Capitolo 70: Un passo indietro
Un passo indietro ed io già so
Di avere torto e non ho più le parole
Che muovano il sole
Un passo avanti e il cielo è blu
E tutto il resto non pesa più, come queste tue parole
Che si muovono sole
Come sempre sei, nell'aria sei
Tu aria vuoi e mi uccidi
Come sempre sei, nell'aria sei
Tu aria dai e mi uccidi
Tu come aria in vena sei
Un passo indietro ed ora tu, tu non ridi più
(Un passo indietro - Negramaro)
ELEONORA
«Ele, andiamo via dai!»
Camilla insiste nel tirarmi per il braccio, ma io non mi sposto e continuo a non prestarle attenzione. Sono troppo concentrata a guardare Lele e a cercare di mantenere un'espressione che non lasci trasparire in alcun modo la tempesta che sto vivendo dentro me.
Per un impercettibile attimo ho pensato di raggiungerlo e prenderlo a calci. Ma è stato davvero solo per un secondo. Poi mentre il cuore accelera la sua folle corsa nella mia gabbia toracica, il mio cervello mi suggerisce di mostrarmi fredda e indifferente.
Cazzo quanta fatica mi sta costando mantenere una calma che è soltanto apparente.
Mi sento come se dall'alto fossi spettatrice di questa scena surreale. Vedo la spiaggia, il mare, la gente intorno a me che si muove, parla, ride, vive. Ma io sto morendo dentro. Ho voglia di urlare. Voglia di andare da lui e schiaffeggiarlo, colpirlo su quella faccia da stronzo che amo più di me stessa.
Non regge il mio sguardo, abbassa la testa, forse dice qualcosa a miss confettino.
No basta, ora proprio non posso più sopportare di guardarlo ancora, devo andare via.
«Camilla, io vado a casa. Non voglio restare qui un attimo in più!» Mormoro a mezza voce. Fatico a deglutire, sento solo in bocca il sapore del sangue per i ripetuti morsi alle guance che ho dato senza neanche rendermene conto.
La mia amica mi segue in silenzio fino all'ombrellone, dove io come un automa mi rivesto e sistemo lo zaino senza dire una parola.
«Ele ti prego, parla, urla, fa qualcosa! Non posso vederti così!» Camilla ha le lacrime agli occhi.
Ma io in questo momento non ho altro desiderio se non quello di sparire, di volatilizzarmi. Perché so che questa mia maschera di indifferenza durerà ancora per poco. Sento le lacrime che pizzicano gli occhi, ma non voglio piangere, non qui.
«Cami sta tranquilla, sto bene, voglio solo tornare a casa. Ci sentiamo dopo con calma.» Vado via senza aspettare una sua risposta. Mi conosce bene e quindi non ci prova neanche a trattenermi.
Mi sembra di essere tornata indietro a qualche settimana fa, quando incontrai Lele in spiaggia e il nostro bacio fu interrotto da una bionda di cui ancora non so il nome. Devo ammettere che ultimamente c'è un cattivo rapporto tra me, le domeniche pomeriggio, le spiagge e le bionde. Anzi farei meglio ad ammettere che il vero problema è tra me ed Emanuele. Uno dei due mente sui propri sentimenti e sono sicura di non essere io. Mi sono lasciata abbindolare come una cretina dalle sue belle parole e dalle sue carezze.
Cazzo che stupida che sono stata! Come ho fatto a cascarci?
Inforco la bici cercando di restare in equilibrio, ho le gambe che tremano, forse farei meglio a fermarmi per cercare di calmarmi. Ho il fiatone e ho pedalato solo per due minuti, è come se i respiri restassero bloccati nei polmoni, la gola brucia e sono in affanno.
Che mi succede? Non mi sentivo così da tanto tempo, ma capisco benissimo che quello che sto per avere altro non è che un attacco di panico.
Perché Lele mi ha presa in giro così? Io ho provato ad appormi, a resistere, ma mi sono persa nelle sue mani e gli ho dato tutta me stessa senza riserve.
Perché mi ha ricambiata con tanta superficialità?
Come può, aver pronunciato quelle parole d'amore nei miei confronti solo qualche ora fa, e invece ora, baciare un'altra con così tanta leggerezza?
