Capitolo 69: Coincidenze imprevedibili.
Se ti muovi c'hai qualcosa come nessuna tipa
E io delle verità che non vuoi che ti dica
Se tornassi indietro sai che non ti avrei mai ferita
Avrei comprato degli anelli per riempirti le dita
Poi lo facevamo forte, in piedi sulle porte
Dici: "Non ti fermare"
Però io guardo le altre
E so che d'altra parte
Non lo puoi perdonare
(Ernia - Ferma a guardare)
ELEONORA
«Don, posso prendere la tua bici?»
La telefonata con mio padre mi ha angosciata, per questo ho deciso di accettare l'invito di Camilla e raggiungerla al lido. Ho bisogno di uscire, se resto chiusa nella mia camera solo un secondo di più, sicuramente imploderò come al solito e finirò per stordirmi col fumo.
Ho indossato il costume, sotto uno short che ho ricavato tagliando le gambe di un jeans largo e comodo che non usavo ormai più da tempo, e una maglietta corta nera. Niente anfibi questa volta, perché credo proprio non siano comodi per camminare sulla sabbia, li ho sostituiti con le mie vecchie snickers ormai semi distrutte ma che saranno utilissime per pedalare sulla bici che spero don Antonio mi presterà. Il telo da spiaggia non ce l'ho, pazienza se farò il bagno mi asciugherò al sole. In compenso, a parte le immancabili sigarette, nello zaino ho messo shampoo e bagnoschiuma perché odio la salsedine sulla pelle e sui capelli. È in situazioni come queste che mi rendo conto di essere davvero povera, cazzo neanche un telo da mare. Posso sempre fingere di averlo dimenticato, e poi a dire la verità non me ne frega davvero niente. Ho altro per la testa in questo momento: mio padre, il bel Maestri che mi ha ignorata e non si è degnato neanche di scrivermi un banalissimo messaggio, la quasi violenza che ho subito ieri sera a cui non ho pensato solo grazie alla dolcezza di Lele.
Una bella sequenza di cose che deprimerebbero chiunque.
«Ma perché, davvero sei capace di salire sulla mia bici?» Il religioso ha voglia di scherzare, beato lui. Ma appena si rende conto che la cosa non è corrisposta corre ai ripari. «Tutto bene Eleonora? Certo che puoi prenderla, ma se hai bisogno di andare da qualche parte posso accompagnarti io.»
«No, don, non va bene un c-niente, ma fa lo stesso. Prendo la bici, preferisco così. Raggiungo Camilla al lido Kursaal, se resto un minuto di più qui dentro credo d'impazzire.» Taglio corto. In questo momento sono davvero poco ben disposta verso il resto dell'umanità e il prete ne sta pagando le conseguenze. Il mio modo di fare, è talmente irritante anche a me stessa, e non so come il poveretto riesca a fissarmi ancora con il solito sguardo amorevole.
«Eleonora, lo sai che quando vuoi, io per te ci sono sempre...» Mi risponde mesto.
«Lo so, il problema sono io, che in questo momento non ci sono per nessuno.» Cazzo quanto sono odiosa, ma è più forte di me.
«La bici è sotto la tettoia, stai attenta. Ci sai andare?» La sua premura mi fa tenerezza, ma il mio sguardo trasmette tutt'altro.
«Una delle poche cose che è riuscito a insegnarmi mio padre, è stato andare in bici, e se come si dice, che una volta imparata è una cosa che non si dimentica mai, dovrei ancora riuscirci.» Velocemente raggiungo la porta e solo prima di chiuderla ho un moto di rispetto e dolcezza verso di lui, rendendomi conto che si sta preoccupando per me. «Tranquillo don, starò attenta, anzi quando arrivo a destinazione di mando un messaggio!»
Chiudo la porta felice del suo sorriso rilassato. Tutto sommato il don si fida di me, forse anche troppo.
Esattamente nel momento in cui salgo sulla bici mi rendo conto che tutto quello che si dice non è altro che una emerita stronzata. Neanche per il cazzo mi ricordo di come si faccia a restare in equilibrio su questa trappola e solo dopo una decina di tentativi andati a male, una sequela interminabile di parolacce e un bagno di sudore, riesco a imboccare l'uscita dal cortile procedendo con una andatura decente e dignitosa.
