Capitolo 57: Kushёrirё*

Se Samuel non la pianta di bussare a questa cazzo di porta giuro che apro e gli tiro una sberla. Quel continuo battere mi sta facendo saltare il cervello.

«Cazzo Samu smettila, sto dormendo e non ho voglia di alzarmi. Rassegnati e fila via dai coglioni!» So che non è la maniera giusta per rispondere a un amico che si sta preoccupando per me, ma davvero non ho voglia di vedere e sentire nessuno. 

«Tu invece ti alzi da quel cazzo di letto e apri, prima che la sfondo, questa porta!» 

Non è Samu, è Ergi che ha deciso che io questa mattina debba alzarmi, non so neanche che ore sono. Accendo il cellulare che ho spento due giorni fa, tanto a parte Camilla, c'è solo quella merda umana di Davide che continua a tempestarmi di messaggi a cui non ho ancora dato nessuna risposta. Anzi, è giunta l'ora di mettere la parola fine alla sequela di scuse che ha inviato. 

Scusa la minchia! 

Apro la sua chat e gli scrivo un vaffanculo a lettere cubitali e quattro punti esclamativi. Ma sì, esageriamo, ne aggiungo un altro con la speranza di essere stata più che chiara! Visualizza immediatamente. 

Esco velocemente da WhatsApp e spero in cuor mio che non abbia il coraggio d'insistere. Non voglio avere nulla a che fare con lui e con tutta la famiglia. Sì esattamente, nessuno escluso. Anche con quello stronzo del cugino, che come c'era da aspettarsi non si è fatto sentire. 

C'è da dire che anche io non ho risposto al suo messaggio in direct. Siamo pari. 

«Ele, vuoi aprire o no?» Ergi non si arrende. Noi albanesi siamo teste dure. Mi passa per un attimo per la testa che io a Ergi non l'ho mai detto di essere albanese...

Spalanco la porta di botto e lo trovo braccia incrociate al petto che mi guarda con aria truce.

«Cazzo Ergi, ma sei qui da più di un mese e io non ti ho mai detto che sono albanese come te!» Devo dire però che alla fine ci è riuscito a farmi uscire dalla mia stanza.

I suoi occhi scorrono lenti sulla mia persona. Merda, perché non ci ho pensato e mettere addosso qualcosa di coprente prima di aprire la porta!

«Ele» si passa la mano nei capelli, scompigliando il ciuffo ribelle.« Metti addosso una cazzo di maglietta e copriti, sei mezza nuda!»

«È un pigiama estivo, non sono nuda! Mamma mia quanto sei noioso, sempre pronto a fare il maniaco!» 

Richiudo la porta, ormai già che mi sono alzata ne approfitto per buttarmi sotto la doccia. Il caldo questi giorni è stato insopportabile quasi quanto la mia mancanza di voglia di vivere.

La noia, la rabbia, la delusione e la pigrizia si sono alternate in queste giornate appena trascorse. A nulla sono valsi i tentativi di Samu ed Ergi a costringermi ad andare in spiaggia o a uscire la sera. Anche il don e Teresa non si sono arresi facilmente. Teresa è stata l'unica con cui ho scambiato qualche parola in più, solo lei è riuscita a rompere il muro della mia apatia. È arrivata l'altro pomeriggio con il solito carico di vestiti che sua figlia ha deciso di dar via perché non usa più. Sinceramente inizio a sospettare che ci sia qualcosa dietro questa storia. Secondo me solo alcune delle cose che mi ha portato è usata, anzi a me sembra tutto nuovo di zecca.
Ho dato un'occhiata indolente ai pantaloncini, alle minigonne, ai top,  ma poi la mia inedia ha prevalso su ogni cosa e ho riposto tutto nell'armadio ripromettendomi che prima o poi avrei guardato tutto con più attenzione. 

Esco dalla doccia e ancora gocciolante riprendo il telefono per vedere se Davide ha avuto il coraggio di rispondere, costatando che il mio insulto a lettere cubitali ha sortito l'effetto desiderato. Silenzio assoluto!

Vado su Instagram: foto di Camilla al mare con uno striminzito costume rosa, foto di qualche coglione della mia classe in vacanza in Grecia, foto di Davide abbracciato a una che ha almeno la quinta di seno. Smetto di seguirlo, la sua faccia di cazzo non la voglio vedere neanche qui! Poi senza volerlo finisco sul profilo di Lele. Cioè non è che proprio non volessi, insomma chi voglio perculare? Me stessa? Cazzo, avevo voglia di vederlo e non c'è niente di male ad ammetterlo.

Ha pubblicato una storia.

La guardo? Non la guardo? La guardo!

Una ripresa panoramica di una sala da musica, si vedono sedie, leggii con spartiti aperti, alcuni violini poggiati su un pianoforte, un contrabbasso, e di sottofondo un flauto che suona una musica dolcissima e triste che non conosco. Per un attimo è come se mi stessi affacciando al suo mondo, quello di cui ha provato a parlarmi domenica quando ci siamo visti. Quel mondo in cui ha provato a farmi entrare e poi come al solito ha chiuso la porta a doppia mandata, lasciandomi su quella spiaggia a leccarmi le ferite che le sue labbra allucinogene avevano lasciato nel mio cuore.

