Capitolo 15
Bucky non era mai stato ad un concerto. Da adolescente aveva avuto diversi gruppi e cantanti preferiti, ma contrariamente ad alcuni dei suoi coetanei non era mai stato capace di trascorrere la serata ascoltando musica dal vivo.
Steve era passato a prenderlo alle 20:15, tutto eccitato ed entusiasta quasi come un ragazzino. Prima di mettere in moto l'auto verso il concerto si scambiarono una veloce occhiata buffa, scoppiando a ridere dalla contentezza che quella serata gli presentava.
La fila per accedere allo spettacolo parve immensa, Bucky non ricordò di aver mai visto così tanta confusione in un solo posto. Si era incappucciato nella sua felpa più larga, per evitare che chiunque potesse anche solo accorgersi delle sue cicatrici.
Però, da quasi un giorno, si era limitato soltanto a mordersi le dita e a renderle rosse, con segni di denti a formare semicerchi. Per lui quello non era ferirsi, l'aveva soltanto preso a vizio, e più ci pensava, a quella magia di libertà dal suo dolore, e più restava incredulo da se stesso.
Steve gli prese la mano -destra- per non perderlo in mezzo alla confusione. Una scusa più che valida per permettere ad entrambi di stare vicino e toccarsi.
La luce soffusa di quel luogo aveva i colori verdi e blu, enormi raggi di questi sfuggivano dal palco non molto lontano da loro, in piedi in mezzo a quell'oceano di gente tutta diversa, ma assieme.
James tenne lo sguardo fisso sul palco ancora vuoto, con il fiato sospeso e il cuore che batteva forte per l'ansia di cominciare.
Una ragazza dai lunghissimi capelli rossi gli rideva accanto, accompagnando un uomo che si limitava a sorriderle con gioia, senza dire una parola. Davanti a se un trio di amici alzava cori impazienti, affogando tra le proprie risate e constatando quanto fossero impazienti. Una ragazza dai capelli biondi, un'alta mora con due ciocche albine che le incorniciavano il viso, e un ragazzo con gli occhiali da vista che non riusciva a distogliere gli occhi dalla bionda.
Bucky adorava osservare le persone intorno a se e raccogliere spiragli della loro personalità. Quel ragazzo sconosciuto e già sudato si mostrava innamorato dell'amica timida e intenta a parlare con l'altra più piccola.
Capì ad intuito che la coppia accanto a se mimava spesso qualcosa con le mani, per l'uomo apparentemente sordo assieme alla rossa.
Bucky si domandò perché mai un sordo avrebbe dovuto andare ad un concentro, ma poi qualcuno gli toccò il braccio malato, Steve gli strinse la mano più forte, e si assopì nell'atmosfera bellissima di quel posto. Capì che chiunque in quel momento si sentiva vivo, senza alcun limite. E forse Steve stava poco a poco riuscendo nel suo intento, con quella sorpresa inaspettata. I tre disegni che gli aveva regalato, Bucky se li era fatti stampare e appendere nella disordinata camera da letto del suo appartamento. Così li guardava, prima di andare a domrire; messi in ordine e con quel tocco personale che soltanto Steve sapeva dargli, ridimensionando gli scenari dei sogni di Barnes.
L'artista che si esibì difronte a tutta quella gente fu Lorde, la cantautrice neozelandese abbastanza conosciuta da Bucky. Ascoltando i suoi testi il ragazzo si accorse di quanta bellezza si fosse perso sottovalutando ogni cosa intorno a se.
Guardò Steve con stupore degenere, gli occhi enormi e i capelli scompigliati. Il tatautore rise con un velo di commozione nello sguardo, annuendo a Bucky come per dirgli che era propio ciò che voleva fargli provare.
La cantante aprì la serata con "Royals", proseguendo con gli altri pezzi del suo album "Melodrama" che presentarono canzoni come "The Louvre", "Perfect Place", "Green Light", continuando fino a che Steve si ritrovò senza voce, e Bucky con tutti i sensi sbranati dalla bellezza.
Non smise nemmeno un attimo di provare tutto quel bene che gli era mancato durante la sua vita, ma in fondo si rese conto che tra quel magico mondo che lo fece diventare sordo per la musica troppo alta, guardare spesso il profilo di Steve fu la parte più bella della sua serata.
L'adrenalina gli percosse ogni sua fibra nervosa, costringendolo a muoversi a ritmo di strumentazione. Bucky lasciò i capelli arruffarsi per il calore di quel posto al coperto, aggiungendo la propria voce alla folla e creare un caos perfettamente uniforme in cui rimanere immerso per quell'ora circa di assoluta vita.
