quello che concede a me, e forse non voglio ammetterlo ma non mi sta bene, vorrei farla sorridere solo io, lei mi piace e finalmente lo ho ammesso a me stesso, ma mi sono ripromesso che non ne parlerò con lei, non sarebbe giusto, è una ragazzina e ha il diritto di divertirsi a quest'età.
Resto qualche secondo ad osservarla e poi me ne vado, la vedrò domani.
GIACOMO
An mi avvolge improvvisamente le braccia al collo, percepisco che sia solo un gesto dolce tra amici, e mi piace, sì mi piace un sacco che si sia instaurato questo rapporto tra noi, ho la sicurezza di poterle dire quello che voglio e che lei non lo rivelerà mai ad anima viva, nemmeno sotto tortura, è questo ciò che succede a stare accanto a lei, credo si possa chiamare "Effetto Anna" standole vicino ti senti al sicuro, e so che non sono l'unico ad avere questa sensazione, osservando gli occhi di Alessia, di Mary, si può percepire questa sicurezza, o nel volto di Francesco quando abbiamo parlato l'altro giorno e c'era anche lei...
Francesco! Oh cazzo non ne abbiamo più parlato...ci eravamo promessi di farlo, di chiedergli spiegazioni e addirittura di spingerlo a sporgere denuncia contro lo zio Sam, non si può continuare così del resto giusto? Lui fa del male ad una persona che proprio non se lo merita, lo ferisce costantemente senza che Fra reagisca e gli fa del male non solo fisico ma anche interiore.
Da come Anna parla di quel che ha sofferto con la madre, capisco che è impossibile percepire un unico dolore da quel che una persona del genere può farti, il dolore a lei si può leggere negli occhi scuri come il carbone, e si può leggere anche in quelli di Francesco, lo stesso identico dolore è sul volto della mia attuale migliore amica, e su quello del ragazzo che ho scoperto di amare, dovrebbe esserci qualcosa di buffo in questo? Ne dubito.
Mi ero quasi ri-dimenticato che io ed An dobbiamo parlare con Fra!
Avvicino la mia bocca al suo orecchio e provo a parlare abbastanza forte da sovrastare al suo udito il suono della musica, ma abbastanza piano da non farmi sentire da nessun altro.
«An! Ci siamo entrambi dimenticati di parlare con Francesco, per spingerlo a fare ciò di cui avevamo discusso»
Per qualche secondo se ne sta zitta, non risponde e non da alcun segno di vermi sentito, ma proprio quando penso di dover ripetere ciò che ho detto, apre la bicca muovendo lentamente le belle labbra carnose che si ritrova e inizia a rispondere.
«Hai ragione, pargliamogli ora» Dice in tono talmente autoritario da farmi scappare una risatina.
«Che hai da ridere G?» Chiede nascondendo un sorriso anche lei.
«Nulla, nulla»
«So che stai ridendo di me»
«Forse...»
«Sono talmente buffa?»
«Forse» Scoppio in una fragorosa risata e lei mi guarda malissimo dirigendosi verso il nostro amico.
*****
Dopo aver convinto Francesco a seguirci e il resto della comitiva che non c'era nulla di cui preoccuparsi e che saremmo tornati subito, siamo andati in camera di Anna e abbiamo iniziato a "parlare" se così si può dire...
«No cazzo! Fra forse tu non hai capito quanto sia seria la situazione... Io avevo quattordici anni quando mi successe una cosa del genere, e decisi di non reagire in nessun modo! Ma tu...tu ne hai quasi diciassette e sei maledettamente forte! Devi reagire! Non puoi startene qui fermo, sopravvivendo a quello che ti fa tuo zio, perché è questo quello che fai ogni giorno no? Sopravvivi.
E non puoi aspettare che lui...che lui muoia per cominciare a vivere!» E sono queste le parole che escono dalla bocca di Anna, talmente forte che mi chiedo se non siano riuscite a sovrastare la musica, dopo aver ripreso fiato continua a parlare, anche se più a bassa voce, malinconicamente, direi quasi con angoscia nella voce.
