Capitolo 56: Una domenica interminabile - Pt.2 - Rabbia e delusione.

E poi succede che parliamo d'amore senza un "Me" e "Te"

e poi finisce tutto senza un perché,

E poi finisce tutto senza un perché, senza dirci niente...

Rkomi

Camilla è andata via già da un po' e io sono invece ancora qui, in riva al mare, a rimettere in ordine i pensieri e a fumare l'ennesima sigaretta. Ho la bocca secca e amara per quanto ho fumato, ma raccontare alla mia amica una bella fetta della mia vita passata non è stato affatto facile, e le sigarette sono state la mia sola via di fuga. Camilla ha ascoltato in silenzio il fiume di parole che si è riversato fuori dalla mia bocca. È come se in me fosse scattato un interruttore tenuto spento per troppo tempo, ho avuto il bisogno di condividere le mie esperienze senza forzature esterne. Nei suoi occhi non ho letto commiserazione e pena, ma solo tanta comprensione. Il nostro abbraccio e le nostre lacrime hanno reso la nostra amicizia più vera e più forte.

Il sole ormai è tramontato e seduta su questo pedalò mi godo la pace e la tranquillità della spiaggia ormai silenziosa. Ecco, pace e tranquillità, due aggettivi che è davvero difficile accostare a me. Purtroppo devo imparare a convivere con questa continua alternanza di sentimenti e stati d'animo. Devo riuscire a trovare in me stessa e nelle poche persone che mi sono vicine la forza per andare avanti e cercare di percorrere le trame della mia vita verso un futuro che non so cosa mi riserva.

Ai miei piedi ormai si è creato un piccolo mucchietto delle cicche di tutte le sigarette che ho fumato e le raccolgo accartocciandole del fazzolettino di carta che Cami mi ha dato prima, quando presa dal discorso, ho iniziato a piangere. Sono così immersa in quest'operazione che neanche mi accorgo che qualcuno ha preso posto vicino a me, sullo stesso pedalò.

«Ehi... ti disturbo?»

La voce di Lele è un soffio, ma basta ad accelerare all'infinito i battiti del mio cuore. Non mi aspettavo di trovarmelo accanto, ma certo non posso dire che non mi faccia piacere. Mi volto a guardarlo e lo trovo seduto con i gomiti poggiati sulle ginocchia e la testa tra le mani. Ha un'aria stravolta, tipo la mia.

«Vuoi una risposta sincera, o una di circostanza?» Non riesco a non pensare al messaggio che mi ha inviato e poi alla sua mano sulla schiena della ragazza.

«Ehm, ora dimmi dove ho sbagliato? No perchè se mi rispondi così, devo per forza aver sbagliato qualcosa... È da questa notte che sono certo di aver sbagliato qualcosa con te, vero?» Mi guarda con un mezzo sorrisetto dolce, su quelle labbra che su di me hanno l'effetto di un allucinogeno potente. Le fisso perchè sinceramente non vorrei neanche spendere tempo a parlare. Vorrei solo baciarlo e respirare l'aria attraverso la sua bocca.

«Ele non guardarmi così, per favore... rispondimi solamente» Quasi mi supplica.

Come faccio a non guardarlo come se volessi spogliarlo? Come faccio a sopprimere l'istinto che ho di fondere le mie labbra con le sue, fino a rubargli l'anima, e poi prenderlo a pugni, per quel suo modo di fare che odio? Un minuto prima mi fa sentire l'unica per lui, e subito dopo mi ignora per interessarsi a un'altra? Vorrei anche sapere se ha saputo qualcosa della festa, se la mamma o il cugino gliene hanno parlato.

«Perchè come ti guardo?» È l'unica cosa stupida che riesco a dire invece di rispondergli.

Fa un gesto con la mano, come a voler bloccare altre parole che potrei pronunciare. Avvicina un dito alle mie labbra e continua a guardarmi come se mi stesse supplicando.

«Shhh piccoletta, è meglio che non te lo dico cosa ci leggo in quegli occhi.»

Le sue dita odorano di sigarette e di lui. Perchè è tutto così difficile? Perchè i miei occhi non sanno nascondere quello che sento dentro di me?

