Capitolo 81: Gelosia retroattiva
Mi rinnamoro di me da sola
E riflessa allo specchio incontrerò una faccia nuova
La luce che negli occhi
Lascio che mi tocchi
Nel suono della mia voce mi voglio sentire
Ok, respira
(Elodie)
ELEONORA
C'è nella mia vita una regola fissa, che a me sa di vera e propria persecuzione. Ogni volta che sono felice e che mi sembra di vivere un periodo di tranquillità ecco che arriva qualcosa che spezza questo fragile equilibrio.
E questa volta l'elemento destabilizzante è arrivato sotto le subdole spoglie di una notifica di WhatsApp.
Lele è qui di fianco a me che dorme. Dovrei svegliarlo perché sono quasi le sette e come sempre, prima che tutta la casa famiglia si metta in moto, lui deve andare via. Brontolerà come al solito perché questa cosa lo urta particolarmente e sinceramente non ha tutti i torti. Mi sono rotta il cazzo di tutto questo trantran. So benissimo che farlo dormire qui significa trasgredire alle regole della convivenza civile in una struttura socialmente utile. Lo stesso varrebbe dormire da lui. Dovrei sempre rientrare prima. Insomma inizio ad averne le tasche piene di tutte queste limitazioni. Se ci aggiungiamo poi il messaggio che ho appena letto, possiamo dire che la giornata è di quelle 'rottura di coglioni a livello esponenziale'.
«Chi sarebbe questo Ergi che ti manda messaggi di prima mattina?»
Oh cazzo! Lele si è appena svegliato e io presa dai miei pensieri nefasti non me ne sono neanche accorta!
Velocemente blocco la schermata del telefono e lo poggio sul comodino, nervosa mi copro con il lenzuolo. Mi sento colta in fallo. Non voglio assolutamente spiegare a Lele chi è Ergi e soprattutto non voglio parlargli del contenuto del messaggio che ho letto velocemente:
Zemer, ho bisogno di parlarti. È successa una cosa abbastanza grave. Quando posso chiamarti?
«Nessuno che possa interessarti!»
Che colpo di genio Eleonora! Ma un tono meno acido no?
Bentornata cara coscienza del cazzo! Sono già nervosa di mio, non ti ci mettere anche tu. Lo so che ho sbagliato tono e soprattutto risposta.
«Ele, tranquilla, non c'è bisogno di reagire così. Scusami se sono solo curioso di sapere chi è...» Abbassa il lenzuolo per iniziare a baciarmi delicatamente tra i seni e io mi rilasso leggermente, ma continuo lo stesso a pensare insistentemente alle parole di Ergi.
Cosa sarà successo e perché vuole chiamarmi dopo tutto questo tempo in cui non ci siamo mai sentiti?
La lingua di Lele lambisce il navel e io non resisto dal trattenere un sospiro d'impazienza. Starei così per ore, ma il tempo scorre inesorabile.
«Lo so, non dirmelo, è tardi e devo andare...» Lele con tono seccato si alza velocemente. Come prevedevo questa cosa dell'orario inizia a snervare anche lui.
«Posso farmi una doccia? Così evito di passare da casa e posso partire per andare direttamente in Conservatorio.»
«Certo, se ti accontenti del mio bagnoschiuma al talco...» Rispondo distrattamente, senza neanche guardarlo.
Il messaggio di Ergi ha decisamente alterato i mie equilibri mentali ed emotivi e non mi rendo neanche conto che Lele nel frattempo ha fatto la doccia e si è anche rivestito. Io sono ancora a letto, con una sigaretta spenta tra le labbra, a fissare un punto indefinito sul soffitto.
«Ele mi caghi? Io starei andando via!»
Svogliatamente mi alzo e al volo infilo una maglietta lunga per coprirmi. Devo necessariamente accompagnarlo per poi richiudere il cancello e il portoncino d'ingresso.
«Ma che cazzo hai? Certo che quel messaggio ti ha turbata parecchio...» Il tono di Lele è leggermente astioso e allusivo e mi dà decisamente ai nervi.