Quando la cantante concluse lo spettacolo con un discorso di ringraziamento incentrato maggiormente sull'amore, James si voltò verso Steve prendendogli una spalla. Lo costrinse a girarsi difronte a lui, assopito dalla confusione rumorosa ancora nelle orecchie. Bucky non poté fare a meno di sorridere, prendergli il viso con entrambe le mani per baciarlo, con le labbra umide e la gola secca.
Steve non si aspettava minimante quell'iniziativa da parte della riservatezza timida di Bucky, ciò gli fece godere con maggiore intensità il gusto di quel bacio. La mano sinistra illuminata da cicatrici bianche che parevano luci a neon, e tratteggi violacei di denti si confusero con l'ispida barba castana di Rogers.
E non ci fu vergogna, tanto che un pezzetto di manica gli scese lungo il braccio e gli scoprì il polso inciso con segni più profondi. Bucky non se ne accorse nemmeno.
Uscire fu molto più facile che entrare, alla fine della serata la gente si liquidò quasi frettolosamente da quel posto troppo affollato e caldo. Steve e Bucky risero ancora un po' per l'eccitazione di tutta quella musica cantata per loro in generale, dirigendosi verso l'auto parcheggiata.
«È stata davvero una bellissima serata.» gli confessò il moro, corrugando la fronte, contento.
«Oh no, non è ancora finita.» Steve gli ammiccò. Chiuse la portiera dell'auto e la mise in moto.
Appeso allo specchietto retrovisore il tatuatore aveva messo un unicorno celeste tempestato di glitter che piovevano dall'oggetto finendo per ricoprire tutto il cruscotto di luccichio.
Bucky prese in giro quel bizzarro portachiavi, di cui Steve se ne vantò fieramente. L'auto era disordinata senza sembrare troppo affollata; c'erano portapenne pieni di matite colorate nei sedili posteriori, assieme a qualche album da disegno dalla copertina rigida e due libri scoloriti dal sole, vecchi e dalle pagine ingiallite.
Bucky si fece carico di tutti i particolari di Steve, impossibili da non notare, in quell'insieme di bellezza che gli faceva chiudere lo stomaco.
La strada davanti a se' sfrecciò tra le luci degli abbaglianti, non domandando a Steve nemmeno la loro prossima meta. Ovunque l'avrebbe portato, Bucky sarebbe stato bene.
Capì di trovarsi a casa di Sam quando, dalla finestra di quell'appartamento al terzo piano, Peter Quill si affacciò con fare gioioso, sentendo il rumore del clacson della macchina di Steve.
Bucky immaginò di trovarsi davanti ad una grande festa piena di coppie spinte e alcol a fiumi, ma quando Sam accolse i suoi due ospiti il moro annullò tutti i pensieri fatti. La casa era alimentata da un tepore caldo di luci soffuse. Gli ospiti comprendevano Peter, Gamora, quella che sembrava essere la scorbutica sorella dell'ultima, ed un procione.
Tutti salutarono James con frenesia simpatica. Sul divano, Gamora e la sorella Nebula discutevano per qualche battibecco frivolo. Sulle gambe nude, sottili e scure di Gamora l'insolito animale domestico stava accucciato in un sonno tranquillo. Nebula aveva la carnagione mulatta; i capelli rasati cortissimi e su di un braccio così tanti tatuaggi da crearle qualcosa come un guanto da cerimonia.
Sam si sedette accanto a Gamora, circondandole il collo con un braccio. Peter teneva sulle labbra una sigaretta che non conteneva assolutamente tabacco, mentre sul piccolo tavolino qualche bicchiere ormai vuoto odorava di vodka liscia.
Però nessuno sembrava essere ubriaco o sotto effetto di droghe, tutti parvero tranquilli, come Bucky li conosceva quel poco che bastasse. Steve rubò la canna dalle dita di Peter e fece due tiri. Si sedette per terra, sul tappeto rosso e marrone. Bucky si trovò seduto accanto a Nebula, che lo liquidò con un unico sguardo irritato. Peter seguì l'amico tatuatore, mettendosi a gambe incrociate accanto a lui.
«Vuoi qualcosa da bere, Bucky?» Sam volle offrirgli un bicchierino, ma l'ospite rifiutò ringraziandolo.
«Com'è stato il concerto?» domandò Gamora, eccitata. Accarezzò il procione che emise un verso rauco.
