Capitolo 15 - Errori

"When the night was full of terrors
And your eyes were filled with tears
When you had not touched me yet
Oh, take me back to the night we met.
I had all and then most of you
Some and now none of you
Take me back to the night we met
I don't know what I'm supposed to do
Haunted by the ghost of you
Take me back to the night we met."
- The night we met, Lord Huron.

***

Shizuo continuava a rigirarsi il piccolo cilindro bianco e arancio che aveva tra le mani, avvicinandosi alla finestra aperta sulla città.

L'unica cosa che riusciva a staccarlo da tutto per permettergli di ragionare sui problemi era il fumo. Era come una via d'uscita dalla realtà. Riusciva a sfuggirle e spegnere tutto attorno a sé, compresi i suoi stessi pensieri.

Ma qualcosa gli impediva di bearsi del suo piccolo momento speciale quella notte.

Il petto di Izaya che si abbassava e alzava regolarmente ad ogni suo lento respiro, era segno che si era finalmente addormentato profondamente.
Il biondo accese un'altra sigaretta, spostandosi dalla finestra.
Si sedette sul bordo del materasso con una tale calma e delicatezza che nemmeno lui era consapevole di avere in corpo.

Mentre impregnava la stanza dell'odore di fumo, Shizuo si prese del tempo per ancorare i suoi occhi sul corpo rilassato del moro.
Dopo averlo recuperato dalla strada, Shizuo gli aveva permesso di rilassarsi nel suo letto, promettendogli di vegliare su di lui se avesse avuto incubi.
Gli aveva consegnato una sua maglia che Izaya accettò senza troppe storie, prendendo poi le pillole di cui necessitava per riuscire a dormire.
La luce artificiale di Ikebukuro che filtrava dalle finestre, permetteva al biondo di studiare il viso del suo rivale.

Chiunque lo avesse visto in quello stato, si sarebbe innamorato senza bisogno di conoscere il suo passato o ciò che era la sua persona. Pareva talmente indifeso con le palpebre a serrare i suoi occhi cremisi, immerso in chissà quali sogni proibiti, così distanti dalla cupa realtà che lo soffocava da quando era nato.

Shizuo iniziò a far scorrere gli occhi sui suoi capelli scuri scompigliati sul cuscino, stranamente più lunghi rispetto a com'erano anni prima. Probabilmente per Izaya non era più una buona abitudine l'incontro mensile dal parrucchiere.
Lui che era sempre stata una persona dannatamente perfetta, senza nulla fuori posto, ora si trovava tra le coperte della persona che più sosteneva di odiare al mondo, con delle occhiaie velate sotto agli occhi sinonimo di insonnia ed i capelli in disordine come la sua anima.

"Diamine, sembra un angioletto..." Sussurrò Shizuo tra sè e sè, alzando un angolo della bocca per abbozzare un ghigno divertito.
Avvicinò la mano al viso del più piccolo, soltanto per spostare una ciocca mora che gli copriva parte del viso.
Un mugolio da parte del ragazzo costrinse Shizuo a ritrarre la mano per evitare di svegliarlo.

Izaya era tutt'altro che un angelo innocente.

Shizuo sospirò, pensando agli anni trascorsi con lui. Spostò per un momento lo sguardo altrove per poi soffermarsi di nuovo sul viso del ragazzo che lo stava facendo dannare.

Come avrebbe potuto dormire tranquillo quella notte, sapendolo tra le sue lenzuola coperto appena, dopo avergli gettato addosso quell'enorme peso che erano i suoi sentimenti?

Le palpebre coprivano gli occhi magnetici di Izaya e le sue ciglia erano lunghe, davvero lunghe.

Usa qualche cosa speciale per averle così? Non avrà nascosto il mascara o il piegaciglia nella sua giacca, vero?
Pensò il biondo, ridacchiando immaginando Izaya intento a guardarsi allo specchio del suo bagno alle prese con trucco e parrucco.

All'improvviso gli passò per la testa lei, quando era solita passare ore nel bagno dell'appartamento di Shizuo a riempirsi il viso di trucco.
Quella maledetta ragazza con gli occhi verde smeraldo che l'avevano catturato e ingannato per molto tempo.
Quella tossica bugiarda e approfittatrice.
Shizuo non sapeva controllarsi quando si trovava accanto a lei perché sentiva di averne bisogno per andare avanti.

Si era convinto fosse arrivata per salvarlo e fargli dimenticare tutto, ma si sa che il diavolo non viene da noi vestito di nero, con le corna ed il sorriso beffardo. Il diavolo si presenta a noi sottoforma di tutto ciò che abbiamo sempre desiderato.

E in quel periodo, Shizuo bramava con tutto se stesso dimenticare, ma non sapeva che sarebbe caduto in un buco nero di depressione dal quale non sarebbe più riuscito ad uscirne.
Si stava cacciando in guai seri.

La loro relazione era partita con il piede sbagliato diventando malata e l'amore era presente soltanto dalla parte del biondo, inizialmente.

L'aveva conosciuta per le strade di Ikebukuro in una calda notte d'estate, salvandola da degli aggressori che volevano farle chissà quale strana cattiveria.
Shizuo si innamorò subito dei suoi occhi, che sembravano così innocenti e sensuali come ogni curva del suo corpo.
Ma in realtà, non era così innocente come sembrava.
Scoprì successivamente che quei ragazzi da cui l'aveva salvata volevano farle del male perché erano stati rovinati da lei stessa in passato.

