Capitolo 9 - Colpa

"This is the world you've created
The product of what I've become
My soul and my youth
Seems it's all for you to use
If I could take back the moment
I'd let you get under my skin
Relent or resist
Seems the monster always wins."
- Monster, Starset

***


Unito al rumore di Ikebukuro si udivano i sospiri dell'informatore e il suono delle dita dell'uomo più forte della città che battevano contro il ferro, producendo un suono debole ma piacevole da ascoltare. Izaya si concesse di voltarsi appena per poter guardare Shizuo, ma senza rendersene conto si perse ad ammirarlo insieme ad ogni suo singolo movimento. Il viso del mostro sembrava così rilassato in quel momento che pareva assurdo, paragonato a tutte quelle occasioni dove non aveva altro che un'espressione infastidita dalla presenza del corvino.

Izaya fu costretto prima di quanto sperasse a tornare con i piedi per terra quando Shizuo si accorse che quel pidocchio non smetteva di fissarlo. "Che hai?"

"Niente." Mormorò Izaya, mentre Shizuo avvicinò una mano alla testa del più basso, togliendo una foglia incastrata tra i suoi capelli scuri. "Cos-?"

"C'era una foglia." Disse Shizuo sotto lo sguardo confuso del più giovane, lasciandola volare via, "Proprio sopra i tuoi capelli."

Izaya fissò quella foglia verde smeraldo andarsene, trasportata dal vento gelido di Ikebukuro. Percepì un brivido pensando a quanto facesse effettivamente freddo su quella terrazza. Poi spostò lo sguardo sulla città, in particolare sulle persone che lui tanto amava, notandole come camminassero indaffarate per le strade.

"Non sono come loro." Iniziò, attirando l'attenzione di Shizuo. "Sono diverso. Loro si comportano in un modo in cui io non mi comporterei mai, pensano poco a delle cose su cui io invece rifletto molto. Spesso non riesco a capirli, ma è davvero interessante camminare tra tutte queste persone identiche. Forse nemmeno loro sono in grado di comprendermi."

Il più alto si scostò leggermente dalla ringhiera, cosa che fece anche Izaya subito dopo, per incastrare meglio gli occhi nei suoi. "Perciò io, ti sto dicendo questo... Sperando che tu mi capisca."

"Izaya... Questo non giustifica tutti i problemi che hai sempre causato in città." Shizuo cercò di farlo ragionare. Evidentemente Izaya stava come abbandonando ciò che era un tempo. Eppure al biondo c'era qualcosa che non tornava, voleva saperne di più. Sapeva che Izaya non aveva mai avuto veri amici, escludendo Kadota e Shinra ai tempi delle superiori.

"Volevo solo vedere come avrebbero agito." Sussurrò il moro, giocherellando con gli anelli che adornavano i suoi indici. "È così... Così divertente manipolarle. Loro sono divertenti, sembrava quasi che mi dicessero 'ehi forza, prenditi gioco di me'. Non riuscivo a smettere. E poi sono rimasto solo, ma infondo stavo bene in quella mia solitudine."

"Izaya..." Shizuo non sapeva esattamente cosa dire. Voleva domandare di quelle pastiglie che aveva intravisto poco prima venire ingoiate dal moro.

"Non hai mai pensato al perché mi comportassi così?"

"Molte volte." Sospirò Shizuo abbassando lo sguardo. "Ma non sono giunto a delle spiegazioni plausibili, se non che eri e rimani una dannata pulce fastid-"

"Diciamo che in passato mi hanno diagnosticato un comportamento tendente al sociopatico. In più ansia, attacchi di panico. Izaya ingoiò un nodo formatosi in gola, interrompendo la frase di Shizuo, che ora aveva sul viso un'espressione sorpresa mentre l'informatore sputava a raffica le parole. "Sul serio e sin da bambino ho vissuto incubi dal quale non riuscivo a svegliarmi. Non ho scelto io di essere così. Cazzo, sono una persona più complicata di quanto pensi, ho dei lati che la gente non conosce. Shinra è l'unica persona a sapere realmente come sono davvero. Io non volevo arrivare a lottare contro di te per ucciderti. In quel momento ho capito che la mia vita sarebbe dovuta terminare in quel modo, tu saresti finalmente diventato un mostro e io avrei affrontato la cosa che più di tutte mi spaventa."

