Capitolo 58: Maledizioni
«Eleonora!»
Mamma mi sta chiamando e io corro da lei.
La trovo seduta al divano del salotto, sta sfogliano un album di fotografie e ha in mano delle forbici.
«Ele, aiutami a staccare le foto dei nonni da questo album, devo fare una cosa importante!»
«Cosa vuoi fare mamma?» Ho un po' paura di quelle forbici che ha in mano.
«Tranquilla piccolina, voglio togliere mio padre da tutte le foto della mia famiglia!» Sorride.«Vedi questo è tuo nonno, Saimir Gashi, l'uomo più cattivo e spietato che io abbia mai conosciuto.» Continua a sorridere quando con pazienza inizia a ritagliare da tutte le foto il viso del nonno.
«Dai Eleonora, prova anche tu! È facile, hai visto come ho fatto io?»
Timidamente infilo le mie piccole dita nei fori delle forbici e provo a imitare quello che ho visto fare alla mia mamma, ma sono maldestra, tanto da pizzicarmi il dito con le punte acuminate.
Un piccolo rivolo di sangue inizia a fuoriuscire dal taglio e macchia la foto.
«Mamma fa male!» Piagnucolo spaventata.
Lei sfiora la ferita con il suo dito e con gli occhi spalancati sussurra una frase che mi fa spaventare più del dolore che avverto.
«Questo è il sangue dei Gashi che si è mischiato con quello degli zingari. Questa è la maledizione della tua vita che ti perseguiterà per sempre!»
Ora ride, mi guarda e ride forte, con il viso trasformato in una maschera di dolore.
Mi sveglio di soprassalto urlando con tutta la forza che ho in gola. I capelli incollati al collo e al viso dal sudore, le mani che tremano, la gola stretta dall'angoscia e dal bisogno d'inspirare aria.
Porca puttana che mi sta succedendo? Era da mesi ormai che non avevo più questi incubi notturni.
Ma poi quello che ho sognato mi ha davvero sconvolta. Sento ancora echeggiare nella testa la risata agghiacciante di mia madre e le parole che mi ha detto.
«Questa è la maledizione della tua vita che ti perseguiterà per sempre!»
Devono essere state le giornate di merda che ho passato dopo la festa e i vari incontri con Lele che mi hanno ridotta così. Troppo stress, troppa erba, troppo tutto, devo darmi una regolata per non ritornare a quando la notte la passavo a guardare il soffitto per la paura di addormentarmi e ricadere in qualche incubo terrificante. Credevo di essere riuscita a superare quella fase.
Cazzo, cazzo, cazzo!
Colpisco con i palmi delle mani il materasso, con tutta la forza che ho dentro, una, due, tre volte. Sono arrabbiata con me stessa per essere sempre così debole e vulnerabile. Sono una fottuta esaurita del cazzo che non ha la forza di affrontare nulla. Basta un minimo ostacolo che non riesco a gestire e crollo come una stupida.
In realtà è la mia vita che non riesco a gestire. Quasi diciassette anni di fallimenti, di fottutissimi errori, uno dietro l'altro. Ma cosa cazzo vivo a fare?
Mi alzo, non ha senso restare allungata sulle lenzuola intrise del mio sudore. Domani mattina mi toccherà metterle in lavatrice. Ci vorrei mettere il mio cervello nella lavatrice, per farlo sbatacchiare a destra e sinistra da una potente centrifuga da mille giri, per strappare tutti questi pensieri di merda che lo attraversano!
Vado in bagno a sciacquarmi la faccia, avrei bisogno di una doccia, ma a quest'ora il rumore dello scroscio dell'acqua risuonerebbe per tutto il fabbricato, come avrà fatto il mio urlo. Spero solo di non aver svegliato nessuno, non reggerei il contatto con un altro essere umano in questo momento.
Devo assolutamente uscire da questa stanza. Mi sento come se le pareti si stessero richiudendo su loro stesse per soffocarmi e stritolarmi.
Aria, ho bisogno di aria.
Afferro il pacchetto di sigarette, l'accendino e il cellulare, senza non andrei da nessuna parte.
Infilo le mie vecchie sneakers e lentamente apro la porta e cercando di non fare rumore scendo di sotto. Passo dalla cucina per prelevare dal frigo una lattina di birra analcolica. Il don ci permette solo questo, ma è ghiacciata e fa proprio al caso mio. Prendo le chiavi dal gancio dove il prete le sistema ogni sera quando chiude il portone principale e in un attimo sono fuori.
