Capitolo 74: L'uno per l'altra.

EMANUELE

Mi sento in pace con il mondo. Sì, è proprio questa la sensazione che avverto in questo momento. Ho appena visto Ele chiudersi alle spalle il portone d'ingresso della casa famiglia, dopo essersi girata verso di me per l'ennesima volta, per salutarmi con un bacio volante.

Questa volta però non ho dimenticato di chiederle il numero di telefono, non me lo sarei mai perdonato e mentre lo sto salvando sul mio Iphone sorrido come un idiota: 'Piccoletta', così l'ho nominata nella mia rubrica. Quando lo scoprirà sicuramente imbroncerà quelle bellissime labbra in quella sua espressione da finta arrabbiata che mi piace tanto.

Cazzo le sue labbra, non vorrei mai smettere di sentirle sotto le mie. Sono morbide e calde e mi piace quel suo modo di baciare, molto simile al mio, forte, deciso e disperato, come se avesse fame di me. Mi fa sentire indispensabile e per un egocentrico come me è una sensazione davvero gratificante. Ma la cosa che più mi sconvolge di lei è il potere che ha di farmi perdere la ragione soltanto guardandola negli occhi, quando mi fissa io riesco a leggere dentro di lei, e quello che vedo è la voglia che ha di me, risplende come una fiamma nel suo sguardo e cazzo solo questo riesce a procurarmi un erezione nel giro di pochi minuti. Anche prima, quando ha provato ad andare via, ad allontanarmi, io quella voglia la vedevo chiaramente nei suoi occhi.

Già mi manca e purtroppo non so quando potrò rivederla. Sono ben consapevole che non ha tutta la libertà che ho io, deve comunque sottostare alle regole della casa famiglia e non potrò sicuramente stare con lei ogni volta che vorrò. Anche ora non avrei voluto lasciarla andare via, l'avrei portata nella mia stanza per continuare a fare l'amore con calma, non come prima. Sono stato frettoloso, quasi rabbioso, ma avevo bisogno di sentirla mia, volevo ricordare come mi sento quando sono dentro di lei, volevo cancellare la mia scopata con Noemi e la sua con quel dottore del cazzo.

Li ho visti i segni che le ha lasciato addosso quel bastardo. Spero di non avere più modo di incontrarlo, perché troverei un pretesto qualsiasi per spaccargli la faccia.

Ele ha fatto una scelta discutibile, ma lui è un uomo adulto, avrebbe dovuto respingerla e invece è un pervertito che l'ha usata per le sue voglie malate.

Non capisco però il meccanismo mentale che abbia spinto la piccoletta a finire nel letto di quello stronzo, ma non me la sono sentita di chiederle troppe spiegazioni in merito, forse con il tempo lo farò o forse imparerò a conoscerla meglio e a comprendere com'è fatta. Del suo passato, a parte quello che mi ha raccontato sui suoi genitori, so davvero poco. Non so come ha vissuto realmente prima di arrivare qui, non so le esperienze che ha avuto, che l'hanno portata a essere quella che è: una bimba cresciuta troppo in fretta.

Questo è infatti lei, un corpo acerbo di una ragazzina con i modi di fare di una donna molto più matura. Ele è carnale, passionale, a volte anche troppo per la sua età. Sa scopare come una donna, è sicura di sé. Ho ancora ben evidente il ricordo della nostra prima volta, si muoveva decisa, senza incertezze, e la cosa mi ha fatto piacere, ma mi ha fatto anche pensare: quante mani l'hanno accarezzata, eccitata, posseduta prima di me?

Una strana sensazione mi prende lo stomaco, non sono mai stato geloso delle donne che ho avuto, proprio perché non ho mai avuto una relazione vera e propria. Questa volta invece è diverso, sono stato proprio io a chiederle di essere solo mia, a voler creare qualcosa con lei.

Forse mi sono lasciato prendere dall'enfasi del momento, dalla voglia di prenderla e sbatterla contro quel tronco bagnato e ho un po' esagerato con le parole, però la sua risposta l'ho sentita bene. Mentre entravo in lei il suo 'per sempre' sospirato sulle mie labbra mi è arrivato forte e chiaro e questa cosa mi fa salire l'ansia.

Ora però non voglio pensarci, forse anche per lei è stata una dichiarazione venuta fuori senza riflettere troppo.

Anche lei mi voleva, cazzo se mi voleva.