Lei era crudele, era una ragazza spietata che amava portare dolore nelle vite altrui, incapace di accettare aiuti al di fuori della droga.
Purtroppo, anche Shizuo era caduto tra le grinfie del lupo come un agnellino e la ragazza si approfittò di lui finché un giorno riuscì da solo ad aprire gli occhi sulla realtà.

Gli stava portando via tutto e non in senso materiale.

La sua sanità mentale, il suo orgoglio da uomo, il suo carattere forte e solare.
Era diventato un burattino voglioso di droga e sesso, nient'altro lo soddisfava.
Nei suoi occhi si leggeva soltanto un enorme abisso in cui ci sarebbe potuto cadere dentro lui stesso, se solo avesse avuto il coraggio di affrontare la sua immagine riflessa nello specchio.
Ma ad ogni indumento tolto, corrispondeva una cicatrice interiore.
Per ogni centesimo speso in droga, doveva fronteggiare la perdita di persone a lui care.

Non si rendeva conto di cosa stava accadendo attorno a lui, finché una sera si trovò di fronte ad un edificio alto, molto alto.
Pareva un ospedale.

Quella notte era stato ad una festa che si era evoluta nel peggiore dei modi, trovando per l'ennesima volta la sua ragazza a letto con un altro solo per avere in cambio una siringa da mettersi nel braccio.

Aveva fatto ritorno a casa, stremato e distrutto. Aveva bevuto e mischiato nel suo stomaco diversi tipi di alcolici, tutti quelli che aveva in casa sebbene odiasse l'alcool.
Inconsciamente, si era trovato a girare per la città e a salire su diversi treni che portavano chissà dove.

Voleva scappare da lei, dalla città e da lui stesso. Odiava ciò che stava diventando.

La sua mano si mosse da sola a sfregargli il viso più volte, come a volerlo svegliare, come se ciò che stesse vivendo fosse un incubo.

Si mise a sedere su una panchina non molto lontana dalla struttura che si ergeva di fronte a sè quando, alzando gli occhi al cielo, vide un ragazzo sulla terrazza adagiato su una sedia a rotelle.

Non riusciva ad identificarlo perfettamente, la sua vista era annebbiata dal liquido di tutte quelle bottiglie che aveva sparso per strada, come per ritrovare la strada di ritorno per la sua casa.

Il ragazzo moro cominciò a canticchiare riuscendo a portare Shizuo alla realtà.
Quella voce era così dolce e spensierata ma c'era come un velo di malinconia.
Il ragazzo volgeva lo sguardo verso il cielo stellato, quasi in cerca di un segnale.

Shizuo restava impassibile ad ascoltare quella voce così melodiosa, scoppiando in un pianto silenzioso avvolto dai sensi di colpa.
In pochi secondi stava rivivendo tutto quello che aveva trascorso da quando aveva conosciuto quel diavolo di ragazza e si pentì.
Non era veramente lui quella persona.
Stava vedendo ogni cosa, le immagini scorrevano davanti ai suoi occhi ad una velocità impressionante che lo stava spaventando.

Pensò fosse per l'alcool o per la cocaina di qualche ora prima, ma la realtà lo stava schiaffeggiando per farlo tornare in sè.

Quando il ragazzo in sedia a rotelle smise di cantare, delle lacrime salate abbandonarono gli occhi del biondo.

Shizuo si rese conto di tutto ciò che aveva fatto e in cosa si era fatto trascinare da una ragazzina codarda.

Si alzò da quella panchina, cercando di spronare la ragione che gli era rimasta per comandare le proprie gambe.

Mentre correva lontano da quel posto, a tratti veloci e altri più lenti, si tempestava di domande, continuando a ripetersi che aveva sbagliato tutto nella sua vita.
Che lui era un errore.
Che non sarebbe dovuto mai nascere.

Quella voce melodiosa aveva smosso qualcosa in lui.

Shizuo si vergognava di se stesso.
Quella stessa notte si ripromise che si sarebbe ripulito, ricominciando da capo, come se dovesse iniziare a vivere nuovamente.
Doveva chiedere aiuto.

La voce cantilenante e pura era di Izaya Orihara, che passava le sue serate sulla terrazza dell'ospedale dove doveva fare riabilitazione.
Era solito stare a guardare il cielo stellato, perché a Ikebukuro non era abituato all'assenza della luce artificiale, che gli impediva di bearsi dello spettacolo stellare della notte.

La sua canzone aveva aiutato a svegliare il vero Shizuo dal coma in cui si trovava da tempo.

Senza rendersene conto l'Heiwajima aveva iniziato a tremare.
Accese altre tre sigarette una dopo l'altra per la paura di quei ricordi ancora nitidi nella sua mente, mentre si dirigeva verso la cucina per sistemare il contenuto di quell'orribile scatola.

Era come un bambino sperduto, che non voleva tutto il male che, purtroppo, si era procurato da solo.

Aveva soltanto bisogno di qualcosa per stare bene e lei era stata proprio quella maledetta goccia che provocò il vaso riempiendolo troppo e causando la fuoriuscita d'acqua.

Shizuo non riuscì più a trattenersi: permise ai suoi occhi di far scorrere lungo le sue guance rosse lacrime infinite, che non volevano smettere di cadere.

"Mi dispiace tanto..." Disse interrotto dai suoi stessi singhiozzi il biondo. "Sono proprio un mostro."

Izaya intanto si era svegliato da diversi minuti e stava ascoltando il tutto dall'altra stanza, odiando vedere il suo Shizu-chan in quello stato.

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