Capitolo 50: Presa di coscienza.

Riapro gli occhi all'improvviso: cazzo, senza rendermene conto mi sono addormentata. Mi guardo intorno e lentamente realizzo dove sono: Emanuele è qui di fianco a me che dorme tranquillo. È a pancia in giù, completamente nudo e con il volto girato verso di me. È bellissimo, le labbra socchiuse e i capelli che morbidi gli ricadono sul viso. Vorrei tanto allungare una mano per poterlo accarezzare ma mi rendo conto di non potermi muovere. Ho la sua gamba poggiata addosso e lo sveglierei sicuramente.

Che voglia di abbracciarlo che ho, ma resto immobile. Ripenso alle ore appena trascorse: i baci, le carezze, gli sguardi, la parole, insomma tutto quello che c'è stato tra noi. È stato tutto talmente travolgente da lasciarmi quasi senza fiato. Dovrei sentirmi rilassata e tranquilla e invece ho una sensazione di ansia che non riesco davvero a capire.

Sento una vibrazione leggera, sicuramente non è il mio telefonino perché l'ho lasciato nella borsetta che, non ricordo neanche dove ho messo. Deve essere quello di Lele, e data la vicinanza del suono, quasi certamente si trova sul letto da qualche parte.  Sicuramente allora sarò crollata addormentata io prima di lui e lui si sarà intrattenuto al telefono. Non so perchè, ma questa cosa mi da leggermente ai nervi.

La vibrazione si ripete e mi accorgo che il cellulare è parzialmente infilato sotto il cuscino della splendida creatura che dorme accanto a me.

Eleonora! Lo so bene cosa vorresti fare ora! Lascia stare quel telefono e fingi di non aver sentito nulla!

Taci coscienza del cazzo! Ma non ti avevo chiaramente fatto capire che almeno per questa sera non dovevi farti sentire più?

La tentazione di dare una sbirciatina è davvero forte. Lo so che è violazione della privacy, che dovrei fare la brava bimba e non farmi i cazzi suoi, ma proprio non resisto.

Lentamente allungo il braccio, sfilo il telefono da sotto al cuscino e tolgo la schermata di blocco, non so perché, ma in questo momento un angolo del mio cervello spera che ci sia un pin o qualcosa che mi impedisca l'accesso, invece no. In alto, in bella evidenza, c'è l'anteprima della chat di WhatsApp, ci sono un bel numero di messaggi e leggere i nomi mi procura un leggero senso di fastidio: Davide, Dalila, Jessica.

Specialmente quest'ultima gli ha inviato almeno sei messaggi, compreso l'ultimo che ha fatto vibrare il telefono poco fa:

Amore, appena puoi richiamami, così ci organizziamo per domani...

'Amore'? Quindi questa Jessica deve essere la sua ragazza?

Quindi io ho appena fatto sesso con uno che è fidanzato?

E perché uno che ha la ragazza fa sesso con un'altra?

No, tutto questo non va bene. Non è un ruolo che sento mio quello della 'rovina coppie', se fossi io nei panni di questa Jessica come mi sentirei?

Ho ragione allora a pensare che le relazioni sono una merdata. Pensi di affidare tutta te stessa a un'altra persona e poi cosa ricevi in cambio? Solo fregature e inculate pazzesche. 

Prima di risistemare il telefono dove l'avevo trovato mi soffermo a guardare l'ora. Porca paletta sono le due e dieci! Come ho fatto a non rendermi conto del tempo che passava?

Forse perché eri impegnata in una sessione di sesso sfrenato con quello strafigo che ora ti dorme vicino?

Ma davvero cosa ci faccio qui? Devo assolutamente andarmene. Non mi ci vedo proprio nella parte della ragazzetta romantica che si sveglia affianco al suo boyfriend e si scambia dolci effusioni. No, non sono proprio il tipo. L'aria qui inizia a diventare davvero pesante per me. 

Poi a pensarci bene io e Lele cosa abbiamo in comune? Anche la doccia dove prima abbiamo fatto sesso è più grande della stanza dove vivo. Lui è abituato al lusso, tipo la piscina che intravedo dalla porta finestra che ho di fronte. Viviamo in due mondi totalmente diversi e contrapposti: io la povera zingarella disadattata e lui il principe delle favole. Non mi è bastata l'umiliazione subita alla festa? Cosa potrei essere io per lui? 

