CAPITOLO QUARTO: IO NON SONO UN BULLO
Carissimo pezzo di merda,
Adesso sono cambiate molte cose non è vero?
Credevi forse che il tuo essere un ragazzo con una famiglia problematica ti salvasse o giustificasse dal tuo comportamento nei miei confronti?
Sono un essere umano cazzo, un fottutissimo essere umano con dei maledettissimi sentimenti, se tu stavi male non dovevi far sentire una merda gli altri!
Mi ricordo bene tutte le prese in giro, erano divertenti vero e dimmi i nomignoli li hai inventati tu oppure il coglione che ti leccava il pavimento su cui passavi?
Non importava mai se una ragazza piangeva sul banco o nel bagno, se aveva paura di vederti a scuola perché sapeva che non sarebbero mancate offese...
Ti riconosco un merito però, eri un buon leader, eri il collante della 1° e 2° A, sei stato bravo a mostrare al gruppo quanto fosse facile e liberatorio sfogare le proprie frustrazioni su terze persone.
Ti ho rivisto tante volte sul bus o anche per strada, non mi hai riconosciuta anzi mi guardavi cercando di capire chi fossi, ti sei persino avvicinato incurante per attaccare bottone.
"Ce l'hai l'accendino?" e nel frattempo mi fissavi con uno sguardo che non usavi mai con me.
"No" ti risposi secca fissandoti con astio, mi ricordo che hai alzato il sopracciglio confuso.
Subito dopo te ne sei andato verso il tuo gruppetto di amici lasciandomi alla mia conversazione, eppure lo so che quando ti sei voltato indietro di nuovo hai capito chi fossi.
Ma questi sono solo dettagli che ne dici di analizzare il motivo per cui sei un pezzo di merda?
Si?
Ti ricordi in seconda quando la prof di italiano decise di cambiare i posti a tutti dopo la quasi rissa in palestra con successiva crisi di panico di una delle alunne?
Dov'è che ti mise la prof?
Lo ricordi lo so, è stato come fare jackpot né vero?
Stupidamente credevo che avendoti vicino avremmo fatto amicizia e che le prese in giro sarebbero terminate e udite udite avevo ragione, avevamo quasi instaurato un rapporto civile dove riuscivamo a parlare con un tono di voce normale sensa far volare insulti a destra e manca.
Quanto è durata?
Il richiamo del gruppo né vero?
Davanti alle tue pecorelle tu povero pastorello di sto cazzo dovevi tirare fuori le palle, le palle che non hai mai avuto.
Avere le palle Riccardo non significa mai prendere in giro una ragazza e trattarla come un fenomeno da circo, zoo marine era divertente il nome che ci avevi dato, era divertente farmi incazzare perché lo sai bene che io reagivo ogni volta, che io mi arrabbiavo e urlavo ancora più forte di te, ma sai bene anche che un ramo se non si piega prima o poi si spezza e ce l'hai fatta...
Mi ricordo che confidandomi con una ragazza che ritenevo tanto amica e che in realtà era solo una falsa, meschina approfittatrice ne parlai alla prof.
Sono stata cogliona?
Si!
Mi ricordo che entró in classe il giorno dopo e calma poggió la borsa sulla cattedra, scostó la sedia e ci poggió la giacca successivamente spostó lo sguardo da me a te.
Quel giorno me lo ricorderó per tutta la vita come l'inizio della fine per me e per te.
La prof si diresse verso il mio banco e disse "Una vostra compagna di classe mi ha riferito che viene presa in giro da un gruppo che le va contro e la insulta" e silenzió fu, ventiquattro paia di occhi si spostarono su di me.
"Prof ma che dice, siamo una classe unita" le rispose il tuo leccaculo.
"Specialmente uno di voi incita il gruppo, non é vero Riccardo?" e si diresse verso il nostro banco guardandoti "questo tuo attegiamento si chiama bullissmo" finì e mi guardò negli occhi che mi si stavano riempiendo di lacrime.
Tu a quel punto ti sei girato verso di me, mi hai guardato con così tanta rabbia che ero pronta sul serio al peggio, ti sei alzato hai guardato la prof negli occhi e hai urlato "io non sono un bullo, stavo solo giocando" a quel punto la prof si alteró "come chiami denigrare una ragazza portandola ad avere il terrore di incontrarti" e detto questo inizió un brusio generale "era uno scherzo cazzo" urlasti di nuovo poi in un impeto di rabbia hai buttato a terra banco e sedia e sei uscito dalla classe sbattendo la porta.
La prof mi cambiò di posto.
Da quel giorno mi guardavi solo con odio, ma tacevi, parlavi solo dietro con i tuoi amici che un po' più coraggiosi ancora mi tormentavano.
Sai credo che la vita sia un susseguirsi di azioni e reazioni, io non so se tu sei felice, ma io adesso si e ti posso assicurare che tu non avrai più potere su di me, io sono migliore di te e sai perché?
No?
Perché io le palle di essere me stessa davanti al gruppo ce le ho sempre avute.
La ragazza senza nome
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