Era meravigliosamente pronta per me, calda, bagnata. Sono entrato in lei con la facilità con cui un coltello caldo affonda nel burro. Sentirla pelle su pelle, senza preservativo è totalmente appagante, mai con nessuna mi è successo prima, anche perché cambiare spesso partner mi ha sempre portato a praticare sesso protetto, con lei invece non è stato così.

Ecco un altro dubbio che si affaccia tra i miei pensieri: è una sua abitudine scopare senza usare il preservativo, o lo ha fatto solo con me?

Cazzo mi sto facendo troppe paranoie! Perché invece non provo a godermi il momento e a vivere questa storia senza farmi attanagliare dai dubbi e dalle indecisioni?

Parcheggio lo scooter ed entro nella mia stanza cercando di essere il più silenzioso possibile. Sono le sei di mattina e non vorrei svegliare i miei, non mi va di sorbirmi le rotture di coglioni di mio padre circa l'ora del mio rientro.

Velocemente mi svesto e getto nella cesta dello sporco i vestiti che sono ancora umidi di pioggia, ho bisogno di una doccia, anche se mi dispiace lavare via l'odore della piccoletta: erba fresca appena tagliata e sesso. È inconfondibile per me, lo riconoscerei tra mille anche a occhi bendati.

Prima di entrare in doccia recupero il cellulare e senza neanche pensarci digito un messaggio per Ele:

Sono a casa, faccio una doccia e provo a dormire almeno qualche ora.Oggi pomeriggio vado in Conservatorio. Tu che fai?

Mentre lo invio rifletto su quello che ho appena compiuto. Io Emanuele Maestri sto rendendo conto di quello che faccio e farò a una donna! Sono totalmente fuori di me. La piccoletta mi ha bruciato quei quattro neuroni che ancora funzionavano nel mio cervello.

Non faccio in tempo a lanciare il telefono sul letto che lo sento vibrare. Ele mi ha risposto, mi ha inviato una foto. Impaziente la guardo e capisco che forse la doccia farei meglio a farla ghiacciata. Lei è nuda di fronte allo specchio, in basso una breve didascalia:

Vieni a farla con me! Ma non ti garantisco che poi ti lascerei dormire!

Cazzo piccoletta, ti diverti a provocarmi? Salvo la foto nella galleria e mentre digito una risposta degna del maniaco pervertito quale sono, la mia mente già la immagina nelle pose più disinibite.

ELEONORA

La casa famiglia è avvolta dal silenzio più assoluto quando in punta di piedi salgo le scale che mi portano alla mia stanza. Richiudo alle mie spalle la porta cercando di non farla cigolare. Mi siedo esausta sul letto, ho ancora il cuore che mi batte a mille e le gambe molli per lo sforzo di restare aggrappata a Lele. Mi sento illanguidire al solo pensiero di quello che c'è stato tra noi e alle parole che mi ha detto.

Ecco, appunto, proprio le parole...

Come cazzo mi è venuto di rispondere 'per sempre'? Spero che preso dalla situazione non mi abbia sentita. Mai avrei pensato di poter pronunciare una simile promessa e sopratutto mi ha spaventato il mio dirlo ad alta voce. Alla mia età queste sono parole senza senso, soprattutto quando si ha a che fare con due persone con il nostro tipo di carattere.

Fino a qualche ora fa eravamo entrambi impegnati a fare altro.

Cosa ne sappiamo noi del per sempre?

Quale per sempre posso promettere io che non riesco neanche a organizzare la mia vita?

Sto pensando decisamente troppo e più penso più sento salire l'ansia. Forse sto dando eccessiva importanza alla cosa, forse me la dovrei vivere come ho sempre fatto, senza investirci troppo cuore e cercando di cogliere l'attimo. Ho già tanti problemi personali irrisolti e non ho alcuna intenzione di incasinarmi ulteriormente, eppure mai come in questo momento, le pareti di questa stanza iniziano a starmi strette e a soffocarmi. Avrei voluto essere libera di passare il mio tempo con Lele e invece mi sono sentita obbligata a rincasare con l'amara prospettiva di non sapere quando potrò rivederlo.

