Capitolo 11

Ritornare a lavorare, per Bucky, era una specie di liberazione personale, mista ad entusiasmo ed ansia. Dopo giorni di riposo per dritta medica a causa della sua ferita al braccio più grave degli ultimi mesi, il ragazzo con tendenze autolesioniste sentiva non di poco la mancanza del proprio lavoretto allo studio di tatuaggi.
Gli piaceva l'atmosfera da metallari educati che allestivano i due proprietari, sentiva l'enorme vuoto lasciato dalle tante persone, tutte diverse, che ogni giorni pagavano per farsi imbrattare la pelle di tatuaggi; e si sentiva giù di morale all'idea di non aver potuto vedere il simpatico Sam per tutto quel tempo.
Più di tutti, però, sentiva la mancanza di Steve. Senza nemmeno rendersene conto era diventato dipendente della vista quotidiana di quell'uomo, anche di sfuggita, anche senza soffermarsi troppo su di lui. Averlo visto comunque qualche pomeriggio per uscire da soli assieme non era stato sufficiente, affatto.
A Bucky il cuore pareva fermarsi quando osava pensare a cosa in verità fossero lui e Steve. Perché aveva quel pensiero in continuazione nella testa, anche la lotte, gli capitava di sognarlo.
Steve in quel locale all'ultimo piano, con il vento fresco dell'altezza che non gli spettinava per nulla i voluminosi capelli castano chiaro lucidi dal gel.
Sognava quegli occhi celesti vicini ai suoi, e tutti questi disegni grigi sulla pelle rosea che si riusciva ancora ad intravedere.
Sognava semplicemente la presenza di Steve nei propio sogni, o meglio, faceva girare tutto il suo sonno intorno a quel soggetto. Il protagonista preferito del suo dormire, l'unica immagine in grado di annebbiare gli incubi di incidenti, sangue, e braccia di troppo.

Raccolse i capelli di lieve lunghezza in un piccolo chignon distrattamente composto; le ciocche castane tirare indietro accentuarono i bei lineamenti bronzei di Bucky, che con il viso puntigliato da barba corta, fece il suo ingresso al lavoro, con occhi timidi ed espressione gioiosa, costretta ad essere trattenuta.
La campanella sopra la porta suonò come al solito non appena Bucky entrò al negozio. Vestito con una felpa blu scuro -l'unico colore lievemente più vivace tra il suo povero guardaroba nero- e la mano sinistra nella tasca centrale del capo d'abbigliamento non molto largo.
Il ragazzo di colore, al bancone, intento a trafficare nel rullare una sigaretta, borbottò qualcosa simile ad un imprecazione. Bucky si avvicinò a lui lentamente, e solo dopo aver distolto lo sguardo dal tabacco quasi sbriciolato, ed aver fatto cadere il filtro bianco dalla bocca presa dalla sorpresa, Sam si rese conto di chi avesse davanti.
Andò incontro a Bucky e lo salutò con una pacca affettuosa -fortunatamente- sulla spalla destra, lasciando comunque il ragazzo rigido e impacciato.
Sam lo squadrò ancora un istante, muovendosi sul posto;
«Finalmente sei tornato amico, come stai? Siamo stati un disastro senza di te.» ironizzò il ragazzo di colore con tranquillità. Bucky abbassò lo sguardo tenendosi sulle sue, disponendogli un lento sorriso.
«Sto meglio, grazie. Non immaginavo che avreste sentito la mia mancanza.» rispose.
«Eccome, soprattutto quella povera stellina tatuata di Steve.» Sam tornò dietro il bancone, dove aveva lasciato il suo occorrente per fumare.
James sentì quella sensazione di imbarazzo dolce tappargli le orecchie, avvicinandosi a Sam con un istante di timore in gola prima di parlare nuovamente con voce bassa.
«Già. Adesso dov'è?» gli chiese, impaziente di vederlo.
Sam si riappropriò della propria sigaretta incompleta, con espressione imbronciata. Si leccò la punta delle labbra; «Il Capitano è al lavoro nella stanza in fondo. Danny è alla sua seconda seduta per terminare quel grosso drago tutto nero che ha al centro del petto. Steve lo finirà a breve, ma intanto meglio non disturbarlo. Ti va un caffè?»