«Meraviglioso, domani mi sveglierò senza voce.» rispose Steve, entusiasta.
«Credo che Bucky l'abbia già persa.» ironizzò Sam. Barnes sorrise, sentendosi in lieve imbarazzo.
«Ragazzi stavamo aspettando giusto voi due!» Peter bevette l'ultimo goccio dalla bottiglia di vetro. Arricciò il naso e scosse la testa per il bruciore caldo dell'alcol alla gola. «Giochiamo ad obbligo o verità.»
«Cazzo, ti sembriamo al college?» lamentò Gamora.
«Se ti va possiamo giocare alla versione hot.» continuò Peter.
«Credo che quella originale vada più che bene.» Gamora rise, gesticolando con le mani.
Sam sbarazzò il tavolino su cui al centro poggiarono la bottiglia.
Bucky non riuscì a togliere gli occhi di dosso al procione dal pelo folto, attirando l'attenzione di Gamora.
«Ti starai chiedendo che cazzo ci fa un procione in una casa?» gli disse, scherzando. Nebula sospirò.
«È bizzarro.» rispose Bucky.
«Lui è Rocket, lo abbiamo adottato quando, due anni fa, hanno sequestrato gli animali da quel laboratorio di sperimentazione.» gli spiegò la ragazza dai capelli colorati.
«Forse ricordo questa notizia.» James sorrise piano.
«Crede di essere un cane, ma sicuramente è per colpa dell'effetto passivo delle canne di Peter.» Gamora venne interrotta dal ragazzo appena nominato, che la indicò.
«Bellezza, obbligo o verità?»
«Non sono tanto stupida, scelgo verità.»
Peter buttò la cenere della sigaretta quasi finita sul posacenere dai colori accesi. Nel suo viso Bucky scrutò un lampo di genio; «Tra me e Sam, chi ti porteresti a letto?»
«Non stiamo giocando alla versione hot.» disse Gamora.
Peter scrollò le spalle e attese una risposta.
«Sinceramente preferirei mettermi in mezzo a qualcosa di gay tra Steve e Bucky.»
Rogers scoppiò a ridere, mentre Bucky arrossì di colpo.
Nebula rise sotto i baffi, notando la delusione sconvolta nei volti dei due contendenti delle ragazza.
«Non vale!» sbottò Peter.
«Non fai tu le regole, star lord.» Gamora allungò il braccio e fece girare nuovamente la bottiglia.
Stavolta si fermò in direzione di Steve.
«Cosa scegli, piccolo?» la ragazza lo prese in giro.
«Verità.» affermò lui sarcastico.
«Dunque, restiamo in tema "romantico"; nomina tre persone con cui hai avuto una relazione impotente.»
Steve fece spallucce, indifferente; «Sono soltanto due, mi dispiace.»
«Stevie è un ragazzo per bene!» Sam lo prese in giro amichevolmente.
Rogers scosse il capo continuando a sorride, lievemente imbarazzato. Gli occhi degli amici addosso, che sapevano già la risposta; tutto era stato pianificato da loro per spronare di più quei due sui loro rapporti assieme.
«Due soltanto, dicevo» Steve sollevò due dita, coperte di tatuaggi «Peggy Carter, la mia ragazza ai tempi della scuola, e Bucky.»
James sentì il cuore esplodergli nel petto. Guardò Steve perché non trovò altro modo di controllarsi.
«Bucky Barnes però è imparagonabile a chiunque altro.» con un filo di voce Steve disse la propria verità che probabilmente pensò accidentalmente ad alta voce.
Le ragazze sollevarono un esclamazione di dolcezza tra di loro, mentre in quella stanza accogliente le pareti si sorreggevano soltanto per gli sguardi di Steve e Bucky.
«A quando le nozze?» scherzò Sam sporgendosi a far roteare nuovamente la bottiglia.
«Di certo tu non sarai invitato.» Steve rise, ricevendo un bell'insulto amichevole da parte del collega e amico.
Bucky nascose la mano sinistra tra le gambe quando il collo della bottiglia di vetro si fermò davanti a lui.
«Obbligo o verità?» gli chiese Sam.
Impacciato Bucky non volle far scena muta o far aspettare troppo per una risposta. Escluse a prescindere la verità, per le numerose domande che avrebbero potuto fargli, a partire dal suo strano comportamento con quel braccio e finire su qualche stupido repertorio riguardo il suo passato amoroso e vecchie confessioni piccanti. Se ne pentì immediatamente, ma fu la prima cosa che gli sfuggì dalla bocca; «Obbligo.»