Inizio a svestirmi lentamente, devo necessariamente fare una doccia. Mi soffermo un attimo di fronte allo specchio a guardare i segni che Gabriele ha lasciato sul mio corpo. Chissà se Lele li ha notati, spero che la poca luce gliene abbia precluso la vista, ma non ne sono molto sicura. Certo è che non mi ha fatto domande, non mi ha giudicata, anzi con le sue parole ha come dato un taglio a tutto quello che è successo prima tra noi, tutte le incomprensioni, le parole dette e non dette, le scopate con altri. È stato chiaro, la nostra storia è iniziata sotto il temporale di questa notte.
Sento il telefono vibrare, ma la speranza che possa essere un suo messaggio mi sembra davvero esagerata. Svogliatamente prendo il cellulare e noto che il mittente è proprio lui, cazzo non mi sarei mai aspettata una cosa del genere. Siamo distanti da neanche mezz'ora e già mi scrive. Sono felice ma non voglio farmi troppe illusioni, so come è fatto lui e so come sono fatta io. Mi dice che sta per fare una doccia per poi provare a dormire un po' prima di andare in Conservatorio.
Lui ha la sua vita, non è come me che sono costretta a vivere come una specie di reclusa perché non sono maggiorenne e non ho una famiglia normale.
Senza pensarci troppo, inquadro con la fotocamera del telefonino lo specchio che riflette la mia immagine nuda e scatto una foto. Gliela invio invitandolo a fare una doccia con me. Sono troppo sfacciata? No, ho solo una stramaledetta voglia di lui.
La risposta arriva dopo qualche secondo:
Mi piacerebbe tanto accontentarti, ma sai meglio di me che non è possibile, il tuo don ne sarebbe sconvolto. Grazie per la foto, inutile dirti che l'ho salvata, dedicandoti un album a cui aggiungerò tutte le altre che ti scatterò, e sappi che non saranno primi piani del tuo bellissimo viso.

La mia risata divertita riecheggia nel silenzio della stanza.

Siamo decisamente fatti l'uno per l'altra!

EMANUELE

Ho ancora l'adrenalina in circolo e neanche la doccia è riuscita a rilassarmi, ma so per certo che se non provo a dormire almeno qualche ora, oggi pomeriggio in Conservatorio non riuscirò a combinare nulla di costruttivo. Una cosa però la devo fare prima di allungarmi sul letto, togliere le lenzuola su cui ho scopato con Noemi. Le appallottolo nella cesta dello sporco e dal cassetto della cabina armadio prendo la biancheria da letto pulita. Inutile dire che le mie lenzuola sono rigorosamente nere. Di tessuti non me ne intendo, pretendo solo che siano morbide e fresche. Velocemente rifaccio il letto, su questo sono abbastanza esperto. Negli anni, per evitare lamentele varie da parte di mia madre, ho sviluppato una certa velocità e precisione nella materia, dovendo provvederne al cambio ogni volta che ho portato nella mia stanza una ragazza.

Finalmente provo a riposare un po'. Do un'ultima occhiata veloce al telefono, nella chat del gruppo del Conservatorio ci sono troppi messaggi da leggere e non ne ho proprio voglia. Ritorno sulla foto di Ele, è un po' sfocata, sicuramente non ha un telefono con una fotocamere con una buona risoluzione, ma lei è talmente bella...

Cazzo, ogni volta che la guardo mi rendo conto che incontrarla è stata una delle cose più belle che mi sia capitata fino a ora e senza accorgermene, con il telefono ancora tra le mani mi addormento.

Il mio riposo però viene bruscamente interrotto da un rumore proveniente dal piano superiore, mi rigiro nel letto pensando che sicuramente, mia madre, maldestra com'è, avrà fatto cadere qualcosa in cucina, che è la stanza che si trova direttamente sopra la mia. Purtroppo per me, evidentemente la mia genitrice avrà deciso di fare proprio questa mattina, le pulizie di primavera.

Che cazzo però, potrebbe almeno provare a fare meno rumore.

All'improvviso però qualcosa mi fa svegliare totalmente: delle urla.

Altro che pulizie!

Sento distintamente i miei genitori che stanno litigando.

Le liti tra loro sono ormai all'ordine del giorno, ma questa sta sicuramente superando tutte le altre. Mia madre è una donna forte e indipendente, ma per il quieto vivere, ha sempre sorvolato sui tradimenti di mio padre, credo soprattutto per dare a me la famiglia perfetta in cui crescere serenamente. Ho apprezzato molto il suo sacrificarsi a causa mia, specialmente perchè ho dei bei ricordi della mia infanzia, però è da molti anni che continuo a ripeterle di prendersi i suoi spazi.

Mio padre è uno stronzo egoista, ha sempre pensato solo a se stesso e alla sua carriera di dottore commercialista, con me è stato presente solo fino a quando non mi sono reso conto di che pasta fosse fatto, cioè quando ho scoperto che tradiva mia madre. Dopo l'ho tagliato fuori dalla mia vita.

