Capitolo 10 - Perdono

"Now I'm in our secret place
Alone in your embrace
Where all my wrongs have been erased
You have forgiven
All the promises and lies
All the times I compromised
All the times you were denied
You have forgiven."
- Forgiven, Skillet

***

Entrambi si trovavano confortati l'uno nello sguardo dell'altro, dopo essersi scambiati quelle confidenze. Il più alto tra i due però non era totalmente soddisfatto, avrebbe voluto dire così tanto di sè. Bramava rimanere su quella terrazza per tutta la vita accanto a quella pulce non così tanto odiosa come immaginava. Se soltanto gli fosse stato concesso il dono di fermare il tempo, lo avrebbe fatto. Ormai era consapevole che provava un certo affetto per l'informatore.

"Izaya, una volta mi hai detto che tu non hai paura di me." Shizuo accese una sigaretta per se stesso e per il moro che la afferrò prontamente, portandosela alla bocca e aspettando che l'altro tornasse a parlare. Dopotutto non era così male consumare lentamente quel piccolo oggetto, anche se l'odore non riusciva proprio a sopportarlo. "La gente mi ha sempre visto come una minaccia, sin da quando ero bambino tutti stavano sempre lontani da me, per paura di essere coinvolti in qualche mio scatto d'ira."

Shizuo fece una pausa continuando a portarsi alle labbra la sigaretta. Amava come il fumo riuscisse a placare le sue ansie e attimi di nervoso, non sarebbe riuscito a smettere con quel vizio facilmente. Ormai era una vera e propria dipendenza ma non voleva trascinare il più piccolo in quel suo mondo dove il fumo significava per lui risolvere i problemi per cinque brevi minuti.

"Sentivo parlare molte persone, dicevano cose orrende su di me." Izaya ascoltò Shizuo mentre strisciava il corpo avvicinandosi a lui. "Ricordo quanto erano taglienti le loro parole. Dovresti morire, non appartieni a questo mondo..."

"Sei la nostra rovina. La feccia dell'umanità. Non meriti il nostro affetto." Sussurrò Izaya completando la frase mentre Shizuo lo guardò negli occhi, cercando di capire quanto dolore avessero conosciuto in passato. "Queste cose le avevano dette anche a me."

"A quanto pare siamo più simili di quel che pensassi." Izaya alzò il capo, notando un'espressione rilassata sul viso del biondo. Erano due anime destinate a completarsi che non si erano mai dedicate ad apprezzarsi l'un l'altra.

Di qualsiasi cosa siano fatte le nostre anime, la mia e la sua sono la medesima cosa.*
Pensarono entrambi dal nulla, per poi chiedersi in quale libro durante la loro infanzia avessero letto quella frase così bella. La loro mente era troppo impegnata ad elaborare l'evoluzione di quella lunga giornata uggiosa. Izaya chiuse gli occhi cercando di ricordare. Entrambi erano affascinanti da lunghi romanzi e dai classici più famosi.

"Allora, tregua?" Disse Shizuo ad un tratto porgendo la mano al moro che, titubante, fece roteare gli occhi verso di lui. Non appena vide lo sguardo del suo nemico, non poté fare a meno di piegare le labbra in un sorriso sincero e afferrare prontamente la sua mano.

"E così sia allora. Tregua." Izaya strinse sicuro con le sue dita esili la mano del biondo e, anche se per poco, vide l'ambiente circostante più colorato. Rimase quasi incosciente per quel breve istante, guardandosi attorno, come se si fosse accorto di essersi catapultato in un altro mondo dove c'erano solamente lui e Shizuo, ma la sua gamba sinistra gli fece interrompere quella magica visione.

"Izaya? Va tutto bene?" Chiese il biondo vedendolo smarrito mentre si tastava le cosce.