La panchina sotto il ciliegio mi accoglie silenziosa, il contatto delle gambe nude e accaldate al metallo fresco mi fa rabbrividire. Poggio la schiena e provo a rilassarmi nella notte che silenziosa mi avvolge, e senza neanche rendermene conto inizio a piangere. Non è vero che non reggerei il contatto con un altro essere umano in questo momento, invece è proprio quello di cui ora ho bisogno. Due braccia che mi stringano in un abbraccio consolatorio. Voglio una spalla su cui piangere, voglio affetto, calore umano.
Vorrei Lele qui con me. Mi fa male ammetterlo, ma è proprio lui che vorrei ora qui a lenire il mio dolore e le mie paure.
Le lacrime continuano a uscire senza controllo e sulle labbra si mischiano al sapore amarognolo della birra analcolica e scadente che sto bevendo.
Dove sarà ora? Solo come me o tra le gambe della nuova 'passera' di turno?
Se avessi il suo numero di telefono lo chiamerei, giusto per il gusto di vedere se smette di scopare e mi risponde, lo terrei al telefono per ore, finché non gli passa la voglia di fottere! Maledetto stronzo che non è altro.
Scaglio con forza lontano da me la lattina ormai vuota, fosse stata alcolica almeno ora mi sentirei più tranquilla.
Cazzo come mi sento disconnessa, ho una rabbia dentro che non so come incanalare.
Prendo il cellulare e apro direct, sono perfettamente cosciente quando vado sulla chat di Lele e digito con rabbia un messaggio che una volta inviato mi aprirà le porte dell'inferno:
Il vuoto avrei preferito lasciarlo nel tuo cuore e non nel tuo letto, stronzo!
Resto a guardare il telefono come una deficiente. È passata da poco la mezzanotte, forse starà dormendo... Forse.
Io invece non ho sonno e sono incazzata, e quando sono incazzata sono consapevole di poter essere in grado di combinare qualsiasi cosa, per questo ora ho bisogno di parlare con qualcuno e sicuramente andrò a rompere il cazzo a Samuel.
ERGI
È da più di un'ora che mi rigiro in questo letto senza riuscire a chiudere occhio. Fa troppo caldo e io sono troppo nervoso. Scorro la home di Facebook, ho passato la serata a guardare i profili della mia famiglia e a pensare a Eleonora.
Cazzo io non riesco ancora a crederci che siamo cugini. Io proprio non ce la faccio a vederla in questa veste, piuttosto la vorrei vedere senza vestiti.
Che pensieri stupidi riesco a fare.
L'urlo arriva all'improvviso e io salto. È stata lei, sicuramente! La sua stanza è di fronte alla mia, non posso sbagliarmi. Forse avrà avuto un incubo, mi alzo e socchiudo la porta, nessun rumore, silenzio assoluto. Avrò sognato? Ma no, non dormivo, quindi l'ho sentito davvero, non è uno scherzo della mia fantasia. Forse però l'ho sentito solo io a quanto pare. Richiudo la porta e torno a stendermi, non ho il coraggio di andare da lei per vedere come sta. Non so neanche io perché, ma mi sento in colpa nei suoi confronti.
Poi mi avverto dei rumori impercettibili, sento la sua porta che si apre. Socchiudo la mia e spio, la vedo scendere le scale, forse vuole andare fuori a prendere una boccata d'aria fresca.
Non accendo la luce così posso osservarla attraverso le imposte chiuse della mia finestra, che affaccia giusto di fronte alla panchina sotto l'albero di ciliegio, ed è lì che si siede a bere, fumare e piangere.
Mi sento una merda per non avere il coraggio di scendere a consolarla e a capire cosa la fa stare così male. So benissimo che se le sto vicino poi non riesco a controllarmi come vorrei. Mi piace troppo e non servono tutte le battute sceme che faccio e i doppi sensi per mascherare come mi sento quando io e lei siamo nella stessa stanza.
So anche molto bene che siamo cugini e io questa cosa non posso continuare a ignorarla. Il nostro è un legame di sangue e non posso fingere che non esista, la mia educazione familiare non me lo permette.
Che poi io, parlo tanto, faccio il buffone, ma con una ragazza non sono mai andato oltre una limonata pesante e qualche preliminare. Ho quindici anni anche se faccio di tutto per sembrare più grande, ma non ho mai fatto l'amore insomma, mai scopato, e sicuro con lei farei una figura di merda. Perché lo so che lei ha sicuramente più esperienza di me. Quel succhiotto che ho visto l'altro giorno certo non se lo è fatto da sola, lo so che non significa nulla, ma certo non mi sembra la tipa che con un ragazzo che le piace si guarda negli occhi e parla di cosa ha mangiato a pranzo.