«Che problemi hai? Hai fretta di correre dal tuo 'confettino'?» Non so neanche io perché butto questa frase provocatoria a caso. Avrei sicuramente potuto evitare, ma si sa che la mia lingua è autonoma rispetto al mio cervello e a combinare inutili casini ci metto decisamente poco.
Lele mi guarda con aria interrogativa, visibilmente sorpreso da questa mia uscita poco felice.
«Cristo santo Ele, se ho fretta è perché non voglio crearti problemi qui dentro. Io sarei restato volentieri a dormire con te! Cosa cazzo vuoi che me ne freghi di Eliana in questo momento? Piuttosto sei tu quella che riceve messaggi da sconosciuti, non io!» Riesce a stento a mantenere un tono basso e pacato, ma lo sguardo che mi riserva non è assolutamente tranquillo.
«Ergi non è uno sconosciuto!» Non riesco a tenere a freno la lingua.
Porca merda, la situazione mi sta decisamente sfuggendo di mano e mi rendo conto di aver imboccato una strada senza ritorno: il mio primo litigio con Lele.
«Ah ecco, lo sospettavo. Da come hai reagito mi sembra anche una persona piuttosto importante per te...» Nervosamente si passa una mano tra i capelli. «Ma a quanto pare, non mi è data possibilità di sapere altro, vero?» Conclude amareggiato.
«E di grazia, cosa vorresti sapere?» Mi trema la voce dal nervoso. Perché sono una stupida ad avere creato tutta questa situazione di merda. Se solo imparassi a trattenere la mia lingua e a riflettere prima di parlare!
«È un tuo amico? Un tuo ex? Insomma voglio solo sapere chi cazzo è! Sono geloso Ele. Lo so faccio pena, ma è così! Lo ammetto!»
«Ti accompagno.» Apro la porta in silenzio e lui mi segue. So benissimo che ancora una volta sto evitando di rispondere alla domanda di Lele e in cuor mio spero che lui si faccia bastare questo mio silenzio.
«Insomma non mi vuoi proprio rispondere...»
Intanto abbiamo raggiunto lo scooter parcheggiato sotto il nostro albero.
No, non demorde. Ma io non voglio dirgli che Ergi è mio cugino, non voglio parlargli della mia famiglia albanese e delle sue poco lecite attività. Assolutamente no!
Alzo gli occhi al cielo e sbuffando mi trovo costretta a rispondergli: «È un mio ex...». Beh in effetti non sto poi mentendo più di tanto.
«Un ex, del tipo messaggi, bacetti, insomma una storia da ragazzini?» Mi chiede con aria mesta.
Lo guardo stranita e forse si rende conto dell'assurdità di quello che sta dicendo.
«Oh cazzo, Ele, scusami davvero. Non so che mi prende. È che con te, io davvero, non sono come con le altre. Solo al pensiero che hai scopato con altri...io...» Si passa nuovamente una mano nei capelli e ho come la sensazioni che se li voglia strappare per la foga che ci mette, come fosse sorpreso e travolto anche lui dalle parole che ha detto e dalle sensazioni nuove che sta ammettendo di provare.
«Ci ho scopato Lele se è questo che vuoi sapere. E non è l'unico con cui l'ho fatto!» Mi sto incazzando e sto alzando il tono di voce. Non mi piace quello che mi ha detto e non mi piace la piega che sta prendendo questo nostro discorso.
Forse avrei fatto meglio a dirgli la verità, che Ergi è solo mio cugino, non so neanche io cosa pensare. E infatti non penso perché senza neanche volerlo continuo a parlare.
«Pensavi di essere stato tu il primo? Non è stato evidente che avessi già esperienza? E dove credi che me la sia fatta questa esperienza? Guardando film porno e usandoli come tutorial?» Sto andando a ruota libera e non riesco a fermami. Ma certe cose vanno chiarite.