Man mano che acquisto sicurezza però riesco a rilassarmi e anche a godere di questo nuovo mezzo di trasporto che sento sempre più mio e che sicuramente userò spesso d'ora in poi. Quando arrivo sul lungomare sono talmente sicura di me e delle mie potenzialità che azzardo anche sorpassi a pedoni e ostacoli vari. È domenica pomeriggio è c'è una bolgia infernale. Forse non è stata un'ottima idea quella di venire oggi al mare, soprattutto per una come me, che il genere umano lo scansa molto volentieri.
Parcheggio nella rastrelliera davanti al lido e noto che le altre due ruote sono legate con catena e lucchetto, io non ho nulla di tutto ciò. Confido nel fatto che la bici sia di proprietà del don e che ci sarà sicuramente qualcuno dall'alto che veglierà per proteggerla dai ladri.
Ora dovrei solo trovare Camilla tra questa marea umana che affolla il lido.
Gli ombrelloni bianchi e arancioni danno alla vista un bel colpo d'occhio, una bellissima macchia di colore, che non fa altro che confondermi. Decido per questo di avviarmi sulla pedana in legno e solo dopo varie occhiate a destra e a sinistra riesco a scorgere Cami che mi ha vista e si dimena per farsi notare. Mi corre incontro e mi abbraccia.
«Sono contena che alla fine hai deciso di venire! Un po' di sole ti farà sicuramente bene, ma ti vedi come sei bianca?» Avevo quasi dimenticato il tono di voce squillante di Camilla e per reazione incasso leggermente la testa nelle spalle. Ho come la sensazione di avere gli occhi di tutti addosso pronti a constatare l'effettivo pallore della mia pelle.
«Cami lo sai che io il sole lo detesto. Per essere precisi in ordine detesto: il sole, il caldo e per finire, ma non meno importante, la gente! E qui per i mie gusti ce n'è davvero troppa!»
«Oh Ele ma tu non ti rilassi mai? E che cavolo! Guardati intorno, è estate, hai sedici anni, e smollati un po'!»
Alzo gli occhi al cielo visibilmente scocciata dal tono canzonatorio della mia amica, ma sinceramente non riesco poi a darle totalmente torto. Ma è anche vero che appena mi rilasso, c'è sempre qualcosa che mi fa precipitare nel baratro della mia realtà quotidiana.
«Dai vieni, andiamo a lasciare le tue cose sotto l'ombrellone dei miei e poi andiamo a farci un bagno. Sai nuotare almeno?»
«I tuoi? Sei con i tuoi genitori? No Cami, per favore...»
«Tranquilla, non ci sono. Sono andati già via. Ma non ti avrebbero certo mangiata viva!» Mi risponde seccata.
«Lo sai come sono, dai, non te la prendere. Magari un'altra volta me li farai conoscere, ma oggi non è giornata.» Il mio tono di scusa la ammorbidisce un po'.
«Perchè che ti è successo? Dai sediamoci sul lettino e raccontami tutto.»
Dopo aver fumato almeno cinque sigarette, bevuto una birra ghiacciata e aver aggiornato la mia amica su tutto quello che mi è successo nell'ultimo periodo. Ho consapevolmente omesso solo lo sgradevole episodio con il dottorino, non me la sento di parlarne, almeno per il momento.
Mi guardo intorno e mi rendo finalmente conto che è giunta l'ora di svestirmi per restare in costume. Ormai sono quasi le sei e il sole non è più tanto forte, riuscirò a sopportarlo, o almeno ci provo.
«Quindi tra te e Maestri come può definirsi la cosa? State insieme?»
«Bella domanda Cami.» Ripiego con eccessiva accuratezza la maglietta e lo short per poi metterli nello zaino. «Vorrei poter avere la risposta giusta, ma purtroppo non lo so neanche io. Figurati che non ci siamo neanche scambiati il numero di telefono...» E non ha neanche provato a mandarmi uno straccio di messaggio su direct, ma questo non lo dico ad alta voce, è solo una riflessione silenziosa che mi procura una morsa allo stomaco.
«Ma dopo le cose che ti ha detto non credo che potrà fare finta di niente. Si è sbilanciato davvero molto, e per un tipo come lui non è cosa da poco.» Insiste la bionda e intanto si sistema il cordoncino dello slip del suo stupendo costume rosa fucsia. Bellissimo addosso a lei, io per me un costume di tale colore non lo prenderei mai in considerazione, infatti il mio è nero.