Bucky rimase lievemente deluso, anche se stupidamente, visto il fatto che in un modo o nell'altro nel giro di poco tempo quello stesso giorno avrebbe visto Steve, l'idea di averlo così vicino e di non poterlo almeno guardare, gli metteva una specie di vibrante ansia ed impazienza, che non riusciva a spiegarsi.
Cosa più importante, che non aveva confessato né a Natasha né a Loki, erano state le sue sensazioni in ambito amoroso; con Brock non era mai riuscito a provare quella valanga di emozioni tutte diverse che invece lo stritolavano quando si trattava anche solo di pensare a Steve.
Tra di loro correva una forte attrazione, un interesse insormontabile che non si era poi sbilanciato oltre una vicinanza estrema divisa dalle mani, e qualche opera d'arte trasformata in fiore.
Per il momento a Bucky bastava, ma contemporaneamente sperava in un approccio futuro ben più affinato. E ciò lo stordiva con commossa autocommiserazione, perché con Steve era la prima volta in tutta la sua intera vita che pensava al proprio futuro, seppur astratto.
Bucky scosse il capo lievemente limitandosi a rispondere all'offerta di Sam con un «No, grazie.»
«Allora siediti, al lavoro ci penserai quando Steve avrà finito.»
«Oh...» Bucky rimase sorpreso, quasi imbarazzato da non far nulla dopo una così lunga assenza.
«Sta tranquillo, fammi compagnia durante la pausa fumo.» Sam lo rassicurò spiritosamente, sedendosi sul divano dell'ingresso con la sigaretta finalmente arrotolata tra le labbra. Si affondò completamente in mezzo alla spalliera, comodo quando scomposto, accendendosi la stecca odorosa con un clipper rosso, che fece ricadere sul divano. Rilassato e con un bel po' di fumo dentro i polmoni, Sam si vide sedere accanto Bucky, distante da lui ma con la simile imitazione della sua comodità.
Il tatuatore dalla pelle scura allontanò la sigaretta dalla bocca tenendola tra l'indice ed il medio, espirando il fumo che odorava pesantemente.
«Steve non ha fatto altro che nominarti in questi giorni, vi state frequentando, voi due?» Sam abbozzò un sorriso sarcastico, facendo impallidire Bucky che poté solo mormorare qualcosa di confuso, preso alla sprovvista.
«Non lo definirei in questo modo...» balbettò stringendo la mano sinistra nella tasca della felpa.
«Conosco Steve da quando io, lui e Quill ci sballavamo nelle scale di emergenza a scuola, ed è sempre stato un ragazzino dai gusti piuttosto singolari. Ha passato una fase da vegetariano convinto, si è improvvisato attivista politico finita la scuola, e alla fine si è deciso a usare la sua capacità nel disegno come lavoro. Cioè, è l'amico migliore che io abbia, e da quando sei arrivato tu vedo che qualcosa è cambiato in lui.» Sam fece un altro tiro, socchiudendo gli occhi.
«Sono passati anni forse, dall'ultima volta che mi parlava così di una persona. Insomma, che resti tra di noi, però l'unica vera relazione seria che ha avuto è stata con una ragazza ai tempi del liceo, per il resto non si è mai spinto più in là di qualche flirt.» terminò, facendo cadere qualche granello di cenere in un piattino metallico dal fondo annerito. Il fumo gli sfiorò il viso con movenze quasi leggiadre, emanando quel forte odore di erba a cui l'olfatto di Bucky si era quasi abituato.
«Perché mi parli di certe cose?» incalzò il moro, pallido in volto quanto imbarazzato.
Sam si lasciò scappare una risata rauca, voltandosi a guardare Bucky con lo spinello quasi terminato.
«Semplice intervento amichevole, tutto qui.» scrollò le spalle e lasciò Bucky ammutolito. Sentì quasi cadere la faccia per terra, e lo straordinario shock del discorso di quel ragazzo. Da un lato si sentiva oppresso dalla verità rivelata da Sam su Steve, e dall'altro l'impertinenza di quello lo faceva sentire a disagio.