Di solito quando li sento litigare provo a ignorarli immergendomi anima e corpo nella mia passione preferita: la musica. Ma ora proprio non ci riesco e siccome le urla e i rumori non accennano a diminuire vengo preso da una strana smania di intervenire. Mi hanno rotto i coglioni e questo è il momento giusto per andare da loro e comunicarglielo.

Ancora in mutande imbocco la scala per salire al piano superiore e le parole urlate diventano man mano più chiare alle mie orecchie. Inspiro profondamente e trattengo l'aria nei polmoni quando capisco che stanno parlando di me, o meglio, mio padre sta parlando di me.

«Non provare a difenderlo sempre! Questa volta le ha superate tutte! Quando crescerà? Quando imparerà ad assumersi le sue responsabilità? Cosa dovevo rispondere io secondo te? Come potevo provare a difenderlo?» Mio padre urla come un matto, ma non riesco a capire a cosa si possa riferire. Cosa ho fatto di così esagerato da farlo incazzare in questo modo.

«Certo non l'avrà fatto contro la sua volontà! Emanuele non ne sarebbe capace. Ha tutte le ragazze che vuole e non ha bisogno di prenderne qualcuna con la forza.» Mia madre tenta di difendermi, ma da cosa? Non capisco davvero di cosa cazzo stiano parlando.

«Tiziana è una bambina! Il padre me lo ha urlato in faccia disperato. Come potevo dargli contro?»

Tiziana? Ma chi cazzo è? Io avrei obbligato questa Tiziana a fare sesso con me? Ma siamo fuori dalla grazia del Signore? Io non ho mai usato violenza contro nessuna ragazza.

Tiziana... Oh porca puttana! Ora ho capito di chi stanno parlando.

Tizzy la micia, la rompicoglioni figlia del direttore del Conservatorio di Roma. Quella del pompino finito tra i miei conati di vomito e non i suoi, cosa che sarebbe stata più normale come evoluzione.

«No, papà, ora spiegami bene cosa avrei fatto io contro la volontà di quella cretina?» Non ce l'ho fatta a restare in disparte. Voglio dare la mia versione della cosa. No, non ci sto a essere considerato da mio padre alla stregua di un maniaco violentatore.

«Ah eccoti. Finalmente ti sei degnato di rincasare!» Non l'ho mai visto così incazzato, ma non mi fa paura. Inoltre vorrei dirgli che essendo in mutande è evidente che sono rincasato ormai già da un bel po', ma preferisco sorvolare.

«Stavi parlando con mamma di Tiziana, non cambiare discorso. Cosa avrei fatto io? L'avrei obbligata a fare cosa?»

«Il padre ieri sera è venuto da me disperato. Dice che la figlia le ha raccontato che tu l'hai costretta ad avere con te un rapporto orale e che ne è rimasta scioccata!» Alle parole 'rapporto orale' mio padre in evidente imbarazzo abbassa lo sguardo, mentre io guardo sbigottito mia madre che alza gli occhi al cielo.

«Ma stiamo scherzando? Io non amo giudicare nessuno, ma quella non mi sembrava affatto costretta quando si è inginocchiata davanti a me! Sapeva esattamente quello che stava facendo! L'unica cosa che ho sbagliato e che l'ho lasciata fare! Avevo bevuto e non ero molto presente a me stesso. E se vuoi saperlo non è neanche un granché a fare pompini!» Sono talmente incazzato che non riesco a trattenermi.

«Lo senti? Arrogante e volgare come sempre! Questo è il figlio che hai cresciuto! Sei soddisfatta!» Urla in faccia a mia madre. «Un fallito del cazzo che invece di studiare e laurearsi vuole fare il musicista! Ecco chi è tuo figlio! Ma proprio in virtù di questa tua 'vocazione musicale' non sei neanche capace di tenerti buona una ragazza che ti potrebbe essere utile per il tuo futuro?» Ringhia rabbioso alternando lo sguardo da mia madre a me.

Mia madre abbassa gli occhi costernata. Sa che le parole di mio padre sono arrivate dritte precise a colpire il mio amor proprio.

Ecco come mi considera, per la prima volta è stato davvero sincero con me.

Per lui sono un fallito e un illuso, uno che non è capace a fare nulla di concreto nella sua vita se non sognare di fare musica.

Resto immobile, i pugni serrati e muscoli tesi che bruciano per lo sforzo.

No, non gli darò la soddisfazione di pensare di avermi ferito. Mai!

Atteggio le labbra in un ghigno quasi feroce e lo guardo dritto negli occhi.

