Grazie a chi salva la classicità

Viviamo in un mondo freddo. Un mondo che non ci capisce, che ci disprezza e ci deride solo perchè siamo in pochi ad avere questa passione. Oggi la gente trova stupido che qualcuno riesca ancora a commuoversi davanti ai versi di Omero, di Archiloco e di Simonide, che qualcuno possa ancora essere coinvolto dall'epica virgiliana, che qualcuno riesca a sorridere insieme a Plauto.
«Tanto cosa te ne fai? Sono lingue morte?».
Saranno pure morte, ma soltanto perchè c'è gente che, ritenendole morte, le logora, le sfianca, le sgretola, le distrugge. Quel poco di vitalità che conservano, che in realtà è grande ma osservabile da pochi occhi accorti, è mantenuto costante da noi e dalla nostra paasione incapace di arrendersi allo scorrere del tempo.
La felicità più grande si realizza quando i più adulti si accorgono che i più giovani, seppur in pochi, riescono ancora ad amare quelle discipline: in qualche modo, c'è sempre una parte di ogni generazione che afferma: «Io amo le lingue classiche.» senza vergogna.
Qualche allievo che salverà la classicità solo con la propria passione c'è ancora. Qualche raro insegnante con l'amore infinito per quelle materie riuscirà ancora a far innamorare i giovani di Omero ed Esiodo. Bisogna avere fiducia: la classicità avrà la sua rivincita proprio grazie a quelle poche persone che la amano profondamente.
E quindi, lasciatemelo dire, grazie a voi, che state leggendo e sapete apprezzare.

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