Capitolo 61: Quello che non vorresti sapere

Ciao Ele, 

Scusami per essere andato via così all'improvviso senza trovare il coraggio di salutarti. Lo so, sono il solito coglione, me lo hai detto un sacco di volte, non sempre avevi ragione, ma questa volta sì. 

Quello che c'è stato tra noi,  è stato per me  come toccare il cielo con un dito. Non sai quante volte lo avevo desiderato. 

Mi sei piaciuta dalla prima volta che ti ho vista, ti ricordi a tavola, tu e il petto di pollo che non riuscivi a mandar giù e che ti faceva schifo?

Tutte le battute, le prese in giro, le allusioni e gli scherzi, erano il mio modo per farti capire che mi piacevi da morire, e questa notte quando ti sei presentata alla porta della mia stanza, mi è sembrato di vivere un sogno. 

Averti tra le mie braccia è stato qualcosa che non dimenticherò mai e che porterò con me per tutta la vita, sei stata la mia prima volta, e ci penserò sempre. (Che figura di merda col preservativo... )

Eppure ho sbagliato, avrei dovuto fermarmi e avrei dovuto fermarti. 

Ele, io mi chiamo Ergi Gashi. 

Quando mi hai detto che sei albanese e che il cognome della tua mamma è Gashi  il mio cervello mi ha riportato indietro nel tempo. Ho ricordato mia nonna, che mi mostrava una foto di una bambina  insieme ai suoi genitori. Una bambina piccola avvinghiata alla gamba del suo papà. Eri tu Ele! Tu insieme alla tua mamma  e  allo zingaro, come lo chiamava la nonna. Tu per lei eri 'la figlia dello zingaro', quella di cui non si doveva parlare con nessuno, quella da nascondere, quella di cui vergognarsi. 

Ele io e te siamo cugini, tua madre e mio padre erano fratello e sorella!  Abbiamo lo stesso sangue, quello dei Gashi. Ed è per questo che mi sento una merda, perché nonostante tutto, io ho voluto fare l'amore con te.

Non so se mi perdonerai, se mi capirai, se mi odierai. So solo che io ora devo andare via lontano da te, perchè non saprei viverti accanto e fare finta di nulla. 

Solo una cosa voglio dirti, io per te ci sono e ci sarò sempre. 

Non cancellarmi dalla tua vita e sopratutto dai tuoi ricordi.

Te dua shume zemer * 

Ergi

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Vaffanculo Ergi! 

La carta scricchiola tra le mie dita. Ora la lettera non è altro che una piccola pallina che butto a caso in un punto indefinito della mia stanza.

Il don me l'ha data dopo che con aria seria e ufficiale mi ha comunicato che Ergi ha deciso di ritornare in Albania a casa dei nonni, che hanno finalmente accettato la sua custodia legale fino alla maggiore età o fino a quando i suoi genitori saranno detenuti. Dopo che, invano, ho cercato di farmi dire il motivo di questa decisione del cazzo e dopo aver tirato un sospiro di sollievo per aver capito che lui è totalmente all'oscuro del fatto che io e l'albanese abbiamo fatto sesso, il religioso si è limitato a darmi la lettera e a comunicarmi che nelle parole del mio amico avrei trovato la spiegazione a tutto. 

Vaffanculo Ergi e la famiglia Gashi del cazzo! 

Cristo santo benedetto, ho scopato con mio cugino. Che schifo! 

Mi sento disgustata da me stessa, mi sento sporca. 

Non riesco a trattenere le lacrime, che in principio sono di rabbia. La sento talmente forte, da lasciarmi senza fiato, la soffoco nei singhiozzi che mi scuotono. Ma poi piano piano la sento trasformarsi in altro, in una tristezza infinita, e le lacrime diventano silenziose.

Ergi, sei una cazzo di delusione. 

Come hai potuto fingere che tutto andasse bene? Perchè mi hai presa in giro e non mi hai detto subito tutto?

Non ci posso credere... Io nei tuoi occhi ci ho letto tenerezza, dolcezza e tanto altro. E invece tu sapevi benissimo che siamo figli di fratello e sorella, con lo stesso sangue che ci scorre nelle vene. 

Ripenso con orrore al motivo che mi ha portato a finire tra sue braccia. 

Quel terrificante sogno su mia madre e il sangue maledetto...

 Ma chi cazzo sono questi Gashi? 

Perchè questo cognome mi fa venire l'ansia solo a pronunciarlo? Fino a oggi me ne sono sempre fottuta di sapere qualcosa sulla famiglia di mia madre. Mi bastava già il fatto che i miei nonni mi schifassero a tal punto da preferire mantenermi a distanza pur di non avere con me alcun tipo di contatto umano. 

Poi il sogno, Ergi e la sua fuga... Ma chi sono?