«La prossima volta che vedo la figlia del tuo amico, prima me la scopo e poi le chiedo di sposarmi. Va bene così?» Sputo astioso e mi avvio per ritornare nella mia stanza. Non voglio neanche sentire quello che sta borbottando come risposta. Ma so per certo che se davvero facessi una cosa del genere sarebbe contento, in fondo era proprio questo che velatamente mi ha suggerito prima.

Tiziana sarebbe la chiave per aprirmi le porta verso un vero futuro da musicista.

Peccato che a me questa chiave non piaccia proprio, e peccato, che a me non interessi scendere a compromessi per arrivare dove voglio.

Cerco il telefono che prima ho abbandonato sul mio letto, devo avere salvato in rubrica il numero di Tiziana, le devo assolutamente parlare per cercare di capire quanto c'è di vero in quello che urlava mio padre prima. Le mando un messaggio chiedendo se possiamo vederci in spiaggia tra mezz'ora e mentre aspetto la sua risposta mi vesto velocemente.

Risposta che non tarda ad arrivare, lei è già al lido e la posso raggiungerla sotto l'ombrellone numero dieci in prima fila, mi aspetterà lì.

Sono le dieci passate da qualche minuto quando parcheggio il Tmax all'ingresso del 'The last beach'. Saluto Saverio con un cenno del capo passando dal bancone del bar, avrei voglia di un bel gin tonic ma preferisco evitare di bere di prima mattina, devo conservare tutta la mia lucidità. In quattro falcate nervose raggiungo l'ombrellone che mia ha indicato Tiziana che è beatamente allungata sul lettino a prendere il sole. Appena mi vede salta su come una molla e mi viene incontro tutta sorridente. Evidentemente ha frainteso il motivo della mia richiesta di vederci.

Non ho voglia di perdermi in convenevoli e vado dritto al sodo risultando anche leggermente sgarbato. Voglio sapere come cazzo le è saltato in mente di dire al padre che l'ho obbligata a farmi un pompino. Cazzo solo a parlarne di nuovo mi sale la nausea. Le racconto tutto quello che è successo a casa mia e di come mio padre si sia incazzato con me. Voglio una spiegazione chiara e logica per tutto quello che è successo.

Lei per un po' tergiversa, non sa cosa dire. Mi sta decisamente facendo perdere la pazienza, ma cerco di essere lo stesso gentile e garbato, ma con insistenza le faccio capire in che situazione mi ha messo.

Poi all'improvviso crolla e scoppia a piangere.

No, non ce la posso fare, in spiaggia ci guardano tutti. Arriverà anche questa notizia a mio padre e sarà la mia morte definitiva. La porto in riva al mare, peccato che io sia totalmente vestito, scarpe comprese. Ma va bene così, almeno lì c'è meno gente che ci guarda e ci ascolta, e mentre, seduto su un pedalò con le snickers nell'acqua, rollo una tabacchella, lei si riprende e mi confessa che da quando era piccolina è sempre stata segretamente innamorata di me e che quella domenica pomeriggio in cui siamo finiti in camera dei suoi, lei aveva pensato che fosse l'inizio di una possibile storia tra noi e si era fatta un film tutto suo personale.

Film crollato quando già la sera stessa mi aveva visto in spiaggia mentre baciavo Eleonora e poi sempre peggio quando ci ha visti andare via insieme la sera, dopo che per lei avevo picchiato il dottorino.

«Scusami Ema, mi sono comportata come una bambina. Non so che mi è preso e ho raccontato a mia madre quello che era successo tra noi. Lei si è arrabbiata, ha detto tutto a mio padre e io per cercare di difendermi ho detto che io non volevo, che hai fatto tutto tu, che mi hai costretta. Non volevo che mio padre pensasse di me che sono una ragazza facile!» Frigna lagnosa.

«Beh certo, però far fare a me la figura del porco maniaco. Senza aggiungere che non ti ho mai dato modo di poter pensare che tra me e te ci potesse essere qualcosa...» Aggiungo abbastanza seccato.

«Non pensavo che mio padre ne parlasse con il tuo, non credevo arrivasse a tanto...» Cerca di scusarsi.

Mi sento talmente rotto di cazzo che non riesco neanche ad arrabbiarmi più di tanto.

Cristo santo, è davvero una stupida ragazzina viziata.

«Ma ora cercherò di rimediare, lo dirò a mio padre. Non voglio che pensi di te cose non vere...»

«Potevi pensarci prima!» Non so che farmene ora di tutta questa sua voglia di aggiustare le cose.