Come un cretino mi sono distratto a pensare e non mi sono neanche accorto che sulla panchina lei non c'è più. Sarà tornata nella sua stanza, forse si sarà tranquillizzata.
Ritorno anche io a letto, almeno recupero un po' di sonno perso, ma sento bussare piano alla porta, spero con tutto me stesso che non sia lei.
«Ergi scusami, mi puoi aprire?» La sento sussurrare.
Porca miseria, cosa faccio ora? Posso fingere di dormire profondamente e non sentirla? E se si sente male e ha bisogno di qualcosa? No, non me lo perdonerei mai.
Apro piano e me la trovo con l'aria di una bambina smarrita, gli occhi gonfi per il pianto e i capelli tutti arruffati e quegli stramaledetti capezzoli così evidenti sotto il sottile pigiama estivo.
Ingoio a vuoto, è mia cugina! Me le devo tatuare in fronte queste parole per non dimenticarle.
Alzo lo sguardo e la fisso negli occhi come nulla fosse. «Ehi Ele, che ti succede? Non stai bene?» Mi sento falso come Giuda.
«Ho bussato da Samu, ma non mi risponde» piagnucola «Forse dorme, forse non mi sente, ma io ho bisogno di lui, ho bisogno di parlare con qualcuno!»
«Ci sono qua io, dai entra!» Ma che cazzo dico? Sono davvero impazzito. La sto facendo davvero entrare nella mia stanza? Mi sta dando di volta il cervello?
«Oh Ergi perché la vita è una merda? Perché la 'mia' vita è una merda?» Dice singhiozzando e mi butta le braccia al collo. La stringo forte, so bene che dovrei allontanarla, che sto facendo un grosso errore.
Lei si avvinghia a me disperata. Cosa l'ha ridotta così? Dovrei chiederle qualcosa, provare a confortarla, ma non riesco a parlare, perché li sento, quei fottutissimi capezzoli. Li sento strisciare contro il mio torace, mi sembra come se fossero di fuoco. Li sento irrigidirsi, mentre lei ignara di stare scatenando una battaglia dentro di me, mi stringe più forte per cercare di calmare i suoi singhiozzi.
«Ele che ti succede? Perché sei in questo stato?» La sposto leggermente e le prendo il viso tra le mani per cercare di rassicurarla.
Mi fissa con i suoi occhioni lucidi e io in un secondo perdo il controllo, poggio le mie labbra sulle sue che sanno di lacrime, un bacio leggero, a stampo. Lei resta ferma, non si ritrae e continua a guardarmi e a restare abbracciata a me.
Forse ora dovrei allontanarmi, la mia ragione me lo sta suggerendo, ma io non l'ascolto. Avvicino la mia bocca alla sua e timidamente con la lingua l'accarezzo piano.
Perché non reagisce e mi spinge via? Sarebbe la cosa giusta da fare.
Invece sento il mio cuore esplodere quando lei dischiude le labbra e permette alle nostre lingue d'incontrarsi, prima con delicatezza, poi sempre più con convinzione, sento la sua che prende in mano la situazione e mi fa impazzire.
Sapevo che le mie sensazioni su Eleonora erano giuste, me ne accorgo dal suo modo di rispondere al mio bacio timido. È sicura di se, sa quello che fa. Io invece non voglio rendermi conto di sapere quello che sto facendo quando con le mani mi intrufolo sotto la canotta del suo pigiama sottile e cerco i capezzoli. Lei mi lascia fare, la sento solo gemere piano nella mia bocca quando ne racchiudo uno tra le mie dita e lo stringo piano.
Merda devo fermarmi. Che cazzo sto facendo davvero?
«Shpirti*... Fermami, ti prego!» Glielo sussurro sulle labbra. Spero lo faccia, perché io non ci riesco a lasciarla andare. Le mie mani vagano avide accarezzando ogni centimetro della sua pelle. Vorrei averne più di due per avere la capacità di toccarla ovunque contemporaneamente. Mi sposto dal seno per scendere dietro a sfiorarle il fondo schiena intrappolato nel sottile shorts. Le nostre lingue continuano a cercarsi instancabili e i nostri respiri sono sempre più affannati.
«Stai zitto Ergi!» Dice mentre mi spinge verso il letto.
«Io devo dirti una cosa...» Le sussurro mentre è sotto di me e impacciato le sto sfilando la parte superiore del pigiama. Mi sollevo sulle braccia per non pesarle addosso e per ammirare finalmente dal vivo quei capezzoli che tanto ho immaginato e che ora posso sfiorare con la lingua. Sono talmente emozionato che non mi accorgo di tremare convulsamente. Succhio avidamente prima uno e poi l'altro e mi soffermo a guarda il succhiotto che è ancora molto evidente. Ora capisco cosa ha provato colui che ha lasciato quel segno così vivo del suo passaggio su questo ben di Dio.