Stronzo! 

Scuoto forte la testa, basta! Devo buttarlo fuori dai mie pensieri, non c'è posto per lui. Non c'è storia per 'Il principe e la zingarella albanese', ecco questo sì che è il titolo perfetto alla favola che non si realizzerà mai!

Scendo a fare colazione, il don sarà felice di condividere con me, come al solito, il primo caffè della giornata. Stare chiusa nella mia stanza per due giorni e due notti a piangermi addosso e stravolgermi di fumo non è servito a nulla. Le mie storie me le porto dentro sempre, però ogni tanto ho bisogno di prendere una pausa, per dare modo al mio cuore e al mio cervello di riparare le cicatrici. Ho pensato tanto a me, alla mia mamma, al mio papo, a quello che sono e a quello che voglio diventare. Ho capito anche che devo imparare a stare al mio posto, a non andare oltre quello che sono e a non restare delusa da come la gente può considerare una come me. 

Il sorriso del don quando mi vede è la cosa più bella su cui i miei occhi si sono posati da quando mi sono svegliata. Beh anche Ergi non era poi così male a dire la verità. 

«Insomma cos'è questa storia che Ergi non sapeva che tu fossi albanese?» Amo il don per come è. Poteva provare a fare domande su queste mie due giornate di isolamento volontario e invece mi ha sorriso ed è andato oltre, cercando di alleggerire la tensione che si sarebbe inevitabilmente creata. Da uomo sensibile e umano che è, mi accoglie come nulla fosse successo. Sa bene che ci sarà il momento in cui se vorrò gli fornirò le mie motivazioni.

«Je mirë, zemra ime?» * Mi chiede sghignazzando Ergi che sicuramente vuole mettermi alla prova per vedere se sto dicendo la verità. Il solito coglione!

«Jam mirë, yll faleminderit!»* Rispondo ridacchiando a mia volta, e spero che l'esame si fermi qui, perché dell'albanese ricordo davvero poco. 

Lui mi guarda allucinato. Ma davvero credeva lo prendessi in giro? Ma per quale motivo?

«Mia mamma era di Durazzo, Elona Gashi si chiamava. Mio padre è di Saranda, anche se lui è rom!» Spero la spiegazione sia sufficientemente esaustiva per il mio amico.

Lo vedo sbarrare impercettibilmente gli occhi per qualche secondo, ma poi il suo sguardo torna lo stesso di sempre. 

«Allora è tutto vero, pensavo mi stessi prendendo per il culo!»

«Cambia qualcosa tra noi?» Gli chiedo curiosa.

«Cambia tutto e niente... Ma tua mamma quindi?» 

«Lei non c'è più e mio padre è in carcere.» rispondo brevemente.

«E perché non sei tornata in Albania? Non hai parenti, nonni, zii, qualcuno con cui poter vivere?» È curioso, vuole sapere.

«Non mi vuole nessuno!» La mia risposta è secca e dal tono che uso voglio fargli capire che il momento della confessione finisce qui. Il don mi sorride e mi avvicina la tazzina del caffè che ha appena riempito per me, macchiandolo con un goccio di latte e aggiungendo due cucchiaini di zucchero. Conosce alla perfezione i miei gusti. Lo ringrazio con un sorriso e inizio a sorseggiare la bevanda calda. 

«Io ti vorrei, sempre, comunque e dovunque! E ora che so che sei albanese, zemra, ti voglio anche di più!» È tornato il solito Ergi testa di cazzo di sempre.

Rido forte a queste parole. Le sue battute tremendamente allusive mi fanno sempre divertire.

«Mai dire mai Ergi... » Gliela butto così di getto la mia risposta, ammiccando provocante con lo sguardo e continuando a sorridere mentre accosto la tazzina alle labbra. Che poi a guardarlo bene è davvero un bel ragazzo, anche se ha solo quindici anni. La mascella squadrata, quasi priva di barba, gli occhi scuri che si assottigliano quando guarda attento, le labbra piene e rosee, quel ciuffo ribelle che con la mano cerca di rimettere sempre a posto,  insomma non sarebbe poi una cattiva idea quella di approfondire la nostra conoscenza.

Eleonora! Tieni a bada gli ormoni! Fino a qualche secondo fa non smaniavi sulle foto di Emanuele?

Cara coscienza, tu hai perfettamente ragione, ma distrarmi certo non mi farebbe male e poi solo tu sai come sono fatta davvero.

«Ele... La pianti di guardarmi cosi?» Ergi sussurra a bassa voce e mi indica con un movimento degli occhi il don che ci fissa entrambi. 

«Voi due vedete di finirla qui! O devo correre ai ripari?» Il tono del religioso è estremamente serio.