«Non voglio che tra me e te le cose cambino, voglio restarti amica.» Il suo tono supplichevole inizia a starmi sul cazzo.

La mia pazienza sta seriamente giungendo al limite massimo di sopportazione, mi bruciano gli occhi dalla stanchezza e preferirei essere ovunque e non qui, quindi sono disposto a tutto pur di togliermela dalle palle.

«Tranquilla, non cambierà nulla, amici come prima.» Alzo gli occhi al cielo con la speranza che la storia si chiuda qui. Non so perchè ma avverto la strana sensazione che tra me e lei le cose non finiranno così facilmente.

Lei mi butta le braccia al collo cogliendomi totalmente di sorpresa. Per un attimo ho come una specie di deja vu, mi guardo intorno e spero di non vedere Eleonora sbucare dal nulla come l'altra volta che ero con Eliana. Mi scollo da dosso la micia appiccicosa e senza tanti convenevoli la saluto. Lei mi ripete per l'ennesima volta che parlerà con i suoi e chiarirà la cosa.

Come se servisse. Ormai mio padre mi ha già schedato come molestatore sessuale. Neanche per un attimo nella sua testa si è affacciata l'idea di considerarmi innocente, mi ha condannato a priori. Per lui valgo meno di nulla. Sono una delusione totale.

Dovrei tornare a casa ora, ma non ne ho proprio voglia. Non ho voglia di rivederlo, di sentirlo parlare, di leggere nei suoi occhi la delusione e il risentimento nei miei confronti.

Metto in moto lo scooter e senza neanche rendermene conto mi ritrovo dopo qualche minuto dietro il cancello di entrata della casa famiglia.

È Eleonora che voglio ora. Voglio abbracciarla, sentire l'odore della sua pelle, perdermi nella sua bocca per dimenticare la rabbia e la frustrazione che sento crescere dentro di me.

«Stai cercando qualcuno? Posso aiutarti in qualche modo?» Il suono di una voce maschile alle mie spalle mi fa sobbalzare sulla sella del Tmax.

Ero talmente assorto nei miei pensieri, fisso a guardare le finestre con la speranza di intravedere Ele, che non mi sono accorto del sopraggiungere di un uomo in bicicletta che aspettando una mia risposta, scende dalla due ruote e la poggia a un albero di ulivo.

Cazzo è esattamente l'albero sotto il quale questa notte io e la piccoletta abbiamo scopato.

Vengo preso da una strana forma di disagio e osservandolo attentamente inizio a notare la polo nera, il ciondolo della catenina a forma di crocifisso e improvvisamente realizzo che molto probabilmente, ho di fronte a me il famoso Don di cui mi ha parlato Ele.

«Ragazzo, hai perso la parola? Non credo di avere l'aspetto di una persona che incute terrore?» Mi ripete con un espressione sorridente e bonaria.

«No scusi, stavo, volevo...» Cazzo non riesco a formulare una frase degna di essere definita tale.

Ce ne vuole per zittire Emanuele Maestri, eppure lo sguardo di quest'uomo sulla quarantina, alto quanto me e con un leggero accenno di pancetta, mi sta letteralmente stendendo a tappeto, senza muovere un muscolo.

«Occhio e croce» Prosegue sghignazzando «Secondo me sei qui per Eleonora, vero? No, decisamente non per Samuel, non sei il suo tipo. Comunque io mi chiamo Antonio, ma tutti qui mi chiamano solo Don!» E mi stringe la mano in una stretta possente.

«Emanuele» Mi schiarisco la voce e ricambio la stretta. «Emanuele Maestri, e sì, sono qui per Eleonora!» Finalmente ce l'ho fatta a dire qualcosa di sensato.

Intanto lui tira fuori dalla tasca le chiavi e inizia ad aprire il cancello. «Non so perchè, ma ho la sensazione di aver già visto il tuo Tmax qui nelle vicinanze, o sbaglio?»

Ride ancora e intanto mi assesta una bella pacca sulle spalle. «Entra dai, Ele a quest'ora è sempre alle prese o con la cucina o con il bucato. Seguimi che così le facciamo una bella sorpresa!»

Totalmente in stato di trance lo seguo mentre provo a immaginare la faccia della piccoletta quando mi vedrà. Non so perchè, ma ho la sensazione che non la prenderà bene.

«Insomma Emanuele, da quanto tempo conosci Eleonora?» Mi dice il prete precedendomi nell'entrare in casa e facendomi strada verso quella che poi riconosco come una cucina.