Lasciando un velo di silenzio tra di loro, Sam incalzò, porgendogli la stecca fumante che gli impuzzolentiva le dita; «Vuoi fare un tiro?» domandò.
«No, grazie.» altra risposta diretta e breve, altra difficoltà nel sapersi esprimere.
Forse Sam stava per uscirsene con qualche altra domanda simile alle precedenti, tabù per Bucky, quando la sua attenzione venne distratta dalla porta, dove aveva già visto oltre il vetro la ragazza che stava entrando allo studio. Sam cambiò completamente espressione, gettando il mozzicone fumato quasi fino alla fine, e alzandosi in piedi per salutare Gamora.
Per quanto ingenuo e riservato fosse Bucky, capì subito dallo sguardo di Sam quanto quella bella ragazza lo annebbiava. Lei era vestita molto più ordinata in confronto all'ultima volta che James l'aveva vista al locale sul terrazzo. I capelli lunghi e scurissimi, colorati alla punte, erano tirati dietro la schiena, e la pelle nera brillava sotto un leggero strato di trucco agli occhi. Le gambe snelle, il petto piatto, e la vita sottile, tutta avvolta in un completo dai colori elettrici abbinati agli anelli che teneva a metà delle dita.
Sam e Gamora si salutarono, poi la ragazza si avvicinò subito a Bucky con gentilezza, sorridendogli sempre con il suo immutato carattere attento.
«Anche tu qui per uno scarabocchio di Rogers?» gli chiese lei dopo aver salutato il moro.
«Lui lavora da noi, però non fa tatuaggi.» Sam rispose al posto di Bucky notando la timidezza eccessiva del compagno.
«Non faccio altre domande perché siete sempre stati strani, comunque, felice di sapere che la nuova fiamma di Steve lavori qui.» Gamora si avvicinò al bancone per sfogliare un grosso raccoglitore pieno di disegni, facendo ridere Sam sotto i baffi e affondando Bucky in un mare rosso di imbarazzo.
«Hai frainteso...» borbottò James con il viso paonazzo, seguendo la sua figura snella con lo sguardo.
«Verso di te Steve è come quell'idiota mono tatuaggio alle tue spalle, nei mie confronti. Se vuoi un parere personale, hai adescato il migliore tra i due.» Gamora indicò Sam con un dito, guardando Bucky. Il ragazzo di colore trasformò aspramente la propria espressione, rispondendo alla ragazza con un verso incredulo. Bucky riuscì a sentirsi lievemente a proprio agio, ammettendo un debole sorriso divertito a Gamora.
«Credo che sia l'unico tatuatore al mondo ad avere un solo tatuaggio.» aggiunse lei, tenendosi contro il bancone con i gomiti.
«Unico, appunto.» aggiunse soddisfatto Sam.
«E cosa hai tatuato?» domandò piano James, sorridendo tra quelle due persone che a poco a poco stavano facendo ritornare l'atmosfera meno tesa.
«Una frase sulle costole. Dice "non ho mai dipinto i sogni. Ho dipinto la mia realtà".» recitò con fierezza.
«Frida Kahlo, la regina.» aggiunse Gamora assottigliando le labbra.
Bucky incrociò lo sguardo con interesse, attratto dal nome di quella donna già sentita nominare.
«È stato Steve a farmela conoscere, a portarmi ad una sua mostra.» Sam si avvicinò a Gamora, che rise.
«Ricordi quel pomeriggio? Aveva trascinato anche me e Peter con voi. Da quel momento in poi ci siamo quasi ammazzati a furia di studiare tutte le sfaccettature della sua storia. Frida ha una tale potenza da mettere vita nelle persone pur essendo morta, e Steve ha sempre saputo raccontare di lei nel migliore dei modi. Sam ricordi quella specie di quaderno che teneva sempre nella cartella?» sorrise Gamora, guardando l'amico dal basso verso l'alto, mostrando a Bucky il suo delicato profilo.