« Non lo so, non so davvero cosa aspettarmi da lui. Ora però non ci voglio pensare! Dai andiamo a tuffarci e ti faccio vedere se so nuotare o no...» Basta pensare. Serve solo a rattristarmi. Lascio lo zaino sul lettino e tiro per il braccio Camilla. Ho davvero voglia di fare una bella nuotata. Non ricordo neanche quanto tempo è passato dall'ultima volta.
Siamo quasi arrivate in riva quando la mia amica si blocca all'improvviso.
«Ele ho dimenticato il telo da mare sotto l'ombrellone, torniamo indietro a prenderlo...» Il tono della voce però tradisce un certo nervosismo.
«Cazzo te ne devi fare del telo, figurati che io neanche ce l'ho. Dai, hai paura che sappia nuotare meglio di te?»
«No dai Ele, torniamo dopo a fare il bagno.» Insiste e cerca di farmi invertire la direzione di marcia.
Un atteggiamento davvero troppo strano per lei, non guarda più verso il mare, come a voler distrarre la mia attenzione. Proprio non riesco a capire cosa le stia succedendo, perché all'improvviso manifesta tutta questa voglia di ritornare sotto l'ombrellone?
«Ma che ti prende Cami?» E le parole mi muoiono in gola, nell'esatto momento in cui seguo l'occhiata furtiva che Camilla lancia verso la riva.
Il cuore rallenta e improvvisamente una sensazione di gelo mi fa rabbrividire.
All'acqua bassa, noncurante del numeroso pubblico composto anche da alcuni bambini, c'è una coppia che si sta baciando e le mani di lui sono scivolate in basso ad accarezzare i glutei abbronzati di lei.
Lele e miss confettino.
Resto ferma, immobile, non riesco a distogliere lo sguardo da quella visione che mi sta facendo raggelare il sangue nelle vene.
Camilla mi prende per la mano e cerca di smuovermi dallo stato catatonico in cui mi trovo. Ma io resto impassibile, come se non avessi emozioni, fino a quando il bacio si interrompe e per un attimo gli occhi di Lele incontrano i miei.
EMANUELE
La mattinata è trascorsa velocemente, devo dire che oggi Eliana è particolarmente 'spumeggiante' sia nel parlare che nei modi di fare. Forse si aspettava da me sicuramente qualcosa di più, visto che la piscina è stata tutta per noi. I miei hanno preferito andare in spiaggia, lasciandoci in totale tranquillità, o almeno credo così. Li ho visti andare via in momenti diversi, ma la cosa non mi ha meravigliato più di tanto. Ormai la loro sembra essere diventata una convivenza forzata.
Mia madre prima di andare via ha salutato Eliana rivolgendomi uno sguardo curioso come a dire: da dove salta fuori questa? In tutta risposta io ho fatto spallucce e ho alzato gli occhi al cielo e lei si è allontanata ridacchiando.
Dopo due minuti mi ha mandato un messaggio su Whatsapp:
Ema è palese che questa non sia proprio il tuo tipo! Da quando in qua frequenti ragazze bionde, che indossano sandali gioiello e costume rosa confetto? Pensavo ti piacessero le brune con gli anfibi, o sbaglio?
Le ho risposto semplicemente con un punto, come per dire piantala e non prendermi per il culo.
Capisco benissimo da solo che Eliana proprio non rientra nei miei standard femminili e che mi sono fatto prendere solo dalla nostra affinità musicale. Lo so, ho sbagliato e mio malgrado cercherò di rimediare. Il riferimento di mia madre a Eleonora è chiarissimo, la piccoletta ha fatto colpo anche su di lei.
Anfibi e capelli scuri, pelle chiara e labbra rosso sangue, occhi di un colore indefinito e sempre arrossati, odore di fumo e aria scontrosa.
Eleonora è nella mia testa, rimbalza nei miei pensieri, mi stordisce i sensi.
Mentre sono qui con Eliana non faccio altro che pensare a lei.
Ma sento anche uno strano turbamento che si fa spazio dentro di me.
Eleonora è complicata, ha un casino di problemi, una vita difficile che fatica lei stessa a gestire. Mi sento davvero pronto ad affrontare tutto questo? Sono in grado di sostenere l'impegno di una relazione con lei?