«Oh Lele credimi, se ti rivelassi alcune cose di me, probabilmente tu scapperesti immediatamente. Ma a che servirebbe? Pensavo fossi diverso. Che il passato, quello che c'è stato prima di 'noi' fosse per entrambi cosa ormai da dimenticare. Non ti ho mai chiesto nulla di te e so per certo che ne avresti anche tu da raccontare...» La voce mi si strozza in gola. Ho voglia di piangere, ma non lo farò.
Senza indossare il casco monta sul Tmax con la testa bassa, evitando di guardarmi.«Devo andare. Tra qualche giorno ho gli esami e devo restare concentrato. Ne parliamo dopo di questa cosa, io ora ho bisogno di riflettere...» Le ultime parole le sussurra che quasi non riesco a sentirlo.
«Sì vai, vai. Fai bene, pensa al tuo esame e rifletti con calma.» Mi sto torturando di morsi l'interno delle guance tanto da sentire il sapore del sangue.
Resto ferma a fissarlo con la speranza che si giri verso di me per guardarmi negli occhi. Ma non lo fa. Vedo le sue bellissime mani stringere spasmodicamente i manubri dello scooter. Mette in moto. «Mi faccio sentire io, non mi cercare...» Si allontana così, senza neanche degnarmi di un'occhiata.
«Col cazzo che mi trovi ad aspettarti!» Gli urlo dietro con tutta la rabbia che ho in corpo.
EMANUELE
Ho bisogno di fermarmi perché in questo stato non riesco a guidare senza il rischio di andarmi a schiantare da qualche parte. Mi tremano le mani e il cuore batte a una velocità folle.
Aziono la freccia per entrare nell'area di sosta del primo distributore di carburante che incontro sulla strada statale per Foggia. Mi sfilo il casco e rollo una tabacchella. Forse fumare mi aiuterà a riacquistare un po' di autocontrollo.
Che cazzo mi prende? Quasi non mi riconosco più. Tutta questa tossicità nei miei pensieri non c'è mai stata prima. Perché con Eleonora ho detto quelle cose? Perché mi sono comportato come uno stronzo?
Quando ha risposto in quel modo alla mia richiesta di sapere chi fosse Ergi è scattato qualcosa in me, una strana sensazione che non ho saputo gestire. Mi sono sentito insicuro, improvvisamente sopraffatto dalla sensazione di non essere l'unico per lei, insomma mi sono sentito messo in discussione.
Nei meandri del mio cervello distorto ho iniziato a immaginarla con quell'Ergi, che non so neanche che faccia abbia, mentre lei lo scopava, così come fa con me. E cazzo, la mia autostima è esplosa in tanti piccoli frammenti invisibili.
Non mi era mai capitato prima. Io, Emanuele Maestri, dall'alto della mia arroganza, me ne sono sempre fottuto della vita privata delle mie 'amiche'. Ora invece, mi sento sopraffatto da questa ossessiva smania che mi prende di sapere tutto di lei e di quello che ha fatto e avuto prima di me. E per questo mi faccio schifo da solo e ho preferito allontanarmi da lei prima di dire o fare cose di cui poi mi sarei pentito sicuramente.
Non ho avuto neanche il coraggio di guardarla dritto negli occhi quando le ho detto che ho bisogno di riflettere, che sento la necessità di prendermi del tempo per riuscire a risolvere questa mia problematica, se mai ci riuscirò. Poi ci sono di mezzo anche gli esami al Conservatorio e io ho bisogno di tranquillità per concentrarmi, non voglio fallire e non voglio mettere a repentaglio le mie scelte future.
Alla fine il mio egoismo del cazzo è venuto fuori alla grande, nel modo peggiore, calpestando Eleonora e la sua libertà. Chi sono io per giudicarla? Mi sono erto a paladino dell'uguaglianza etnica quando l'ho difesa dai pregiudizi offensivi di Davide e ora invece nuoto nella merda dei miei pensieri meschini da ominide represso e conservatore.
Forse stare un po' lontano da lei mi aiuterà o forse rovinerà tutto il bello che c'è stato fra noi.