«Aveva scritto sulla prima pagina una frase del tipo "Gesù Cristo sono io, e questa è la mia bibbia, il Vangelo che nessuno cosce". Era una specie di taccuino rettangolare dalla copertina celeste, con lo sticker di un unicorno in un angolo. Le pagine erano prive di righe, e color crema, rosa e verde.» Sam prolungò il suo sorriso felice e quasi malinconico, sovrastato da Gamora che si morse un'unghia prima di parlare.
«Era pieno zeppo di frasi, quel cosetto colorato. Le prendeva dalle canzoni, dai libri, dai film, dai testi di scuola, e certe volte se le inventava anche lui. Se lo portava sempre appresso ma era gelosissimo di chi lo maneggiasse.»
«Una cosa davvero bella da fare.» commentò dolcemente Bucky, muovendosi piano sul posto. Provò amarezza, e anche poca invidia, ascoltando quel racconto di un'adolescenza felice, di amicizie unite, e nell'insieme i ricordi di una vita normale. Certo, lui non poteva sapere se e quali problemi possedessero in realtà quelle persone, magari prigioniere di demoni simili al suo, ma anche se questi ipotetici mostri fossero stati tanto malvagi come i suoi personali, lui non sapeva tirar fuori episodi così rosei come i loro.
Bucky era sempre stato troppo impegnato a scavare una fossa dove seppellire il proprio dolore, senza rendersi conto di aver perso troppo tempo in quel lavoro, e che alla fine in quel profondo buco ci avrebbe messo la sua vita.
Lui non era l'unico a star male, altre persone ridotte nelle sue stesse condizioni, o peggio, cercavano di lottare per tirare avanti e costruirsi della felicità esclusiva, eppure lui aveva troppo dolore, e quel braccio non poteva ignorarlo.

Le chiacchiere tra il tatuatore con un solo tatuaggio e la ragazza sottile e magra come una bambina si divulgarono in formalità affettive che riguardavano la loro serata, il lavoro al bar, e Peter Quill eccentrico come al solito. James andò dietro quei discorsi annuendo e sorridendo alle occhiate che i due gli mandavano per inserirlo alle loro parole, finché dal corridoio non si presentò Steve.
Oh
Fu come essere soffocato da acqua gelida e avere le nuvole in mezzo agli occhi. Quella mattina Bucky si era svegliato con la voglia di vedere Steve, e finalmente lo vedeva. Sempre così bello, non sapeva dove guardare. La barba folta, il collo stretto da disegni, gli occhi chiari, i capelli morbidi e sempre ordinari, e poi il busto possente e caloroso.
James lo vide subito, non appena uscì dal corridoio, e volle imporsi il divieto di andargli incontro e abbracciarlo. Poteva abbracciare qualcuno con una mano sola? Si riformulò la domanda: poteva manifestare affetto a qualcuno come Steve senza essere toccato?
No, finché quella malattia non se ne sarebbe andata. Aggiunse un'altra potenziale motivazione alla sua testa di dover amputare il braccio sinistro.
Steve sorrise vedendo i vecchi amici intenti a chiacchierare, che gli coprivano la visuale di Bucky. Ma poi fu più scaltro e attento, perché anche lui aspettava quella presenza, la sognava da ore intere.
E poi lo vide. In breve, Steve e Bucky si videro e sulle costole strisciarono tutte quelle dita che ancora non si erano messi addosso.
Bucky si immerse nel proprio stupore dolce, avanzando di due passi, mentre Steve velocemente lo travolse con gli occhi, sorridendo radiosamente. Rogers lo salutò senza alcun bacio, abbraccio o formalità più o meno imbarazzanti. Con delicata ingenuità allungò di poco il braccio rimasto disteso lungo i fianchi, e prese con il mignolo l'indice della mano destra di James.
Rimasero attaccati in quella combinazione di falangi e pelle per tantissimo tempo calcolabile in una manciata di secondi, che si congelarono sulle loro bocche stupite ed estasiate.
«Buongiorno.» disse Steve con la voce addolcita.
«A te.» bisbigliò il moro, non con imbarazzo, più in maniera totalmente persa.
Non riuscirono a capire se facesse più male ai loro cuori guardarsi negli occhi e attendere qualcosa nel silenzio, o distogliere l'attenzione dei colori cristallini dedicandosi esclusivamente al contatto delle loro dita.
