Capitolo 17 - Angeli
"You'll be the saddest part of me
A part of me that will never be mine
It's obvious
Tonight is gonna be the loneliest
You're still the oxygen I breathe
I see your face when I close my eyes
It's torturous
Tonight is gonna be the loneliest."
- The Loneliest, Måneskin.
****
Le gocce di sudore provocate da quel caldo afoso stavano iniziando ad infastidire il ragazzo, costretto ad asciugarsi con l'orlo della maglia.
La frangia di Izayasi era appiccicata alla sua fronte pallida ormai bagnata, mentre le sue iridi rosse riflettevano il fuoco danzante che si stava innalzando senza pietà sulla villa in cui era cresciuto.
Izaya non piangeva, convincendosi di essere riuscito a prosciugare le lacrime molto tempo prima. La verità era differente, doveva mostrarsi forte e superiore in momenti cruciali come quelli.
Muoveva le palpebre lentamente, strizzando appena gli occhi per il pizzicore causato dal fumo nero che fuoriusciva dalla casa.
L'informatore era attratto dal fuoco, nonostante tutto.
Amava le sfumature arancioni al suo interno e tutto quell'alimentarsi con piccoli accenni di vento. Il rumore scoppiettante che emetteva quando continuava a bruciare il legno, quasi era in grado di rilassarlo.
Quel giorno però era diverso.
Non riuscì infatti ad apprezzarlo come avrebbe dovuto, a dire il vero non sapeva nemmeno come avrebbe dovuto agire da lì in avanti.
La gola era secca a causa della tosse continua.
Le mani calde a contatto con quelle delle sorelline che piangevano disperate e chiamavano aiuto.
Questa volta sapeva che non l'avrebbe fatta franca tanto facilmente, Shirou si sarebbe arrabbiato moltissimo con lui e non voleva pensare alla delusione della mamma una volta che sarebbe giunta sul posto.
Una delusione. Ecco cosa era.
La mancanza dei genitori ad insegnarli come rispettare le regole, lo avevano portato a diventare un ragazzino bravo a scuola ma un disastro in tutto il resto. Aveva imparato da solo come approciarsi alla vita, rifiugiandosi nei libri che tanto amava, ma gli mancava il senso di responsabilità. L'aveva esaurita utilizzandola così come pazienza e bontà, occupandosi delle sorelle giorno e notte.
Nel mentre che i soccorsi giungevano per aiutare a spegnere il fuoco e controllare lo stato di salute dei tre bambini, ad Izaya iniziò a scorrere davanti ai suoi occhi tutto a rallentatore.
Pareva come se il tempo si fosse fermato e potesse comandarlo. Come se fosse nelle sue mani.
Realizzò di avere del potenziale infondo, perché riusciva a comandare ciò che voleva a suo piacimento.
Così come aveva provocato un incendio catastrofico da dei miseri fiammiferi, aveva cresciuto le sue sorelle come meglio credeva, soltanto grazie alla sua conoscenza data dallo studio di centinaia di libri.
Aveva un'immensa intelligenza ed astuzia che non potevano andare sprecate e parve capirlo solo in quel momento.
Un breve istante di potere gli provocò una scarica di brividi lungo la colonna vertebrale.
Era stato lui a provocare quell'incendio, era tutta colpa sua.
Eppure, nonostante sapesse fosse un disastro e le conseguenze sarebbero state spiacevoli, riuscì a piegare l'angolo delle labbra per abbozzare una specie di sorriso maligno.
Gocce salate di sudore gli percorsero ancora il viso dalla fronte al mento fino a scontrarsi con il suolo, quando all'improvviso sentì delle urla familiari.
Senza nemmeno rendersene conto, avvertì un forte dolore alla guancia che iniziò presto a prendere un colore rosato.
Izaya per un attimo ebbe la sensazione di perdere i sensi dopo lo schiaffo del padre.
Non disse una parola mentre portava la mano magra a tastare tremante il viso dolorante.
Alzò appena lo sguardo, incontrando gli occhi azzurri della madre colmi di lacrime di fronte a quell'orrore.
