La lingua greca, un'altra vita
Il classico si contraddistingue dalle altre scuole per la presenza di quella lingua che ti fa dannare più di ogni altra, ricolma di eccezioni, piena di regole dagli autori sempre violate, caratterizzata da una delle grammatiche più imperfette e complesse al mondo: il greco.
Il greco o si ama o si odia. Io l'ho amato, perché amo complicarmi la vita e quindi amo anche il greco.
Però nessuno vi vieta di odiarlo, anzi: fate pure, poi son cavoli vostri. Già, perché più vorrete odiarlo, più vi sforzerete di non amarlo. Vi rovinerà pomeriggi soleggiati, vi tratterrà inchiodati alla sedia tra la polvere quasi con un sorriso sadico, vi provocherà occhiaie e notti insonni forse. Sì, ma non lo odierete da morire. Non ce la potete fare, anche se non lo dite. Lo dico perché ci sono passata: ho cercato di disinnamorarmi di quella materia, prediligendo altre discipline per un periodo. Non ce l'ho fatta. Quando dovevo studiare greco, sorridevo come un'ebete. Quello è stato un altro segno eclatante per il mio futuro.
Mi sono detta: devo studiare quello, devo scoprire di più.
Ovviamente penso che non ci sia una materia che io abbia davvero odiato. Odiare, poi, è un termine fortissimo.
Io ho apprezzato molto soprattutto la fisica e la chimica, a mio parere molto più intriganti della matematica e della biologia. In queste, non per altro, un po' di greco ricorre.
Se pensiamo alla loro origine e ai termini specifici in queste discipline utilizzati, ce ne rendiamo ben conto.
Ma non è solo quello: c'è di più. C'è un legame fortissimo tra il greco e le scienze, un legame che nessuno nota anche se è tanto evidente. Pensate a come si bilanciano le reazioni chimiche: non bisogna trascurare nessun coefficiente, nessun elemento, non bisogna dare per scontato nulla. Pensate a quando fate una dimostrazione, ad esempio, sulla resistenza in parallelo nei circuiti elettrici e iniziate ma vi dimenticate come proseguire, anche se sapete dove arrivare: iniziate a definire le variabili e le costanti che avete, cercate cosa queste hanno in comune, cercate di capire perché dobbiate proprio calcolare la resistenza di quell'ipotetico circuito. Pensate a quando in matematica vi sta venendo perfettamente un'espressione trigonometrica ma nella fretta avete letto sen(- x) e non - sen(x): vi allontanate con lo sguardo, riducete lo zoom dei vostri occhi e guardate quello che avete fatto in quel momento nel complesso, e solo poi capite.
Ecco, voi mi chiederete cosa c'entri il greco qui.
Il greco non è una materia, mi ostino a rispondervi, bensì un modo di pensare, di comportarsi, di adattarsi alle circostanze, di calcolare l'imprevedibile, di scovare la fregatura e di prevedere le eccezioni.
Per questo a noi dicevano che è meglio insegnare la matematica al classico: si possono richiedere ragionamenti e fare richieste che altri studenti non potrebbero comprendere.
Bisogna essere fieri di aver le armi per poter comprendere la scienza. Ovviamente poi bisogna saperle usare, queste armi.
Io oltre qualche dardo non ho saputo addestrarmi. Però ci ho provato e ne sono fiera. Sono andata oltre quelle che pensavo fossero le mie capacità, e sono arrivata a risultati enormi rispetto alla mia statica mediocrità numerica.
Il fatto è che il classico mi ha insegnato ad esser dannatamente curiosa, affamata di sapere, vogliosa di capire, da quando mi sporgevo verso la lavagna per cercare di copiare le desinenze della terza declinazione greca (ho avuto un brivido, che ricordi di fatiche estreme!) a quando arrancavo con la vista verso gli angoli della cattedra per osservare cannucce che misteriosamente si allontanavano dopo lo strofinio di entrambe contro un maglione.
Il greco insegna a stupirsi, a non dare nulla per scontato, a non tralasciare neanche il minimo particolare, ad allenarsi all'imprevedibile.
La letteratura greca non vuol dire niente senza la lingua, e questa vi sembrerà un'osservazione forte da parte di una studentessa di Lettere classiche. Il fatto è che con la grammatica si dà vita alla lingua, con la letteratura non si dà più vita a nulla, se non a già quello che è già stato creato in precedenza. Quel che è stato creato, già è stato scritto. Sono sentimenti registrati, parole ormai desuete, visioni del mondo ora incompatibili con quello che per noi è oggi il vero e proprio mondo sociale e politico.
Per questo sostengo che la letteratura sia in un certo senso troppo lontana da noi e per questo relativamente trascurabile. La lingua greca lo è sì, ma diversamente. Perché fare grammatica, si sa, non è fare letteratura.
Fare grammatica è prendere la lingua e divertirsi, spulciare in ogni angolo del testo, scomporre e ricomporre, è azione, è quasi la parte più scientifica della lingua. La letteratura è staticità, è umanistica, troppo umanistica, irreale, leggendaria.
Che ci importa dei raccontini di Erodoto, se non sappiamo intravedere l'imprevedibile varietà stilistica nel suo modo di esprimersi?
Le Lettere classiche ora, all'università, me lo stanno facendo capire. Senza la lingua, la letteratura non ti arriva al cuore e perde il suo senso. In traduzione è peggio, perché perde consistenza. Secondo me l'unica eccezione è rappresentata dai poemi omerici, che anche in traduzione fanno sognare.
In ogni caso, così è il greco. Un'esperienza unica per chi la sa cogliere. Io mi divertivo, perché subito non capivo. Il fatto di non capirci sempre qualcosa mi conferisce ancora quell'entusiasmo che mi permette di studiarlo. Non si può studiare qualcosa che si ha già capito, che noia sarebbe?
Come con le materie scientifiche... Quando avevo modo di studiarle ero contenta, in fondo, di non capirle. Perché volevo scoprire di più, andare oltre. Questo è il bello: andare oltre, come solo al liceo classico si può fare.
La cosa più bella è farsi domande, porsi quesiti e sfruttare quel che si sa per risolverli.
Giusto qualche giorno fa pioveva a dirotto e io mi sono chiesta se mi ricordassi la teoria delle punte. E io non studio più fisica, vi ricordo. Ovvero, un pochino sì. Quando ho tempo ripasso le dimostrazioni e leggo un po' di storia della scienza. Anche questo, incredibilmente, il greco sa insegnare: la curiosità, l'insaziabilità.
Cosa vi devo dire? Difficilmente spiegabile è la sua complessità grammaticale espressiva, se non la si prova sulla propria pelle. Il greco ti fa incredibilmente ragionare, ti fa viaggiare nel tempo e nello spazio. Una continua enigmistica.
Non si finisce mai di imparare: questo vale per qualsiasi scuola, per qualsiasi materia, per qualsiasi contesto.
Nel greco, però, questo precetto è sottolineato.
Non vi sto dicendo di scegliere il liceo classico per il greco. Anzi, se lo scegliete per il greco per sentirvi i migliori, non fatelo.
Se pensate invece di poter esser così coraggiosi da affermare ogni giorno che non sapete nulla ma che saprete sempre qualcosa in più, allora sì, iscrivetevi di corsa.
Si è speciali quando si mette il cuore nel vivere, non quando si fa qualcosa meglio degli altri. Non bisogna sentirsi superiori perché diversi, ma diversi perché appassionati.
E non è da tutti.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top