«Ehi Don finalmente sei tornato! Ti stavo aspettando per il solito caffettino di metà mattina!»

Eleonora intenta a preparare la caffettiera si gira all'improvviso e spalanca gli occhi per la sorpresa di vedermi lì.

«Oh cazzo!» Esclama meravigliata. Mi guarda come se volesse uccidermi all'istante e capisco che in futuro dovrò evitarla quando vedrò quell'espressione assassina nei suoi occhi.

«Eleonora, aggiungi una tazzina, c'è il tuo amico che ci farà compagnia! Vero Emanuele che lo bevi anche tu un caffè? Poi lei lo fa benissimo, ha le mani magiche quando si tratta di fare il caffè!» Lo sguardo divertito del prete si sposta da me a Eleonora che è ancora immobile con la caffettiera in mano.

La situazione è davvero tragicomica e intanto a me verrebbe da rispondere al prete che Ele le mani magiche le ha anche per altro e non solo per il caffè, ma capisco che questo non sia né il luogo né il momento per un'uscita del genere.

«Ragazzi, la smettete di fissarvi senza aprire bocca? Ele dai, riprenditi! Ho trovato il tuo amico fuori al cancello in contemplazione delle finestre, e allora l'ho invitato a entrare. Ho sbagliato qualcosa? Non è forse un tuo amico?» La sua espressione però ora si fa più seria.

«Sì Don, Lele è un mio amico. Andavamo nella stessa scuola. Lui ha finito il quinto quest'anno, ha dato la maturità. Ora è in vacanza a Siponto e ci siamo rivisti alla festa di Davide, sono cugini...» Eleonora mi fissa negli occhi mentre parla e scandisce lentamente le parole. Come se volesse farmi capire che devo lasciar parlare lei, che non devo intervenire se non per avallare quello che lei sta dicendo.

«Ah, sono cugini? Spero per te che lui non abbia gli stessi pregiudizi... » Ora decisamente il prete mi sta guardando male. Non riesco a biasimarlo. Evidentemente sa bene quello che è successo alla festa a casa di Davide e l'umiliazione che ha dovuto patire la piccoletta per mano di mia zia.

Mi viene spontaneo rispondere, non riesco a trattenermi: «Ma non lo deve neanche pensare...Padre. Io non soffro di quel tipo di patologie mentali.»

«Padre? No, per favore, se sei amico di Ele mi puoi chiamare Don e ti prego di darmi del tu. Comunque ragazzi vi lascio a bere il vostro caffè in santa pace, io ho delle cose da sbrigare nel mio studio. Se mi volete sono di là con la porta aperta.»

Sorride mentre sottolinea con il tono della voce l'ultima parte del discorso e si allontana mollandomi un'altra pacca sulla spalla.

Rimasti soli io ed Ele continuiamo a fissarci senza dire una parola fino a quando con la coda dell'occhio non vedo il religioso entrare in una stanza in fondo al corridoio. È un attimo e mi ritrovo abbracciato a Ele in un angolo nascosto tra il frigorifero e la lavastoviglie.

«Ma come ti è venuto in mente di venire qui senza dire nulla?» Ele parla a voce bassissima tra un bacio e l'altro. Non ce la faccio a condividere la stessa aria con lei senza sentire il sapore delle sue labbra.

«Dovevo vederti, ne avvertivo il bisogno!» Le invado la bocca con la mia lingua ansiosa di trovare la sua calda e accogliente. Vorrei tanto parlarle di quello che mi è successo, di mio padre, ma ora mi accontento dei suoi baci. Stare con lei mi permette di azzerare il cervello, di dimenticare i miei problemi, lei ora è la mia cura. Lei non mi chiede nulla, mi lascia fare, come se capisse il mio bisogno. Solo dopo qualche minuto si stacca forzatamente da me, è bellissima con il viso arrossato e le labbra umide e gonfie per i miei baci, e gli occhi, cazzo, mi guardano come se volesse divorarmi.

«Lele, ti prego... Se ritorna e ci vede, è la fine.»

Ha ragione, devo darmi un contegno.

Il prete non è uno stupido, sicuramente ha intuito che tra me e la piccoletta c'è qualcosa in più oltre l'amicizia. Ma un fatto è pensarlo, altra cosa e vedere davanti ai propri occhi un ragazzo più che maggiorenne che quasi scopa la sua 'figlioccia' neanche diciassettenne. Rischierei davvero grosso e soprattutto farei fare una figura pessima a Eleonora.