Lo sguardo inespressivo di Izaya era riuscito a scioccare la signora Orihara ancor più del fuoco davanti a sè.
Il ragazzo aveva un sorriso inquietante a fare da protagonista sul suo viso ed i suoi occhi ardevano come le fiamme che quasi si innalzano a toccare il cielo.
"Iza-nii..." Parlò con un filo di voce Mairu ancor più confusa di prima, stringendosi alla sorella che si limitò a guardare tutta la scena con ribrezzo verso il padre.
Questa fu la prima manifestazione di instabilità psicologica di Izaya.
Shirou ritrasse la mano, piantando i suoi occhi in quelli del figlio, sussurrando con voce roca parole che Izaya non avrebbe mai scordato.
"Tu... Tu sei una vera disgrazia per questa famiglia."
Se soltanto con uno sguardo si potesse uccidere, Izaya sarebbe morto quel giorno.
***
L'informatore continuava ad agitarsi nel sonno e non accennava a svegliarsi. Udiva qualcuno chiamare il suo nome, cercava di rispondere disperatamente ma le urla gli si soffocavano crudeli in gola impedendogli di chiedere aiuto.
Shizuo nel frattempo gli diede delle percosse, cercando in tutti i modi di svegliarlo da quell'incubo ricorrente. "IZAYA! DANNAZIONE!"
Come se avesse intravisto nel suo sogno un Shizuo bambino urlare il suo nome fino a frantumarsi le corde vocali, Izaya riuscì finalmente a svegliarsi.
"Mamma...?" L'informatore dagli occhi cremisi si guardò attorno in totale confusione, iniziando a fare mente locale. Realizzando di non stare rivivendo quel giorno realmente, si rilassò immediatamente.
"Mi dispiace, ma ancora non mi sono cresciute miracolosamente delle tette." Sbuffò Shizuo scherzando, dando una pacca sulla spalla del più giovane.
"Dai, ti porto un bicchiere d'acqua... Poi corri a farti una doccia dannazione, sei sudato da fare schifo." Shizuo si diresse lentamente in cucina, stanco e assonnato. Aveva già un carattere irascibile di suo, ma quando non riusciva a prendere sonno diventata odiosamente intrattabile.
Non poteva dormire, Izaya aveva bisogno di lui più che mai quella notte.
Tornò da Izaya trascinando i piedi lungo il pavimento, porgendogli un bicchiere d'acqua. Il corvino, di tutta risposta, voltò la testa dall'altro lato per non guardare gli occhi ambrati di Shizuo, mormorando un "grazie" quasi seccato.
"Ce l'hai con me, per caso?!" Chiese il biondo, con una vena pulsante sulla fronte, aspettando che l'altro finisse di bere il liquido nel bicchiere.
Izaya si voltò di scatto visibilmente preoccupato, ancorando i suoi occhi a quelli del biondo. "NO! Cioè ecco, io..."
Sto solo morendo di imbarazzo, stupida testa bionda.
"Sono solo stanco, ho sonno e sono un poco a disagio. Potresti non complicare le cose?" Diede un'occhiata veloce al suo orologio da polso, per poi riportare convinto il suo sguardo verso Shizuo. "Sono le quattro di mattina... Shizu-chan."
Izaya si morse il labbro inferiore, rendendosi conto di aver parlato troppo.
Era soltanto spaventato.
Era solito sognare ogni notte episodi del suo passato dove era presente il suo odioso padre che era sicuro di detestare più di chiunque altro al mondo.
Nei suoi sogni nessuno correva mai in suo soccorso, si trovava sempre da solo ad affrontare tutte le sue sfumature di paranoie ed insicurezze che non aveva mai avuto il coraggio di accettare quando era bambino.
Non c'era nessuno a reprimere il senso di vuoto che percepiva dentro di sè, o ad asciugargli le lacrime durante i frequenti attacchi di panico.
Nessuno gli aveva teso la mano in passato quando si lasciava andare a pianti liberatori, desiderando una vita migliore.