Chi sono loro, e a questo punto mi chiedo: chi cazzo sono io?

In tanti anni non ho mai provato a fare ricerche, ma ora è il caso che inizi a capire qualcosa, e cosa c'è meglio di Google per iniziare a indagare? 

Ancora con gli occhi pieni di lacrime digito il nome di mio nonno, non so perché ma ho la sensazione che il sogno dell'altra notte sia stato una specie di premonizione inconscia. 

Un elenco infinito di articoli di vari quotidiani albanesi mi appare tra i risultati  e in ognuno di essi il nome di Hysen Gashi appare evidenziato in grassetto. A volte il nome di persona cambia ed è sostituito da Samyr. Maledico la mia davvero scarsa conoscenza della lingua albanese e quindi mi vedo costretta ad affidarmi alla maldestra traduzione in italiano del motore di ricerca.

Leggo velocemente le parole e il sangue mi si gela nelle vene. Quel sangue maledetto di cui parlava la mia mamma nell'incubo di questa notte, rallenta la sua corsa verso il cuore, perchè le notizie che sfilano sotto i miei occhi increduli sono tutte dello stesso tipo. 

Mio nonno Hysen Gashi è il capostipite di una delle famiglie più spietate della mafia albanese.  Samyr Gashi è suo figlio, quindi è il fratello della mia mamma e quindi padre di Ergi. È detenuto, insieme alla moglie,  in Italia e stanno aspettando l'estradizione per essere trasferiti e giudicati in Albania per narcotraffico. Ora capisco perché Ergi non ha trovato il coraggio di spiegarmi a voce tutto questo e ha preferito affidare a una lettera, la molto sommaria descrizione del nostro rapporto di parentela. 

Il mio pensiero vola al mio 'papo'. Lui sa sicuramente tutto. Perché non me ne ha parlato quando sono andata a trovarlo? Perché non mi ha detto nulla di tutta questa merda? 

Sto tremando, e non riesco a fermarmi. Convulsamente stringo il telefono tra le mani e mentre sento le lacrime che iniziano a scorrere lente sul viso penso alla mia infanzia: la villa in cui vivevamo nella periferia di Livorno, la villa al mare a Marina di Alberese, 'il macchinone' come lo chiamavo io, del mio papà, insomma una vita in cui i soldi non mancavano di sicuro. 

La nausea mi assale improvvisa e faccio appena in tempo a correre in bagno per vomitare quello che ancora c'era nel mio stomaco della colazione di questa mattina. 

Il sogno diceva proprio la verità, nelle mie vene scorre sangue maledetto. 

Provo schifo per me stessa, per quello che sono, per quello che ho fatto con mio cugino,  per la mia famiglia che avevo sempre elevato al di sopra di tutto. 

Voglio sapere, devo sapere! Mio padre e mia madre sono stati anche loro invischiati in qualche modo in tutta questa merda? Perché tutto questo mi è stato nascosto? 

Non so davvero più cosa pensare, la tempie pulsano con violenza, come se il cervello volesse esplodere. Provo a sciacquarmi il viso per cercare ristoro momentaneo nel refrigerio dell'acqua. Ma non serve. 

Forse potrei chiamare Ergi e chiedere a lui. Lui che sa sicuramente tutto e che continua a vivere in quella squallida realtà! Come ha fatto ad avere il coraggio di tornare a vivere in Albania non i nonni? Non fa schifo anche a lui avere a che fare con gente del genere? Sono solo io la pazza che trova disgustosa questa appartenenza? 

Senza neanche riflettere due secondi in più, scendo di sotto, voglio parlare con il don, con Teresa che è la mia tutrice legale, loro sapranno sicuramente qualcosa. Mi devono delle spiegazioni!

Li trovo entrambi nella stanza della psicologa, come se mi stessero aspettando. Mi guardano mesti e Teresa mi fa cenno di sedermi.

«Temevamo che questo momento sarebbe arrivato prima o poi.» Teresa si alza per chiudere la porta e lentamente torna a sedersi, ma prima mi passa accanto e con una carezza leggera mi sfiora una spalla. Mi ritraggo nervosamente. 

Non voglio essere toccata, non voglio pena, non voglio un cazzo. 

Voglio solo sapere davvero chi sono!

«Io ed Ergi siamo cugini vero? Mio nonno è una merda di narcotrafficante?» Sto quasi urlando «Voglio sapere chi cazzo sono? Per quanto tempo ancora pensavate di poterlo nascondere?»

Il mio sguardo si sposta dal don alla psicologa. Il primo seduto alla sedia accanto a quella su cui dovrei sedere io e la seconda invece è al suo solito posto di combattimento dietro la scrivania seppellita di pratiche. 

Aspetto esitante che uno dei due inizi a parlare.