Continua a osservarmi attento, e con l'indice mi accarezza le ciglia.

«Hai pianto!» Non è una domanda la sua, è un'affermazione. Non rispondo, non serve.

«Domani torno a Foggia, ho una settimana di prove in Conservatorio...» Sta provando a spegnere quell'elettricità che si è creata tra noi. Apprezzo molto il suo gesto, mi rilasso anche io e respiro profondamente.

«Non sapevo frequentassi il Conservatorio» rispondo mentre accendo l'ennesima sigaretta che mi brucia la gola. «Effettivamente non so un cazzo di te» Sfiato il fumo e le parole tutto insieme.

Lui reagisce con un'alzata di spalle e lo stesso sorriso dolce di prima «Lo frequento da cinque anni, strumenti a percussione, va beh si capisce, giusto?» Inizia a rollare una tabacchella e mi impongo di non guardarlo quando è il momento di inumidire la cartina.

Continuo a fissare il mare davanti a me, ormai il sole è tramontato e nel cielo c'è quella luce strana e incantata che presagisce l'arrivo della sera, e io mi sento per un momento felice. Non so neanche io perchè, ma sento il mio cuore saltellare allegro nella mia gabbia toracica. Mi basta essere qui e sentirlo parlare per capire che è esattamente quello che voglio in questo momento.

«A metà luglio abbiamo un concerto, sai, faccio parte dell'orchestra!» E si capisce che me lo dice non perchè vuole fare il buffone, ma perchè ne è orgoglioso, perchè gli piace condividere con me questa cosa della sua vita che per lui è importante. «Devi venire a sentirmi qualche volta, mi piacerebbe davvero! Lo so che forse la musica classica non sarà il massimo da ascoltare...» Mi guarda e aspetta una mia risposta che però non arriva.

Non glielo dico che solo ad immaginarlo che suona in un'orchestra di musica classica mi si smuove tutto l'apparato ormonale, meglio tenerla per me questa cosa! Invece mi immagino al concerto a sgomitare in mezzo a un numeroso stuolo di sue fan. No, questo non fa per me!

«Lo so che io e te abbiamo fatto tutto al contrario.» Continua a parlare, non si arrende. «Ma abbiamo tutto il tempo per recuperare, che ne dici?»

Cazzo quegli occhi!

Se continua a fissarmi così io finisco per credergli davvero. Inizio a pensare che forse quello che ha appena detto può trasformarsi in qualcosa del tipo messaggi dolci, chiacchierate al telefono, uscite insieme, sesso da sogno.

Ma davvero mi sono ridotta così? Cosa ne è della Eleonora senza sentimenti e che non vuole relazioni?

Come titolo per la favola può andare bene: "Il principe e la zingarella"?

Ciao coscienza! Pensavo fossi andata a farti fottere! Invece sei qui, sempre presente e sempre maledettamente sincera!

Guardo il telefono, sono le otto e mezza, dovrei già essere in casa famiglia seduta a tavola a cenare.

La domanda di Lele resta sospesa nell'aria calda di questa domenica d'inizio estate che per il mio cuore, sta decisamente durando troppo. Sono combattuta tra ridergli in faccia, in un'esplosione di finto cinismo, per cercare di fargli realizzare l'assurdità di quello che sta dicendo, oppure stringergli quel viso da stronzo tra i palmi delle mie mani e separargli quelle labbra piene e morbide con la mia lingua umida.

Molto probabilmente anche lui si starà facendo le mie stesse domande, ma la sua decisione è sicuramente più istintiva e meno ponderata della mia e ci troviamo bocca nella bocca a strapparci l'anima.

Amo i suoi baci, cazzo se li amo. Rabbiosi e decisi, e questo poi, è interminabile.

Non so neanche io quanto tempo restiamo incollati, con le lingue che impazziscono frenetiche, per poi rallentare per un attimo di riposo, in cui affondo i denti nel suo labbro inferiore fino a sentire quasi il sapore del sangue, perchè la mia rabbia la devo manifestare in qualche modo. E lui non si oppone, come se capisse. Poi sento di nuovo la sua lingua che cerca la mia, e le orecchie che fischiano per l'assenza d'aria nei polmoni. Il mio cuore sussulta senza sosta.