«Don scherzavo, dai. Io ed Ele ci divertiamo a prenderci in giro. Dai zemra diglielo anche tu altrimenti questo si fa strane idee!» Ergi si arrampica sugli specchi per trovare una scusa che possa apparire credibile.

«Tranquillo don, non è il mio tipo!» Mi alzo per lavare la mia tazzina e dare una pacca sulle spalle del prete che mi guarda scuotendo la testa. 

Non ci crede neanche lui alle stronzate che stiamo dicendo. Era tangibile la tensione che si era creata tra me e l'albanese, e cazzo devo provare a darmi una calmata perché mi rendo conto che i miei occhi lasciano troppo facilmente trasparire le mie intenzioni. Già con Lele è successa la stessa cosa!

Senza aggiungere altro e soprattutto senza guardare più il mio amico torno nella mia stanza a recuperare il cellulare. 

ERGI 

Quando Eleonora mi ha detto di essere albanese ne sono stato felice, l'ho sempre sentita vicina a me, sapevo da subito che ci fosse qualcosa di affine tra noi. A essere sincero dalla prima volta che l'ho vista ho provato nei suoi confronti una strana curiosità che giorno dopo giorno si è trasformata in qualcosa di più. Mi piace. Mi trovo bene con lei, posso essere me stesso e dire tutto quello che voglio, lei non si scandalizza mai. Finge di fare la scontrosa, ma mi accorgo che anche io le piaccio. Mi diverto a farla ridere, a vedere come spinge indietro la testa quando ride forte. Mi piacciono i suoi occhi tristi e i suoi capezzoli eternamente in stato di allerta, sempre dritti sotto qualsiasi cosa indossi. 

Ma il colpo che ho incassato ascoltando il resto che mi ha brevemente raccontato è stato davvero troppo forte. Sentire il cognome della madre mi ha provocato una stretta alla gola. Sentirla parlare dei suoi genitori mi ha fatto tornare indietro con la memoria a mia nonna e a quando ero piccolo. E i ricordi affiorano nitidi.

«La vedi zerma ime?i» Mi aveva detto mia nonna paterna, indicando una fotografia che aveva preso da un cassetto della sua camera da letto, nascosta sotto una pila di lenzuola.« Lei vive in Italia, è la figlia dello zingaro e di Elona,  la mia figlia più piccola che tu non hai mai conosciuto. È  tua cugina! Ma qui non esiste per nessuno, loro tre non esistono per nessuno. Per noi  Gashi è come se fossero morti, cancellati! Non dire mai ad anima viva che te l'ho detto

E aveva nascosto di nuovo la foto nel cassetto. Ma io l'avevo notato il gesto che aveva fatto, una piccola carezza col dito al viso della ragazza e della bambina ritratte nella foto.

Il mio cervello cerca a fatica di immagazzinare le informazioni: io e la mamma di Eleonora abbiamo lo stesso cognome, mio padre è il fratello di sua madre, questa ragazzina tremendamente bella che è qui di fronte a me e ammicca alle mie allusioni  è mia cugina, è quella bimba aggrappata alla gamba dello zingaro che ho visto sulla foto tanti anni fa.

 Non ho dubbi. 

Cazzo che scherzi fa la vita, tra milioni di persone io ho incontrato qui la misteriosa e tanto odiata cugina di cui mi parlava mia nonna. Sono nella merda più totale. 

Nelle nostre vene scorre il sangue albanese della famiglia Gashi. Ed è il sangue di una famiglia potente in Albania di cui Eleonora ignora l'esistenza. 

Le tempie iniziano a pulsarmi forte. Io che pensavo a come fare per limonarla, ora devo pensare invece a come custodire questo segreto. 





*Kushёrirё = cugina

*«Je mirë, zemra ime?» = Stai bene tesoro? 

*Jam mirë, yll faleminderit = Sto bene, grazie stella!

Insomma Ergi ed Eleonora sono cugini! 

Ergi non sembra affatto felice di questa cosa...

Sarà felice Eleonora di saperlo? 

Cosa avrà di strano questa potente famiglia albanese di cui Eleonora ignora l'esistenza?

In apertura del capitolo trovate il video del brano "Party in Albania" di Neath. Ci sono immagini dei bellissimi panorami del paese di origine di Eleonora ed Ergi.

 A proposito sono davvero curiosa di sapere quante tra le mie lettrici sono di origine albanese! 

Se volete seguire novità e aggiornamenti sulla storia e conoscere i pensieri dei protagonisti principali mi trovate anche su Instagram e TikTok come "emmeffelove".

Se poi volete conoscere le canzoni che ascolto e che accompagnano le vicende di Eleonora, Emanuele e tutti gli altri personaggi della mia storia, mi trovate su Spotify al profilo "emmeffelove" la play list è "Wrong life emmeffelove".

Grazie per esserci sempre! Le vostre stelline e i vostri commenti mi incoraggiano sempre ad andare avanti e a dare il meglio di me!

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