Le scienze: il fascino dell'incomprensione

Se socchiudo gli occhi, le vedo. Tutte quelle formulette che mi han fatto dannare, le varie nomenclature dei composti organici, le dimostrazioni infinite e complesse che però, chissà come mai, a un certo punto tornavano.

Che belle, ragazzi, quelle sono davvero cose belle. Poter cambiare punto di vista di punto in bianco. Cercare di osservare il mondo come un'equazione, proprio come faceva Einstein. Tutto racchiuso in qualche sigla. Qualche calcolo e il gioco è fatto. Poi ti puoi divertire.

E al classico, oh sì, al classico ci si diverte ancora di più. Perché prima di iscriverti ti avranno detto tutti che non ci capirai niente. E tu, che ti sei iscritto al classico, invece capisci eccome. Ma tendi a non crederci, tendi a sminuirti, perché pensi che ciò che è umanistico sia facile, e ciò che è scientifico difficile.

Non è vero, posso dirvelo?

Prima cosa: ciò che è umanistico non è né semplice né ovvio ma è solo dato troppo per scontato da tutti. Seconda cosa: non è vero che la scienza è difficile ma è difficile renderci conto che ce la possiamo fare.

So che detta così sembra una faccenda alquanto stupida ma è molto vera, almeno per quanto mi riguarda.

Lo stupore, lasciatemelo dire, è la cosa più bella. Rendersi conto di poter arrivare dove non si avrebbe mai pensato.

Al classico tutto funziona così, sia in positivo sia in negativo.

Oggi siete preparati e prendete quattro, tra una settimana non lo sarete ma prenderete sette. Oltre ai numeri, che non significano nulla, è sempre così, una costante nell'imprevedibilità.

La matematica è speciale: è incomprensibile a chi non ha le basi, come è successo a me, ma ha qualcosa di bello. La differenza che c'è nella matematica, nella fisica e nelle scienze biologiche e chimiche rispetto alle altre materie è che se qualcosa non torna, vuol dire che si sta sbagliando.

Un po' come nella mia amata grammatica. In letteratura, invece, ciò che non torna può essere una sorta di effetto artistico. Nelle scienze no: se un ramo di iperbole ha un andamento insolito, bisogna subito vedere cosa non vada.

Questo è il bello: non capire. Perché non capire significa, nel processo di crescita, almeno a detta di una mia docente, riscontrare differenze in quel che si sapeva già perché si comprende qualcosa di nuovo. E avere dubbi, sempre a detta sua, è positivo, perché aiuta a crescere.

Io ho adorato non capire nulla, mi credete?

Lo so, molti mi hanno presa per pazza ma pensate un po': voi vorreste leggere sempre lo stesso libro, ogni giorno della vostra vita? Certo che no. Se siete saggi, volete non solo cambiare libro ma anche mettervi alla prova. Ecco, vedete: io studio Lettere classiche e mi sembra di stare leggendo lo stesso libro da sempre. Lo amo, sì, è un libro meraviglioso, una fase della mia vita che mai vorrei chiudere, ma è sempre lo stesso. A volte riapro gli appunti di fisica del liceo e mi si stringe il cuore: ricordo ancora tutto, eppure più i mesi passano più mi paiono geroglifici, anche se non ho mai dimenticato. Non so perché, veramente.

Ma cosa mi affascinava della fisica? Cos'è che ancora mi incuriosisce in essa, tanto da farmi afferrare un libro di storia della fisica, tra una traduzione e la successiva, e leggere come è nata la teoria dei quanti?

Ecco, credo di non saperlo neppure io, ma so che è una delle materie più interessanti al mondo. Concreta, verificabile, intuitiva. Ci puoi ragionare su. Non come in filosofia, perché in fisica i discorsi inconcludenti come fa Fedro nel Simposio platonico non si fanno. Sì, belle idee, ma discorsi inconcludenti.

E allora perché hai scelto di studiare Lettere, mi chiederete.

Perché io, l'idea di come vorrei essere, ce l'ho già da tempo.

Ma chi sono in realtà? Quello è difficile. Mettersi in dubbio è difficile ma bisogna, e proprio la Fisica in questo mi stava aiutando.

In Scienze avevo sufficiente alle elementari, 6 alle medie e 6 al liceo. E va bene, ero negata, ma era una materia carina, dai. Pure mi manca, ora. La chimica è stupenda: un mondo meraviglioso di legami naturali tra elementi, un modo simpatico e chiarissimo di esprimere la realtà.

Scienze della terra poi mi è piaciuta tantissimo: era così concreta. Mi divertivo un sacco in laboratorio a tastare le pietre che la prof faceva portare al tecnico in quella scatola marrone. O a guardare la cipolla al microscopio o la lattuga, per chimica. Era molto divertente, almeno per me.

Mi affascinava tutto quello. Immaginare come Brown osservasse curiosamente le foglioline di tè sulla superficie dell'acqua muoversi di quel moto che poi verrà chiamato proprio con il suo nome, pensare che Gilbert alla corte elisabettiana potesse pensare che ci fosse simpatia tra le cariche elettriche, andare su Wikipedia dopo scuola a cercare la lettera che Einstein scrisse a quel fisico polacco riguardo la bomba atomica, quella scoperta che ha cambiato la storia mondiale e ha stravolto lo sviluppo scientifico...

La scienza è la curiosità. La scienza è un mondo da cui non si vorrebbe uscire mai, una selva piena di rovi da cui nascono splendide rose. E sì. proprio il liceo classico me l'ha fatta amare.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top