"S-sì, tutto ok." Izaya si mise a guardare la città, notando la magia svanire velocemente. Iniziò ad avvertire la stanchezza così, tra un sospiro e l'altro, si avvicinò pericolosamente al biondo appoggiando d'istinto la testa sulla sua spalla.
Shizuo arrossì leggermente non aspettandosi quel contatto mentre Izaya cercò di nascondere le emozioni dal suo viso.

Sovrappensiero, il biondo portò lentamente un palmo sulla testa dell'altro ragazzo quasi come se temesse di ferirlo con quel dolce gesto. Dopo quella lotta mortale, aveva imparato con il tempo a controllare la sua forza, maturando come persona per cercare di gestirla il più possibile durante gli scontri. Senza desiderarlo il suo corpo aveva aumentato sia la massa muscolare che la sua forza sovraumana, quasi costringendolo ad impegnarsi per trattenere quella rabbia interiore causa di caos in città.

Shizuo iniziò così lascio che ti sue lunghe dita affusolate accarezzassero i capelli corvini del ragazzo esile dolcemente, costringendolo a socchiudere gli occhi per quel contatto delicato. Se Izaya fosse stato un gatto, avrebbe di certo iniziato a fare le fusa per la felicità che stava prendendo il sopravvento nel suo cuore.
Avrebbe voluto alzare lo sguardo per studiare l'espressione di Shizuo, ma non avrebbe mai permesso che quel momento tutto loro finisse così velocemente.

Si sentiva bene accanto a lui, quella mano che un tempo era solo intenzionata a ferirlo, ora lo stava coccolando come se volesse proteggerlo.
Izaya era anche spaventato da ciò che provava quando Shizuo gli era accanto, perché aveva paura di legarsi emotivamente -soprattutto se si trattasse del suo Shizu-chan- sempre a causa del passato che lo inseguiva senza dargli tregua.

Passarono diversi minuti preziosi per entrambi mentre Ikebukuro era sommersa intensamente dalla quotidianità della gente. Uno starnuto prese Izaya alla sprovvista, costringendo le due anime perse in quell'attimo eterno, a tornare alla realtà. Il biondo allontanò la mano e il viso il più velocemente possibile, cercando di evitare il contatto visivo con il moro.

La vita può mutare in un battito d'ali innocuo.
Tornarono alla mente di Izaya moltissimi ricordi, sebbene poco prima non avesse nessun pensiero per la testa.
Guardando Shizuo, sentì il senso di colpa farsi strada dentro di sé.
Non si era mai davvero innamorato di qualcuno, non sapeva il vero significato della parola amare. Per lui era tutta una farsa, nessuno gli aveva mai insegnato cosa significasse amare qualcuno.
Ciò che provava per gli esseri umani non era altro che ossessione nascosta dietro a mille paure.
Era cresciuto con la convinzione che nessuno sarebbe mai riuscito a cambiarlo, perché ormai il suo passato l'aveva già segnato.
Pensava a divertirsi e non alle conseguenze.

"Sta per iniziare a piovere." Disse Shizuo osservando le nuvole incupire maggiormente la città in cui era cresciuto. Izaya fece lo stesso per poi spostare lo sguardo a terra, con un velo di imbarazzo evidente sul volto a causa del rossore sulle sue pallide guance. "Pidocchio, ti fermi in Ikebukuro stanotte?"

Si sa che amore ed odio sono due facce della stessa medaglia, ma ci sono anime orgogliose incapaci di accettare la realtà.
Quando Izaya si trovava accanto al biondo provava diverse emozioni contrastanti e non le avrebbe mutate per nulla al mondo. Pensava che nessuno oltre a Shizuo sarebbe stato capace di farlo sentire in quel modo. Nessuno avrebbe potuto prendere il suo posto, sarebbe stato il suo segreto per tutta la vita.

"Io... Ecco, prenderò una stanza. Oppure ritorno a Shinjuku." Disse Izaya sussurrando e guardando altrove. Sapeva che quel momento doveva arrivare ma non voleva separarsi da lui per quel giorno. Si sentiva svuotato ma colmo, allo stesso tempo, di pensieri e sensazioni nuove.