Perché?
Raggiungo a fatica una panchina un po' isolata e scendo dalla bici. Ho bisogno di provare a calmarmi, altrimenti mi sentirò sempre peggio. Provo a sforzarmi di pensare solo al mio respiro. Sto sudando freddo e la maglietta è quasi incollata alla pelle.
Calmati Ele, ora guarda il mare, concentrati a fissare le onde e cerca di respirare con regolarità!
Scruto l'orizzonte per cercare di avere un punto di riferimento su cui accentrare la mia attenzione e piano sento che il ritmo del respiro inizia a regolarizzarsi. Le gambe non tremano quasi più, ma avverto ancora una sensazione di freddo che mi porta a stringermi le braccia al petto e quasi senza rendermene conto inizio a piangere e più piango più sento montare dentro di me una rabbia senza fine.
Rabbia contro me stessa per essermi fidata e aver aperto il mio cuore a una persona che mi ha solo usata.
Sì, è così! È inutile che in un remoto angolo del mio cervello provo ancora a dargli qualche attenuante: Emanuele mi ha trattata esattamente come è abituato a fare con le altre ragazze.
Quello che diceva la tipa in bagno l'altra sera era la pura e assoluta verità. Una volta che lui ti ha avuta, perdi ogni attrattiva. Sei solo una scopata in più.
Che cogliona che sono stata. Pensavo di essere diversa? Di avere qualcosa che le altre non hanno? Povera illusa!
Col dorso della mano asciugo le ultime lacrime. Basta piangere, non serve. Frugo nello zaino alla ricerca delle mie Camel, la prima boccata, avida mi fa bruciare la gola già in fiamme, ma sento la nicotina entrare in circolo e arrivare al cervello con rapidità.
Mi rilasso, allungo le gambe davanti a me e continuo a guardare un punto indefinito sul mio orizzonte, è quasi buio, solo ora mi accorgo del rumore di uno scooter che si ferma accanto alla panchina dove sono seduta.
*************
EMANUELE
No, no e ancora no!
Ma come ho fatto a essere così coglione?
Non potevo evitare, almeno per una volta, di fare il buon samaritano accettando di baciare Eliana per non ferirla con il mio rifiuto?
Lo sguardo enigmatico che Eleonora mi ha rivolto mi ha totalmente destabilizzato.
Non sono riuscito a decifrare se nei suoi occhi ci fosse più delusione, rabbia o addirittura indifferenza.
So solo che a parte mormorare a Eliana che era giunta l'ora di ritornare a casa, non ho avuto il coraggio di fare altro. Il solito codardo di sempre.
Ora, dopo che con tutto il garbo e la delicatezza possibili, ho liquidato la violinista facendole capire che oltre alla bella giornata passata insieme non ce ne sarebbero mai state altre simili, e avendo stoicamente sopportato la sua giusta e comprensibile reazione nervosa, mi ritrovo a bordo del mio Tmax a cercare di raggiungere Eleonora per provare a parlarle e tentare in qualche maniera di chiarire la situazione.
Non me ne frega un cazzo di Eliana. Lo so che sono stato uno stronzo insensibile e l'ho solo usata, me lo ha urlato in faccia prima. Stronzo, bastardo ed egoista, questi alcuni degli insulti che mi ha elencato. Preferisco non ricordare le parole che ha usato nei confronti di Eleonora, farebbero rabbrividire chiunque. Posso capire la sua rabbia, ma gli insulti alla mia piccoletta no. Lei non ha colpe, lo stronzo sono io che per capire i miei sentimenti nei confronti di Eleonora ho dovuto ferire Eliana.
Io voglio Eleonora. Voglio lei e la sua vita complicata, i suoi problemi, le sue paure e le sue insicurezze.
L'ho capito finalmente nel preciso momento in cui stavo baciando la violinista e ho incontrato il suo sguardo raggelante. L'ho capito quando l'ho vista girarsi e andar via senza battere ciglio.
Questo suo modo di reagire però mi ha spaventato. Mi sarei aspettato una reazione di rabbia nei miei confronti e invece lei è stata glaciale.
Per la prima volta nella mia vita ho paura di aver rovinato una delle cose più belle che mi sia mai capitata e mi sento seriamente a disagio.