Rimetto in moto il Tmax e infilo il casco, riparto velocemente con la speranza che rinchiudermi in Conservatorio a studiare possa in qualche maniera alleggerire i miei pensieri e il mio cuore.
ELEONORA
Una, due, tre sigarette non sono bastate a riacquistare il pieno controllo di me stessa.
Le parole e il modo di fare di Lele mi hanno davvero delusa. Mai mi sarei aspettata da lui quello che è successo.
Cosa ne è stato del Lele che mi ha orgogliosamente sostenuta davanti alle squallide offese e insinuazioni di Davide?
Che fine ha fatto quel Lele che sotto la pioggia mi ha aperto il suo cuore facendomi capire che non gliene fregava un cazzo di quello che c'era stato tra me e il dottorino?
Da quando sono piccola lotto contro i pregiudizi della gente. Sei zingara, sei albanese, sei figlia di tossici, sei senza famiglia, sei una puttanella che si fa scopare da tutti.
Basta! Non ce la faccio più!
Speravo che almeno lui fosse diverso.
Il respiro accelera, le lacrime riempiono gli occhi, i denti stridono per le mascelle contratte.
Ho voglia di urlare, così come ho fatto prima con Lele: 'Col cazzo che mi trovi ad aspettarti'.
Non è solo rabbia, è delusione per quello che di bello siamo stati e saremmo potuti essere.
Calmati Ele, è stato solo un litigio, vedrai che ci ripensa, riflette e fa marcia indietro. Lo sai bene che lui non è così realmente. Forse è solo irrazionalmente geloso.
La mia coscienza in versione 'gentile' cerca di tirarmi su il morale. Forse è così davvero, forse sono io che esagero sempre come al mio solito.
Respira, calmati e dagli fiducia.
Ci provo, ci sto provando.
«Ele che fai già in piedi a quest'ora?»
Samuel sulla soglia della cucina mi fissa meravigliato. Gli basta un secondo per capire che c'è qualcosa in me che non va. Silenziosamente si appresta a preparare la moka per il primo caffè della giornata. Ogni tanto si gira a guardarmi e aspetta che sia io a parlargli.
«Mi ha scritto Ergi!»
«Ah, per questo hai pianto?» Inclina la testa e resta in attesa. Accende il fornello della cucina e posiziona la caffettiera, poi prepara le tazzine e mi fa cenno di sedermi.
«Dai siediti, prendiamoci un caffè.»
«Mi deve parlare, dice che è successa una cosa grave...» Gli passo il cellulare per dargli modo di leggere il messaggio.
«È questo messaggio ti ha commosso tanto da farti piangere?» Insiste.
«Lele era con me è ha voluto sapere chi fosse Ergi.»
«E tu non gli hai detto che è tuo cugino, giusto?»
Samuel ha capito al volo, sa come sono fatta e sa che della mia famiglia albanese non amo parlarne con nessuno.
«Gli ho detto che era un mio ex, e lì è precipitato tutto. È geloso del mio passato e io questo non lo tollero. Ho reagito male e lui se ne è andato dicendomi che deve pensare, che ha gli esami e ha bisogno di calma, che non lo devo cercare.» Le lacrime trattenute per troppo tempo ora scendono silenziose.
Le braccia del mio amico mi accolgono rassicuranti.
«Dagli tempo. Vedrai che si renderà conto che si sta comportando come uno stupido maschio reazionario. Non è da lui. Forse ora è sotto stress per gli esami e il cervello gli è andato in tilt.»
Mi abbraccia più forte e mi accarezza la schiena.
«Poi forse scopri che certe cose le pensa davvero e allora consolati, perché se così fosse, uno così è meglio perderlo...»
Il suo discorso non fa una piega, peccato però che io ci sto male lo stesso.
«Ma intanto hai capito cosa voleva dirti Ergi? Gli hai risposto?» Mi chiede mentre mi sciolgo dal suo abbraccio e mi accingo a versare il caffè nelle tazzine.