So invece esattamente cosa sono stata: una scopata in più. E lo stesso è lui per me. Mi piace, su questo non ho dubbi. Ma la cosa finisce qui. Non sono fatta per le relazioni, almeno per ora, non mi interessano. Il sesso con lui è stato bellissimo, perfetto, ci siamo dati piacere a vicenda, è stata davvero un'esperienza che non dimenticherò facilmente.

Mentre la mia mente è in ebollizione mi giro a guardarlo un'altra volta, avrei voglia di svegliarlo e ricominciare a baciarlo. Quelle labbra leggermente socchiuse... 

Basta, è davvero ora di piantarla con tutta questa dolcezza del cazzo, altrimenti è solo altro tempo che passa e io devo ritornare alla mia vita in casa famiglia.

Lentamente mi sposto cercando di fare molta attenzione nello sfilarmi da sotto la sua gamba. Mi alzo e inizio a recuperare in giro i miei vestiti, cercando di fare assoluto silenzio. 

Nella stanza si sente solo il respiro regolare di Emanuele che dorme tranquillo e ignaro delle mie intenzioni di fuga. 

Mi rivesto velocemente e mentre calzo gli anfibi mi viene in mente il modo in cui me li ha tolti qualche ora fa. Era ai miei piedi e mi guardava ammirato. Cazzo, quello sguardo carico di desiderio me lo porterò dentro per molto tempo. In quel momento mi sono sentita importante per lui. 

Ci sa fare e anche molto il mio bel musicista, ecco perché ha un casino di tipe che gli ronzano intorno.

Sì, ma la devo piantare di perdermi in questi pensieri, devo invece andarmene velocemente. Non resisto però alla tentazione di guardarlo un'ultima volta prima di aprire la porta finestra e uscire.

L'aria fuori è calda, dalla piscina arriva un leggero odore di cloro. Questa notte di fine giugno resterà sicuramente tra i miei ricordi più belli. 

Richiudo alle mie spalle la vetrata e mi incammino abbastanza velocemente verso il cancello di uscita cercando di ricordare dove sia il tasto per l'apertura dall'interno. La casa è totalmente immersa nel buio, anche le lampade che al mio arrivo erano accese ora sono spente e sotto la tettoia in legno che si trova alla mia sinistra c'è parcheggiata un auto nera, mi sembra una BMW, segno che in casa ora ci sono i genitori di Lele. 

Tutto qui parla di lusso e ricchezza. Un ambiente davvero lontano dal mio.

Finalmente trovo quello che cercavo e dopo una leggera pressione vedo che il cancello inizia a scorrere per aprirsi. Un passetto e sono fuori, mi sento più leggera. 

Non mi sfiora neanche per un attimo il dubbio che Lele potrebbe essere deluso dal non trovarmi al suo fianco una volta sveglio. Secondo me gli sto facendo anche un favore. Ma perchè sento come una sensazione di vuoto dentro di me? 

Basta Ele, cerca di non pensare...

Bel consiglio del cazzo che mi dai cara coscienza. Fosse facile non pensare...

Ora devo solo chiamare Samuel e tornare alla mia vita in casa famiglia.

Al secondo squillo con un tono di voce leggermente agitato mi risponde:
Ele ma che cazzo di fine hai fatto? Ti ho fatto due chiamate e mandato almeno una decina di messaggi!

Scusa Sam avevo il silenzioso. Scusami davvero. Dai non ti incazzare... Vieni a prenderemi. Ti aspetto dove mi hai lasciata prima.

Due minuti e sono da te. Però poi mi spieghi perché non mi hai risposto. La scusa del silenzioso la usi con qualcun altro... Non ti credo neanche morto!

Perfetto! Ora cosa cazzo gli dico? Che non ho risposto alle telefonate e ai messaggi perché ero impegnata a fare acrobazie nel letto e sotto la doccia di Emanuele Maestri?

Sì è proprio quello che gli dirò. Non posso raccontare cazzate al mio migliore amico.