«Non puoi...Francesco ti prego, sporgi denuncia, o fai qualcosa, qualsiasi cosa...chiama tuo padre, hai detto che era un buon genitore no? Chiamalo. Parlane con lui, fatti aiutare, tu ne hai la possibilità»
Chiude il suo bel discorso, prende una sedia, si avvicina al letto su cui io ed il mio migliore amico siamo seduti, si siede e lo guarda con speranza nel volto, piena di aspettativa che lui accetti, di farsi forza e reagire; vorrei potergli fare anch'io un discorso del genere, ma non ne sarei capace, Anna ha vissuto tutto questo, si è fatta coraggio e ne ha parlato, lo ha urlato, io non ho vissuto nulla di simile, quindi non mi resta che ascoltare, ed essere fiero di vere un'amica del così.
«Io...io non posso scusami. Anzi no, non mi scuso! Vuoi che io reagisca? Non me ne frega un cazzo. Ti senti meglio dopo avermi raccontato la tua bella storiella? Dopo avermi detto quanto fa, e faceva schifo la tua vita, e aver detto che tu non hai reagito ma io posso? Eh no bella, io me ne starò fermo a non fare niente, mi lascerò fare del male e pregherò in silenzio, non ho intenzione di sporgere denuncia né di chiamare il mio fottuto padre tesoro! E sai perché? Lo vuoi sapere? Perché sono stanco che le persone abbiano pena di me, e mio zio farebbe del male ad altri se io facessi qualcosa a lui, quindi me ne starò fermo...In senso letterale ovviamente, perché adesso se non vi spiace me né andrò via di qui» Prende la giacca che aveva sul letto, lasciando Anna di sasso almeno quanti me, e prima di uscire dalla stanza dice:
«Ah e Anna...tu non sai nulla di me okay? Credi di sapere tutto di tutti ma non è così, non è vero che avendo passato brutti periodi puoi aiutarci tutti, tu non puoi! Non sei capace, scendi dal piedistallo e apri gli occhi tesoro!» Esce sbattendo la porta, prima della camera e poi della casa.
ALESSIA
Vedo Francesco spuntare dal corridoio e sbattere la porta della casa con forza, non lasciando il tempo a G e Anna di corrergli dietro.
I due tornano in salotto con noi, e dopo poco, senza proferire parola iniziano di nuovo a ballare, insieme, sussurandosi cose all'orecchio.
Mi faccio coraggio e vado da Anna, cosa che volevo fare da tanto e dopo aver attirato la sua attenzione dico:
«Anna scusa potremmo parlare un attimo?» Lei guarda Giacomo che annuisce e le fa segno di venire con me.
Appena arrivate nella stanza lei mi chiede subito, con un espressione affranta sul viso, cosa devo dirle.
Forse ho scelto il momento sbagliato...
«Anna io...volevo parlarti del bacio che c'è stato settimane fa a casa di Luca...tra noi» Rimane per un attimo a bocca aperta, ma poi si scuote, come se pochi secondi prima fosse stata in trance, e risponde.
«Quindi? Di che volevi parlare?»
Faccio un respiro profondo, prendo tutto il coraggio che ho in corpo, mi ripeto a mente tutti i discorsi che mi ero fatta qualche giorno fa e FINALMENTE lo dico.
«Anna...credo che tu mi piaccia!» Lo dico di impulso, con la sicurezza di essere diventata rossa come un pomodoro
«Anche tu mi piaci Ale, ma ovviamente non in quel senso...ehm anche tu intendevi questo vero?»
«No Anna... Tu mi piaci come persona con cui stare, con cui passare la vita, di cui lentamente innamorarsi, e poi ogni giorno di più»
«Mi...mi dispiace Ale io sono etero, puramente etero, amo i ragazzi, mi piace quello che hanno in mezzo alle gambe e non...lo sai cosa, Ale mi dispiace, ma sono sicuro che tutto quello che ho detto vale anche per te, sei solo un po' confusa...»
«No Anna...non posso essere confusa! Tu lo sei! Perché quel giorno mi hai baciato come si bacia qualcuno con cui si sta insieme» Dico sicura di me.
«Ale,sono etero lo so per certo! Mi dispiace, scusami» Detto questo esce dalla stanza e se ne va.
DIO COSA HO FATTO?
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