Il miglior limerick
Quando il prof di inglese ci spiegò la forma poetica del limerick, tutti restammo basiti. Era praticamente un poetico nonsense con qualche regola metrica, e questo mi/ci affascinava molto.
Poi venne il momento di lavorare a coppie e di comporre un limerick.
Io e Giulia, la mia solita compagna di banco, ci guardammo e scoppiammo a ridere. Io e lei avevamo sviluppato una sorta di codice linguistico facciale con cui ci intendevamo non alla perfezione, di più.
Spesso dicevamo cose nonsense, quindi con i limericks immaginavamo di essere abbastanza brave.
E INFATTI.
Ve lo riporto qui sotto perchè è troppo bello per rimanere nei nostri quaderni. E non mi interessa se i linguisti dicono che «troppo bello» non si dice: il nostro limerick era troppo bello e basta.
«There was a young lady in Paris,
everybody knew her name was Alice,
but when she died
everybody cried,
but no one knew her in Paris.»
Il prof aveva, e forse ha ancora, l'abitudine di conservare i migliori limerick dei suoi studenti. Quando passò per i banchi e lesse il nostro, io e Giulia ci voltammo verso di lui per osservarne la reazione.
Lui sgranò gli occhi e sorrise davvero in maniera sincera: «Ma... è bellissimo!».
Era molto esigente nei gusti, quindi io e Giulia ci battemmo il cinque scoppiando a ridere non appena il prof, che ci promise di annotarsi il nostro componimento, si allontanò da noi.
Ci disse solo che nell'ultimo verso avrebbe preferito usassimo nobody, ma noi eravamo troppo felici per preoccuparci del suo continuo puntualizzare per cui era famoso.
Ricordo quella semplice ora di inglese come una delle più belle di tutti e cinque gli anni. La rivivrei ancora solo per vedere che con poco si può crescere, con una piccola soddisfazione, con la consapevolezza che un giorno ti potrai ricordare di quei versi e, chissà, magari potrai ritrovare in essi un pezzettino di te stessa che se ne stava in disparte, tra le pagine di un quaderno, brillante come una volta, quasi come fosse presente.
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