Capitolo 39: Emozioni contrastanti
«Insomma Ele, mi devi spiegare come fai ad arrivare sempre in ritardo?» Camilla quasi mi aggredisce mentre sto scendendo dal bus.
Oggi iniziano gli esami orali e la fortuna ha voluto che entrambi i cugini Maestri siano i primi a sostenere la prova, in ordine Davide e poi Emanuele. Allora ho chiesto a Camilla se volesse farmi compagnia e aspettare con me la fine della prova di Davide. E lei da perfetta amica del cuore è qui insieme a me.
«Oggi non te la puoi prendere con me! È stato il bus a ritardare! Non ho colpa, lamentati con l'autista! Piuttosto sbrighiamoci che non voglio arrivare davanti alla scuola troppo tardi.»
«Ah, ecco, mi tocca anche correre ora? Con queste scarpe credo proprio di non riuscirci». E indica le zeppe rosse che indossa.
«Ma come cazzo fai a indossare quelle trappole? Sono strumenti di tortura. Se prendi una storta ti giochi la caviglia!»
«Bonjour finesse! Inizi già di prima mattinata a usare il tuo linguaggio forbito signorina Viperi?» Mi deride la bionda che arranca alle mie spalle nel vano tentativo di raggiungermi. Le mie snackers nere mi permettono di mantenere un passo sostenuto e più spedito rispetto al suo.
«Oggi siamo sullo scassa cazzo andante eh tesorino?» Lo faccio apposta a farcire di delicati dettagli il mio parlato. So che le dà fastidio e quindi calco la mano. « Risparmia il fiato e cerca di velocizzarti che voglio arrivare prima di Lele!»
«Lele? E chi sarebbe? Non mi hai detto che volevi vedere Davide?» Camilla mi guarda con uno sguardo allusivo piuttosto marcato.
«Lele, ho detto Lele davvero?» Fingo di essere confusa.
«Mi sono persa qualcosa? Siete arrivati già a darvi nomignoli affettuosi? Quindi oltre a seguirvi su instagram è successo altro?» Le sue domande arrivano a raffica. Camilla è la regina del pettegolezzo!
«Ma magari Cami! Oltre alla richiesta di insta non è successo nulla. Io pubblico storie e lui le guarda. Tutto qui. Non mi ha scritto neanche una mezza parolina, un cazzo di niente!»
«E piantala di parlare come uno scaricatore di porto! Proprio non ce la fai eh?»
«Uffa e che palle che sei oggi! Come devo dire? Un bel niente? No, come vedi non rende l'idea! Invece un cazzo di niente ti fa capire il senso preciso della frase!» La mia teoria non fa una piega. Le parolacce rafforzano il significato di quello che voglio dire e io le dico!
«E allora perché lo chiami Lele?» Insiste spietata la mia amica.
Alzo gli occhi al cielo, certo che a volte Camilla è proprio una gran rompipalle!
Tra un'imprecazione e l'altra siamo finalmente arrivate davanti scuola.
«Rallenta Ele, vedi chi c'è lì d'avanti!» Camilla mi tocca il braccio cercando di attirare la mia attenzione. Dirigo lo sguardo verso il luogo che lei mi indica e lo vedo: Emanuele.
«Eccolo, lo vedi? Lo vedi quanto è perfetto? Io qui sudata e stravolta con i capelli legati alla meno peggio e lui invece composto e fresco come una rosa!» Mentre dico queste parole ho come la sensazione di essere arrossita. Ma che sto dicendo? Davvero sono fuori di testa!
«È peggio di quello che immaginavo!» Dice ridendo Camilla e mi abbraccia. «Ele ti sei innamorata? Tu sei stracotta di lui te ne rendi conto?» Continua con quel suo tono stridulo.
«Cazzo abbassa la voce Camilla o ti giuro che ti rovino la pettinatura!» Sibilo incazzatissima. So benissimo che nessuna minaccia può spaventare Camilla meglio di quella che le ho appena rivolto.
«Io abbasso la voce, ma tu ammettilo. Lo chiami addirittura Lele... » Insiste.
«Lele e Ele... suona bene vero?» No, non è possibile, sono davvero arrivata a questo punto?
E mentre penso di essermi totalmente rincoglionita, vedo Emanuele che si avvicina a noi.
«Hai visto Davide per caso? Mancano cinque minuti all'inizio dell'orale e dovremmo entrare.» Mi chiede lui con un tono talmente basso e sensuale che le mie gambe iniziano a tremare. Perché ogni volta che lo vedo e lo sento parlare il mio corpo deve reagire così? Mi prende una irrefrenabile necessità di dover allungare la mano per toccarlo, e intanto resto fissa a guardare la sua bocca.
No Eleonora, fai la bravina. Non fare pensieri di cui poi ti potresti pentire. Fermati un attimo, inspira, rilassati e poi formula una risposta che abbia un senso logico per non fare la figura della demente.
«Questa mattina mi ha scritto che sarebbe arrivato per le otto e quindici... non so, forse avrà avuto un contrattempo.» Perfetto, ce l'ho fatta. Guardo Camilla che alza gli occhi al cielo.
Cosa ho detto che non va?
«Ah, ti ha scritto così? Quindi vi sentite?» Mi chiede serio.