«Ema!» L'eco del suo nome rimbomba nella spiaggia deserta e silenziosa. Ci fermiamo ancora affannati, in cerca d'aria e per capire questo richiamo da dove arriva.

«Ema, ci stanno aspettando per la cena!» La voce ora si avvicina e, tra le file di ombrelloni, vedo avanzare, sulla pedana di legno, la ragazza bionda che era con lui sulla veranda dell'hotel.

Mi irrigidisco e mi allontano. Ecco, sapevo bene che la felicità che avvertivo sarebbe stata cosa passeggera. Il cuore rallenta la sua corsa e avidamente respiro per cercare di rilassarmi. Ho voglia di fargli del male, come lui lo sta facendo a me. La parte irrazionale del mio carattere mi incita a fare qualcosa, a reagire. Invece resto ferma, affranta, delusa.

Eleonora, cerca di atterrare lentamente senza sfracellarti al suolo!

«Vai Lele, ti aspetta per la cena!» Il mio tono è rassegnato.

«Che rompicoglioni!» Il suo è un ringhio rabbioso. Le braccia gli cadono lungo i fianchi quando si alza dal pedalò dove ci stavamo scambiando l'anima.

O forse ero solo io che la stavo donando a lui?

«Devo andare, l'ho promesso a mia madre...» Abbassa gli occhi rassegnato e senza neanche aspettare la mia risposta si avvia.

Bravo, vedo che ha capito con chi ha a che fare, non ho nessuna intenzione di ribattere, da parte mia solo silenzio. Le parole servirebbero a poco.

Fisso il mare di fronte a me, o almeno il mio sguardo è rivolto da quella parte, ma io il mare non lo vedo neanche. La vista è totalmente offuscata dalle lacrime che cerco di trattenere.

Li sento allontanarsi perchè l'eco della voce della ragazza, che continua a blaterare non so cosa, ormai è quasi impercettibile. Solo quando sono sicura di non sentire altro, mi alzo e mi incammino verso l'uscita del lido.

Procedo piano, senza fretta, mentre chiamo il don per dire di mandare qualcuno a prelevarmi. Arriverà Ergi sul nuovo scooter che qualche anima benefica ha regalato alla casa famiglia. Il prete si premura di ricordarmi di indossare il casco che il mio amico porterà per me, e di andare piano.

Lo dice a me che fino a ieri sera non ero mai salita su uno di quei mezzi infernali.

Ieri sera, sembra passato un secolo...

EMANUELE

Sono consapevole di essere letteralmente scappato dalla stanza dei genitori di Tiziana, ma dopo quello che è successo davvero non ce la faccio a guardarla ancora in faccia. Praticamente l'ho usata nel peggiore dei modi e questo sinceramente non mi rende orgoglioso di me stesso.

Ora desidero solo buttarmi sotto il getto di una doccia e voglio respirare l'aria fresca della sera.

Il lido sta quasi per chiudere e ne approfitto per usare le docce interne, pazienza se dovrò rivestirmi con gli stessi abiti che indosso, ma ho assoluto bisogno di sentire l'acqua scorrermi addosso. Dal distributore automatico prendo una bustina di bagno schiuma al sandalo, il mio preferito. Almeno una gioia, in questa domenica di merda, me la posso concedere.

Dopo dieci minuti sono fuori, fa talmente caldo che mi rivesto, sono quasi asciutto senza neanche aver avuto a disposizione un accappatoio. Va decisamente meglio. Lo stomaco e la testa hanno raggiunto una specie di pace tacita. La nausea è quasi sparita e le tempie pulsano molto meno rispetto a prima. Solitamente sopporto bene l'alcol, ma oggi ho decisamente esagerato. Dovrei raggiungere i miei per la cena, ma voglio concedermi ancora qualche minuto di tregua prima di riaffrontare Tizzy la micia e i suoi genitori.