Ci pensarono Sam e Gamora a scoppiare la bolla che i due si erano creati intorno.
Li osservarono con malizia, stuzzicandoli con lo sguardo arguto, specialmente Sam, che però -probabilmente sotto avvertimento di Steve- si mantenne silenzioso.
Il tatuatore e il ragazzo malato risero calorosamente, abbassando lo sguardo, così da voltarsi verso gli altri due presenti in quella stanza.
«Non stavo più nella pelle a furia di aspettare il tuo ritorno.» sbottò Steve. Ci mise così tanto entusiasmo in voce che quasi Bucky poté riconoscere il ragazzino gioioso che trasformava tutti e cento sette quei tatuaggi in disegni da colorare. Straordinariamente James continuò a sorridere, allontanando di malavoglia la mano destra da quella di Steve, con la scusa di scostarsi dietro l'orecchio una piccola ciocca di capelli sfuggita dall'acconciatura.
«Anch'io, non vedevo l'ora.» gli rispose, serrando le labbra con dolcezza.
«Stavamo giusto parlando a Bucky della tua ossessione per Frida Kahlo, e di quante volte hai disegnato il mono-ciglio a me, Peter e Gamora al dormitorio, riempiendoci di fiori.» Sam si fece avanti, un po' per abbattere il muro di incertezze ancora troppo alto tra l'amico e il ragazzo stanco.
Steve con dolcissima sorpresa sgranò gli occhi e aprì la bocca così da creare un ovale; guardò prima i suoi amici, e poi Bucky, domandandogli quasi sotto shock;
«Conosci Frida Kahlo, non è così?»
James trattenne una risata e scosse il capo, aggrottando la fronte.
«A dire il vero l'ho soltanto sentita nominare qualche volta.»
Rogers parve impallidire, con la sua indelebile esuberanza allegra, fece ridere Gamora che quasi prevedeva quella reazione. Steve con vivacità si rigirò le mani forti e piene di tatuaggi, piegandosi lievemente verso James.
«Caro Buck, direi che oggi non riceverai soltanto un fiore di carta, o una piuma. Oggi Steven Rogers ti racconterà la vita di Magdalena Carmen Frida Kahlo y Calderón.» poggiò una mano sul petto possente stretto da una t-shirt nera aderente, e socchiuse gli occhi con superiorità scherzosa.
Bucky lo guardò in tutto quel tripudio di bellezza luminosa, stringendosi il braccio sinistro con una mano, e bilanciando il peso del proprio corpo sulla gamba opposta.
«Sarei davvero felice di conoscere quello che sai su di lei.» gli disse, sereno.
Steve parve risplendere ancor di più, forse persino sorpreso da una risposta simile da parte di Bucky. Gli fece un gesto con la testa che lo invitò a seguirlo nell'ultima stanza, quella dove il suo povero cliente con il famigerato drago si era preso una pausa dal suo grosso tatuaggio.
I due amici di Steve dalla pelle scura rimasero al bancone con un sorriso malizioso e soddisfatto per l'allontanamento più o meno privato di Steve e Bucky.
«Io finisco quel drago sotto la pelle del ragazzo, tu ti siedi vicino a me e ascolti cosa ho da dire.» gli disse Steve prima di entrare nella stanza.
«E il mio lavoro?» domandò Bucky preoccupato.
«Il tuo lavoro è imparare l'arte migliore che ho da suggerirti, e star fermo a farti annusare. Hai un profumo bellissimo, sai? Quasi quasi riesco a sentire qualche pizzico di marijuana che Sam ti ha fumato addosso.»




Sono consapevole che questo capitolo non si incentra per nulla sul rapporto tra Steve e Bucky, ma non ho tempo di scrivere, e dato che verrebbe qualcosa come più di 4000 parole, mi sembra più opportuno pubblicare questo adesso, tanto per non lasciarvi a mani vuote 😅
Non mi entusiasma per nulla, ma ci tenevo ad articolare i personaggi di Sam e Gamora a contatto con Bucky. Vi prometto che il prossimo capitolo -luuungo- sarà qualcosa di dolcissimo, preparate i fazzolettini!
🌈

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