capitolo cinque
Manda in pezzi
l'immagine che hai
Di te stesso.
Quella che non ti piace
Quella che fissi allo specchio
E che speri sparisca,
Mandala via,
E nemmeno gli altri
Saranno più capaci di vederla.
FRANCESCO
Sono tutt'e tre molto belle, eppure io, non sono attratto da nessuna loro, per quanto vorrei, non è così, e mi ferisce pensare che nemmeno volendo con tutto me stesso io riesca a sentire qualcosa per qualcuno.
L'unica cosa che sento è il vuoto, eh si lui lo conosco bene.
******
Sono le quattro di notte.
Che succederà questa volta quando tornerò a casa? Lo zio David sarà di buon umore?
Mi dispiace aver lasciato quelle ragazze lì, ma almeno ai miei amici, ho fatto sapere che non sarei tornato con loro stasera, bensì che ci saremmo rivisti il giorno seguente, anche se in realtà ho parlato solo con Giacomo, ma gli ho chiesto di riferire agli altri quel che gli avevo detto.
Aveva un tono di voce a dir poco sollevato quando mi ha sentito, anche se probabilmente ha capito che ero ubriaco.
La conversazione è andata più meno così:
-Pronto? G?-
-Hey Fra, stai bene? Dove sei? Ti stavo aspettando ero...ehm preoccupato- l'ultima frase era sembrata più una domanda che un'affermazione.
Lui si preoccupava ancora per me o quello che era successo, e che mi aveva cambiato, aveva di conseguenza cambiato anche lui?
-Sto bene...-
Dopo averlo detto lo avevo sentito sospirare, sollevato dal fatto che non mi fosse accaduto nulla, forse gli importava ancora di me, almeno un po.
Ho continuato a parlare prima che lui potesse dire altro.
-Sto tornando a casa, non c'è bisogno che mi aspetti, ci vediamo domani in classe-
-Certo che ci vediamo domani, ma potevi chiamarmi prima sarei passato a prenderti...-
Si era interrotto, come se avesse capito, o intuito qualcosa che prima, non gli era nemmeno passata per l'anticamera del cervello.
Quindi continua: -non eri solo- questa invece, avrebbe dovuto essere una domanda, eppure, il suo tono di voce duro mi aveva fatto capire che anche se non gli avessi risposto, o se avessi negato, lui sarebbe rimasto di quest'idea.
-Tranquillo avevo buona compagnia- non è vero, avrei preferito parlare con lui, dirgli quello che sta succedendo, chiedergli come va con sua sorella, così .
-Oh...d'accordo, beh buonanotte Francesco, ci vediamo domani-
In rari casi mi chiamava con il mio nome per intero, e quando lo faceva, il giorno dopo non era mai un bel giorno.
******
Arrivo a casa, apro piano la porta facendo attenzione a fare meno rumore possibile girando la chiave.
Guardò l'orologio appeso sopra al camino spento che presto torneremo ad usare, dato che quest'anno il freddo ha scelto di farsi sentire molto prima del previsto, ma a me non dispiace, freddo, per me, è sinonimo di tranquillità, anche se ho sempre pensato che l'inverno fosse il mese più dolce, quello in cui per non avere freddo si sta abbracciati a qualche amico, o a qualcuno che è qualcosa di più.
Ma poi un giorno ho capito che, se non si ha nessuno da abbracciare l'inverno diventa il mese più brutto, perché ti fa vestire troppo pesante, ti fa gelare le mani, ti fa stare sotto ad un piumone, che d'estate, solo a guardarlo ti farebbe venire caldo, ti fa tremare il cuore e ti fa sentire solo.
Ecco.
Io mi sento solo.
Mi sento spesso solo.
Mi sento solo quando guardo questa foto di mia madre sorridente nella sua ultima estate al mare, seduta sulla staccionata bianca della casa dei nonni.
Mi sento solo quando guardo i miei amici ridere, e ridendo anch'io, mi accorgo che la mia risata è diversa dalle loro, è più fragile, più rotta, e nonostante mi sforzi con tutto me stesso di non farlo capire a nessuno, anche la parte più buia di me è consapevole che, presto o tardi, la mia felicità morirà, e perfino il più debole ricordo del volto di mia madre sparirà, e io toccherò il fondo, senza risalire mai più.