Per un attimo vedo come un'ombra attraversargli lo sguardo, ma è solo un attimo. Poi i suoi occhi ritornano ad essere sereni e io mi incanto a guardarli cercando di trovare le parole giuste per rispondergli. Ecco che ora ho capito perché Cami prima ha alzato gli occhi al cielo, forse non dovevo fargli capire che mi sento con Davide?
«Perché non dovrei sentirlo? È un problema?» Il mio tono è ora sull'acido andante . Certo non devo rendere conto a lui di quello che faccio. Poi parla lui che palpa culi a destra e a manca. Io posso messaggiare con chi mi pare. Poi se ci tiene tanto, avrebbe potuto anche lui scrivermi su insta, ormai ci seguiamo a vicenda. E invece no, neanche una parola!
Sta per dire qualcosa quando Davide irrompe sulla scena. «Emanuele scusami ho fatto tardi. Andiamo dai che io sono il primo e mi sto facendo sotto per l'ansia.»
Poi si rivolge a me, mi da un pizzicotto sulla guancia. «Sono contento che tu sia qui, grazie per essere venuta. Ci vediamo dopo che ti devo dire una cosa importante, aspettami!»
Abbozzo un mezzo sorriso mentre i due si allontanano e non dico una parola.
«Camilla, perché ho questa strana sensazione di essermi infilata mani e piedi in un casino tremendo?» Poggio la testa sulla spalla della mia amica. Ho bisogno di conforto umano.
«La prossima volta prova a tenere a bada i tuoi ormoni ed evita di infilare la tua lingua nella bocca sbagliata!» Severa ma giusta. Camilla ha perfettamente ragione. Ho fatto davvero un enorme casino!
***************
Sono alla quarta sigaretta quando finalmente vedo uscire dal cancello di scuola Davide ed Emanuele che ridono e si spintonano come due ragazzini. È abbastanza evidente che la prova orale sia andata bene per entrambi. Si dirigono verso di me che ormai sono sola, Camilla è sparita. Ho come la sensazione che mi nasconda qualcosa, poi approfondirò tempestandola di messaggi. Ora sono troppo concentrata a guardare i cugini Maestri che in tutto il loro splendore si stanno avvicinando. I miei occhi si alternano a scrutare prima l'uno e poi l'altro come a dovere decidere quale sia quello giusto. Purtroppo io lo so chi sia quello giusto, ma il soggetto in questione non mostra verso di me alcun tipo di interesse palese. Ed infatti a conferma di ciò è Davide che si avvicina e cingendomi le spalle con un braccio, mi stringe a se mi assesta un sonoro bacio a stampo sulle labbra. Mi ha presa letteralmente di sorpresa e quindi non oppongo nessuna resistenza.
«Finalmente è finita!» Davide continua a tenermi la mano sulla spalla mentre si rivolge al cugino che ho come la strana sensazione che mi stia guardando con un'aria non certo benevola.
«Da questo momento in poi iniziano ufficialmente le mie vacanze» continua il biondo. «Tu cosa fai quest'estate Ema? Come sempre Siponto o vai da qualche parte?»
«No, credo di restare in zona. Sicuramente qualche giorno a Siponto lo passo anche io, altrimenti quella rompicoglioni di mia madre chi la vuole sentire!» Risponde Emanuele mentre con la sua solita calma e eleganza sta rollando una tabacchella. Quando arriva al momento in cui con la lingua sfiora la cartina per inumidirla i suoi occhi sono puntati nei miei. E cazzo vedere quella lingua che delicatamente bagna la carta mi fa quasi bloccare il respiro.
«Che c'è piccoletta? Ne vuoi anche tu una?» Mi dice mentre continua a tenere lo sguardo fisso nel mio, con un'aria di strafottenza.
Merda, sento che sto arrossendo. Ho caldo e quasi con fastidio mi allontano da Davide quel tanto che basta per sfilarmi da sotto al suo braccio.
«Ehm... no grazie, ho appena finito di fumare una delle mie...» Biascico tra i denti.
Eleonora! Riprenditi! Cosa vuoi fare, svenire? Ma porca paletta perché ogni volta che lo vedi reagisci sempre così?
«A proposito di Siponto!» Davide interrompe questo momento di imbarazzo. «Sabato i miei danno una festa per il loro venticinquesimo anniversario di matrimonio. Ele che ne dici, ti va di venire?»
«Ma certo!» Rispondo senza neanche pensare. E con due semplici parole mi sono aggiudicata anche per oggi il titolo di combina cazzate per eccellenza!
Ma come ti è venuto in mente di accettare? Una festa in famiglia? Ma se non ci sei mai andata ad un evento del genere? Come ti vesti? Come glielo spieghi al Don? Anzi, sei così sicura che ti darà l'autorizzazione ad andarci? Ma perché non connetti il cervello prima di aprire la bocca?
Questa volta proprio non me la sento di contraddire la mia coscienza... Ha ragione da vendere.
«Ci vediamo allora sabato alla festa piccoletta?» Dice Emanuele iniziando ad allontanarsi. «Io vado, sono di troppo qui tra voi. Mi raccomando cugino, trattala bene e soprattutto tieni alto l'onore della famiglia, non farmi fare brutte figure!» Il tono che usa è davvero snervante e volgarmente allusivo.
Quando fa così lo detesto! Riesce a scatenare in me sensazioni nettamente contrastanti. Un attimo prima mi fa battere il cuore per l'emozione nel vederlo e un attimo dopo accende in me la rabbia più feroce.
Perché?
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