Il bar dove prima c'era Ele con la sua amica è quasi deserto, i camerieri stanno risistemando in attesa dell'ora del dopo cena, quando qui ci sarà di nuovo il caos.

Lo attraverso dirigendomi verso il mare, sento il bisogno di solitudine e rumore di onde che si infrangono.

Quando arrivo in riva la vedo, seduta su un pedalò a fumare.

Mi avvicino in silenzio e noto che sta racchiudendo in un fazzolettino tutte le cicche delle innumerevoli sigarette che ha fumato, evidentemente deve essere qui da un bel po' di tempo. È talmente assorta in questa operazione che non si è accorta che sono seduto vicino a lei fino a che, affondando la testa tra le mani, le sussurro un saluto, ho paura di spaventarla.

È quando si volta a guardarmi, che realizzo di sentirmi sotto a un treno.

So che sto sbagliando tutto con lei e che vorrei solo sbatterla sul bagnasciuga per sentirla sotto di me e strapparle a forza di baci quell'aria da stronza che ha.

Lo so che posso sembrare un animale senza sentimenti, ma questo è l'unico modo che conosco per dimostrare quello che provo. Sono confuso, tremendamente confuso e i segnali che ricevo da lei sono contrastanti. Non ha risposto al mio messaggio, ma quello che sto leggendo nei suoi occhi, ora che mi sta fissando, non è un rifiuto. Affatto. Lei sta provando esattamente quello che provo io. Una fottuta voglia di prenderci. Siamo due frustrati del cazzo che non sanno parlare. Due animali in gabbia pronti a sfidarsi a graffi, baci, morsi e abbracci. E stiamo qui a guardarci pronti a scattare.

Io ci provo ad allentare questa tensione che sento nell'aria e che so per certo esploderà da un momento all'altro. Ci provo parlando di me, di quello che sono davvero e che lei non conosce.

Mia dolce e selvaggia Lara Croft diamocela una possibilità di essere normali.

Per un attimo mi sembra di vederla cedere, il suo sguardo si rilassa, la tensione si allenta.

Ci provo ancora una volta a portarla nel mio mondo, non ho mai chiesto a nessuna di vedermi suonare e mi piacerebbe avere i suoi occhi addosso quando lo farò al concerto.

Ma lei si ritrae ancora, lo vedo, lo avverto perchè non mi risponde.

L'aria intorno a noi diventa nuovamente carica di tensione e io non resisto, non ce la faccio più, le stringo il viso tra le mani e le succhio via l'anima dalle labbra.

Passione, rabbia, forza, ci metto tutto in questo bacio e lei fa lo stesso, senza tempo, senza fermarci, mi morde forte il labbro inferiore. Sento che è il suo modo per dirmi che è arrabbiata con me, lo avverto, e per placarla, per darle pace e, soprattutto per darla a me la pace che cerco, riaffondo la lingua dentro la sua bocca che sa di fumo e tenerezza.

Cristo santo, potrei stare qui a baciarla per ore.

Ora mi basterebbe anche solo questo: un bacio, lungo e interminabile.

Sussulto quando sento quella voce petulante che mi chiama e ci allontana, e mi sento una merda quando leggo la delusione nei suoi occhi.

Avrei preferito uno schiaffo, un pugno, una reazione violenta che avrei potuto fermare con le mie mani. Invece a quello sguardo deluso, che va da me alla gattina, non so come reagire.

Mi alzo e vado via senza avere il coraggio di guardarla ancora una volta.

Io questi due li manderei dallo psicologo, che ne dite?

Fanno un passo avanti e cento indietro. Due emerite teste di cazzo che non sono capaci di ammettere quello che provano l'uno per l'altra.

Ma la domanda è: lo ammetteranno mai?

Se volete seguire novità e aggiornamenti sulla storia e conoscere i pensieri dei protagonisti principali mi trovate anche su Instagram e TikTok come "emmeffelove".

Se poi volete conoscere le canzoni che ascolto e che accompagnano le vicende di Eleonora, Emanuele e tutti gli altri personaggi della mia storia, mi trovate su Spotify al profilo "emmeffelove" la play list è "Wrong life emmeffelove".

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