Era solo.
Ma guardandosi attorno, aveva capito.
Gli occhi dorati del biondo erano stanchi e arrossati; i capelli scompligliati, le lenzuola dall'altro lato praticamente intatte, la puzza di sigaretta appena spenta mischiata al profumo del caffè -che lui amava- ed infine la finestra socchiusa.
Dopotutto, Izaya era un eccellente osservatore ed aveva capito che il suo Shizu-chan era rimasto sveglio fino alle quattro di mattina per vegliare su di lui.
Probabilmente aveva bevuto svariati caffè per non addormentarsi e le sigarette servivano per cestinare il nervosismo causato dal mancato sonno ristoratore di cui necessitava.
"Sei il mio angelo custode?" Izaya portò come in automatico una mano alla bocca, come a voler cancellare ciò che aveva appena pronunciato. Non ebbe nemmeno il tempo per riflettere, perchè in cuor suo sapeva benissimo che se avesse permesso alla mente di prendere il controllo, non sarebbe uscito niente di buono da quelle labbra.
Il biondo rimase sorpreso da quella domanda che era suonata più come una richiesta d'aiuto. Era così strano per lui sentire Izaya con un tono di voce pacato e pronunciare delle parole così dolci.
Era completamente fuori personaggio ma infondo, tutto di quella giornata era irreale, talmente lo era che entrambi stavano pensando si trattasse solo di un lungo ed interminabile sogno.
Izaya temeva così tanto di svegliarsi come se nulla fosse accaduto, ritrovandosi di nuovo costretto su una sedia a rotelle.
Ma quella, fortunatamente, era la realtà che per una volta aveva deciso di consegnare un po' di pace ad entrambi.
Il moro stava ancora aspettando una risposta da parte di Shizuo, che stava tardando anche troppo nell'elaborazione di ciò che Izaya gli aveva chiesto.
Entrambi sapevano che insieme non sarebbero mai potuti essere una coppia normale.
Erano l'uno l'opposto dell'altro ma al tempo stesso avevano così tante cose in comune che li rendeva uguali.
Tutto ciò era così sbagliato da causare un crollo emotivo ad un passo falso da parte di uno dei due; ma era così dannatamente giusto potessero finalmente reggere una sana convivenza in Ikebukuro, perché nessun'altro al di fuori dell'uomo vestito da barista poteva comprendere al meglio l'informatore e viceversa.
Che futuro ci sarebbe stato per loro da costruire?
Erano stati così distanti l'uno dall'altro per troppi anni e quella distanza, per assurdo, non aveva fatto altro che aiutare il loro rapporto a rafforzarsi.
Improvvisamente, Shizuo volse lo sguardo verso Izaya, che perse un battito a causa di quei bellissimi occhi dalle mille sfumature.
"Canta per me."
Izaya strabuzzò gli occhi, sorpreso da quell'affermazione così strana. Non c'era menzogna negli occhi di Shizuo.
Izaya era un ragazzo pieno di segreti, non sempre brutti. Alcuni erano semplicemente doni che l'universo aveva deciso di consegnargli.
Aveva sempre conservato gelosamente quella sua voce melodiaca che era solita intonare canzoni con una base allegra ma il testo ricco di nostalgia.
"Io non so cantare." Buttò fuori il corvino accompagnando una risata nervosa. "Sul serio, come ti viene in mente, Shizu-chan? Hai bisogno di dormire."
Il biondo non sapeva che rispondere. Lui sapeva che quella sera era stata la voce di Izaya ad aiutarlo a svegliarsi da quell'incubo che era diventato la realtà in cui viveva ogni giorno.
"Ti prego." Ricominciò Shizuo. "Ho bisogno di sentirti di nuovo."
"Di nuovo?" Rabbrividì Izaya, chiaramente a disagio per la tensione creatasi nella stanza.
Shizuo si avvicinò a lui con un sorriso, prendendogli deciso le mani mentre gli si sedette accanto.
"Tu mi hai salvato senza nemmeno averne la consapevolezza."
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