Sicuramente al Don non lo dirò neanche sotto tortura e sarò costretta a raccontargli anche una balla sulla festa. Non potrò certo dirgli che sono scappata dopo aver subito una delle peggiori umiliazioni della mia vita. No, sarà solo Samuel l'unico a sapere le cose come sono andate.

Accendo una sigaretta per ingannare l'attesa. Ho in testa una confusione totale e sento sempre una sensazione di ansia che non vuole abbandonarmi. Forse sono stata troppo impulsiva a scappare così dal letto di Lele, forse avrei dovuto svegliarlo e dirgli che quello che c'è stato tra noi è stato bellissimo ma che per me non ha nessun seguito. 

Ma no, ho fatto bene. Entrambi non siamo in cerca di una relazione sentimentale, quindi va bene così.

Vedo in lontananza il pulmino della casa famiglia che sta arrivando. Samu è stato davvero velocissimo.

«Ora mi spieghi per filo e per segno quello che è successo, e non ripetermi la storia del silenzioso, non ti credo!» Samuel è davvero inferocito. Non mi dà neanche il tempo di salire a bordo che mi aggredisce quasi.

«No, Samu, nessun silenzioso hai ragione. Non ti voglio prendere per il culo, ti racconto tutto ma tu promettimi che mi ascolterai in silenzio senza giudicarmi troppo male, ti prego!»

Gli racconto della festa, di Davide, della mamma, della tizia della beneficenza, degli insulti, del senso di vuoto e solitudine che ho provato, della fuga e poi dulcis in fundo di Lele.

Intanto siamo arrivati in casa famiglia e in assoluto silenzio raggiungiamo la mia stanza. Non voglio restare da sola e ho voglia di una spalla amica su cui poggiare la mia testa confusa.

Per tutto il tempo del mio racconto Samu è stato in silenzio. Ho visto solo il suo sguardo rabbuiarsi mentre gli raccontavo dell'umiliazione che ho provato. Anche ora, mentre dal mio armadio prendo la mia scatoletta di legno dove conservo l'erba, continua a tacere.

Inizio con calma a rollare il joint, ho voglia di lasciarmi andare, voglio alleggerire la tensione che sento attanagliarmi lo stomaco.

«Ma ti sembra questo il momento di metterti a fumare erba?» Finalmente apre bocca.

«Certo, anzi questo è proprio il momento giusto! Non riuscirei comunque a dormire... Quindi fumo. Vuoi fare un tiro?» Dico mentre gli porgo lo spinello.

«No, grazie. Non mi va proprio. Se vuoi ti lascio sola a fumare in santa pace.» Il suo tono mi sembra strano, sembra risentito. 

«Che cazzo ti prende Samu? Ce l'hai con me? Io in questo momento ho la guerra in testa e sto solo cercando a modo mio di resettare i pensieri. Perchè fai così? Già ho passato una serata di merda, non ti ci mettere anche tu!» Piagnucolo lagnosa continuando a fumare.

«Non credo che la seconda parte della serata sia stata proprio di merda, o sbaglio?» Ridacchia allusivo.

«Ah no, affatto!» Sento che l'erba inizia a fare il suo effetto, mi sento stranamente allegra e loquace. «Se dai un tiro anche tu, giuro che ti racconto quanto è strafigo Lele Maestri.» Gli avvicino il joint alle labbra e lui aspira deciso. Lo sapevo che la curiosità lo avrebbe fatto cedere.

«Ti ascolto, sono tutt'orecchi! Ma giurami che la prossima volta qualsiasi cosa accada mi fai il sacrosanto piacere di rispondere al telefono!» 

«Giuro!» E faccio il tipico segno di giuramento con la mano sinistra sul cuore e l'altra alzata. 

Scoppiamo a ridere come due deficienti e ci allunghiamo sul mio letto. 

«Racconta dai, come è andata con il bello e dannato?» 

«Bene Samu, non puoi neanche immaginare...» E inizio il mio resoconto più o meno dettagliato della serata. 

Eleonora ha fatto la sua scelta, andare via.

Non vuole che questo 'episodio' con Lele abbia un seguito. Non vuole sentimenti. Siete d'accordo con lei? 

Cosa succederà ora? 

Grazie per le vostre stelline e i vostri commenti e soprattutto grazie per avere la pazienza di seguirmi in ogni aggiornamento. 

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