Ormai è buio e credo che quasi sicuramente sarà già arrivata in casa famiglia. Pazienza, la raggiungerò e cercherò di trovare il modo per parlarle. Le devo spiegare tutto, deve capire che sono consapevole di aver sbagliato ogni cosa con lei, che so di essere un coglione, ma mi deve dare una possibilità per dimostrarle che posso essere diverso. Voglio essere diverso!
Mentre cerco di formulare mentalmente il discorso che ho intenzione di farle, con la coda dell'occhio mi sembra di vederla seduta a una panchina. Freno e inverto la marcia e lentamente mi avvicino. È assorta in apparente stato di relax e sta fumando. Ha lo sguardo fisso di fronte a lei e non si accorge quasi del mio arrivo.
Mai mi sono sentito così ansioso nell'approcciarmi a una ragazza.
È come se percepissi una strana sensazione quando lentamente mi siedo accanto a lei e mormoro un saluto tra i denti.
Senza fretta si gira a guardarmi e quello che leggo in quelle pozze scure mi fa rallentare i battiti del cuore. Ho come l'impressione che mi stia guardando come si guarda una persona trasparente, come se non mi vedesse, i suoi occhi sono freddi, privi di ogni emozione. Non è più l'Eleonora di questa notte, quando con aria smarrita mi parlava dei suoi genitori e mi confidava la sua paura di sentirsi continuamente sola e senza punti di riferimento.
Aspira un tiro di Camel e sbuffa «Che ci fai qui?» È infastidita. È come se la mia presenza fosse di troppo.
«Volevo parlarti... Quello che hai visto... » Ma che cazzo mi prende? Balbetto come un ragazzino. Cristo con quegli occhi mi sta mettendo a disagio. È come se stessi affogando nelle mie parole.
« Ma dai Emanuele, di cosa mi devi parlare? Credo che non ci sia poi molto da dire, o no?» Il tono è distaccato e ironico. Non la riconosco più.
«So di averti ferito, so che quello che hai visto ti ha fatto male...» Mi sto incartando nelle parole e non riesco a esprimere quello che sento. Il suo sguardo mi fa quasi paura. Non ci vedo altro che indifferenza. Non è più la mia Eleonora con cui ho ballato 'Perfect', con cui ho fatto l'amore questa notte e che ho tenuto abbracciata dormendo.
«Ma ne vuoi davvero parlare ancora? Dai Emanuele, piantala. Io e te siamo fatti nella stessa maniera. Niente legami, niente sentimenti. Cosa vuoi che siano un paio di scopate...» Accende un'altra sigaretta, aspira e continua «Pensavi davvero alla storia d'amore tra noi?» Ride ironica «No dai, non sono proprio il tipo e a quello che vedo neanche tu. Tranquillo, non ti devi giustificare di nulla, semplicemente perché io e te siamo 'nulla'.» E sottolinea l'ultima parola facendo con le dita il segno delle virgolette.
Perfetto, non era in fondo quello che volevo anche io? Non avevo detto che ora una relazione con lei era per me troppo impegnativa e mi avrebbe distratto dai miei studi musicali? E perché invece di sentirmi sollevato mi sto sentendo una merda?
Continuo a guardarla e a non riconoscerla più.
Fa schizzare la sigaretta dalle dita, lanciandola sul marciapiede e si alza risistemandosi gli short che le stanno leggermente larghi.
Le scendono, lasciandole la pancia scoperta. I miei occhi si soffermano sul ciondolo che le adorna l'ombelico, sui cordoncini del costume che si vedono sui fianchi nudi. Ingoio a vuoto. Solo fino a qualche ora fa le mie labbra hanno sfiorato quella pelle, le mie mani hanno stretto quei fianchi e so solo io quanto vorrei farlo anche ora, anche qui, su questa panchina, noncurante dei passanti che iniziano ad affollare il lungo mare per la passeggiata serale.
Vorrei scoparla ora, e urlarle che la deve finire di dire cazzate, perché io la voglio mia, perché porca puttana mi sono innamorato di lei, perché per me non è solo una scopata in più, lei è 'la scopata', l'unica che io voglio ora!