Perché so che è quello che lei vuole, lo sento. Si è raccontata a me, mi ha aperto il suo cuore e per quel poco che la conosco non mi sembra proprio la tipa che lo faccia con tutti.
È questo il momento giusto per imbarcarmi in un rapporto serio?
Questa domanda mi martella il cervello da ore, da quando questa mattina l'ho baciata prima di andare via. Al momento non riesco a trovare ancora una risposta. Sono qui che cazzeggio con Eliana e mi tengo impegnato per avere un attenuante al fatto che non stia provando a scrivere a Ele su direct. Temporeggio. Procrastino. In fondo sono il solito coglione di sempre, un codardo che di fronte alle cose importanti e impegnative si fa sotto. Solo con la musica riesco ad avere un approccio diverso, è un impegno che mi gratifica in pieno, è il mio solo impegno serio.
«Dai almeno nel pomeriggio mi porti in spiaggia?»
Eliana mi distoglie dai miei pensieri con una delle sue solite richieste del cazzo a cui so già in partenza che non saprò dire di no.
Che sarà mai portarla in spiaggia ora? Sono già quasi le sei e ormai ci sarà poca gente.
Sicuramente non la porto da Saverio, meglio evitare.
Ecco, andremo al Kursaal, male che vada rischio di incontrare Tizzy la micia, magari diventano amiche lei ed Eliana, sono un po' simili. Entrambe rompi coglioni ed entrambe appiccicose a tal punto che io non so dire di no a nessuna delle due.
Infondo so di essere figo e di piacere, e allora quando posso me lo godo lo stato di grazia che si prova a essere al centro dell'attenzione di svariate appartenenti al sesso femminile.
Al contrario delle mie previsioni la spiaggia è ancora affollata, nonostante sia ormai pomeriggio inoltrato, ma per mia fortuna, dopo una sommaria valutazione non mi sembra di intravedere qualche volto noto.
«Andiamo a fare una passeggiata in riva e poi un bagno?»
Eliana oggi è una fonte inesauribile di richieste.
Mi stanno leggermente iniziando a frullare i coglioni, ma cerco di essere paziente. Spero solo che arrivi presto il momento in cui deciderà di ripartire, solo allora le dirò che la nostra storia, se mai è esistita, è giunta al termine.
Non ho ancora preso nessuna decisione in merito a quello che sarà tra me ed Eleonora, però una cosa è sicura, voglio essere libero da ogni altro legame.
«Ema, ma mi senti?» Sono così assorto nei miei pensieri che fatico a stare dietro ai discorsi di Eliana.
Siamo fermi in riva già da un po', indecisi se andare a fare una nuotata o dirigerci verso il bar per bere qualcosa.
Io opterei volentieri per la seconda scelta, in questo momento un gin tonic ci starebbe alla grande, mi aiuterebbe a schiarire i pensieri. Mi giro verso di lei per proporglielo, ma non riesco neanche ad aprire bocca che me la ritrovo avvinghiata a me.
Che situazione assurda!
Non è la prima volta, da questa mattina, che cerca di avere con me uno stretto contatto fisico, ma fino a ora ho sempre glissato ogni suo tentativo. Ora però non so davvero come venirne fuori e quindi da perfetto coglione non la allontano. Non lo faccio neanche quando mi rendo conto che mi sta fissando le labbra come a chiedermi un bacio, e io come sempre, non riesco a dirle di no. Cazzo che idiota che sono, non voglio ferirla, sentirsi rifiutati è una brutta sensazione e allora la lascio fare. Rispondo al suo bacio e già che ci sono ci metto di mio anche una bella palpata di culo, almeno le lascio un bel ricordo indelebile.
Ma è proprio quando sto per allontanarla da me, per cercare di chiarire questa situazione imbarazzante, che vedo Eleonora che, a qualche metro di distanza da noi, mi fissa con un'espressione imperscrutabile.
Cazzo, ho combinato davvero un bel casino!
Un applauso a scena aperta per Emanuele, che come al solito, riesce a rovinare tutto!
Lui non ne perde una, non ci riesce proprio. Ma questa volta ha proprio esagerato.
Voi che dite? Eleonora gliela farà passare liscia?
Io lo prenderei a calci nel culo! Chi mi aiuta?
Aspetto i vostri commenti e la sempre amata stellina!
Grazie di esistere a tutte voi!
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