Mi sento solo quando sono in mezzo alla gente.
Mi sento solo quando due persone si abbracciano o si baciano.
Mi sento solo quando mi guardo allo specchio e capisco, che nessuna ragazza mi amerà mai per come sono.
Mi sento solo, quando la notte, mi sveglio goffamente per un altro dei miei incubi e non ho nessuno da chiamare.
Mi sento solo quando guardo gli altri e so che loro sono migliori di me, che vanno avanti e sanno superare i problemi, che sono felici e sorridenti, che avranno un futuro.
Mi sento solo quando la gente mi guarda male ed io non so a chi dire:" hey, ma lo conosci quello?".
Mi sento solo quando è buio.
Mi sento solo quando sotto la doccia, tra l'acqua che scorre veloce e arrabbiata, si confondono le mie lacrime che si abbattono su di me, con la stessa forza di un uragano, e nonostante vengano cancellate dal sapone e da la successiva doccia fredda, io continuo a sentirmele addosso, e mi sento solo.
Sento rumori di passi.
Li conosco bene, non vorrei ma è così, riconosco subito il modo di camminare strusciandosi di mio zio, e capisco dal suono del suo respiro che echeggia nel corridoio vuoto di quella casa morta, che, no, non è di buon umore.
LUCA
Dire che svegliarmi questa mattina è stato difficile sarebbe un eufemismo.
Sentivo un mal di testa terribile per la sera precedente, di cui ovviamente non ricordavo nulla, dopo il primo bicchiere di...sinceramente non so nemmeno cosa avevo bevuto, non ricordavo più nulla.
Vuoto totale.
E sta mattina, mi sono ritrovato solo nel letto, nudo, con una cannuccia viola accanto a me, e un paio di calze rosa sotto le coperte.
Che cazzo è successo questa notte?
20 minuti dopo sono a scuola con un leggero ritardo. Entro in fretta, lanciando un occhiata all'orologio che ho al polso, e, noto immediatamente che è fermo, e completamente rotto.
Ma che...? Mio padre si infurierà, dicendo qualche cazzata sul fatto che non sono responsabile e che non merito affatto di ereditare la sua piccola società.
Si bè forse avrebbe evitato di dire che è piccola, è troppo orgoglioso per ammetterlo.
Entro in classe con 7 minuti di ritardo.
-Minelli! 10 minuti di ritardo la prima settimana di scuola! Che comportamento è mai questo?-
Sette.
Sette minuti non dieci.
Non rispondo e mi siedo, mentre osservo il caro e vecchio professore di latino scrivere qualcosa sul registro.
-Quella che sto scrivendo, signorino è una nota disciplinare che influirà, sia sulla sua pagella di questo anno scolastico, sia sulla sua partecipazione ai due camposcuola che verranno organizzati a breve-
Si ceeerto.
-Sei in ritardo- dice improvvisamente Francesco.
Lo osservo, che ha fatto all'occhio?
-E tu hai un occhio nero-
Lo vedo serrare le labbra.
Cambia argomento: -che è successo ieri sera?-
-Non ne ho idea, ma mi sono ritrovato nudo nel letto, da solo...ah e c'erano delle calze rosa...e una cannuccia viola-
Gli scappò una risata amara, deve aver pensato "tipico di Luca".
-mi dirai cosa hai fatto all'occhio oppure...?- cerco di chiedergli seriamente preoccupato.
-io non...ehm...non lo so deve essere successo sta notte-dice vago.
-Certo che è successo sta notte, ieri non avevi nulla, ma cosa è successo?-
-Non lo so...eee non lo ricordo-
Gli osservo meglio l'occhio, è come se gli avessero dato un pugno...anzi no, più di uno.
Il livido è nero, quasi viola, con alcune sfumature rosse.
Sono seriamente preoccupato.
Che gli è successo?
Avrà fatto a botte con qualcuno?
Magari in fondo a solo sbattuto ad un mobile in casa...si dev'essere così, Francesco non è uno che fa a pugni, è un bravo ragazzo anche se non lo dimostra.
Per quanto ne so io il mio amico potrebbe anche essersi preso a pugni da solo, lo conosco e so che è la persona più leale che esista, e pur di far male a qualcuno lo avrebbe fatto a se stesso.
Si è leale con chiunque tranne che con se stesso.
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