"Capisco." Shizuo fissò il ragazzo, chiedendosi cosa stesse pensando nella sua testa. "Allora io ora penso che me ne torno a casa, e tu?"

Izaya incastrò rapidamente il suo sguardo supplicante negli occhi ambrati dell'uomo di fronte a sè, costringendo quest'ultimo ad agire di fronte alla sua muta richiesta.

"Che scocciatura sei... Potevi dire chiaramente che non vuoi andartene." Il biondo si avvicinò ad Izaya senza dire una parola, aspettando che il moro alzasse lo sguardo. "Ehi."

"Che c'è?" Chiese Izaya titubante, cercando di non apparire debole agli occhi di Shizuo. Era la cosa che in passato non sarebbe riuscito mai a sopportare. "Non ho mai pensato nulla del genere."

"Non hai proprio capito quello che intendo, vero? Mi spieghi quando inizierai a maturare?" Shizuo si mise le mani in tasca, aspettando che Izaya controbattesse. Ma non successe, anzi, sembrava che l'informatore volesse invece sprofondare nel terreno.
Scosse poi la testa alzando finalmente lo sguardo.

"Izaya-kun." Disse serio Shizuo guardandolo e Izaya volse a sua volta gli occhi verso di lui. "Dai, seguimi."

"Ma che dici? Io sono la persona che odi di più al mondo, potrei ucciderti se mi sveli la tua abitazione lo sai." Cercò di scherzare Izaya preso dall'ansia.

"Sei incredibile. Resterai a vita uno sciocco ragazzino delle superiori che fa investire dalle auto i compagni di scuola, per caso?"

La verità era quella, Shizuo stava cercando di andare avanti ormai rassegnato mentre Izaya viveva nel rifiuto di tale destino. Le loro erano entrambe differenti risposte ad una causa identica: essere cresciuti troppo in fretta. Avevano avuto vissuti diversi ma erano legati da questo fattore.

"Mi hai smascherato." Pronunciò Izaya alzando le braccia con fare teatrale, tornando poi serio. "Non abbandonerò mai la mia vera natura."

"Non perderti in strani discorsi che con me non ha mai funzionato, lo sai bene, idiota." Shizuo ghignò quasi divertito da quella situazione. Aveva appena invitato Izaya Orihara a passare la notte a casa sua senza pensarci un secondo di più.

"Quindi mi stai per caso perdonando? Per tutto quello che ho fatto." Il cuore di Izaya non accennava a calmarsi, era preso da una danza costante che voleva gettarsi fuori dal suo petto. Forse per ansia o per paura, non riusciva più a guardare il suo rivale negli occhi.

Shizuo rimase sorpreso da quelle parole, quasi sussurrate, con cui le aveva pronunciate.fp

"Non l'hai davvero capito?" Chiese Shizuo scrutando il comportamento del più basso. Forse lo aveva turbato troppo e questa cosa lo stava facendo preoccupare, ma Izaya parlò deciso, rilassandolo.

"No. L'ho capito, ma sai non riesco a crederci. Ho solo bisogno che tu lo dica chiaramente." La sua sembrava più una richiesta disperata rispetto ad una frase di sfida.

È fondamentale per me sentirlo dire, potrei avere dei dubbi. Ma se tu lo dici, senza esitazione, che mi perdoni, potrei avere più fiducia nelle tue parole.
Pensò Izaya, aspettando che l'altro aprisse bocca.

"Si." Iniziò Shizuo, sorridendo appena quando vide le iridi di Izaya illuminarsi alle sue parole. "Sei perdonato."

E tu potrai mai perdonare me, per averti quasi ucciso?
Avrebbe tanto voluto domandare Shizuo, consapevole di aver procurato un serio trauma ad Orihara Izaya, la notte dello scontro.

***

* Dal libro Cime Tempestose

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