«Lo faccio ora». E mentre sorseggio la bevanda calda digito il mio messaggio all'albanese.
"Che vuoi?"
Dalla mia lapidaria risposta è abbastanza evidente che non ho ancora perdonato a Ergi la sua fuga e non ci provo neanche a mascherare il mio risentimento dietro false parole gentili.
Le spunte diventando immediatamente blu. Sono le sette di mattina e anche dall'altra sponda dell'Adriatico evidentemente non si dorme.
"Buongiorno Zemer (tesoro), intuisco che sei stata felice di leggermi. Comunque volevo solo farti sapere che il nonno è morto due giorni fa.»
"E quindi? Non capisco neanche perché tu me lo stia comunicando. Io non sono mai esistita per lui e lui lo stesso per me. R.i.p."
La notizia mi ha lasciata totalmente indifferente. Sono solo curiosa di sapere se il trapasso è avvenuto per cause naturali o invece per altri motivi. Ma non infierisco su mio 'cugino', so che per lui la famiglia albanese ha un valore diverso. Lui è stato cresciuto e amato da loro.
"Morto il nonno si riaprono per te le porte di casa Gashi. Era lui che voleva tenerti lontana. La nonna vuole iniziare le pratiche per l'affido, ti vuole qui in Albania, nel tuo paese, nella tua casa. Torna da noi Ele!"
"Dì a 'tua' nonna che io una casa la ho già, ed è qui in Italia, dove sono nata e dove voglio restare. Io mi chiamo Viiperi e del vostro fottutissimo cognome di merda non so che farne! E ricordale, che forse le sfugge, che ho anche un padre!"
Esco dalla chat e disattivo internet. Non voglio neanche sapere se e cosa mi risponderà Ergi.
Non me ne frega un cazzo di quella famiglia di merda.
Non mi hanno mai considerato una di loro e io non mi riconosco in quella gente, per me, a parte Ergi, gli altri sono solo estranei.
Samuel è ancora vicino a me. Ha letto anche lui i messaggi. Mi accoglie di nuovo tra le sue braccia. «Se vuoi ne parlo io con il don, è necessario che lui lo sappia perché se tua nonna agisce per vie legali lui deve essere informato per sapere come affrontare la cosa.»
«Io in Albania non ci voglio andare! Sto bene qui, finalmente mi sento come se avessi una vera famiglia. Tu, il don, Teresa per me siete la mia casa.» Sto piangendo di nuovo. «Lo sapevo che le parole della tipa dell'altra sera erano una minaccia, io lo sentivo!»
«Di cosa parli?»
Tra un singhiozzo e l'altro racconto al mio amico l'incontro con la rom alle giostre e le sue parole, quella premonizione che mi aveva fatto spaventare e finire a tremare tra le braccia di Lele.
«Lacio drom, bella e triste Eleonora, sei solo all'inizio...»
Lui mi aveva rassicurato e ora invece anche lui non c'è più vicino a me.
Le parole riecheggiano assordanti nella mia testa come se una minaccia incombente stesse per abbattersi su di me.
Il messaggio di Ergi ha turbato un po' gli equilibri e ha dato vita al primo litigio tra Eleonora e il suo Lele.
Sono curiosa di sapere da che parte state?
Risolveranno la cosa secondo voi?
Ma soprattutto cosa ne pensate dell'idea della 'nonna' albanese che vuole chiedere l'affido di Eleonora? Come finirà la cosa?
Ora è anche chiara la premonizione dell'anziana rom. Eleonora inizierà il suo viaggio?
Ci stiamo avviando verso la conclusione della storia. Voi che idea vi siete fatte? Come finirà?
Aspetto con ansia i vostri commenti e come sempre, se lo ritenete giusto, lasciate la vostra stellina!
Se la mia storia vi piace, e ritenete sia meritevole di attenzione, aiutatemi a farla conoscere a un pubblico più vasto. Consigliatela e aggiungetela ai vostri elenchi di letture! Ve ne sarò grata!
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Un bacio a tutti!
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