È il prete che prende la parola.

«Abbiamo sicuramente sbagliato a non dirti nulla prima, ma credici, lo abbiamo fatto solo per cercare di evitarti ulteriori sofferenze.» Abbassa lo sguardo e prosegue «Nel fascicolo che accompagnava Ergi siamo venuti a conoscenza della famiglia da cui proviene e dei traffici in cui è coinvolta. Ma all'inizio non l'abbiamo collegata a te, ci devi credere. Solo in seguito Teresa mi ha fatto notare che il cognome di Ergi e quello della tua mamma fossero uguali. Abbiamo pensato a una coincidenza, ma Teresa ha voluto approfondire, si è intestardita e ha continuato le ricerche e così abbiamo scoperto che eravate cugini. Che Hysen Gashi, il padre di Ergi, ed Elona Gashi, tua madre, erano fratelli.» 

Fa una pausa, per riprendere fiato. Mi fa male sentirlo così imbarazzato. Ma sono troppo arrabbiata per darlo a vedere. Mi sento tradita!

«Ergi però non sapeva nulla, lo ha scoperto da solo quando tu gli hai detto il cognome di tua madre.» continua con un tono sempre più sommesso «Ho capito subito che tra voi c'era troppa complicità e ho affrontato subito il problema col ragazzo che sinceramente mi ha confessato che si sentiva molto attratto da te. Per questo d'accordo con Teresa abbiamo accelerato le pratiche per il suo rientro in patria. Il nostro scopo era solo quello di salvaguardare te. Ergi è ancora un ragazzino ma sa benissimo quello che fanno i suoi genitori, è cresciuto in quell'ambiente e a poco sarebbe servito tenerlo qui con noi. Lui voleva tornare dai nonni, non potevamo ostacolarlo oltre. Anche perché purtroppo la legge albanese non ha mai condannato tuo nonno, è praticamente intoccabile grazie alla rete di amicizie importanti che lo tutelano. Tutti sanno, ma nessuno fa nulla, per farla breve.»

«Era te che dovevamo proteggere...» Teresa si intromette nel discorso.

Non ce la faccio più a restare in piedi, improvvisamente è come se sentissi venir meno le mie forze. Mi siedo.

«Eleonora, tu hai già sofferto troppo. La tua vita è già stata tanto difficile. Non volevamo che ti ricadesse addosso questa triste realtà.» Teresa scuote la testa sconsolata.

«Non cambia nulla purtroppo, ora lo so, e l'ho saputo nel peggiore dei modi.» Mi blocco all'istante, non voglio dire nulla di quello che c'è stato tra me e mio cugino.

 All'improvviso è come se mi crollasse addosso tutto il peso di quello che è successo. 

Cazzo quanto mi faccio schifo. 

I due mi guardano aspettando una mia reazione, una parola, qualcosa che in qualche modo manifesti come mi sento.

«Va tutto bene don, va tutto fottutamente bene. Cosa potrei desiderare di più dalla vita? Una mamma morta, un padre in galera, nonni, zii e cugini mafiosi e narcotrafficanti! » Sto decisamente urlando. 

Io vorrei provare a calmarmi, a parlare con un tono di voce normale. Capisco perfettamente che questi due poveretti che ho di fronte non hanno nessuna colpa. 

Ma non ci riesco a fermarmi. 

Vorrei spaccare tutto quello che mi passa sotto mano, far volare la scrivania di Teresa che mi guarda terrorizzata. Prendere a pugni il petto del don che ora si è alzato e prova a stringermi tra le braccia per tentare di quietarmi. 

Vorrei fermare i singhiozzi che mi scuotono tutta, le lacrime che mi bagnano il viso, le urla di rabbia che escono dalla  mia bocca. 

Vorrei spegnere una volta per tutte questo cervello di merda che pulsa nella mia scatola cranica. 

Il buio arriva silenzioso, mi gela la pelle. Lo sento sulle spalle, come sottili lame di ghiaccio che mi tagliano la carne. 

Poi all'improvviso la pace, il buio ha coperto tutto e non sento più nulla. 

Cado a terra come un sacco vuoto.

Te dua shume zemer *: Ti voglio molto bene, tesoro 

Eleonora è sconvolta dalla rivelazione di Ergi e prova schifo per se stessa. 

Come sempre si sente l'artefice principale di tutti gli errori del mondo, è sempre e solo tutta colpa sua e il dolore è talmente forte che non riesce a sopportalo.

Cosa succederà ora? 

Lasciatemi le vostre opinioni e i vostri commenti e come sempre non dimenticate le preziosa 'stellina'. 

Grazie a tutti per i numeri che questa storia sta raggiungendo! Non avrei mai sperato di arrivare a quasi trentamila letture! 




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