Il biondo ascoltava ogni singola parola del corvino. Nel mentre quest'ultimo aveva iniziato a tremare con lo sguardo perso nel vuoto, così Shizuo dedusse che ricordarsi di quei momenti non era piacevole ma equivaleva ad una lenta tortura. Stava dicendo la verità, nei suoi occhi malinconici non c'era traccia di menzogna.
Izaya sembrava quasi avere in corso sin dalla nascita una crisi d'identità. Provava gusto nel far soffrire le altre persone, con quel suo comportamento fuori dal comune; si comportava sempre da indifferente, annoiato, con sbalzi d'umore spaventosi. Non si prendeva mai le proprie responsabilità.

"Io sono il ragazzo a cui non importa niente di nessuno, non è vero?" Quella frase aveva davvero colpito Izaya. "Tutti lo pensano, senza nemmeno conoscermi. Vorrei davvero essere una persona normale. Amo gli esseri umani, sono così divertenti... Ma io non mi sento uno di loro. Nessuno riesce a manipolarmi o a farmi dubitare di me stesso. Nessuno. Ecco perché sono una specie di Dio. Loro sono così... Così divertenti e diversi da me, pieni d'emozioni e la maggior parte sono anche talmente stupidi che non riesco a non giocare con loro, ignari di ciò che succederà!"

Izaya poteva apparire come un pazzo che con i suoi discorsi riusciva a confonderti continuamente, ma infondo avevano davvero un significato profondo per lui quelle parole. Solo nessuno riusciva a capirlo e nessuno aveva mai provato a farlo davvero, perché agli occhi di tutti lui era quella persona etichettata come strana o pazza. Proprio come Shinra confessò in passato, l'amico aveva un carattere forte ma allo stesso tempo fragile.
È proprio vero che non puoi giudicare un libro senza prima averlo letto fino all'ultima pagina, che ne sai della sua storia o di cosa e come ha vissuto?

"Sai Shizu-chan..." Izaya iniziò a percepire dei dolori alle articolazioni delle gambe, costringendolo con dei mugolii a sedersi contro la ringhiera. Shizuo lo guardò confuso e decise di adagiarsi accanto a lui per sentire cosa aveva ancora da raccontare. Aveva capito che quell'azione non era stata voluta da Izaya stessi ma dal suo corpo. Fu così che un brivido gli attraversò la schiena non appena intuì che si trattava della conseguenza di uno scotnro mai dimenticato.

Izaya volse lo sguardo verso le sue gambe tremolanti. Le aveva sforzate troppo durante quella giornata, non sarebbe riuscito a reggersi in piedi ancora per molto. "In realtà dovrei essere su una sedia a rotelle. Non avevo nessuna intenzione di tornare qua, ma poi ho preso la decisione di iniziare una lunga terapia che mi avrebbe permesso di riuscire a spostarmi liberamente. Ero così stanco di essere prigioniero."

Shizuo si era come paralizzato a quelle parole. Sapeva benissimo che Izaya aveva affrontato la morte durante quegli anni.
Sentiva il respiro come bloccato, non riusciva nemmeno ad abbandonare il fumo di sigaretta che aveva aspirato poco prima. "In realtà non volevo iniziare la terapia perché avevo perso contro di te. Sarebbe stata una sorta di punizione nei miei confronti per averti affrontato."

No, basta.
Pensò Shizuo, sentendosi sopraffatto dai sensi di colpa che durante il lasso di tempo trascorso lontano da Izaya, lo stavano distruggendo.

"Probabilmente me lo meritavo." Ridacchiò leggermente Izaya, alzando gli occhi verso il cielo scuro, presagio di pioggia.
Imprecò poi mentalmente per una fitta di dolore che gli attraversò improvvisamente la coscia. Il biondo notò che Izaya, nonostante tutto, stava sorridendo quasi amorevolmente.

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