Ma resto in silenzio, raggelato dai suoi occhi di quello stramaledetto colore indefinito, che mi fissano inespressivi.
«Davvero hai creduto alla storiella della povera orfanella sola e disperata? No dai, ti facevo più sveglio Emanuele!» Continua annoiata.
Lei che mi ha sempre chiamato Lele, ora molto formalmente mi chiama Emanuele.
«Mi diverto ogni volta a raccontarla, mi piace vedere come voi ragazzi reagite, come vi comportate poi durante il sesso... E ora scusami ma devo proprio andare via, mi aspettano per la cena.»
Si sistema lo zaino sulle spalle e risale sulla bici allontanandosi senza neanche aspettare una mia risposta. Dopo due pedalate si ferma, poggia il piede a terra per tenersi in equilibrio e rivolgendosi a me con un sorrisetto fesso mi dice: «Ci si rivede in giro!».
Poi si allontana definitivamente lasciandomi ad annaspare nel tentativo di riemergere dal baratro in cui sono sprofondato.
ELEONORA
Una, due, tre pedalate e la strada che si frappone tra me e Lele diventa sempre più lunga. Manca solo un breve tratto al viottolo interno che porta alla casa famiglia.
Alla curva svolto e finalmente posso lasciarmi andare, allungo le gambe, per frenare con i piedi sullo sterrato, la corsa della bici. Poggio malamente la due ruote a un arbusto e mi siedo sotto un albero di ulivo.
È buio e intorno a me sento solo il frinire delle cicale, con il loro verso stridente i maschi richiamano le femmine per accoppiarsi.
Io invece col suono atono della mia voce, il mio maschio l'ho allontanato.
Sono consapevole di essere stata cattiva, oserei dire anche perfida. Ma è stato l'unico modo che sono riuscita a trovare per difendermi, per non apparire ferita e debole ai suoi occhi. Non l'ho lasciato parlare perché non avevo voglia di ascoltare scuse stupide, frasi scontante.
Ho capito la lezione, mi sono fidata della persona sbagliata, ma non succederà più.
Cazzo però quanto fa male!
Per una volta ho provato a voler seguire quello che mi diceva il mio cuore e ho sbagliato. Ora però posso buttare giù la maschera di indifferenza che ho indossato fino a poco fa, ora sono 'sola', di nuovo, come sempre.
Posso piangere e urlare tutto quello che sento nel mio cuore. Mi lascio andare e le lacrime corrono veloci sul mio viso e qui seduta, abbraccio le mie gambe rannicchiate al petto come per cercare di soffrire di meno. I singhiozzi mi scuotono inarrestabili. Come vorrei in questo momento avere una vita normale, tornare a casa e trovare i miei genitori pronti a consolarmi e a lenire il mio dolore, con le loro carezze. Invece sono qui al buio che piango da sola.
Non mi rendo neanche conto del tempo che passa fino a quando sento il cellulare vibrare. Rovisto nello zaino alla ricerca del telefono, è il don che mi ha inviato un messaggio, vuole sapere se sto bene e se ho bisogno di aiuto.
Non serve rispondere, sono solo a due minuti da casa.
Cerco di ricompormi, sicuramente non ho un bell'aspetto e quasi certamente non riuscirò a nascondere al don e a Samuel gli occhi gonfi per il pianto. Pazienza...
Una cosa è certa, non parlerò a nessuno di quello che è successo, terrò tutto per me.
Lo so che mi state odiando... e avete anche ragione a farlo.
Purtroppo però Emanuele è fatto a modo suo e non può certo cambiare da un momento all'altro.
Eleonora dal canto suo è delusa per essersi fidata e reagisce attaccando.
Cosa accadrà ora?
Si allontaneranno definitivamente?
Grazie a tutte per essere arrivare a leggere fin qui. Sappiate che il mio amore per voi è infinito!
Lasciate sempre i vostri commenti con le vostre reazioni, li amo troppo.
Già che ci siete, lasciate anche la tanto adorata stellina! Grazie!
Se la mia storia vi piace, e ritenete sia meritevole di attenzione, aiutatemi a farla conoscere a un pubblico più vasto. Consigliatela e aggiungetela ai vostri elenchi di letture! Ve ne sarò grata!
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