Un coro di sorpresa eccitata lo fece irrigidire ancora di più, mentre addosso portava il timore dello sguardo di Steve.
Tutti si scambiarono una fugace occhiata ricca di malizia, impazienti.
«Dunque, ti obblighiamo ad avvicinarti a Steve, insomma, ad accavallarti sopra di lui e a sfilarti la felpa.» alla frase di Sam Bucky si pietrificò.
Steve diventò improvvisamente serio partendosi avanti.
«La levo io la maglietta, al posto suo.» disse a Sam, severo.
«Così non vale.» Peter si aggiunse.
«Ho detto, che mi spoglio io.» gli occhi di Steve parvero uccidere chiunque li incontrasse.
«Qualcuno qui è in piena tempesta ormonale.» Nebula si mangiò un'unghia, prendendo il proprio cellulare. Mise play ad una canzone adatta al contesto, che quasi li catapultò in un nightclub.
Bucky si mise in piedi scavalcando le gambe che ostacolavano il suo tragitto verso Steve. Deglutì, espirando con nervosismo dal naso. Steve, rimasto a terra, gli fece cenno con la testa di tornare a sedersi, di non doverlo fare per forza. Ma a Bucky iniziava a piacere la sensazione che le iniziative di Steve gli davano. In un certo senso, stavano facendo nascondere nel buio tutte le sue insicurezze. E poi, con sfrontatezza, l'idea di avvicinarsi tanto al tatuatore non lo metteva così tanto in imbarazzo.
Bucky si inginocchiò davanti a lui, con il petto in fuori. Il viso ora poco più calmo, ma silenzioso e timoroso. Steve gli prese timidamente la vita, accompagnandolo a spostarsi su di se.
«Non sei obbligato a farlo.» gli sussurrò Rogers, serio e preoccupato.
«Va bene, fa parte del gioco.» Bucky abbozzò un mezzo sorriso, guardandolo dall'alto verso il basso, con qualche ciocca di capelli sul viso.
James si flesse più dritto con le ginocchia poggiate in terra, spingendo istintivamente il bacino contro la vita di Steve. Il ragazzo sotto di lui serrò le labbra con improvvisa sorpresa, diventando rosso quasi come l'inchiostro colorato sulla sua pelle. Gli tenne le mani sul bacino accarezzandolo amorevolmente, senza essere per nulla volgare.
Bucky gli prese i bordi della maglia ed esitando la tirò su, sfilandogliela. Gli spettatori, i loro occhi addosso, fecero silenzio per lo stupore di quella scena che non immaginavano potesse realizzarsi in una maniera simile.
Steve alzò le braccia lasciandosi spogliare. Era la seconda volta in breve tempo che Bucky vedeva quel petto perfetto assieme all'esposizione delle opere d'arte ad inchiostro. Steve lo guardò negli occhi cogliendo improvviso imbarazzo, per la veloce occhiata che Bucky aveva dato senza accorgersene alle sue spalle, e poi giù, al basso ventre flesso.
Steve poggiò la fronte contro la sua e si appropriò nuovamente di lui per il bacino, facendolo cadere sopra di se' in una catasta di risate. Entrambi scoppiarono a ridere rendendosi conto di quanto fossero ridicoli e disastrosi, mentre il gruppo di amici applaudì esultando per l'esibizione.
Steve si sorresse con un braccio, tentando di rimettersi dritto, non abbandonando il corpo di Bucky dalla sua presa. Le gambe all'aria raccoglievano la posizione inginocchiata di James sopra di lui, nel tentativo di stare composto.
«Non sono poi così bravo a fare lo spogliarellista.» disse Bucky, con le lacrime agli occhi per la forte risata ancora in viso.
«Oh no, direi che te la cavi piuttosto bene.» Steve annuì. Lo fissò pieno di adorazione e divertimento. Bucky si sentì avvampare a quel semplice sguardo.
«Bene voi due, adesso basta! Usate almeno i preservativi!» Gamora gesticolò con le braccia, facendoli allontanare quasi immediatamente dall'imbarazzo.
«Voi tutti siete degli stronzi.» gli disse Steve ridendo, mentre si apprestò a rivestirsi.
«Dovresti ringraziarci Cap.» Peter gli ammiccò, gettando la sigaretta ormai finita.
Durante il resto della serata Bucky non provò alcuno stimolo di mordersi le dita o strapparsi via le unghia. Sulla sua felpa non fu versata nemmeno una goccia di sangue, perché tutto il suo sistema nervoso si concentrò su di Steve.
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