«Scusami hai ragione, bevo il mio caffè e vado via. Voglio solo sapere quando possiamo vederci.» La spingo di nuovo contro la parete, cazzo non riesco a trattenermi, la bacio di nuovo e lei mi lascia fare.

A malavoglia mi stacco da lei e senza neanche sedermi, sorseggio il mio caffè. Effettivamente il Don ha ragione, è davvero buono. Mi toglie la tazzina dalle mani e proprio mentre cerco di riabbracciarla vedo un gruppo di ragazzini affacciarsi alla porta della cucina.

«Beh, cosa c'è da guardare? È solo un amico di Eleonora che è venuto a farle visita! Di corsa tutti a lavare le mani che tra un po' ci mettiamo a tavola.» L'arrivo del don ci salva dalle loro risatine e dalle occhiate curiose. Capisco che è giunto il momento di andare via, ho davvero tirato troppo la corda invadendo la realtà quotidiana della piccoletta.

«Don accompagno Le-Emanuele al cancello, sta andando via!» Eleonora mi spinge verso l'uscita mentre io mi affretto a salutare educatamente il prete che come commiato mi assesta una possente pacca sulla spalla. «Torna quando vuoi a trovarci!»

È solo quando siamo oltre il cancello, ed esattamente sotto il 'nostro' albero, che Eleonora mi rivolge la parola tenendosi a debita distanza da me. « Comunque mi ha fatto piacere... Cioè che tu abbia avuto voglia di venire a cercarmi... Non è un ambiente facile, per chi non è abituato. Qui si ha tutto in comune. Non so se mi spiego... » Farfuglia intimidita.

Non l'ho mai vista così, cazzo mi fa una tenerezza e vorrei abbracciarla forte, ma rispetto la distanza che lei ha messo ora tra noi. Capisco che lo fa perchè sicuramente qualcuno potrebbe vederci.

Mi rendo conto anche del rischio che ha corso questa notte quando, esattamente dove siamo ora, abbiamo fatto l'amore. Sono stato un vero egoista a non rendermene conto prima.

Allungo solo una mano per accarezzarle piano il viso, ho bisogno di toccarla prima di andare via.

«Ti spieghi benissimo. Per me è un mondo tutto nuovo e mi rendo conto di essere stato forse inopportuno a presentarmi qui così, ma in realtà è stato il tuo Don a coinvolgermi. Io sono venuto solo perché, non lo so neanche io perché...» Lascio la frase in sospeso, non mi va di farle carico anche dei miei problemi che rispetto ai suoi mi sembrano davvero ridicoli. Non ha senso dirle di Tiziana e di mio padre, non ora almeno.

Le sfioro le labbra con un dito che poi avvicino alla mia bocca, una specie di bacio a distanza, che solo noi possiamo vedere.

Salgo sullo scooter e metto in moto. Prima di infilare il caso la guardo un'ultima volta, è così bella anche con i capelli legati in una coda fatta in fretta e una maglietta con la stampa dei Gun's che le sta larghissima. Mi sorride quando le strizzo l'occhio e le dico che poi ci sentiamo su WhatsApp e resto incantato per qualche secondo a fissare i suoi occhi, ora sotto il sole sembrano più chiari, non riuscirò mai a capire di che cazzo di colore sono.

Mi avvio lentamente, la strada è sterrata e nonostante l'acquazzone di questa notte è già asciutta e polverosa.

Nella mente ho ancora fisso lo sguardo della piccoletta. Uno sguardo che mi è sembrato triste. Non deve essere per niente facile la sua vita, sempre da sola, senza una vera famiglia alle spalle che la sostenga, senza una vera casa dove vivere. Mai niente di veramente tuo, solo una stanza provvisoria dove custodire gelosamente la tua poca intimità. Deve essere proprio una tipa tosta, per essere riuscita ad andare avanti e a non mollare nonostante tutto quello che le è successo.

Ora però ci sono io con lei...

Rieccomi qui con un capitolo fiume, decisamente lungo rispetto ai miei canoni.

Spero però non sia troppo noioso. Fatemelo sapere con i vostri commenti!

Ele ed Emanuele finalmente sono una coppia. Chiaramente sono entrambi spaventati e pieni di ansie e timori, speriamo bene....

Voi che pronostici avete? Sarà vero amore o è solo una storia di passaggio per queste due teste di cavolo?

Grazie per essere arrivate fin qui e grazie per aver permesso alla mia storia di superare la soglia delle 43mila letture e delle quasi 9500 stelline, davvero non riesco a crederci!

Grazie per il vostro affetto nei confronti della mia Eleonora, vi voglio bene!

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