«Cosa mi devi dire di così importante ora?» dice mentre mi toglie la maglietta e mi accarezza piano la schiena.
«Ti je shum e bukur!*» E invece dovrei dirle che stiamo facendo un errore enorme, che siamo cugini, che è tutto uno sbaglio.
La bacio ancora e ancora, le sfilo pantaloncini e slip insieme, ora è nuda sotto di me. Ho una voglia pazza di perdermi dentro di lei, ma ho anche paura di fare una figura di merda e mi fermo incerto. Se ne accorge e mi guarda, mi sorride.
«Ergi, hai un preservativo? » Mi chiede sfacciata.
Oh cazzo, lo sapevo che avrei fatto la mia figura di merda. Come ho fatto a non pensarci?
«Nel portafogli, ora lo prendo!» Borbotto a occhi bassi.
In fretta raggiungo l'armadio dove ho le mie cose e lo prendo. Mentalmente benedico il momento in cui preso non so da quale assurda speranza, ho deciso di comprare una scatola di preservativi!
Non so neanche io perché glielo porgo. Sono proprio un coglione.
Lei sorride di nuovo e scuote leggermente la testa. È bellissima e io non trovo le parole per dirglielo, che è troppo per me, che l'ho sognata tante volte.
Lei apre la bustina e mi fa segno di avvicinarmi. Si siede al bordo del letto e piano delicatamente mi aiuta a indossare il preservativo. Le sue mani sono fuoco sul mio sesso ormai teso fino allo spasimo.
Che imbarazzo, ha sicuramente capito che non sono un esperto, che è la prima volta che lo faccio. Mi sorride, e più lo fa, più io scaccio indietro i pensieri che rimbalzano nella mia testa. La voglio troppo, non riesco a evitare che accada quello che deve accadere. Mi tira sul letto e riprende a baciarmi e a guidare le mie mani sul suo corpo per farmi capire quello che vuole e io la lascio fare, sono in balia delle emozioni e non so trattenermi da entrare velocemente in lei. Cazzo mi sto facendo prendere dalla fretta e sono certo che non durerò neanche due minuti se continuo così. Non posso fare questa figura di merda la mia prima volta, e poi con lei.
Sento le sue mani che mi bloccano i fianchi per rallentare il ritmo. Mi legge nel pensiero questa ragazza?
La lascio fare mentre sento il sangue affluire velocemente nel mio basso ventre, vorrei quasi urlare per il piacere che provo quando lei capovolge la situazione e la vedo troneggiare sopra di me e prendere il comando. Il ritmo diventa lento e costante e riesco a rilassarmi un pochino. La tiro verso di me, voglio baciarla, accarezzare quei capezzoli che mi fanno sragionare, ma lei si allontana e per reggersi poggia una mano sul letto e con l'altra prende ad accarezzarsi tra le gambe.
Sto letteralmente impazzendo e non ce la faccio più a trattenermi a vederla così. Inizio a muovermi anche io andandole incontro ed esplodo in un orgasmo incontrollato mordendomi con forza il labbro inferiore per evitare di gridare quando la sento gemere piano e tremare, sento la sua intimità pulsare. Ora potrei anche morire, felice di averla sentita godere. Si accascia su di me e cerca la mia bocca per un bacio leggero. Il suo respiro è ancora affannato quando si allunga al mio fianco.
Vorrei abbracciarla e dirle tutto quello che mi passa per la testa, ma ora avverto tutto l'imbarazzo del momento.
L'aria tra noi è all'improvviso diventata pesante, siamo entrambi consapevoli di essere andati oltre quella che era la nostra amicizia.
Si alza e inizia a recuperare lentamente i suoi vestiti.
«Torno nella mia stanza, sarebbe un bel casino se mi addormentassi qui e il don domani se ne accorgesse.» Ha lo sguardo distratto, non riesce a fissarmi, si vede che è a disagio.
«Certo, fai benissimo. Dormi bene Ele!»
Ma lei sta già richiudendo la porta e non credo mi abbia sentito.
* shpirti: dolcezza
*Ti je shum e bukur: sei bella
Eleonora ritorna a urlare per i suoi incubi che questa volta sembrano dei veri e proprio sogni premonitori...
Ha fatto bene a rispondere in quel modo al messaggio di Lele?
Secondo voi Lele risponderà?
Avreste mai immaginato che potesse accadere tutto questo tra Eleonora ed Ergi?
Cosa succederà ora tra loro? Come si comporteranno? Ergi avrà ora il coraggio di confessarle la loro parentela di sangue?
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